La nuit noire
Ore 3.20. Usciamo da palazzo Falconieri al numero 1 di via Giulia, dietro piazza Farnese. Le prime gocce di pioggia si trasformano rapidamente in acquazzone. Giunti sotto palazzo Farnese... stun e salto nel buio. Subito le prime grida divertite, da finto panico a giubilo, a fracassare e far volare bottiglie a piazza Campo de' fiori. Le sagome spettrali dei palazzi, i vicoli oscuri e umidi di pioggia, scorazziamo fradici con le nostre bici per le vie del centro fino a casa. Ciascuno cercava di sgonfiare la propria ansia con fasulle battute ironiche. Ore dagli occhi avidi e gli animi cupi. Roma così, spogliata, ma invisibile, e nostra.
Tuesday, September 30, 2003
Monday, September 29, 2003
La valle dell'Eden
Aveva collaborato con Tennessee Williams per la messa in scena di 'Un tram chiamato desiderio', con Arthur Miller per 'Morte di un commesso viaggiatore'. Poi 'Fronte del porto', 'La valle dell'Eden', 'Splendore nell'erba'. Ieri Elia Kazan è morto nella sua casa di Manhattan, a New York, all'età di 94 anni. Negli anni '50 il regista denunciò alla commissione per le attività antiamericane del senatore Joe McCarthy alcuni suoi compagni del partito comunista, in cui aveva militato negli anni Trenta. Quando nel 1999 gli fu attribuito l'Oscar alla carriera, a Hollywood non mancarono le polemiche. Nato a Costantinopoli nel 1909, Kazan si trasferì insieme con i genitori greci negli Stati Uniti pochi anni dopo. Studiò teatro all'università di Yale. Nel 1934 si iscrisse al partito comunista e fino alla Seconda guerra mondiale fece attività politica in circoli di sinistra.
Aveva collaborato con Tennessee Williams per la messa in scena di 'Un tram chiamato desiderio', con Arthur Miller per 'Morte di un commesso viaggiatore'. Poi 'Fronte del porto', 'La valle dell'Eden', 'Splendore nell'erba'. Ieri Elia Kazan è morto nella sua casa di Manhattan, a New York, all'età di 94 anni. Negli anni '50 il regista denunciò alla commissione per le attività antiamericane del senatore Joe McCarthy alcuni suoi compagni del partito comunista, in cui aveva militato negli anni Trenta. Quando nel 1999 gli fu attribuito l'Oscar alla carriera, a Hollywood non mancarono le polemiche. Nato a Costantinopoli nel 1909, Kazan si trasferì insieme con i genitori greci negli Stati Uniti pochi anni dopo. Studiò teatro all'università di Yale. Nel 1934 si iscrisse al partito comunista e fino alla Seconda guerra mondiale fece attività politica in circoli di sinistra.
Friday, September 26, 2003
:: Il borsino ::
Scuse ufficiali...
... e senza mezzi termini per i servizi del suo giornalista d'inchiesta. La notizia
Guardian
... e senza mezzi termini per i servizi del suo giornalista d'inchiesta. La notizia
Guardian
Quando ad essere smentita è l'informazione ufficiale
Cambia, al giorno d'oggi, il concetto stesso di controinformazione. to be continued issue. L'articolo
1972
Cambia, al giorno d'oggi, il concetto stesso di controinformazione. to be continued issue. L'articolo
1972
"Chirac l'ègoiste": orgogliosamente IO
«Affonda l'Onu, la road map e l'Europa. Ma dal punto di vista francese, in che cosa sbaglia?». Uno spunto interessante di Daniele Bellasio. L'articolo (colonna di sinistra).
Il Foglio
«Affonda l'Onu, la road map e l'Europa. Ma dal punto di vista francese, in che cosa sbaglia?». Uno spunto interessante di Daniele Bellasio. L'articolo (colonna di sinistra).
Il Foglio
Per ora né finanziaria, né Governo
Troppo vero. Qui l'articolo
il Riformista
Invece, in Francia ecco cosa decide il Governo.
Il Foglio
Troppo vero. Qui l'articolo
il Riformista
Invece, in Francia ecco cosa decide il Governo.
Il Foglio
"Interrogativi senza risposta"
Sabino Cassese ancora su «tv, Autorità garanti e silenzi del Parlamento». Da dietro le quinte, aggiungiamo noi, Berlusconi deve temere qualche agguato. Tutto l'articolo
Corriere della Sera
Sabino Cassese ancora su «tv, Autorità garanti e silenzi del Parlamento». Da dietro le quinte, aggiungiamo noi, Berlusconi deve temere qualche agguato. Tutto l'articolo
Corriere della Sera
Thursday, September 25, 2003
Wednesday, September 24, 2003
:: Il Borsino ::
Ormai si rischia la farsa
Ieri quel barboncino di Kofi Annan, buono per i salotti buoni delle buone coscienze della sinistra mondiale, è stato capace di rifilare l'enorme balla dell'Onu garante della pace e della stabilità mondiale negli ultimi 58 anni. Ma quando mai? Dove è vissuto quest'uomo, cameriere di Willy il principe di Bel-Air? Non mi dilungo con l'ampia lista di insuccessi e inadempienze catastrofiche dell'organizzazione da lui presieduta, ma ormai le Nazioni Unite hanno perso la faccia, sono in-credibili, i principi enunciati dalla gloriosa carta di S. Francisco sono violati dalla maggior parte dei suoi Stati membri e Annan non si fa molti scrupoli mi pare: riformi l'Onu e poi ne riparliamo. A garantire, non la pace, che non c'è stata affatto, ma una minima stabilità globale, è stata la guerra fredda. E a portare avanti i principi universali sanciti dalla carta dell'Onu, la democrazia e la libertà, sono stati gli Stati Uniti e i loro alleati. "Con Bush in un altro mondo", insiste come insiste Chirac, mentre il Berlusca si è fatto imbavagliare per non spararle grosse anche in mondovisione e il suo discorso così correct faceva tenerezza. Un messaggio per tutti: siete lì per affrontarle le sfide.
Ieri quel barboncino di Kofi Annan, buono per i salotti buoni delle buone coscienze della sinistra mondiale, è stato capace di rifilare l'enorme balla dell'Onu garante della pace e della stabilità mondiale negli ultimi 58 anni. Ma quando mai? Dove è vissuto quest'uomo, cameriere di Willy il principe di Bel-Air? Non mi dilungo con l'ampia lista di insuccessi e inadempienze catastrofiche dell'organizzazione da lui presieduta, ma ormai le Nazioni Unite hanno perso la faccia, sono in-credibili, i principi enunciati dalla gloriosa carta di S. Francisco sono violati dalla maggior parte dei suoi Stati membri e Annan non si fa molti scrupoli mi pare: riformi l'Onu e poi ne riparliamo. A garantire, non la pace, che non c'è stata affatto, ma una minima stabilità globale, è stata la guerra fredda. E a portare avanti i principi universali sanciti dalla carta dell'Onu, la democrazia e la libertà, sono stati gli Stati Uniti e i loro alleati. "Con Bush in un altro mondo", insiste come insiste Chirac, mentre il Berlusca si è fatto imbavagliare per non spararle grosse anche in mondovisione e il suo discorso così correct faceva tenerezza. Un messaggio per tutti: siete lì per affrontarle le sfide.
I ceceni capiranno - La Facoltà di Economia dell'Università La Sapienza di Roma è pronta a consegnare al presidente russo Vladimir Putin una bella patacca dal nome laurea in honoris causa, e con il beneplacito del Cav. Chissà cosa si nasconde dietro questa alta decisione accademica di cui non si sentiva affatto il bisogno. In Facoltà sono però sicuri che i ceceni capiranno.
