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Friday, February 24, 2006

E' un manifesto neo-tradizionalista

Marcello PeraDell'Occidente non si vogliono difendere solo, né soprattutto, i principi di libertà e democrazia, ma i valori tradizionali

Vogliono porre mano alla crisi dell'Occidente ma essi stessi sono intellettuali e politici in crisi. E' la crisi di fiducia nel liberalismo e nella democrazia che li porta a ritenere i saldi principi della tradizione fonte d'ispirazione politica prevalente ove siano in conflitto con l'autodeterminazione dell'individuo. Ricordano gli intellettuali tra le due guerre mondiali, che presi da un profondo scetticismo, in una sorta di "fuga dalla libertà", cercando chi un'alternativa chi un aggiustamento, finirono per rifugiarsi in nuovi vincoli autoritari, in sistemi politici che promettevano di eliminare l'insicurezza relativistica, di reagire al presunto livellamento di tutti i valori e di soddisfare il bisogno di ridurre la complessità del mondo moderno.

Basta una parola a svelare il manifesto: tradizione. Essa conta più che il nostro volere qui e ora, democraticamente espresso. La teoria liberaldemocratica, secondo Pera, avrebbe il difetto di privilegiare ora la libertà ora la democrazia, e non parlare mai di una «società buona». Occorre, dice, un «fondamento morale». Il fondamento morale si troverebbe nella «tradizione». Ma la tradizione dove si trova? Chi ne è depositario e interprete? Qui cominciano i problemi del conservatorismo. Sfiducia nella democrazia, ovvero nell'esito che può avere il rivolgersi al popolo per decidere, e sfiducia nella libertà, in quello a cui la libertà può portare, sia essa la libertà degli individui o quella dei popoli: il superamento della tradizione. Ha scritto von Hayek, nel saggio "Perché non sono un conservatore", che «uno dei tratti fondamentali dell'atteggiamento conservatore è il timore del cambiamento». Avverte d'istinto che le nuove idee mettono in discussione la tradizione, di cui difende l'autorità presunta superiore, e di conseguenza le avversa. Il liberale invece si caratterizza per «la fondamentale credenza nel potere a lungo termine delle idee», nella libera competizione e concorrenza fra esse.

I liberali sono persuasi che siamo noi, i cittadini di oggi, qui ed ora, a essere i pieni titolari del diritto di decidere, dello stesso diritto e della stessa responsabilità che ebbero i cittadini del tempo della Costituente. Possiamo soggettivamente ricondurci alla tradizione che vogliamo, ma non esiste nessuna tradizione che oggettivamente valga più del nostro sentire di adesso.

I periani scrivono un manifesto in difesa dell'Occidente. Dovrebbe quindi essere inclusivo di tutte le culture politiche della libertà e della democrazia, se sono questi i principi che si vogliono difendere. Invece esclude persino la cultura laica e liberale e si rivolge a un sentimento conservatore. Un manifesto che non riesce a esprimere nemmeno il prefisso neo- di neocon (un neoconservatore è un «conservatore che accetta la realtà moderna»), ma solo il suffisso -con. Non è un manifesto per l'Occidente, ma per un conservatorismo neanche neo. Per il neotradizionalismo.

Se lo scopo è la difesa dell'Occidente, il miglior modo di difenderlo è accusare di "tradimento" le altre famiglie politiche che hanno pur contribuito a questo Occidente democratico e liberale? E' vero che l'Occidente non sembra «capace di rispondere alla sfida», che «l'Europa è ferma», che l'antiamericanismo è un pericoloso virus, che l'integrazione degli immigrati manca di regole (soprattutto laiche), ma ciò non si deve a una «crisi morale e spirituale», che semmai lasciamo risolvere agli individui, ma a una crisi politica.

