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Friday, March 17, 2006

L'Alleanza delle Democrazie parte da 4 membri

L'Assemblea generale dell'OnuIstituito all'Onu il nuovo Consiglio sui Diritti umani, che sostituisce la vecchia e screditata Commissione. Un compromesso deludente e al ribasso, che divide Europa e Stati Uniti e allontana la prospettiva dell'Alleanza delle Democrazie, che parte da 4 membri di fatto: Stati Uniti, Israele, Isole Marshall, Palau

«Il voto di ieri a New York che istituisce il Consiglio sui Diritti Umani, rappresenta l'ennesima battuta d'arresto per la costruzione di una vera Comunità delle Democrazie. Infatti, ogni volta che in sede di Nazioni Unite, l'Europa e gli Usa si dividono su temi vitali come la promozione della democrazia e dei diritti umani, si indebolisce in tutto il mondo la forza delle ragioni e dei valori che sono alla base di ogni società libera. Il voto di ieri, purtroppo, non rappresenta un'eccezione a questa regola». Inizia con queste parole il commento di Matteo Mecacci, Rappresentante all'Onu del Partito Radicale Transnazionale.

Per l'istituzione del nuovo organismo, che sostituisce la vecchia e screditata Commissione facente capo all'Ecosoc, hanno votato 170 membri, fra cui l'Italia; 4 contro, cioè Usa, Israele, Palau e Isole Marshall; e 3 si sono astenuti, cioè Iran, Venezuela e Bielorussia. Si è deciso di conferire al Consiglio lo stesso status di vero organismo delle Nazioni Unite, che hanno anche il Consiglio di Sicurezza e quello Economico e sociale. Il nuovo Consiglio nascerà a giugno e sarà formato da 47 membri invece degli attuali 53. I paesi che entreranno a farne parte saranno ancora scelti su base regionale, ma dovranno essere eletti individualmente con la maggioranza dei voti dell'Assemblea, un sistema in cui le democrazie liberali finiscono spesso in minoranza. I membri che non rispettino i diritti umani potranno essere espulsi col voto di due terzi degli stati che comporranno il Consiglio. La nuova istituzione si riunirà almeno tre volte l'anno, a differenza della Commissione che aveva una sola sessione, e ogni nazione potrà sollevare questioni urgenti in qualsiasi momento con l'appoggio di un terzo dei membri.

Gli Stati Uniti hanno votato contro per il mancato accoglimento di tre richieste: primo, come soglia d'ingresso un voto a maggioranza di due terzi, che avrebbe reso ancora più difficile l'accesso di dittatori e stati responsabili di violazioni; secondo, il divieto di ingresso nel Consiglio per paesi sottoposti a sanzioni per violazioni dei diritti umani; terzo, limitare a 30 il numero dei membri. Un «deludente compromesso al ribasso» quello raggiunto, secondo Mecacci. Responsabili l'Europa, che «invece di schierarsi a fianco di Washington, ha cercato di mediare con le posizioni di governi terzomondisti e autoritari», e l'Italia «che sbandiera grande vicinanza e amicizia con Washington» ma è rimasta nell'anonimato nel corso dei negoziati. Human Rights Watch e Amnesty International si sono espresse a favore, mentre Freedom House e il Partito Radicale Transnazionale contro.

Il meccanismo adottato, spiega Mecacci, «non garantisce la possibilità di escludere i paesi responsabili delle violazioni dei diritti umani dal nuovo Consiglio sui Diritti Umani, né in fase di elezione, né laddove un paese sia considerato responsabile di tali violazioni. Tutto viene demandato alla volontà politica della maggioranza dei paesi dell'Assemblea Generale, che vanta un record in materia di diritti umani più in linea con le politiche di Fidel Castro che di Londra o Washington». Poco notato, fa notare il rappresentante radicale, un richiamo ai mezzi d'informazione, voluto dalla Conferenza dei Paesi islamici, per prevenire le offese contro la religione.

«Un passo avanti (ma non basta)», per Piero Ostellino, che sottolinea come «gli Stati Uniti, malgrado il loro potere militare, politico ed economico, sono sempre meno in grado di far valere le proprie ragioni, prima fra tutte la difesa e la diffusione della democrazia nel mondo» e come «le Nazioni Unite, che piaccia o no, sono un organismo internazionale che, di fatto, opera, quanto meno, in modo "opaco" rispetto alla tutela di valori come la difesa della Persona e dei suoi diritti». Per Antonio Cassese, docente di diritto internazionale ed ex giudice del Tribunale internazionale dell'Aja, si tratta di «un compromesso di profilo molto basso», perché il nuovo organismo «avrà natura essenzialmente politica, sarà una arena di scontro e servirà poco a coloro che si battono per la tutela dei diritti dell'uomo contro le dittature».

Peggio di prima, un sistema di ingresso che «penalizzerà le democrazie occidentali, a vantaggio dell'alleanza globale delle tirannie», osserva Christian Rocca. Inoltre, qualche giorno fa, un editoriale del quotidiano liberal americano New York Times s'intitolava "La vergogna delle Nazioni Unite" e fin dalla prima riga, racconta Rocca, il Times sosteneva che «quando si parla di riformare le disgraziata commissione diritti umani dell'Onu, John Bolton ha ragione, e il segretario generale Kofi Annan ha torto», così come «i principali gruppi internazionali in difesa dei diritti umani hanno poco saggiamente preferito un consenso multilaterale e lo hanno anteposto al loro dovere di combattere nel modo più forte possibile per la protezione dei diritti umani».

Fonte: RadioRadicale.it

1 comment:

Anonymous said...

non è necessario dire che, per me, l'OMD è una minchiata pazzesca, cattedricamente parlando. :)

a presto candidato Punzi... :)

aa