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Sunday, March 05, 2006

L'occasione imperdibile del liberalsocialismo

A chi avesse ancora una tara ideologica verso il liberalsocialismo, a chi non si fosse accorto che è alle nostre spalle il secolo delle ideologie, che rendeva incompatibili le istanze ideali dei liberali e dei socialisti, consiglio vivamente la column di Biagio De Giovanni, su il Riformista di sabato, di cui riporto ampie parti. De Giovanni mette a fuoco il presentarsi di una grande opportunità, la stessa che più volte, in post su questo blog e lettere a il Riformista stesso, ho cercato di sostenere. Ci sono le condizioni storico-politiche per quella sintesi ideale che fu impossibile nel '900.

«Nel mondo contemporaneo pensare insieme liberalismo e socialismo non costituisce più quell'ircorcevo, quella sintesi impossibile di cui parlava Benedetto Croce. Nella crudezza della lotta novecentesca, egli poteva aver ragione: la sintesi fra uguaglianza e libertà si presentava aspramente contraddetta dal carattere organico e totalitario che la nuova politica di massa mostrava, e dalla difficoltà, che pareva insormontabile, per le istituzioni dello Stato liberale, di trovare un punto di equilibrio fra la propria neutralità e l'irrompere accelerato di masse e gruppi umani che chiedevano una nuova giustizia. Allora, il socialismo si presentava con la richiesta di una "società socialista" che non sembrava disposta a fare i conti con i diritti degli individui, sottoposti alla critica di esser diritti "borghesi" in vista di un ugualitarismo astratto e meccanico, che poteva diventare anche violenza politica...

Oggi è tutto diverso. Caduto il mito di una società organica (...) il compito attuale diventa quello di ricercare quell'equilibrio fra libertà e giustizia, che l'avvio della storia delle grandi masse aveva solo intravisto all'interno delle istituzioni liberali».


Diviene dunque possibile, e doveroso, l'impegno a ricercare un «nuovo equilibrio fra liberalismo e democrazia, esaltazione dei diritti civili e di cittadinanza che diventano decisivi per dar forma viva e libera all'individuo riscoperto sotto la coltre delle masse, sottraendolo ad aggregazioni corporative e burocratiche le quali tendono a premere sullo Stato, ad occuparne zone vitali fino a corrodere quel principio di libertà che ne dovrebbe costituire il nucleo rovente. Insomma, con gli occhi di oggi, quello che diventa possibile, e forse necessario, è una rinnovata sintesi fra quei termini originari da cui siamo partiti. E dentro di essa, c'è anzitutto un pezzo di storia: l'incontro fra due culture politiche del riformismo italiano, quella socialista e quella liberal-radicale...»

C'è poi «da curare un nuovo senso della libertà, capace di collegarsi ai punti più alti del pensiero liberale europeo, spesso negati da una sinistra largamente inconsapevole di essi, quel pensiero che solo può far nascere l'Europa; e c'è da riconquistare una laicità che non deve farsi valere solo in vista di una lettura della questione cattolica in Italia nella preoccupante attuale debolezza dei cattolici-liberali, ma pure verso quel post-comunismo che non riesce a uscire dai confini della propria storia, ancora intrisa di vecchi stereotipi, di antichi equilibrismi...»

Il liberale, scriveva Friedrich A. von Hayek in "Perché non sono un conservatore", ultimo capitolo del libro "La società libera", non può essere né conservatore né socialista. La sua fiducia nella competizione e nella concorrenza delle idee (nella scienza, nella politica e nell'economia), lo rende equidistante sia dai conservatori, che rivendicando la superiore saggezza e autorità della tradizione di cui si sono difensori avversano le nuove idee, sia dai socialisti costruttivisti, nemici allo stesso modo della competizione e della concorrenza.

Tuttavia, la caduta del Muro, la fine del socialismo reale in Europa, il fallimento delle politiche stataliste delle socialdemocrazie, che per oltre un secolo hanno occupato lo spazio politico della sinistra nei parlamenti democratici, offrono un'occasione unica per il liberalsocialismo, per dimostrare che liberali e socialisti possono essere sinonimi, per l'innesto dei liberali nel loro alveo naturale: a sinistra rispetto a un polo conservatore. Ma, appunto e finalmente, in una sinistra liberale. Innesto finora vissuto con successo solo dalla sinistra britannica, con cospicui vantaggi per tutto il suo sistema politico. A liberali e socialisti però, nel non dare spazio a rigurgiti statalisti, sta l'onere della prova, altrimenti il liberalsocialismo ritorna a essere l'utopia dell'Ircocervo crociano, cioè un paradosso.