«Le nostre tradizioni sono messe in discussione. Il laicismo o il progressismo rinnegano i costumi millenari della nostra storia. Si sviliscono così i valori della vita, della persona, del matrimonio, della famiglia». Perché saldare la difesa dell'Occidente dal fondamentalismo islamico alla difesa, dalle decisioni dei Parlamenti democratici, di un ordine morale e sociale che trova nella tradizione il proprio fondamento? Forse dell'Occidente non si vogliono difendere solo, né soprattutto, i principi di libertà e democrazia, ma i valori tradizionali. C'è, in questo allarmismo, l'idea della decadenza dell'Occidente. I gay che qui si sposano, in Iran li impiccano. A ben vedere quei modi di vita, quei fenomeni sociali e gli sviluppi scientifici tanto anatemizzati come segni di «crisi morale e spirituale» dell'Occidente sono gli stessi che scatenano l'odio dei nostri nemici jihadisti. Così finiamo col fare nostra la loro immagine disumanizzante dell'Occidente come terra del tramonto e della decadenza.

Nonostante la determinazione con la quale Benedetto XVI combatte la sua battaglia al relativismo culturale possa esercitare un forte appeal, mettere sullo stesso piano, come la Santa Sede ha fatto, vignettisti e giornalisti da una parte, e coloro che in modo organizzato assaltano le ambasciate dall'altro, dimostra quanto sia nel migliore dei casi ingenuo arruolare la Chiesa cattolica nel campo dei difensori di libertà e democrazia. Anzi, aderendo alla battaglia culturale di Papa Ratzinger, i liberali finiscono col combattere una battaglia non loro, si ritrovano a fare da sponda a una "penetrazione" religiosa e culturale, il cui scopo è di fare breccia nel mondo laico per farne un veicolo, più o meno inconsapevole, di affermazione di un magistero morale, per esercitare un potere di condizionamento nella vita civile del paese.

Se l'Europa ha paura, è intimidita, remissiva, i liberali hanno certo il dovere morale, l'obiettivo culturale e politico, di non disertare dall'affermazione di valori e principi, di resistere al cinismo della realpolitik, a una falsa tolleranza che è indifferenza e remissività, ma non dovrebbero cedere alla tentazione di riempire con l'autorità della religione e della tradizione quelli che a ben vedere sono vuoti di elaborazione culturale e di comprensione laica della realtà, assenza di visione e progettualità politica.

Lo spiega bene Carmelo Palma ricordando Luca Coscioni (L'Opinione, 23.02.2006): «Luca Coscioni è stato protagonista di una battaglia di "verità", che molto ha a che fare con la questione dell'identità politica dell'Occidente».
«Le risposte - tanto a Bin Laden quanto alla clonazione terapeutica - sono spesso le stesse risposte, con lo stesso segno, la stessa logica, la stessa disperata, generosa, affannata necessità di fissare gli stessi "punti fermi", che però non sono affatto fermi, perché eravamo stati "noi" – non i nostri nemici – a metterli in discussione. Perché Coscioni ha posto dunque una questione di "verità"? Perché ha messo politicamente in crisi il modello di risposta, l'illusione di difendersi dal pericolo ricorrendo ad una razionalità ideologica, ad una falsa coscienza, che chiama "razionale" ciò che meglio esorcizza la paura».
La soluzione sta nel «correre il rischio della libertà», e il problema nella «contraddizione maieutica fra l'esigenza di essere quello che siamo e vogliamo essere (un mondo di uomini che vivono liberamente e che fanno a proprio rischio le scelte essenziali della vita) e l'illusione di tornare a essere quello che eravamo, quando non avevamo "questi problemi", come se "questi problemi" dipendessero da un nostro incompreso tradimento».
«Coscioni ha incarnato questa contraddizione e l'ha fatta camminare nel corpo della politica. La radicalità dell'alternativa posta da Coscioni è semplice: o la modernità accetta, con tutti i rischi del caso, di rimanere, anche di fronte al pericolo, il "campo della libertà" in cui ciascuno, per come può e sa, gioca la sua "partita con la verità", oppure la nostra identità politica viene totalmente meno - e non saremmo più difesi, ma ancora più indeboliti da questa rinuncia: non saremo mai più forti rinunciando a sapere e ad usare rischiosamente del nostro sapere e della nostra libertà».
Inoltre, e qui sta l'altra contraddizione del manifesto, se libertà e democrazia sono «valori universali validi ovunque», forse non dovremmo preoccuparci di paragonare le culture, le civiltà, per stabilirne la migliore, o di difendere l'Occidente piuttosto che l'umanità intera, ma dovremmo paragonare i sistemi politici, quelli sì. Lo scontro in atto è trasversale alle civiltà, per questo non ha senso schierarsi solo, o soprattutto, in difesa dell'Occidente. E' un errore che non hanno fatto neanche Bush e i neoconservatori americani. Non di Occidente contro Islam parlano ma, semmai, di guerra al terrorismo, all'islamo-fascismo, alla tirannia.