Dopo gli ultimi rilanci del faccendiere di Anguillara Igor Marinielli, trovatisi di fronte a nuove acrobazie legali, i capi dei movimenti di guerriglia per la LDRIES hanno deciso di sospendere la tregua recentemente raggiunta e di riprendere la lotta armata fino alla rimozione dell'entità stupida. La nuova trattativa aperta con il Duetto riguarda la possibilità di un suo esilio nella nuova serie dello sceneggiato italiano Vivere, nella parte di un manager incasinato, ingenuo e vittima di terribili intrighi femminili. Nei prossimi giorni verranno diffusi i dettagli dell'operazione, tuttora allo studio dell'avv. Cesarotti Previtielli, che pare debba coinvolgere anche nuovi personaggi femminili provenienti dagli ambienti più sofisticati dell'archivismo e del giornalismo radiofonico nazionale.
Tuesday, September 23, 2003
Il nuovo Iraq
1972 segnala quello che definisce "uno dei più straordinari racconti sulla realtà irachena del dopo-Saddam". «Johann Hari è un giornalista dell'Independent, il quotidiano britannico che con più veemenza si è schierato contro la guerra in Iraq. Ma Johann Hari è soprattutto un professionista che all'ideologia preferisce l'analisi della realtà. Tre amici di Hari – Sama, Yasser e Abtehale, giovani iracheni in esilio a Londra da oltre vent'anni e membri dell'IPO (Iraqi Prospect Organisation per la democrazia in Iraq) - la scorsa estate hanno rimesso piede nella loro patria liberata. Al loro ritorno in Gran Bretagna hanno descritto quel che hanno visto e sentito.» La storia per intero. Alcuni estratti.
1972
1972 segnala quello che definisce "uno dei più straordinari racconti sulla realtà irachena del dopo-Saddam". «Johann Hari è un giornalista dell'Independent, il quotidiano britannico che con più veemenza si è schierato contro la guerra in Iraq. Ma Johann Hari è soprattutto un professionista che all'ideologia preferisce l'analisi della realtà. Tre amici di Hari – Sama, Yasser e Abtehale, giovani iracheni in esilio a Londra da oltre vent'anni e membri dell'IPO (Iraqi Prospect Organisation per la democrazia in Iraq) - la scorsa estate hanno rimesso piede nella loro patria liberata. Al loro ritorno in Gran Bretagna hanno descritto quel che hanno visto e sentito.» La storia per intero. Alcuni estratti.
1972
"La tv che voleva suonarle a Blair è stata suonata"
Editoriale di Giuliano Ferrara. In un Paese dove le cose funzionano seriamente, luce è stata fatta e c'è chi ne paga le conseguenze. La commissione d'inchiesta ha concluso, come finalmente ammesso anche dalla Bbc, che ad essere una bufala era il servizio di Andrew Gilligan in cui si accusava il governo Blair e non il dossier anti-Saddam. Gilligan perderà la sua funzione alla Bbc e... niente girotondi!
Il Foglio
Editoriale di Giuliano Ferrara. In un Paese dove le cose funzionano seriamente, luce è stata fatta e c'è chi ne paga le conseguenze. La commissione d'inchiesta ha concluso, come finalmente ammesso anche dalla Bbc, che ad essere una bufala era il servizio di Andrew Gilligan in cui si accusava il governo Blair e non il dossier anti-Saddam. Gilligan perderà la sua funzione alla Bbc e... niente girotondi!
Il Foglio
Medio Oriente. Frammenti di storia
Un professore palestinese, personaggio nient'affatto marginale, Tawfik Abu Bakr scrive sul giornale dell'Anp Al Ayyam invitando ad imparare da Israele come si costruisce uno Stato. Basta portare in trionfo gli "amanti della morte", basta con la "cultura dell'autoinganno" e la politica autolesionista del 'tutto e subito' che porta al disastro la causa palestinese. Per realizzare uno Stato palestinese e la pace occorre "sacrificare l'impossibile al possibile". Il 2° articolo
Il Foglio
Un professore palestinese, personaggio nient'affatto marginale, Tawfik Abu Bakr scrive sul giornale dell'Anp Al Ayyam invitando ad imparare da Israele come si costruisce uno Stato. Basta portare in trionfo gli "amanti della morte", basta con la "cultura dell'autoinganno" e la politica autolesionista del 'tutto e subito' che porta al disastro la causa palestinese. Per realizzare uno Stato palestinese e la pace occorre "sacrificare l'impossibile al possibile". Il 2° articolo
Il Foglio
"Il lupo nella tana liberal del New Yorker"
Paul Wolfowitz alla New School University intervistato da Jeffery Goldberg, giornalista del New Yorker esperto in Medio Oriente, Africa ed Europa. Non è stata una passeggiata per il sottosegretario neocon. L'articolo
Il Foglio
Paul Wolfowitz alla New School University intervistato da Jeffery Goldberg, giornalista del New Yorker esperto in Medio Oriente, Africa ed Europa. Non è stata una passeggiata per il sottosegretario neocon. L'articolo
Il Foglio
"I nodi costituzionali della Legge Gasparri"
Editoriale di Sabino Cassese. «Il disegno di legge Gasparri opera su un caso interessante di contraddizione tra una tecnologia (futura) che consente di moltiplicare i canali e le offerte, producendo le condizioni per l'apertura del mercato e ponendo le premesse per risolvere il problema del pluralismo, e una situazione (presente) di forte concentrazione. Un innesto chiaro tra presente e futuro, con date certe sulla fase di passaggio e conseguenze sicure ed automatiche in caso di inadempimento, potrebbero evitare un ulteriore intervento della Corte costituzionale.»
Corriere della Sera
Editoriale di Sabino Cassese. «Il disegno di legge Gasparri opera su un caso interessante di contraddizione tra una tecnologia (futura) che consente di moltiplicare i canali e le offerte, producendo le condizioni per l'apertura del mercato e ponendo le premesse per risolvere il problema del pluralismo, e una situazione (presente) di forte concentrazione. Un innesto chiaro tra presente e futuro, con date certe sulla fase di passaggio e conseguenze sicure ed automatiche in caso di inadempimento, potrebbero evitare un ulteriore intervento della Corte costituzionale.»
Corriere della Sera
Monday, September 22, 2003
S & L
E' stato il mio primo matrimonio ebraico. Intenso, suggestivo, romano, caciarone. Intimi, semplici, ricchi di simboli sia il rito in Sinagoga, sia la preghiera collettiva prima della cena. Ho indossato, e poi ovviamente trafugato, la semplice kippot data in dotazione all'ingresso del Tempio. Immancabile la zia giunta per l'occasione da Israele. La cena, squisita e abbondante, si è aperta e conclusa con danze sfrenate. Particolarmente allegre quelle ebraiche. Gli invitati formavano un grande circolo danzante dentro il quale venivano stretti gli sposi. Seduti sulle loro sedie, S & L venivano sollevati più volte da decine di braccia festose. Non sono mancati revival e anni '60, come anche Macché ce frega, macché ce 'mporta.... Alla fine della festa, l'ultimo canto, l'emozionante Tikva. Lunga e felice vita insieme ai due bellissimi e simpaticissimi sposi, Simone e Letizia.
E' stato il mio primo matrimonio ebraico. Intenso, suggestivo, romano, caciarone. Intimi, semplici, ricchi di simboli sia il rito in Sinagoga, sia la preghiera collettiva prima della cena. Ho indossato, e poi ovviamente trafugato, la semplice kippot data in dotazione all'ingresso del Tempio. Immancabile la zia giunta per l'occasione da Israele. La cena, squisita e abbondante, si è aperta e conclusa con danze sfrenate. Particolarmente allegre quelle ebraiche. Gli invitati formavano un grande circolo danzante dentro il quale venivano stretti gli sposi. Seduti sulle loro sedie, S & L venivano sollevati più volte da decine di braccia festose. Non sono mancati revival e anni '60, come anche Macché ce frega, macché ce 'mporta.... Alla fine della festa, l'ultimo canto, l'emozionante Tikva. Lunga e felice vita insieme ai due bellissimi e simpaticissimi sposi, Simone e Letizia.