15 comments:

S.R. Piccoli said...

Tutto vero, tutto giusto. E mi felicito per l'approdo della riflessione di Biagio De Giovanni. Però che l'ircocervo di crociana memoria si potesse inverare in forme storiche che ne annullassero l'intrinseca (o pre-supposta) autocontraddittorietà è stato già dimostrato da quello che fu il partito di Craxi, di Martelli e, last but not least, di Amato.

Il che, in un certo senso, ha comportato anche un significativo passo avanti in direzione di un superamento della stessa distinzione classica destra/sinistra.

Per questo, tra l'altro, riconosco ai socialisti del giovane Craxi il diritto di ri-collocarsi a sinistra (per dare un senso al nome di "socialisti" che si intende mantenere), ma nel contempo considero legittimo trasferire "altrove" l'eredità liberalsocialista del Psi craxiano.

Il tutto mette i socialisti di un tempo in un certo imbarazzo (ma anche in una posizione di grande libertà intellettuale): scegliere "da che parte stare" è per loro una questione non semplice in tempi di maggioritario (o di coalizioni pre-confezionate), e non basta che Bobo si sposti da una parte o dall'altra per sciogliere il nodo.

Per questo l'eredità di Craxi, Martelli e Amato deve essere conquistata giorno per giorno dalle forze politiche che se la contendono. E forse l'esito del voto dipenderà soprattutto da questo. Ecco perché, tra l'altro, il caso Diliberto è una bomba atomica scoppiata nelle mani dell'Unione. Ma forse non se ne sono accorti.

Anonymous said...

Una sola domanda.
Ma in un sistema in cui a sinistra ci sono insieme i liberali ed i socialisti, e a destra ci sono i conservatori (quindi, in Italia, chi sarebbero, i sindacati?), i comunisti dove vanno?
In Italia, la sinistra estremista rappresenta un buon 15%, che non penso possa essere extraparlamentarizzato. O no?

JimMomo said...

Processo lento e comunque la riforma maggioritaria è propedeutica.

ciao

Anonymous said...

ho commentato da me. vedi di non prendertela perchè i toni sono scherzosi.

con stima e affetto, :)

andrea

JimMomo said...

Vi invito a scendere dalle cattedre su cui siete, tu e aa, anzitempo saliti. Ragionate secondo concetti idealtipici di liberalismo e socialismo. La storia passa, il vissuto delle persone si trasforma, e i concetti con loro.

Non è colpa vostra, è che siete ancora troppo legati alla cultura manualistica e nozionistica dell'università italiana. Vi limitate quindi a fare i teorici di ciò che avete imparato senza confrontarvi con la realtà.

Che la fine del socialismo reale come riferimento e il fallimento delle politiche stataliste apra alla possibilità di una sinistra liberale (che certo in Italia ancora non lo è, ma la politica serve anche a trasformare le cose), è un fatto con cui confrontarsi. Criticamente guardando i fatti, ma affermare che la sinistra, e soprattutto la Rosa nel Pugno, non possa essere liberale è un pregiudizio che nel XXI secolo fa sorridere.

Su Berlusconi, siete fermi al '94. Altro che partito liberale di massa, è sempre più una Dc dalla linea fanfani-almirante quella che viene fuori da questo centrodestra. Neanche cattolico-liberale, perché mai de Gasperi sarebbe andato dal Papa 10 giorni prima delle elezioni.

Consiglio: sveglia, là fuori c'è il mondo, non solo lezioni universitarie.

Anonymous said...

Io credo che entrambi i discorsi non siano adatti per la questione. Liberismo e socialismo, inutile continuare a "rimestare" la cosa, non sono conciliabili poichè partono da due concezioni totalmente diverse su parecchi punti non ultima la politica economica ed il controllo dei mezzi di produzione (sarebbe comunque un discorso lunghissimo questo).
Detto questo però io farei un discorso di buon senso: ci rendiamo conto o no (sarà ormai la decima volta che lo ripeto) che la Cdl i Radicali non li ha voluti per il veto incrociato di Lega e Udc? Credo da questo punto sia necessario partire, altrimenti si rischia sempre solo di parlare dei massimi sistemi quando la politica (che piaccia o no) vola decisamente molto più in basso.
Saluti
Enrico

Anonymous said...

Adesso rispondo da me a Jim... e lo farò a pezzi :)

Enrico: sicuro che i radicali non siano andati a dx per il veto di UDC e Lega? E allora cosa ci fa Della Vedova da quella parte.

