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Friday, March 31, 2006

Lo fermi chi può! Nell'Unione cresce l'ansia

Sempre più preoccupati per essersi messi nelle mani di Prodi, i leader dell'Ulivo per ora tentano la riduzione del danno, ma già pensano a come liberarsene

No caro Letta, questa non ce la beviamo. Lo gnè gnè sulle tv del premier, sulla «delinquenza» politica di cui sareste vittime, è patetica. Anche perché vi siete incastrati da soli. Le intenzioni che il centrodestra vi attribuisce le ho sentite con le mie orecchie dai vostri leader (non solo Bertinotti, ma tutti, nessuno escluso) nelle ultime due settimane, cercando, poi, di ritrattare alla vista delle brutte. All'inizio pareva implicito, nei dati esposti da Prodi, l'aumento delle tasse persino sui titoli già emessi. Poi il saggio dietro-front. Il balletto di cifre sulla soglia della tassa di successione, tra i 180 e i 500 mila euro, vi inchioda. E adesso c'è Fassino che parla di «incentivi per contratti a tempo determinato», mentre Prodi ha parlato di alzare le tasse sul lavoro a tempo determinato per finanziare il taglio contribuitivo sul tempo indeterminato e come rimedio contro la precarietà.

Il rischio per l'Unione è che le ultime fasi della campagna si giochino sul tema più congeniale a Berlusconi per il recupero di elettori delusi e indecisi.

Nel column di stamani su il Riformista, Cingolani è il primo cui sento fare un discorso serio, a conferma di quanto scrivevo nel post di ieri, oggi articolo su Notizie Radicali. Premette: «Bisogna ammettere che l'errore (la gaffe, lo scivolone, il pasticcio chiamatelo come meglio preferite) c'è stato. Un triplice errore: di comunicazione, di disciplina di coalizione e di contenuti». Le buona proposta iniziale, tagliare il costo del lavoro, «si è incagliata in due scogli: il primo è come coprire il costo e il secondo riguarda le pensioni. L'idea di proporre una operazione a costo zero, con la coperta così corta, finisce per mettere a nudo i piedi se si vuol proteggere la testa». Infatti, «dire che la tassazione delle rendite finanzia la detassazione del lavoro non quadra. O si tartassano non solo le grandi fortune; ma i patrimoni diffusi, oppure il gettito ricavato è troppo esiguo. Colpire i risparmi e le case non ha senso politico ed è un boomerang economico. Dunque, bisogna per forza di cose tirare in ballo la spesa pubblica».

Ecco la parolina magica: spesa pubblica, e una riforma previdenziale coraggiosa. Come avvertiva l'esperto Ocse, tagliare il costo del lavoro è «un obiettivo molto seducente, ma è più difficile a dire che a fare, in quanto significa ridurre le spese sociali». Quindi, al di là dei conti che dà Letta stamani a il Riformista, s'è capito che l'Unione vuole dare da una parte e togliere dall'altra. Se non si è disposti a intaccare la spesa pubblica e riformare la previdenza, allora meglio liberalizzare lavoro, servizi e professioni, come chiede la Rosa nel Pugno con Giavazzi.

E pur sostenendo Prodi, bisogna dare atto al Corriere della Sera di grande correttezza nel non correre in soccorso del cavallo (o brocco) su cui ha puntato. Il giornale di oggi si apre con l'editoriale di Di Vico, non esattamente quel «delinquente» politico di Tremonti. Sommessamente fa notare che «una condotta assennata avrebbe dovuto portare l'Ulivo a fidelizzare i nuovi elettori fornendo al voto di protesta una risposta in positivo. Così non è stato e in queste settimane il ceto medio transfuga, che continua a risparmiare più che altrove, non ha ascoltato dai leader del centrosinistra né una proposta dettagliata nei numeri né uno slogan efficace ma una Babele di voci e di cifre». Utilmente ricorda che al giorno d'oggi l'elettore deideologizzato «è a personalità sociale multipla», «di volta in volta risparmiatore, consumatore o proprietario di case».

«Se la politica per sua natura deve governare le paure degli elettori, l'Unione non è stata in grado finora di compiere quest'elementare esercizio e anzi i suoi leader hanno spaventato l'elettorato con annunci contraddittori. Sulle tasse si può decidere, a ridosso delle urne, di essere evasivi o più onestamente di prendere impegni precisi, il centrosinistra ha percorso la terza via: dare numeri incoerenti e diventare suo malgrado "il partito delle tasse" (...) E le tasse possono diventare per il Professore la trappola dell'ultimo giro, la tagliola in cui rischia di rimanere imprigionato il piede dell'atleta che viene da una lunga corsa condotta in testa».