Wesley Clark, l'unica alternativa
Ottima cosa che Bush junior abbia un valido concorrente alle prossime elezioni presidenziali. E' un ex generale, comandante della Nato e protagonista della guerra contro Milosevic nel 1999. Un democratico, ma non aspettatevi un pappamolla. L'articolo
1972
Ottima cosa che Bush junior abbia un valido concorrente alle prossime elezioni presidenziali. E' un ex generale, comandante della Nato e protagonista della guerra contro Milosevic nel 1999. Un democratico, ma non aspettatevi un pappamolla. L'articolo
1972
Fermare il terrore allora si può, se volesse Arafat
Quell'Onu che ignora e calpesta la sua stessa carta costitutiva e l'Europa sempre più decadente e cinica difendono il terrorista Arafat, che candidamente ammette in Tv di essere in grado, se lo volesse, di fermare il terrorismo. L'intervista
1972
Quell'Onu che ignora e calpesta la sua stessa carta costitutiva e l'Europa sempre più decadente e cinica difendono il terrorista Arafat, che candidamente ammette in Tv di essere in grado, se lo volesse, di fermare il terrorismo. L'intervista
1972
Sunday, September 21, 2003
Il '68 dei ragazzi 'normali'
Ci si chiedeva l'altra sera alla trasmissione Infedele di Gad Lerner se la generazione del '68 in Italia avesse avuto successo o se invece avesse fallito, mancando di permeare la società dei propri ideali e di occupare posizioni di potere in politica. Quel movimento sarebbe stato catalizzato dalle ideologie e i suoi ideali sarebbero caduti, inghiottiti, nel buco del terrorismo.
I prodotti culturali e politici della generazione del '68, a mio avviso molti positivi, ma anche molti estremamente negativi, si sono imposti e costituiscono parte della linfa della società in cui viviamo oggi. Quel movimento portava con sé anche il terribile esito del terrorismo. Tuttavia, mentre le ideologie totalitarie e gli assassini che ne sono stati affascinati sono stati sconfitti dalla storia, sono stati i centinaia di migliaia di "bravi" ragazzi, subito scomparsi di scena allora, ad aver portato con sé, nel corso degli anni, nell'anonimato, e con le loro vite "normali", i valori, i progressi, i frutti di quell'epoca. Questi ultimi, le loro storie, meritano la nostra attenzione oggi, mentre per troppo tempo siamo stati ad ascoltare i ricordi deliranti delle ex br. Noi abbiamo spiegato loro, e non viceversa, la storia ci ha fatto capire i perché, non le loro azioni criminali.
Ci si chiedeva l'altra sera alla trasmissione Infedele di Gad Lerner se la generazione del '68 in Italia avesse avuto successo o se invece avesse fallito, mancando di permeare la società dei propri ideali e di occupare posizioni di potere in politica. Quel movimento sarebbe stato catalizzato dalle ideologie e i suoi ideali sarebbero caduti, inghiottiti, nel buco del terrorismo.
I prodotti culturali e politici della generazione del '68, a mio avviso molti positivi, ma anche molti estremamente negativi, si sono imposti e costituiscono parte della linfa della società in cui viviamo oggi. Quel movimento portava con sé anche il terribile esito del terrorismo. Tuttavia, mentre le ideologie totalitarie e gli assassini che ne sono stati affascinati sono stati sconfitti dalla storia, sono stati i centinaia di migliaia di "bravi" ragazzi, subito scomparsi di scena allora, ad aver portato con sé, nel corso degli anni, nell'anonimato, e con le loro vite "normali", i valori, i progressi, i frutti di quell'epoca. Questi ultimi, le loro storie, meritano la nostra attenzione oggi, mentre per troppo tempo siamo stati ad ascoltare i ricordi deliranti delle ex br. Noi abbiamo spiegato loro, e non viceversa, la storia ci ha fatto capire i perché, non le loro azioni criminali.
Il governo zombie e nessun governo ombra
Il governo Berlusconi è pressoché fallito. Si avvia, come ogni altro governo dell'Italia repubblicana e della II Repubblica, dopo le promesse e le ambizioni iniziali, a galleggiare fino a fine legislatura barcamenandosi con riformicchie e aggiustamenti, nel tentativo, come sempre vano, di rivincere le elezioni. Le ultime speranze sono legate alle riforme istituzionali. La spinta riformistica si è esaurita avendo prodotto qualche bel topolino. Nessun danno è stato arrecato ai diritti dei cittadini e ai principi della Costituzione. I danni di oggi, per i quali si sono tanto scalmanati i girotondisti e gli ulivisti, sono di vecchia data, e né centrodestra né centrosinistra hanno mai dimostrato di preoccuparsene se non per propaganda. Nessuna riforma della giustizia nell'interesse del cittadino, ma solo piccole misure, legittime, in qualche caso condivisibili nel merito, ma attuate per salvare il solo Berlusconi dalla magistratura politicizzata. Debole la riforma del mercato del lavoro, "strutturale" col c.... quella delle pensioni, una beffa. Buone le leggi antidirigiste per le grandi opere. Attenuanti: il sistema Europa in crisi (ha ragione Ferrara: «un’Europa fiacca, irrilevante, stagnante»), l'euro, l'11 settembre, il debito pubblico italiano alto, preso in eredità dalla storia, che non permette di per far crescere l'economia facendo leva sul deficit. La politica estera è un'altra questione. Partita sotto i buoni auspici dello sganciamento dall'asse franco-tedesco per schierarsi con Usa, Gran Bretagna, Spagna e Paesi dell'est europeo, vive ora, proprio sotto il semestre italiano dell'Ue, nuove profonde incertezze e irrilivanze, a parte la cerimoniale firma a Roma del nuovo 'predicozzo' costituzionale Ue. Ma non può essere tutto facile, a chi governa viene chiesto di risolverli i problemi, non di declamarli. Ci teniamo la concertazione, i condizionamenti e i giochi di coalizione, il premier cabarettista senza più autorità né leadership in Cdm, la svolta e il nuovo slancio che non arrivano mai. Gli stessi elettori della CdL giudicheranno dalle cose che c'erano da fare e non sono state fatte; non dalle promesse, né dalla propaganda avversaria. Sono passati quasi 3 anni, ne passeranno 5, l'Italia è sempre più in ritardo, le cose ancora tutte da fare, e quando arriverà la mazzata la responsabilità sarà di tutti. Speriamo per lo meno che dal centrosinistra ci regalino un'alternativa accettabile e non troppo puzzolente.
Il governo Berlusconi è pressoché fallito. Si avvia, come ogni altro governo dell'Italia repubblicana e della II Repubblica, dopo le promesse e le ambizioni iniziali, a galleggiare fino a fine legislatura barcamenandosi con riformicchie e aggiustamenti, nel tentativo, come sempre vano, di rivincere le elezioni. Le ultime speranze sono legate alle riforme istituzionali. La spinta riformistica si è esaurita avendo prodotto qualche bel topolino. Nessun danno è stato arrecato ai diritti dei cittadini e ai principi della Costituzione. I danni di oggi, per i quali si sono tanto scalmanati i girotondisti e gli ulivisti, sono di vecchia data, e né centrodestra né centrosinistra hanno mai dimostrato di preoccuparsene se non per propaganda. Nessuna riforma della giustizia nell'interesse del cittadino, ma solo piccole misure, legittime, in qualche caso condivisibili nel merito, ma attuate per salvare il solo Berlusconi dalla magistratura politicizzata. Debole la riforma del mercato del lavoro, "strutturale" col c.... quella delle pensioni, una beffa. Buone le leggi antidirigiste per le grandi opere. Attenuanti: il sistema Europa in crisi (ha ragione Ferrara: «un’Europa fiacca, irrilevante, stagnante»), l'euro, l'11 settembre, il debito pubblico italiano alto, preso in eredità dalla storia, che non permette di per far crescere l'economia facendo leva sul deficit. La politica estera è un'altra questione. Partita sotto i buoni auspici dello sganciamento dall'asse franco-tedesco per schierarsi con Usa, Gran Bretagna, Spagna e Paesi dell'est europeo, vive ora, proprio sotto il semestre italiano dell'Ue, nuove profonde incertezze e irrilivanze, a parte la cerimoniale firma a Roma del nuovo 'predicozzo' costituzionale Ue. Ma non può essere tutto facile, a chi governa viene chiesto di risolverli i problemi, non di declamarli. Ci teniamo la concertazione, i condizionamenti e i giochi di coalizione, il premier cabarettista senza più autorità né leadership in Cdm, la svolta e il nuovo slancio che non arrivano mai. Gli stessi elettori della CdL giudicheranno dalle cose che c'erano da fare e non sono state fatte; non dalle promesse, né dalla propaganda avversaria. Sono passati quasi 3 anni, ne passeranno 5, l'Italia è sempre più in ritardo, le cose ancora tutte da fare, e quando arriverà la mazzata la responsabilità sarà di tutti. Speriamo per lo meno che dal centrosinistra ci regalino un'alternativa accettabile e non troppo puzzolente.
