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Thursday, March 02, 2006

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Sul tema della scuola pubblica, così caro alla Rosa nel Pugno, e a Boselli in particolare, c'è poco da discutere, ha ragione Angelo Panebianco, oggi su Corriere Magazine. E' comprensibile, dice, che a una forza politica che fa della laicità dello stato una delle sue bandiere stia a cuore. Ma c'è modo e modo di avere a cuore la scuola pubblica. La laicità non deve voler dire statalismo.

«La scuola statale italiana di oggi non è più quella di ieri e i suoi difensori, forse senza sospettarlo, finiscono per ritrovarsi a braccetto dei peggiori statalisti. Il sistema scolastico statale è oggi un sistema largamente autoreferenziale, che serve agli addetti più che agli utenti, dominato da un sindacalismo corporativo che non ha mai permesso selezioni degli insegnanti, e avanzamenti in carriera, sulla base dei meriti e delle capacità. È un sistema il cui fallimento è dimostrato dal fatto che i nostri diplomati risultano, da molti anni, fra i peggio preparati d'Europa.

Altro che ottocenteschi richiami alla difesa della scuola pubblica in nome della laicità. Ciò che occorre in Italia è una battaglia per sconfiggere il sindacalismo corporativo. Il che si può fare solo colpendo il monopolio statale e puntando sulla concorrenza delle offerte educative. Da una forza liberale mi aspetterei due cose: un impegno per l'abolizione del valore legale del titolo di studio [e questo è già nelle priorità della Rosa nel Pugno] e una battaglia per la generalizzazione dei buoni-scuola (per consentire anche ai meno abbienti la scelta fra le diverse offerte educative)». Sui buoni la vedo difficile purtroppo, eppure è di tutta evidenza una battaglia di uguaglianza. Nel nostro piccolo insisteremo.

In un'intervista sull'ultimo numero di Vanity Fair, Pannella parla di Radio Radicale, di cui ricorre il trentennale (26 febbraio 1976). «Radio privata che svolge un servizio pubblico. Può essere un modello anche per la tv?», è la domanda di Vittorio Pezzuto. Risposta: «E' da sempre la nostra tesi economica: i servizi pubblici non devono essere per forza di stampo statale e burocratizzati. Anche perché spesso finiscono per sottrarre agli utenti la cosa più importante: il diritto all'informazione». Si parlerà in questi termini (spero presto) di diritto all'istruzione?

Infine, rinviamo a questo bel post di La Fuitina, dedicato al direttore di Radio Radicale, Massimo Bordin, che «negli ultimi giorni ha smesso il tradizionale humor anglosassone e i colpetti di tosse (che, per qualche ascoltatore, valevano più di tante parole) e, armato di spranga e vanga, ha deciso di dedicarsi personalmente alla cura del giardino preelettorale».

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