Tagliola in cui loro malgrado rischiano di finire anche i radicali, il cui elettorato non è certo contento di ingoiare le tasse di Prodi e Visco.

Eppure, l'impressione che si riceve leggendo alcuni restroscena, e fra le righe delle ultime dichiarazioni di Fassino e Rutelli, è che i leader dell'Ulivo stiano cercando di creare una sorta di cordone sanitario intorno al «matto», che sembra ormai fuori controllo. Sempre più preoccupati per essersi messi nelle mani di tale brocco, per ora tentano la riduzione del danno, ma già pensano a come liberarsene, e l'incertezza è su chi sia il primo a chiamare la neuro.

E' la scenografia del retroscena della Meli oggi sempre sul Corriere: «L'inquietudine corre sui cellulari dei leader dei partiti dell'Ulivo. C'è preoccupazione perche all'esterno rischia di arrivare un messaggio che per il centrosinistra può essere controproducente: l'Unione corre il pericolo di passare come il partito delle tasse. Gli ultimi sondaggi riservati sembrano dar ragione a questi timori... Una, due, tre telefonate: "Romano, meglio che siamo cauti, non insistiamo troppo su Bot e tasse successione". Ma dall'altro capo del telefono il Professore non intende ragione».

Appunto, ha perso la ragione, e pure la «pazienza». Sta preparando per il duello tv con Berlusconi un «discorso verità», in cui «snocciolerà cifre e dati». Berlusconi non vede l'ora.

17 comments:

JimMomo said...

Berluscono non vede l'ora che Prodi insista con questo casino con le tasse pure al duello.

ciao

Anonymous said...

Quando si fa una scelta strategica si deve avere il coraggio di portarla avanti senza tentennamenti, altrimenti si perde credibilità e finisce tutto in farsa. E pensare che basterebbe seguire l'esempio di quello che considero un vero fuoriclasse : http://www.corriere.it/Primo_Piano/Editoriali/2006/03_Marzo/27/giavazzi.shtml

Ciao, Paolo.

Anonymous said...

Oggi Martino dice in un'intervista a Mattia Feltri per La Stampa che lui voterebbe Rosa nel Pugno. Poi ha aggiunto: "Se stesse a destra, però. Perché non capisco come i miei amici radicali possano andare d'accordo con Bertinotti e Diliberto sulla politica estera e l'economia".

Te l'ho detto, Jim. Sei ancora in tempo: chesta casa aspietta a teee!

:-D

Anonymous said...

Lo dice anche Carlo Lottieri...

http://www.brunoleoni.com/nextpage.aspx?codice=0000001314

:-D

Anonymous said...

Ma cosa c'azzeccherebbero i radicali con quelli che lanciano i finocchi a Luxuria e gli urlano schifoso frocio ?

JimMomo said...

SL, vuoi chiedere a Martino perché non ha speso la sua autorevolezza un anno fa per convincere Berlusconi e gli alleati a "ospitare" i radicali? Il fatto che in questi tre giorni, guarda caso dopo il Ballarò con la Bonino, Berlusconi, Fini e Martino abbiano più o meno usato gli stessi argomenti, fa riflettere.

Votando Rosa nel Pugno è vero, si aiuta anche Prodi, ma un bel gruppetto di radicali lo si manda in Parlamento. Chi volesse votare i presunti radicali "veri", così l'ha chiamati Berlusconi, a che santo deve rivolgersi?

Berlusconi ha una immensa faccia tosta. In tv ci dice di votare i radicali "veri", quelli che stanno a destra, ma nelle liste non ce li ha messi! Sarà mica tutto per fare confusione e disperdere qualche misero voto della Rosa nel Pugno? A questo il "nostro" Benedetto s'è prestato?

Anonymous said...

Ai brogli ci ho sempre creduto, perchè l'illegalità è la cifra di questo Paese in tanta parte. Ebbene, quest'anno per annullare i voti degli avversari (N.B.: anche all'interno della stessa coalizione...) è sufficiente aggiungere il nome di un candidato sulla croce del simbolo da annullare. E quest'anno, a differenza di tutte le altre volte, gli scrutatori vengono selezionati direttamente dai Comuni. Mi pare che altre considerazioni non siano necessarie.

Anonymous said...

Jim, per come la vedo io, basta un Della Vedova per 1585 Bonino, 2790 Capezzone, 16542 Pannella.

Ho detto tutto.