Saturday, September 20, 2003
Note(S)
Se ci ripenso mi sento sicuro. Ve lo potrei raccontare. Mi sento all'oscuro nelle mie perlustrazioni mentali. Esco dalla porta sul retro, mi scordo del resto, 26 cent, le bionde sul tavolo non ci sono più. La mia T-shirt anche le sere di ottobre me la ricordo bene, a sentir fresco. I fari delle auto si rincorrono sull'asfalto bagnato. Sfffffsssssccchhhh
Karma police, arrest this man
He talks in maths
He buzzes like a fridge
He's like a detuned radio
Karma police, arrest this girl
Her Hitler hairdo is
Making me feel ill
And we have crashed her party
Tutto racchiuso in dei particolari. Troppo comodo, troppi particolari, vissuti tutti minuto dopo minuto. L'arresto di una marcia funebre di rose. Puntare, ridere. Uscito di scena poco fa, con il dito ancora fumante, dal ridere. Ho messo da parte qualcosa. Pezzi di carta, scarabocchi, ma non qualche minuto per perdermi.
All my life, I worshipped her
Her golden voice, her beauty's beat
How she made us feel
How she made me real
And the ground beneath her feet
And the ground beneath her feet
And now I can't be sure of anything
Black is white and cold is heat
For what I worshipped stole my love away
It was the ground beneath her feet
It was the ground beneath her feet
Se ci ripenso vacillo. La voce, lo schermo, la rabbia. Un segreto ancora troppo nascosto. Non si può cancellare. La madre lo sa. Racconti di vecchi in fin di vita, sul palmo di una mano. Occhi che gettano la sfida oltre la siepe. Laggiù si può morire
Sono io la morte e porto corona,
io Son di tutti voi signora e padrona
e così sono crudele, così forte sono e dura
che non mi fermeranno le tue mura.
Sono io la morte e porto corona,
io non di tutti voi signora e padrona
e davanti alla mia falce il capo tu dovrai chinare
e dell 'oscura morte al passo andare.
Sei l'ospite d'onore del ballo che per te suoniamo,
posa la falce e danza tondo a tondo:
il giro di una danza e poi un altro ancora
e tu del tempo non sei più signora.
Se ci ripenso mi sento sicuro. Ve lo potrei raccontare. Mi sento all'oscuro nelle mie perlustrazioni mentali. Esco dalla porta sul retro, mi scordo del resto, 26 cent, le bionde sul tavolo non ci sono più. La mia T-shirt anche le sere di ottobre me la ricordo bene, a sentir fresco. I fari delle auto si rincorrono sull'asfalto bagnato. Sfffffsssssccchhhh
Karma police, arrest this man
He talks in maths
He buzzes like a fridge
He's like a detuned radio
Karma police, arrest this girl
Her Hitler hairdo is
Making me feel ill
And we have crashed her party
Tutto racchiuso in dei particolari. Troppo comodo, troppi particolari, vissuti tutti minuto dopo minuto. L'arresto di una marcia funebre di rose. Puntare, ridere. Uscito di scena poco fa, con il dito ancora fumante, dal ridere. Ho messo da parte qualcosa. Pezzi di carta, scarabocchi, ma non qualche minuto per perdermi.
All my life, I worshipped her
Her golden voice, her beauty's beat
How she made us feel
How she made me real
And the ground beneath her feet
And the ground beneath her feet
And now I can't be sure of anything
Black is white and cold is heat
For what I worshipped stole my love away
It was the ground beneath her feet
It was the ground beneath her feet
Se ci ripenso vacillo. La voce, lo schermo, la rabbia. Un segreto ancora troppo nascosto. Non si può cancellare. La madre lo sa. Racconti di vecchi in fin di vita, sul palmo di una mano. Occhi che gettano la sfida oltre la siepe. Laggiù si può morire
Sono io la morte e porto corona,
io Son di tutti voi signora e padrona
e così sono crudele, così forte sono e dura
che non mi fermeranno le tue mura.
Sono io la morte e porto corona,
io non di tutti voi signora e padrona
e davanti alla mia falce il capo tu dovrai chinare
e dell 'oscura morte al passo andare.
Sei l'ospite d'onore del ballo che per te suoniamo,
posa la falce e danza tondo a tondo:
il giro di una danza e poi un altro ancora
e tu del tempo non sei più signora.
Thursday, September 18, 2003
La Bbc chiede scusa. Sexed up le accuse contro Blair
«Camillo segnala la conclusione di una vicenda che, non conclusasi come i più speravano, è scomparsa dai media italiani. La Bbc chiede scusa, ammette di aver sexed up le sue accuse a Blair e Campbell, e di aver commesso errori e imprecisioni. Era ieri e anche oggi su tutti i giornali inglesi, di sinistra, di sinistrissima e di destra. Zero (con un'eccezione) sui giornali italiani, i cui editorialisti continuano a scrivere che Blair ha falsificato i dossier.»
Camillo
«Camillo segnala la conclusione di una vicenda che, non conclusasi come i più speravano, è scomparsa dai media italiani. La Bbc chiede scusa, ammette di aver sexed up le sue accuse a Blair e Campbell, e di aver commesso errori e imprecisioni. Era ieri e anche oggi su tutti i giornali inglesi, di sinistra, di sinistrissima e di destra. Zero (con un'eccezione) sui giornali italiani, i cui editorialisti continuano a scrivere che Blair ha falsificato i dossier.»
Camillo
Wednesday, September 17, 2003
Le nostre eroine giornaliste a Baghdad
... come le racconta un autorevole corrispondente del New York Times
Camillo
... come le racconta un autorevole corrispondente del New York Times
Camillo
Tuesday, September 16, 2003
Telekom-Serbia. Speciale di RadioRadicale.it
Alla ricerca delle responsabilità politiche. La ricostruzione dell'operazione, la questione politica, con tutte le audizioni in Commissione d'inchiesta dall'archivio di RadioRadicale.it. «Il governo di allora deve rispondere all'opinione pubblica di un'operazione finanziaria che si è rivelata oltre che fallimentare, soprattutto una generosa elargizione e un consistente aiuto al regime criminale di Milosevic». Vai allo speciale
RadioRadicale.it
Alla ricerca delle responsabilità politiche. La ricostruzione dell'operazione, la questione politica, con tutte le audizioni in Commissione d'inchiesta dall'archivio di RadioRadicale.it. «Il governo di allora deve rispondere all'opinione pubblica di un'operazione finanziaria che si è rivelata oltre che fallimentare, soprattutto una generosa elargizione e un consistente aiuto al regime criminale di Milosevic». Vai allo speciale
RadioRadicale.it
Capezzone "sbarca" in America
«Il segretario di Radicali italiani Daniele Capezzone è negli Stati Uniti per presentare il suo libro Uno shock radicale per il 21mo secolo. Fitta agenda di conferenze (alla Casa italiana della New York University e all'American Enterprise Institute a Washington) e incontri (con think-tank, direttori di giornali, al Dipartimento di Stato). Oltre alla presentazione del libro, obiettivo della visita è stabilire degli importanti contatti per compiere un passo deciso verso l'Organizzazione mondiale delle democrazie e per far conoscere il complesso delle iniziative radicali». Il programma delle conferenze e degli incontri
RadioRadicale.it
«Il segretario di Radicali italiani Daniele Capezzone è negli Stati Uniti per presentare il suo libro Uno shock radicale per il 21mo secolo. Fitta agenda di conferenze (alla Casa italiana della New York University e all'American Enterprise Institute a Washington) e incontri (con think-tank, direttori di giornali, al Dipartimento di Stato). Oltre alla presentazione del libro, obiettivo della visita è stabilire degli importanti contatti per compiere un passo deciso verso l'Organizzazione mondiale delle democrazie e per far conoscere il complesso delle iniziative radicali». Il programma delle conferenze e degli incontri
RadioRadicale.it
Monday, September 15, 2003
Fico o irritante. Il film di Bertolucci The Dreamers è ben poca cosa. E' però spassoso e divertente a tratti. Certe scene sensuali. Ti prende, ti stuzzica la fantasia, ma in fine dei conti hai sempre l'impressione che ha giocato con i soliti luoghi comuni. E' fico e mi è piaciuto. Mi piaciono questi filmetti. La colonna sonora era splendida (tutti capolavori rock e blues dell'epoca), ma banale (non compratevi il cd, i brani li avrete quasi tutti). E poi ha ragione robba: "La parte sana, viva e veramente rivoluzionaria è l'america". La 'vecchia' Europa non fa che rivivere cliché borghesi e giacobini. Irritante per zeccacce e fighetti pariol-morettiani.