Ciò che dobbiamo difendere non è, o non è solo, la nostra identità di occidentali, quindi fatta delle famose radici giudaico-cristiane, o greco-romane, o illuministe. E gli altri? Tutte le altre culture, le altre civiltà? Sono fuori? Cosa ne facciamo? Le regaliamo al fondamentalismo? Come vittime o come complici? Dev'essere chiaro al mondo che l'Occidente combatte il terrorismo non perché è anti-cristiano, ma per difendere principi che riteniamo universali: «WE hold these Truths to be self-evident, that all Men are created equal, that they are endowed by their Creator with certain unalienable Rights, that among these are Life, Liberty and the Pursuit of Happiness...». Ciò che dobbiamo difendere non è, o non è solo, la nostra civiltà, come se le altre, a cominciare da quella islamica, non meritino di vivere, ma è un modello di convivenza basato sulla libertà individuale e sulla democrazia, è un sistema di governo basato sulla separazione dei poteri, lo stato di diritto, la laicità dello Stato. Diritti soggettivi storicamente acquisiti per ogni essere umano. Sono insomma, principi che o sono universali, affermati ed esercitati come tali, o non sono.

Come facciamo a portare dalla "nostra" parte coloro che pur non facendo parte della nostra "civiltà" occidentale sono sotto l'attacco del fondamentalismo islamico e oppressi dalla tirannia? Come potrebbero sentirsi "con" noi se a noi importa manifestare «per l'Occidente»? Se non siamo consapevoli di ciò, abbiamo già perso, perché non riusciremo a portare dalla parte della libertà e della democrazia i cuori e le menti proprio di quel mondo che è persino più direttamente di noi sotto attacco.

21 comments:

Anonymous said...

eccellente davvero!

Anonymous said...

Nel manifesto-appello di Marcello Pera leggo che promotori e firmatari non vogliono "più accettare che il diritto delle comunità prevalga su quello degli individui che le compongono". La cosa è al punto 4 ("L'immigrazione"), ma io mi chiedo se sia davvero intento di principio, come l'introduzione strombazza relativamente a tutti gli 11 punti. Il diritto delle comunità non deve prevalere su quello degli individui che le compongono? Non è come dire che comunità religiose come la Chiesa cattolica non possono più mediare a nome e per conto degli individui che le compongono? Non è come dire che la religione dev'essere sospinta nel privato? Come si concilia questo assunto con il Concordato? Ma forse sbaglio, dev'essere un principio generale che vale solo per gli immigrati, solo per l'Islam, una mera profilassi contro il meticciato. Io non firmo, caro direttore. Lei?

LC

JimMomo said...

Per questo, caro LC, condivido il punto sull'immigrazione del manifesto di Pera, perché esprime una linea a-concordataria con altre religioni e culture. Vorrei che si assumesse anche nei confronti della Chiesa cattolica, se è vero che non è religione di stato.

Dunque bisogna scegliere: o l'art. 7 o l'art. 8 della costituzione.

Anonymous said...

Ovvia l'omissione tattica

"il diritto delle comunità [non cristiane] prevalga su quello degli individui che le compongono."

Ret

Abr said...

mmm... dopo la scuola, anche sull'Occidente filo israeliano e anti-fondamentalismo islamico, cominciamo a scendere a compromessi coi maxi-malisti dillà?
Grazie per Remo, stavo già cerchiobottisiticamente vetriolando al riguardo ...
ciao, Abr

JimMomo said...

Paolo, a parte che l'operazione Pera non è seria e non ci voglio perdere troppo tempo oltre.

Come scrivo nel post, la tradizione vale soggettivamente, ma elevarla a limite delle libertà individuali (nel senso, "libertà sì, ma finché non urta con la tradizione; democrazia sì, ma a patto che i Parlamenti non entrino in conflitto con essa, se no diventano nazisti") non può dirsi neanche neoconservatore, ma tradizionalista punto. E sappiamo come la pensano Pera, Alemanno, Mantovano, Giovanardi e Buttiglione su tanti temi.