Io ti offro due altre spiegazioni:

1) Pannella ha capito che, se avesse continuato lungo il suo disastroso percorso (no alleanze) i radicali sarebbero morti. E allora è saltato sul presunto carro dei vincitori (se Prodi dovesse perdere, Pannella può uscire dalla porta posteriore della politica).

2) C'è poi la questione delle casse del partito che non mi sembra brillino. Magari qualcuno ha fatto un pensierino del genere: qualche parlamentare porterebbe un po' di fondi (parte dello stipendio trattenuta dal partito, sponsorizzazioni, etc.) e ciò di sicuro non farebbe male.

Da realista dico che i radicali hanno fatto bene... perchè la politica è sporca e non è fatta per le signorine. Certo: logica corretta, ma se Prodi dovesse perdere... strategia fallimentare. aa

Anonymous said...

Aa: vuoi la mia interpretazione?
Della Vedova a destra rappresenta la "pecetta liberale" come dicono a Roma. A Berlusconi servivano persone che formalmente rievocassero la metodologia liberale ma senza dare troppo fastidio. Credo sia innegabile che il grosso del partito, il nocciolo duro, sia comunque con la Rosa.
In ogni caso io ho una mia teoria anche sulla scelta di Della Vedova nella quale c'entra anche Pannella indirettamente.
Saluti

Anonymous said...

Di sicuro: il nocciolo del partito è a sinistra.

Di qua a dire che il grosso dei liberali italiani sta a sinistra, però, per me, ce ne passa. :)

Sì: c'è anche il fattore Pannella. D'altronde della vedova chiedeva da anni di "sporcarsi le mani". E Pannella ha sempre detto no fino a quando ha deciso per l'alleanza con gli ex-squartatori di persone, venditori di morte, portatori di miserie, terroristi, trafficanti, etc. etc. che ci sono a sinistra. :)

Della Vedova ha giustamente detto "col cazzo".

Poi ci saranno anche stati motivi personali.

Di sicuro è da stimare la scelta della vedova che ha preferito mettersi contro la linea centralista del partito (molto simile ad un militaresco "serrate le righe" e fare, sostanzialmente, una scelta di libertà. Scelta di libertà che sicuramente molti non hanno apprezzato.

Merita il nostro applauso.

:)

aa

Anonymous said...

Ti dirò: sentire Paolo Cento che accusa i Radicali di essere filoamericani e liberisti mi riempe di orgoglio.
:)

JimMomo said...

ehm ehm, spassose caricature dei radicali, non c'è che dire. Anzi, direi che qualcuno farebbe bene a informarsi prima di sentenziare ("centralista" e "militaresco" ai radicali proprio non si addice), ma si sa, questi cattedratici...

Il "grosso dei liberali a sinistra"? sarà che io non vedo questo "grosso".

Se Prodi dovesse perdere? Attenzione, dipende. Dipende da quanto fa la Rosa. Potrebbe essere pure meglio se Prodi perde e la Rosa va bene.

Anonymous said...

jim... oramai... a furia di stare con gli eredi del PCI anche tu stai diventando triste e poco ironico.

Ma facci un sorriso! Sempre serio, serioso... quasi quasi mi intimidisci...

e per indimidire un cattedratico ce ne vuole...

:)

aa

JimMomo said...

Per carità, intimidire un hawkish, non sia mai. Se non la prendessi (anche) con ironia non risponderei, che dici?
;-)

ciao prof.

S.R. Piccoli said...

Scusa se bypasso la discussione, volevo solo dirti che la questione che poni, di per sé, non è per niente scherzosa. Il che fare dei comunisti meriterebbe non un commento, non un post, bensì un intero blog. Anche perché uno non se la può cavare vagheggiando una soluzione à la Umberto Eco (esilio volontario). Quelli non se ne vanno manco se ci fosse la matematica certezza di altri 20 anni di Silvio Berlusconi ...

Anonymous said...

Oddio, era tanto che mancavo dal tuo blog, devo dire che gli argomenti che trattate si fanno sempre più IMPERDIBILI!!!!

Tra l'altro appena letto il post di windrosehotel ho sentito un brivido... ma che lingua parla?

Dio santissimo siete la negazione della bellezza suonosensata della lingua italiana, l'esaltazioe del grigiume lessicale pannelliano, le frustate sadomaso anti-poetiche capezzoniane...
ma fatevi una scopata dio kamikaze!!!!

Comunque ti voglio sempre bene (perché, come diceva il buon Gesù, sei uno di quelli che non sa quel che fa!). Un bacetto luxurioso!