Saturday, September 13, 2003
Il mondo difende Arafat, ma non aiuta la pace
E Israele sbaglia. Basta con questi annunci che provocano solo solidarietà intorno all'anziano leader. Si passi direttamente all'azione. Sui rischi
Le conseguenze della mediocrazia
Il Foglio
E Israele sbaglia. Basta con questi annunci che provocano solo solidarietà intorno all'anziano leader. Si passi direttamente all'azione. Sui rischi
Le conseguenze della mediocrazia
Il Foglio
Thursday, September 11, 2003
Penne mercato. Le 'bombe' di JimMomo
Era il 24 aprile scorso quando diedi per vicino il trasferimento di Magdi Allam dalla Repubblica al Corriere. Direi che la strategia del 'giocatore' si è rivelata vincente. Qui la 'bomba' del 24 aprile
Era il 24 aprile scorso quando diedi per vicino il trasferimento di Magdi Allam dalla Repubblica al Corriere. Direi che la strategia del 'giocatore' si è rivelata vincente. Qui la 'bomba' del 24 aprile
Della serie, non avevamo dubbi
Queste le verità di Ferlaino (e le nostre già da molto tempo). Così vanno le cose nel tragicomico mondo del pallone. E indovinate oggi il potere chi ce l'ha? E ci lamentiamo che non riusciamo a vincere i mondiali? Qui l'intervista
Queste le verità di Ferlaino (e le nostre già da molto tempo). Così vanno le cose nel tragicomico mondo del pallone. E indovinate oggi il potere chi ce l'ha? E ci lamentiamo che non riusciamo a vincere i mondiali? Qui l'intervista
A me il film è piaciuto, ma Merlo ha ragione
Secondo me Francesco Merlo, l'autore del commento che segue sul film di Bellocchio 'Buongiorno, notte', ha dato una lettura del film in chiave politica, mentre a mio avviso il linguaggio cinematografico usato da Bellocchio è tale da non accostare il film a tesi politiche o a pretese ricostruzioni complottarde. A me il film è piaciuto, proprio perché l'ho seguito con questa predisposizione. Tuttavia trovo che Merlo abbia ragione, sia sulla figura della Braghetti, sia sul clima intellettuale che circonda oggi i terroristi.
«Dunque di nuovo saremmo scemi, noi che già allora eravamo scemi perché antidemocristiani ma democratici. Dunque ora saremmo scemi perché non capiamo, anzi non sappiamo e neppure immaginiamo quanti bei sogni di libertà facevano, tra un omicidio e l'altro, i criminali delle Brigate rosse. E, scemi come siamo, benché pazientemente ce lo spieghino un film celebratissimo, la Braghetti, la Faranda, Il Foglio, e persino l'Unità, ancora oggi non vediamo com'era bello e simbolico e candido il sogno di riscatto e di purezza che la brigatista, carceriera e assassina di Moro, fece poco prima di partecipare alla sua uccisione.
E chissà dopo la morte di Moro cosa ancora sognò, prima di commettere gli altri delitti, questa stessa signora Braghetti, che ora fa la scrittrice ed è l'ispiratrice del film di Marco Bellocchio, "Buongiorno, notte", che noi a Venezia non avremmo premiato neppure se ci fosse piaciuto, perché non se ne può più dei pazzi che devono anche avere ragione, di queste anime aride che non sognano ma delirano, visto che i sogni veri sono privati e solo i mostri non hanno privato ma ambientano le loro visioni sulla panchina di Lenin o sulla locomotiva proletaria, e nel sonno vedono la faccia di Stalin e sentono il coro dell'Aida, Schubert e i Pink Floyd. Questi sono sogni? Chissà come ci resterebbero male Fellini e Buñuel... Insomma non ne possiamo più di questa psicologia degli assassini, che avrebbe bisogno più di un infermiere che di un regista cinematografico. D'altra parte siamo scemi anche perché non ci convince che sarebbe bastata una scoppoletta a fermarli, e che gli assassini di Moro non erano mostri ma mostriciattoli sognatori, e che anzi c'era una delicatezza nascosta in loro, come un fiore nel corpo di una iena, e che il vero mostro stava invece altrove, nel sottofondo dello Stato, nel doppio Stato che con una mano combatteva e con l'altra proteggeva le brigate rosse, come ha raccontato Adriana Faranda al Giornale e all'Unità : «Ancora mi chiedo perché non ci hanno mai preso. Eravamo l'anello debole, abbiamo consegnato decine di lettere, eravamo così vulnerabili e non capisco perché non ci prendevano». Insomma, erano, in fondo in fondo, tutti buoni i protagonisti di quei terribili giorni di morte. Tutti buoni, ci suggerisce questa ricostruzione psicanalitica, tranne il Papa, Andreotti e il Pci. E' come se ci fosse una stessa tensione che corre tra la Faranda di allora e alcuni giornali di oggi, tra i quali incredibilmente l'Unità, ovviamente di ora e non certo di allora, che fu il giornale della fermezza dello Stato (tutto intero), quello del compromesso storico, quello che fece giganteggiare sul piedistallo della democrazia e della civiltà un leader politico discutibile come Aldo Moro. E va bene che siamo in tempi di moralismo politico semplificatorio che, a testa bassa, non sopporta le mediazioni e le articolazioni complesse, ma davvero non si capisce perché i brigatisti debbano parlare così tanto, visto che l'unica cosa che sanno fare in più di noi è ammazzare qualcuno, e dunque forse dovrebbero ascoltare noi piuttosto che parlare a noi. Si afferma invece una specie di sottocultura che li rende protagonisti, e che accoglie le loro foto segnaletiche non nelle stanze del Museo Pitrè, quello dei briganti siciliani, ma nei dibattiti della vita civile. Chissà dunque cosa sognò Maria Laura Braghetti prima di uccidere ancora, due anni dopo l'assassinio di Moro. Chissà come fu onirica la sua notte il 12 febbraio 1980, poche ora prima che ammazzasse come un cane il professore Vittorio Bachelet in un altro di quei vigliacchi agguati che ovviamente non sono agguati e criminalità, ma rivoluzione, lotta di classe, ideologia, religione. E chissà com'erano dolci le kapò naziste quando sognavano nel loro letto, tra una tortura e l'altra. Spiace doverlo dire con crudezza ma se fossero dignitosi, Maria Laura Braghetti, Adriana Faranda, Valerio Morucci e tutti - ma proprio tutti - gli altri brigatisti, tutti assassini in libertà, dovrebbero farsi dimenticare, piuttosto che partecipare al dibattito sull'ingegneria istituzionale, sul regime che fu e su quello che avrebbe potuto essere. E se fossimo dignitosi noi, che bene abbiamo fatto a liberarli per civiltà giuridica e per generosità sociale, ora li relegheremmo in un obitorio culturale. Non è dignitoso, non è educativo, non è giusto e non è nemmeno interessante che proprio loro ci vengano a raccontare come e perché la morte di Moro ha cambiato l'Italia. In piena sintonia con i sogni della Braghetti e con le tesi della Faranda, un fondo dell'autorevole, e solitamente ragionevole, compagno Bruno Ugolini sull'Unità («Moro, e se lo avessero liberato?»), ci ha spiegato che «con Moro vivo, Berlusconi Previti e Bossi non sarebbero comparsi all'improvviso a fare il bello e il cattivo tempo in questo paese». L'astuzia del doppio Stato insomma ha usato la Faranda per rifilarci Berlusconi e Previti. Quale Letta e quale Ferrara!, ora finalmente sappiamo con chi prendercela: con la Faranda, con l'ingenuità della Faranda, povera donna. Anche l'Unità di oggi avrebbe dunque voluto salvare Moro, trattare con le Br di allora, fermare il secondo Stato, lo Stato della fermezza, vale a dire il Pci? L'Unità di oggi contro l'Unità di ieri? Lilliput contro Berlinguer? Inutile chiedere in quale ideologia sognatrice si siano dissolti i drammi umani e familiari, reali e duraturi dei cinque proletari della scorta di Moro. In cambio di quale chiacchiera politologica e per quale aberrante ragione si potrebbe dimenticare il sangue di quella mattina? Un poco meno visionari di Ugolini, i brigatisti si sono limitati a farfugliare che se avessero restituito Moro ai suoi familiari invece di ucciderlo, non ci sarebbe stato bisogno di attendere la caduta del muro di Berlino, le inchieste di tangentopoli, il referendum di Mario Segni e tutto il resto per liberare l'Italia. Ma liberarla da che cosa? Non è vero che in quel covo Moro e i suoi assassini erano prigionieri di una stessa miseria nazionale. Moro era un uomo che faceva politica, che non trattava la classe operaia con i cannoni di Bava Beccaris o con le milizie padronali, era un interlocutore anche dei ceti poveri, un interlocutore politico e non un sequestratore o un bombardiere. La figura di Moro, morte compresa, appartiene alla storia della politica italiana. Quella dei suoi assassini alla criminologia che, grazie a Dio, non è più razzismo lombrosiano. E infatti il presunto regime non ha fucilato i brigatisti, li ha sottratti anche all'ergastolo, e non riserva ai loro cervelli la conservazione in formalina. Ma tutti questi microfoni e cineprese, questo compiacerli, e tutto questo sdolcinarli e somministrarceli in un dibattito psicopolitico che, va detto chiaro, non interessa a nessuno, salvo a qualche allievo di Freud e di Lombroso, sono altrettanto aberranti, forse persino peggio della formalina.»
