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Thursday, October 19, 2006

Presa per il cuneo

Romano ProdiProdi triste e solo. Anche "la Repubblica" abbandona il Governo

Ecco perché, se c'è ancora qualcuno che se lo chiede, nessuno ha tessuto le lodi dei mirabolanti vantaggi derivanti dal taglio del cuneo fiscale, promessa elettorale che Prodi ha (in parte) mantenuta con questa Finanziaria. Ce ne eravamo accorti subito che tra aumento dei contributi (3% per i parasubordinati; 2% per gli autonomi e 0,3% per tutti gli altri) e delle aliquote Irpef, bene che va la busta paga rimane invariata (e sottolineo: bene che va). Ma oggi una fonte insospettabile, Massimo Giannini (la Repubblica), giunge alle medesime conclusioni:

«Solo ora il sindacato si sta rendendo conto che, della promessa riduzione dell'odiato "cuneo", gli oltre 18 milioni di lavoratori dipendenti non intascheranno un solo euro. (...) Per i lavoratori dipendenti i benefici del cuneo coincidono (e non si aggiungono) con la riforma dell'Irpef varata da Visco. La riduzione degli oneri sociali e fiscali in busta paga, cioè, viene interamente assorbita dalla rimodulazione delle aliquote, dalla trasformazione delle deduzioni in detrazioni e dall'aumento degli assegni familiari, già previste dal governo come piatto forte dell'operazione di "redistribuzione del reddito a favore dei ceti medio-bassi". (...) chi spera in una "manna" fiscale con le buste paga del prossimo anno resterà deluso. Quello che gli spetterà è già contenuto nella nuova Irpef rimodulata. In molti casi si tratterà di un risparmio di qualche decina di euro al mese. In qualche caso si tratterà di un aggravio di qualche centinaio di euro al mese. Il danno, per tutti, è che non c'è nient'altro da risparmiare. La beffa, per molti, è che con la riduzione del cuneo c'è addirittura da perdere, invece di guadagnare».
Ma Repubblica non finisce qui. A «Prodi e la sua squadra» rimprovera «vistose carenze di comunicazione mediatica, ma anche pericolosi deficit di gestione politica». E definisce il ricorso alla fiducia (sul decreto fiscale collegato alla Finanziaria), verso cui si sta convincendo il Governo in queste ore, un «pessimo segnale».

Incuranti delle dure critiche dell'ex presidente Ciampi (una Finanziaria «senza missione e senza visione»), dell'impietosa bocciatura da parte del Governatore Draghi, e dell'appello dell'attuale presidente della Repubblica Napolitano a non arroccarsi, Prodi e Padoa Schioppa marciano verso la fiducia.

Intanto, l'agenzia di valutazione finanziaria Fitch decide di tagliare il rating sul debito pubblico italiano da AA ad AA-, seguita dalla Standard & Poor's, che lo declassa da AA- ad A+. La causa però, bisogna dirlo, sta nell'aumento della spesa pubblica tra il 2002 e il 2005.
[UPDATE: Da Phastidio un approfondimento sui due downgrade subiti dall'Italia da Fitch e S&P.]

E chissà se l'impegnativa uscita del presidente del Senato Marini («La legge elettorale deve essere cambiata»; «il richiamo di Napolitano sulla Finanziaria è nell'interesse del paese») non sia da leggere come una sorta di programma istituzionale per un'eventuale fase post-Prodi.

3 comments:

Anonymous said...

"l'agenzia di valutazione finanziaria Fitch decide di tagliare il rating sul debito pubblico italiano da AA ad AA-, seguita dalla Standard & Poor's, che lo declassa da AA- ad A+. La causa però, bisogna dirlo, sta nell'aumento della spesa pubblica tra il 2002 e il 2005."

Che io sappia le agenzie di rating qualificano il debito pubblico in funzione delle misure appena adottate e dell'impatto che si presume queste avranno nel futuro.

Perciò, la causa non è affatto quella che tu dici, caro private Punzi. La causa del taglio di rating sta nel fatto che le agenzie in questione non vedono alcun segnale di riforme strutturali e, anzi, temono peggioramenti da questo governo, alla luce della Finanziaria di TPS.

Se la causa fosse stata nell'arco temporale 2002-2005, le agenzie avrebbero tagliato tra il 2002 e il 2005. Invece tagliano oggi.


ds

salvio said...

Ma se il governo mette la fiducia noi dovremmo stare a guardare, Jim? Questi ci stanno sputtanando fino in fondo...

JimMomo said...

Certamente, la causa del declassamento oggi è il fatto che manchino oggi presupposti per essere ottimisti sul debito pubblico italiano nel prossimo futuro.

Tuttavia, credo che sia innegabile che il forte aumento di spesa negli scorsi anni non ha fatto che peggiorare la situazione del nostro debito. Dunque, qui le responsabilità sono condivise dalle due coalizioni: la prima perché non ha fatto quando poteva fare, la seconda perché non sta facendo.