Anonymous said...

quoto, straquoto e riquoto Semplicemente Liberale,anzi Semplicemente Quotabile.

Anonymous said...

concordo sul fatto che l'Ulivo, si sia incagliato in due grossi scogli, come dire ... degli scoglioni

Unknown said...

usci' il supermegaprogrammone di 280 pagine e ho subito pensato che la cdl aveva qualche possibilita' di recuperare. Cosi' è stato .
La prima frase da pre-leader di Prodi fu "riduzione di 5 punti del cuneo fiscale in un anno " , il giorno dopo i Ds smentivano categoricamente parlando di una spalmatura in 5 anni.
Da quelk momento in poi, la campagna elettorale dell'Unione è stata dominata da frasi che venivano smentite e poi riproposte. Rendite tassate , si/no, tassa di successione (che nessuno a sinistra chiama cosi' tranne Bertinotti che non si prende e nonn prende per ul culo la gente). E' iniziato di nuovo il balletto come per l'Iraq un giorno dentro un giorno fuori. Potrebbe essere anche il leit motiv di un furuto governo di sinistra. La tarantella continua di frasi e numeri.
Sempre piu' coinvinto che se ancora non c'è stato sorpasso della CdL , ancora un po' di papocchi unionisti e ci sara'.

Se la RnP avra' i cosidetti per scontrarsi con questo tipo di politica , ben venga una sua netta vittoria , magari sui ds. Ma se abbassera' la guardia , addio liberalizzazioni e sogni di gloria.

Anonymous said...

Prodi potrebbe rimediare ai casini che ha combinato annunciando al confronto con Berlusconi che s'impegna a ridurre la pressione fiscale riducendo la spesa pubblica. Il resto sono chiacchere.

Anonymous said...

1) il taglio alle imposte sul lavoro dà un vantaggio di 400 euro al lavoratore e quasi altrettanto all’impresa;
2) l’armonizzazione delle tasse sulle rendite finanziarie si riferisce agli interessi non al capitale (su 1000 euro in Bot. equivale a 50 centesimi);
3) l’aumento sulla rendita è compensato dalla diminuzione sui depositi (una famiglia con 60 mila euro pagherà 20 euro, una con 20 mila euro ne risparmia 20);
4) l’aliquota sarà del 20%, inferiore alla media europea;
5) il centrodestra ha proposto di
ridurre di 3 punti, anziché 5, il
cuneo fiscale, finanziandolo con il fondo Inps che paga la cassa integrazione;
6) il ripristino della tassa di successione riguarda tra due e tremila persone in Italia.
http://www.veritasse.net./

Anonymous said...

La verità storica è che una sinistra conservatrice che usa ancora la politica del tax and spend reggerebbe ancora solo dove lo statalismo è l'ideologia dell'intero paese, cioè in Francia. Da noi, nonostante il confronto tra due statalismi sostanziali, anche tra la gente di sinistra l'idea di dover pagare più tasse non va più tanto di moda, perchè il berlusconismo non è passato senza conseguenze. Purtroppo il mainstream culturale del nostro Paese ha sempre negato la libertà e la responsabilità degli individui preferendo il comunitarismo, il nazionalismo, il classismo, in una parola la faziosità. E l'unica forma di individualismo che ha prodotto questo ambiente è il furbismo diffuso.
Blair e Zapatero sono ancora molto molto lontani.
E forse converrebbe quasi che questi cattocomunisti incapaci e pericolosi prima di tutto a se stessi e poi a tutto il resto del Paese prendessero una sonora batosta. Così dovrebbero convincersi a cambiare in meglio... (e non è neppure detto).

Anonymous said...

Diciamocelo senza infingimenti di sorta: COMUNQUE VADANO QUESTE ELEZIONI POLITICHE STIAMO CORRENDO A TUTTO SPIANO VERSO IL BARATRO... E CE LO MERITIAMO ANCHE!

Anonymous said...

"6) il ripristino della tassa di successione riguarda tra due e tremila persone in Italia.
http://www.veritasse.net./ "

che per inciso si stanno toccando le palle a manetta visto che "il paese" attende con impazienza che crepino per "ripartire"

jimmomo, ho scritto un post sul conservatorismo libertario, se vuoi gradire.

JimMomo said...

Letta può fare i conti che vuole, resta il fatto che si tratta di dare da una parte e togliere dall'altra, mentre tagliare davvero le tasse i costi del lavoro si può solo tagliando la spesa sociale e riformando più coraggiosamente la previdenza. Tutto il resto, non è serio.