Corriere della Sera
Secondo me Francesco Merlo, l'autore del commento che segue sul film di Bellocchio 'Buongiorno, notte', ha dato una lettura del film in chiave politica, mentre a mio avviso il linguaggio cinematografico usato da Bellocchio è tale da non accostare il film a tesi politiche o a pretese ricostruzioni complottarde. A me il film è piaciuto, proprio perché l'ho seguito con questa predisposizione. Tuttavia trovo che Merlo abbia ragione, sia sulla figura della Braghetti, sia sul clima intellettuale che circonda oggi i terroristi.
«Dunque di nuovo saremmo scemi, noi che già allora eravamo scemi perché antidemocristiani ma democratici. Dunque ora saremmo scemi perché non capiamo, anzi non sappiamo e neppure immaginiamo quanti bei sogni di libertà facevano, tra un omicidio e l'altro, i criminali delle Brigate rosse. E, scemi come siamo, benché pazientemente ce lo spieghino un film celebratissimo, la Braghetti, la Faranda, Il Foglio, e persino l'Unità, ancora oggi non vediamo com'era bello e simbolico e candido il sogno di riscatto e di purezza che la brigatista, carceriera e assassina di Moro, fece poco prima di partecipare alla sua uccisione.
E chissà dopo la morte di Moro cosa ancora sognò, prima di commettere gli altri delitti, questa stessa signora Braghetti, che ora fa la scrittrice ed è l'ispiratrice del film di Marco Bellocchio, "Buongiorno, notte", che noi a Venezia non avremmo premiato neppure se ci fosse piaciuto, perché non se ne può più dei pazzi che devono anche avere ragione, di queste anime aride che non sognano ma delirano, visto che i sogni veri sono privati e solo i mostri non hanno privato ma ambientano le loro visioni sulla panchina di Lenin o sulla locomotiva proletaria, e nel sonno vedono la faccia di Stalin e sentono il coro dell'Aida, Schubert e i Pink Floyd. Questi sono sogni? Chissà come ci resterebbero male Fellini e Buñuel... Insomma non ne possiamo più di questa psicologia degli assassini, che avrebbe bisogno più di un infermiere che di un regista cinematografico. D'altra parte siamo scemi anche perché non ci convince che sarebbe bastata una scoppoletta a fermarli, e che gli assassini di Moro non erano mostri ma mostriciattoli sognatori, e che anzi c'era una delicatezza nascosta in loro, come un fiore nel corpo di una iena, e che il vero mostro stava invece altrove, nel sottofondo dello Stato, nel doppio Stato che con una mano combatteva e con l'altra proteggeva le brigate rosse, come ha raccontato Adriana Faranda al Giornale e all'Unità : «Ancora mi chiedo perché non ci hanno mai preso. Eravamo l'anello debole, abbiamo consegnato decine di lettere, eravamo così vulnerabili e non capisco perché non ci prendevano». Insomma, erano, in fondo in fondo, tutti buoni i protagonisti di quei terribili giorni di morte. Tutti buoni, ci suggerisce questa ricostruzione psicanalitica, tranne il Papa, Andreotti e il Pci. E' come se ci fosse una stessa tensione che corre tra la Faranda di allora e alcuni giornali di oggi, tra i quali incredibilmente l'Unità, ovviamente di ora e non certo di allora, che fu il giornale della fermezza dello Stato (tutto intero), quello del compromesso storico, quello che fece giganteggiare sul piedistallo della democrazia e della civiltà un leader politico discutibile come Aldo Moro. E va bene che siamo in tempi di moralismo politico semplificatorio che, a testa bassa, non sopporta le mediazioni e le articolazioni complesse, ma davvero non si capisce perché i brigatisti debbano parlare così tanto, visto che l'unica cosa che sanno fare in più di noi è ammazzare qualcuno, e dunque forse dovrebbero ascoltare noi piuttosto che parlare a noi. Si afferma invece una specie di sottocultura che li rende protagonisti, e che accoglie le loro foto segnaletiche non nelle stanze del Museo Pitrè, quello dei briganti siciliani, ma nei dibattiti della vita civile. Chissà dunque cosa sognò Maria Laura Braghetti prima di uccidere ancora, due anni dopo l'assassinio di Moro. Chissà come fu onirica la sua notte il 12 febbraio 1980, poche ora prima che ammazzasse come un cane il professore Vittorio Bachelet in un altro di quei vigliacchi agguati che ovviamente non sono agguati e criminalità, ma rivoluzione, lotta di classe, ideologia, religione. E chissà com'erano dolci le kapò naziste quando sognavano nel loro letto, tra una tortura e l'altra. Spiace doverlo dire con crudezza ma se fossero dignitosi, Maria Laura Braghetti, Adriana Faranda, Valerio Morucci e tutti - ma proprio tutti - gli altri brigatisti, tutti assassini in libertà, dovrebbero farsi dimenticare, piuttosto che partecipare al dibattito sull'ingegneria istituzionale, sul regime che fu e su quello che avrebbe potuto essere. E se fossimo dignitosi noi, che bene abbiamo fatto a liberarli per civiltà giuridica e per generosità sociale, ora li relegheremmo in un obitorio culturale. Non è dignitoso, non è educativo, non è giusto e non è nemmeno interessante che proprio loro ci vengano a raccontare come e perché la morte di Moro ha cambiato l'Italia. In piena sintonia con i sogni della Braghetti e con le tesi della Faranda, un fondo dell'autorevole, e solitamente ragionevole, compagno Bruno Ugolini sull'Unità («Moro, e se lo avessero liberato?»), ci ha spiegato che «con Moro vivo, Berlusconi Previti e Bossi non sarebbero comparsi all'improvviso a fare il bello e il cattivo tempo in questo paese». L'astuzia del doppio Stato insomma ha usato la Faranda per rifilarci Berlusconi e Previti. Quale Letta e quale Ferrara!, ora finalmente sappiamo con chi prendercela: con la Faranda, con l'ingenuità della Faranda, povera donna. Anche l'Unità di oggi avrebbe dunque voluto salvare Moro, trattare con le Br di allora, fermare il secondo Stato, lo Stato della fermezza, vale a dire il Pci? L'Unità di oggi contro l'Unità di ieri? Lilliput contro Berlinguer? Inutile chiedere in quale ideologia sognatrice si siano dissolti i drammi umani e familiari, reali e duraturi dei cinque proletari della scorta di Moro. In cambio di quale chiacchiera politologica e per quale aberrante ragione si potrebbe dimenticare il sangue di quella mattina? Un poco meno visionari di Ugolini, i brigatisti si sono limitati a farfugliare che se avessero restituito Moro ai suoi familiari invece di ucciderlo, non ci sarebbe stato bisogno di attendere la caduta del muro di Berlino, le inchieste di tangentopoli, il referendum di Mario Segni e tutto il resto per liberare l'Italia. Ma liberarla da che cosa? Non è vero che in quel covo Moro e i suoi assassini erano prigionieri di una stessa miseria nazionale. Moro era un uomo che faceva politica, che non trattava la classe operaia con i cannoni di Bava Beccaris o con le milizie padronali, era un interlocutore anche dei ceti poveri, un interlocutore politico e non un sequestratore o un bombardiere. La figura di Moro, morte compresa, appartiene alla storia della politica italiana. Quella dei suoi assassini alla criminologia che, grazie a Dio, non è più razzismo lombrosiano. E infatti il presunto regime non ha fucilato i brigatisti, li ha sottratti anche all'ergastolo, e non riserva ai loro cervelli la conservazione in formalina. Ma tutti questi microfoni e cineprese, questo compiacerli, e tutto questo sdolcinarli e somministrarceli in un dibattito psicopolitico che, va detto chiaro, non interessa a nessuno, salvo a qualche allievo di Freud e di Lombroso, sono altrettanto aberranti, forse persino peggio della formalina.»