E' inutile rigirare la frittata. Questo manifesto è un imbroglio per chi in buona fede pensa che l'Occidente si debba difendere, in quanto è un manifesto per i valori tradizionali che approfitta della minaccia fondamentalista per mascherarsi da difesa dell'Occidente.

Difendere l'occidente significa difendere e promuovere libertà, democrazia, stato di diritto, separazione fra stato e chiesa. Punto. Il resto è politica interna. Non è che siccome sono a favore dei Pacs, o contro gli assegni famigliari, allora non difendo l'Occidente, è assurdo.

ciao

Anonymous said...

intanto, su un blog di quelli che hanno firmato l'appello, il molto tollerante proprietario ha messo un update, scrivendo che motivo in più per aderire all'appello viene dal fatto che il "rosicante nel pugno" (credo si riferisca a te) non lo condivide...che dire, benvenuto nel club, prima ce l'avevano con i "sinistrati" come me, ora anche coi rosicanti (che peraltro avranno molto probabilmente il mio voto...)

Anonymous said...

...siete in buona compagnia nel criticare l'appello di Pera: Liberazione lo definisce "il nuovo Manifesto in difesa della razza". Secondo me sono passabili di denuncia. GM

Anonymous said...

ecco, ora solo perché liberazione lo critica, un non comunista dovrebbe invece approvare. Mariniello il manicheo: o con noi, o contro di noi.

Anonymous said...

ti ho risposto sul blog di A. Man, Jim. Non ti sarai mica offeso? ;-)

Anonymous said...

Manicheo?
Quindi condividi quel vergognoso titolo di Liberazione? AUGURI!
Divertitevi con Sansonetti e Co. GM

Anonymous said...

non mi sono spiegato bene: solo perché il manifesto di pera e co. è criticato ANCHE da liberazione, allora non è dato a noi comunisti di poterlo criticare?
liberazione non l'ho letta e non mi interessa che cosa pensano loro del manifesto di pera, mi interessa sapere cosa ne penso io...

Anonymous said...

a noi NON comunisti, sorry

Anonymous said...

...errore che denota come il vostro cervello stia andando sempre più a sinistra... :-) GM

JimMomo said...

Mariniello, le critiche che per me valgono sono quelle che leggi in questo post. Noto che non sei stato capacei di commentare o eccepire gran ché.

Non ho idea di cosa abbiano scritto Liberazione o il manifesto, che non leggo.

Anonymous said...

...non è un problema di capacità, ma di tempo. Se ne avessi, mi divertirei...
Noto che la campagna elettorale inacidisce.
Buon week-end! GM

Anonymous said...

Secondo me Jim ha messo proprio il dito nella piaga:

"Così finiamo col fare nostra la loro immagine disumanizzante dell'Occidente come terra del tramonto e della decadenza".

Tanto per fare un esempio...

Questo documento è confusionario.

Anonymous said...

povera Livia :) ahah
posso muovere una critica?
Capezzone si e' dimoatrato un gran maleducato, prima che grande conoscitore dei modi propri alla televisione. Se la prevaricazione motivata dai motivi piu' sacrosanti e dai moti di spirito piu' nobili (dire le cose come stanno, stanare gli ipocriti, etc) e' lecita, allora il Fascismo e' lecito. Capezzone, almeno nei modi, aveva torto marcio.

Anonymous said...

essendo io sempre in guardia, ho cercato di rispondere a queste tue obiezioni sul mio blog

ciao

Anonymous said...

Grazie Jim, ti ho linkato nel mio post.

Anonymous said...

condivido punto per punto ;-) questi testoni fanno finta di non capire che il manifesto di Pera fa male alla stessa religiosità di cui tanto vanno cianciando. George Bush saprebbe dare loro una bella lezione di laicità...

ps: vedo che qualche pro-Pera dice che Ideazione avrebbe firmato l'appello per l'Occidente..è vero? A me risulta solo uno scambio di banner! più che lecito se molti sinceri liberali hanno aderito a quel manifesto in buona fede, condividendone le preoccupazioni. Il problema sta sul COME fare per risolvere, e qui noi ci distinguiamo del tutto da Pera. e anch'io lo faccio da cristiano.