L'altro Adinolfi, nota firma della blogosfera e giornalista di Europa, il quotidiano della Margherita, aveva definito «camerieresca» l'intervista, riferendosi all'atteggiamento a suo avviso passivo dell'intervistatore. Il "nostro" Adinolfi rispondeva così alle critiche:
«... avrei potuto chiedergli: E la barca? E le scarpe? E il risotto? E l'Unipol? E Consorte? E le cooperative? E la diversità morale? E questi della Margherita? E con Bertinotti come la mettiamo? E l'inciucio? E la Bicamerale? E l'ossessione di Berlusconi? E che vuoi fare dopo le elezioni? Il Presidente della Camera? Il Ministro degli esteri? E Veltroni? E quella volta con Craxi? E quella volta con Occhetto? E chi ha fatto cadere il governo Prodi? E siete i soliti comunisti! Non che non volessi sentire le risposte, è che non avevo e non ho nessunissima voglia di fare le domande che può fare un vero giornalista come Mario Adinolfi: né voglio rubargli il mestiere. L'opinionista è lui, non io. Non facciamo confusioni. La seconda. Io volevo avere l'agio di ascoltare, come diceva De Mita, dei ragionamenti, non solo delle prese di posizione. Non so se i ragionamenti siano venuti fuori, e in ogni caso si trattava dei ragionamenti di D'Alema, non dei miei: ci sarà una differenza. So perciò che questo non richiedeva che io obiettassi tutte le volte in cui ero e sono in disaccordo, e pensavo sinceramente che a un eventuale ascoltatore fregasse e freghi molto poco come la pensi io».La tua intervista, Massimo, ha raggiunto, ti assicuro, lo scopo, e proprio grazie al fatto che sei stato un intevistatore perfetto. Le "interviste" che leggiamo tutti i giorni, e di cui non sappiamo che farcene, per favore, lasciamole ai "giornalisti" col patentino. Il fatto che Mario abbia definito «camerieresca» l'intervista dimostra che non ha le tue corde, che non apprezza neanche la differenza che passa fra il politicismo e la politica.
L'Adinolfi romano insiste e ieri, su Europa, dedica due paragrafi acidelli, traboccanti, diciamolo pure, d'invidia.
«Il risultato dell'operazione è una serie di domande piuttosto prone e una serie di risposte non proprio trascendentali del fu presidente del Consiglio. L'effetto, per restare in tema informatico, è quello da tappetino-del-mouse. D'Alema scivola comodo, parlando di Hamas e dintorni. Un'occasione persa: la blogosfera deve, in termini informativi, essere aggressiva verso il potere costituito. Altrimenti il potere costituito la ingloba e le blogstar saranno politici che si aprono il blog, magari sotto elezioni, con evidente improverimento dell'esperimento in qualche modo rivoluzionario che si sta praticando attualmente in tutto il mondo con il blogging libero. Ovunque meno che in Italia, dove il rischio è sempre il solito: il conformismo. E vinceremo il campionato del mondo dello sport nazionale: attaccare l'asino dove vuole il padrone». Leggi tutto, ma non è che valga la penaNiente, non riesce ad afferrare che quello fra Massimo & Massimo è un colloquio di un'ora, costruito per forza di cose su altri canoni. Dubito se la sia ascoltata, perché ho percepito distintamente distanza e disaccordo fra i due, soprattutto su Hamas, sui temi della globalizzazione e dell'identità, in merito ai quali l'intervistatore non ha celato le sue perplessità alle parole dell'intervistato. Ma qual è, poi, lo scopo dell'intervista? Dar sfogo alla vanità del giornalista o far capire il pensiero del politico? Il secondo scopo è stato raggiunto, e il pensiero che abbiamo visto non c'è piaciuto.
Inoltre dall'irritante diventa il patetico a saltare agli occhi con questo goffo tentativo di erigersi a massimo esperto internazionale di blogging, tanto da dirci come «deve» o non deve essere la blogosfera. Un approccio così "normativo" non lo assumerebbe neanche il maggior esperto di internet.
A confrontare i due blog, dubitiamo che il Mario possa mai offrire al suo intervistato gli spunti che il Massimo ha offerto al suo. Comunque, prima di esprimere giudizi definitivi, aspettiamo da Mario Adinolfi una sua graffiante e aggressiva intervista a Francesco Rutelli. Sapremo dargli una mano nel momento in cui dovesse lasciare il suo desk a Europa.
1 comment:
io quell'aeròstato con la targhetta di "politologo" non l'ho mai potuto soffrire.
l'ho visto per la prima volta a Nessuno TV durante la campagna per il referendum sulla l.40, ed è stata subito orticaria: questione di pelle.
ma si sa: io sono un miliTONTO, non certo un raffinato blogger.
ciao, Federì.
:)
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