Corriere della Sera
Non demonizzare i neocons
Di falsi miti sui neocons a qualcuno fa comodo nutrirsi, per altri è più faciel che riflettere. Qualcosa di buono però ci deve essere. Leggi l'articolo
Il Foglio
Di falsi miti sui neocons a qualcuno fa comodo nutrirsi, per altri è più faciel che riflettere. Qualcosa di buono però ci deve essere. Leggi l'articolo
Il Foglio
11 settembre, "se l'America abbia scherzato o no"
Le opinioni di Ranieri, Panella, Rocca, Ottolenghi, Giannino, Sofri
"Dove l'America non ha scherzato"
Il Foglio
Gianni Riotta: «Due anni dopo non siamo più tutti americani» (ascolta l'audio all'interno dello speciale)
Corriere.it
Il Foglio
Corriere.it
Wednesday, September 10, 2003
11 settembre 2001, due anni dopo
On-line lo speciale di RadioRadicale.it, arricchito di nuovi documenti audiovideo. Vai allo speciale
«11 settembre 2003 - New York. Due anni fa, le 9 del mattino. Un aereo colpisce una delle due torri gemelle del World Trade Center. L'impatto è devastante. Alcuni minuti dopo, un secondo aereo colpisce l'altra torre e un terzo il Pentagono. Seguirà il crollo di entrambe le torri, migliaia le vittime. Da allora, gli Stati Uniti sono in guerra, una guerra contro il terrorismo internazionale che il presidente Bush ha preannunciato essere molto lunga. In Afghanistan, con l'appoggio e la partecipazione della comunità internazionale, ha inizio la caccia a Bin Laden, ospitato dal regime dei Talebani. Poi è la volta dell'Iraq di Saddam Hussein, accusato di essere in possesso di armi di distruzione di massa, nella convinzione che la sua caduta avrebbe aiutato la ripresa del processo di pace tra israeliani e palestinesi e contribuito a ridisegnare in senso democratico la geografia politica del Medio Oriente. Rispetto alla iniziale solidarietà internazionale la guerra di Usa e Gran Bretagna in Iraq ha provocato laceranti divisioni in seno all'Onu e all'Europa, mentre la pacificazione e la ricostruzione del paese vivono oggi le fasi più difficili.
Al centro di riflessioni e dibattiti in questi due anni l'influenza delle teorie e degli esponenti new conservative nell'amministrazione Bush, il ruolo degli Stati Uniti nel nuovo ordine internazionale, tra multilateralismo e unilateralismo, le inadeguatezze dell'Onu e le spaccature in seno al suo Consiglio, le divisioni tra gli Stati europei e tra alcuni di essi e gli Usa, il tentativo della road map per il Medio Oriente e i nuovi rapporti degli Stati Uniti con i Paesi della regione, le tesi, popolari presso ampi settori delle opinioni pubbliche europee, che l'11 settembre sia una mostruosa creazione dei servizi segreti o che sia stato il fio pagato per le politiche imperialiste Usa.»
RadioRadicale.it
On-line lo speciale di RadioRadicale.it, arricchito di nuovi documenti audiovideo. Vai allo speciale
«11 settembre 2003 - New York. Due anni fa, le 9 del mattino. Un aereo colpisce una delle due torri gemelle del World Trade Center. L'impatto è devastante. Alcuni minuti dopo, un secondo aereo colpisce l'altra torre e un terzo il Pentagono. Seguirà il crollo di entrambe le torri, migliaia le vittime. Da allora, gli Stati Uniti sono in guerra, una guerra contro il terrorismo internazionale che il presidente Bush ha preannunciato essere molto lunga. In Afghanistan, con l'appoggio e la partecipazione della comunità internazionale, ha inizio la caccia a Bin Laden, ospitato dal regime dei Talebani. Poi è la volta dell'Iraq di Saddam Hussein, accusato di essere in possesso di armi di distruzione di massa, nella convinzione che la sua caduta avrebbe aiutato la ripresa del processo di pace tra israeliani e palestinesi e contribuito a ridisegnare in senso democratico la geografia politica del Medio Oriente. Rispetto alla iniziale solidarietà internazionale la guerra di Usa e Gran Bretagna in Iraq ha provocato laceranti divisioni in seno all'Onu e all'Europa, mentre la pacificazione e la ricostruzione del paese vivono oggi le fasi più difficili.
Al centro di riflessioni e dibattiti in questi due anni l'influenza delle teorie e degli esponenti new conservative nell'amministrazione Bush, il ruolo degli Stati Uniti nel nuovo ordine internazionale, tra multilateralismo e unilateralismo, le inadeguatezze dell'Onu e le spaccature in seno al suo Consiglio, le divisioni tra gli Stati europei e tra alcuni di essi e gli Usa, il tentativo della road map per il Medio Oriente e i nuovi rapporti degli Stati Uniti con i Paesi della regione, le tesi, popolari presso ampi settori delle opinioni pubbliche europee, che l'11 settembre sia una mostruosa creazione dei servizi segreti o che sia stato il fio pagato per le politiche imperialiste Usa.»
RadioRadicale.it
Tuesday, September 09, 2003
Berlusconizzando. "Berlusconi goes to China"
1972 ci segnala un articolo di Moisés Naìm su Foreign Policy. «Come il primo ministro italiano può ricostruire la sua immagine e rivoluzionare le industrie italiane.» Leggi tutto
Foreign Policy
1972 ci segnala un articolo di Moisés Naìm su Foreign Policy. «Come il primo ministro italiano può ricostruire la sua immagine e rivoluzionare le industrie italiane.» Leggi tutto
Foreign Policy
Cinismo contro moralismo, l'America 2 anni dopo l'11 settembre
"Consigli britannici all'America per fare un impero liberale"
Saggio di Paul Johnson
"Proposta di girotondo contro il west di un Bush che somiglia a un altro B."
Saggio di Lewis H. Lapham
"Ovest contro Ovest"
Estratto dal nuovo libro di André Glucksmann
Il Foglio, 6 settembre, segnalato da Camillo
"Consigli britannici all'America per fare un impero liberale"
Saggio di Paul Johnson
"Proposta di girotondo contro il west di un Bush che somiglia a un altro B."
Saggio di Lewis H. Lapham
"Ovest contro Ovest"
Estratto dal nuovo libro di André Glucksmann
Il Foglio, 6 settembre, segnalato da Camillo
87 miliardi di dollari per l'Iraq
L'editoriale di oggi di Giuliano Ferrara ci spiega che Bush non si ritira sull'Iraq, nonostante la sfida sia ambiziosa, ma rilancia: «Non faremo come in Libano e in Somalia, spenderemo quanto è necessario al nostro impegno in Iraq, fronte avanzato della lotta al terrorismo, per la sicurezza nostra e del mondo libero, per la democrazia in Medio Oriente.» Ha definito quella del presidente americano «una risposta sobria e chiara: guardate, ha detto, che andiamo di nuovo all'Onu per esigere responsabilità dall'Occidente e dalle nazioni libere, come abbiamo fatto invano prima della guerra, ma ci andiamo perché vogliamo rafforzare il nostro progetto, non per abbandonarlo.»
«La cifra di 87 miliardi di dollari fa capire tangibilmente che la gita all'Onu non è una mezza ritirata, ma una sfida (con ulteriori pericoli di impantanamento segnalati giustamente dai neoconservatori, che però dovrebbero mangiare qualche bistecca di realismo anche loro).»
L'Europa egoista e irresponsabile è il vero ostacolo al multilateralismo. «Una nuova dimensione multilaterale nascerà solo quando l'Europa capirà che non è essenzialmente l'America a dover condividere le responsabilità (e i contratti per la ricostruzione), cosa a cui è più che pronta da sempre, è l'Europa a dover condividere il progetto americano di cambiare in modo plausibile ma solido e sicuro la geografia politica del mondo da cui sono usciti i bin Laden e i Saddam e altre gigantesche figure di canaglie sulla scena internazionale.» Leggi tutto
Il Foglio
L'editoriale di oggi di Giuliano Ferrara ci spiega che Bush non si ritira sull'Iraq, nonostante la sfida sia ambiziosa, ma rilancia: «Non faremo come in Libano e in Somalia, spenderemo quanto è necessario al nostro impegno in Iraq, fronte avanzato della lotta al terrorismo, per la sicurezza nostra e del mondo libero, per la democrazia in Medio Oriente.» Ha definito quella del presidente americano «una risposta sobria e chiara: guardate, ha detto, che andiamo di nuovo all'Onu per esigere responsabilità dall'Occidente e dalle nazioni libere, come abbiamo fatto invano prima della guerra, ma ci andiamo perché vogliamo rafforzare il nostro progetto, non per abbandonarlo.»
«La cifra di 87 miliardi di dollari fa capire tangibilmente che la gita all'Onu non è una mezza ritirata, ma una sfida (con ulteriori pericoli di impantanamento segnalati giustamente dai neoconservatori, che però dovrebbero mangiare qualche bistecca di realismo anche loro).»
L'Europa egoista e irresponsabile è il vero ostacolo al multilateralismo. «Una nuova dimensione multilaterale nascerà solo quando l'Europa capirà che non è essenzialmente l'America a dover condividere le responsabilità (e i contratti per la ricostruzione), cosa a cui è più che pronta da sempre, è l'Europa a dover condividere il progetto americano di cambiare in modo plausibile ma solido e sicuro la geografia politica del mondo da cui sono usciti i bin Laden e i Saddam e altre gigantesche figure di canaglie sulla scena internazionale.» Leggi tutto
Il Foglio
Perla. "La vera storia della tragedia cilena scritta da chi c'era e ha capito"
«La leggenda del golpe imperialista (e un paragone odioso di Ken Loach) stroncati da un articolo coraggioso.» Leggi tutto
Il Foglio
«La leggenda del golpe imperialista (e un paragone odioso di Ken Loach) stroncati da un articolo coraggioso.» Leggi tutto
Il Foglio
Monday, September 08, 2003
Speciale Adriano Sofri
Ci hanno lavorato per tutto Agosto quei pazzi di RadioRadicale.it (oltre a JimMomo, mik, braind, robba, Diego, Marco per la veste grafica). Ottimo lavoro, tanti documenti storici inediti, introvabili, preziosissimi. Utili approfondimenti. Link allo speciale
RadioRadicale.it
Ci hanno lavorato per tutto Agosto quei pazzi di RadioRadicale.it (oltre a JimMomo, mik, braind, robba, Diego, Marco per la veste grafica). Ottimo lavoro, tanti documenti storici inediti, introvabili, preziosissimi. Utili approfondimenti. Link allo speciale
RadioRadicale.it
Buongiorno, notte. braind giudica il film di Bellocchio "mediocre". "... non basta a dirci qualcosa di nuovo. Né a farci alzare dalle poltroncine con un rinnovato senso di giustizia".
E' invece un ottimo film. Chi ha sempre voglia di indignarsi, ma a senso unico, chi ha bisogno di "rinnovare" il proprio senso di giustizia (?), chi ha bisogno di tesi sempre nuove e avvincenti, resterà deluso da un film più intimista e fantasioso, dove è assente la solita presunzione di dover sostenere le ritrite ricostruzioni complottarde fingendo un documentarismo che degenera nella farsa. Il film di Bellocchio invece, pur utilizzando preziosissimi documenti Rai dell'epoca, non pretende di dirci 'ecco, io so come sono andate veramente le cose', ma racconta, con fantasia, una storia dove i complotti lasciano la scena ad una più semplice, più credibile e più tragica umanità.
Certo, poi è sempre molto antipatico vedere il favorito che non vince adirarsi con l'arbitro. Commento che mi convince di più su robba.
E' invece un ottimo film. Chi ha sempre voglia di indignarsi, ma a senso unico, chi ha bisogno di "rinnovare" il proprio senso di giustizia (?), chi ha bisogno di tesi sempre nuove e avvincenti, resterà deluso da un film più intimista e fantasioso, dove è assente la solita presunzione di dover sostenere le ritrite ricostruzioni complottarde fingendo un documentarismo che degenera nella farsa. Il film di Bellocchio invece, pur utilizzando preziosissimi documenti Rai dell'epoca, non pretende di dirci 'ecco, io so come sono andate veramente le cose', ma racconta, con fantasia, una storia dove i complotti lasciano la scena ad una più semplice, più credibile e più tragica umanità.
Certo, poi è sempre molto antipatico vedere il favorito che non vince adirarsi con l'arbitro. Commento che mi convince di più su robba.
Friday, September 05, 2003
Hong Kong: ritirata la legge anti-sovversione
«Le autorità di Hong Kong hanno ritirato a tempo indeterminato il progetto di legge in materia di sicurezza e sovversione. Il testo proposto, denominato 'Articolo 23', aveva suscitato proteste di massa da parte della popolazione, preoccupata di veder ulteriormente ristrette le libertà individuali nell'ex colonia inglese, tornata dal 1997 sotto la giurisdizione di Pechino.» La notizia
Cnn.it
«Le autorità di Hong Kong hanno ritirato a tempo indeterminato il progetto di legge in materia di sicurezza e sovversione. Il testo proposto, denominato 'Articolo 23', aveva suscitato proteste di massa da parte della popolazione, preoccupata di veder ulteriormente ristrette le libertà individuali nell'ex colonia inglese, tornata dal 1997 sotto la giurisdizione di Pechino.» La notizia
Cnn.it
Monday, September 01, 2003
Loutro', Creta. Siamo giunti in questo sperduto villaggio di pescatori in battello, l'unico modo in cui e' raggiungibile. Ma ne e' valsa la pena: mare verde e turchese in mezzo agli scogli, tabepne in fila sul piccolo porticciolo su cui si affacciano bianchissme casette con le finestre azzurre. Montagne brulle sovrastano la semplice umanita' raccolta in quest'angolo di mondo. Venivamo dalle sabbie rosa della caraibica Elafonissi. Saluti a tutti quanti, ma da internet non mi stacco, visto che anche qui a Loutro' c'era una postazione ad attendermi.
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