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Friday, July 11, 2003

Intervista a Vasco Rossi
Vasco fa discorsi molto ragionevoli sulle droghe. Dice che la marijuana non è pericolosa come le altre droghe pesanti e che va legalizzata. Ha fatto i tre concerti di Milano indossando una t-shirt con la scritta "legalizzala". Gli facevano fare altre due serate a patto che se la levasse, ma lui ha risposto "Se me la toglievo mi davano un'altra volta lo stadio? E se mi toglievo i pantaloni?". Audiovideo dell'intervista
RadioRadicale.it

Thursday, July 10, 2003

Cuba. "La più grande prigione di giornalisti del mondo"
Così è definita l'isola caraibica oppressa dalla dittatura castrista da Reporters sans frontières. La campagna e altri documenti sulla repressione.
1972
Iran, 9 luglio 2003. Eppur si muove. Mi sembra che il fatto più degno di nota di questo 9 luglio in cui ricorreva il quarto anniversario della dura repressione operata nel 1999 dal regime teo-clerico-fascista degli ayatollah sugli studenti sia stato l'arresto, anzi, il sequestro, avvenuto ieri mattina, di tre leader di uno dei maggiori movimenti studenteschi (La notizia). Le manifestazioni ci sono state in serata attorno alle Università, hanno coinvolto migliaia di persone, non solo studenti, non solo giovani. Sembra che i movimenti abbiano scelto una protesta di basso profilo per non offrire alibi e pretesti alla repressione del regime. Slogan 'per la libertà', ingorghi e clacson, anche se però non sono mancati scontri, soprattutto tra manifestanti e pasdaran fedelissimi degli ayatollah, e arresti. I più eclatanti quelli appunto dei tre leader studenteschi, sequestrati dai vigilantes del regime al termine di una conferenza stampa da loro stessi indetta, davanti a tutti i giornalisti, mentre spiegavano di aver perso completamente la fiducia nei riformisti guidati da Khatami, e di volersi rivolgere invece alla comunità internazionale, indirizzando come primo atto una lettera al segretario generale dell'Onu Kofi Annan, in cui si denuncia "l'apartheid sociale e politico che è il risultato di un'interpretazione errata della religione". Il segnale più inquietante e allo stesso tempo più nuovo di questi ultimi giorni non è tanto rappresentato dall'intensità della protesta, quanto piuttosto dall'intensità della "repressione preventiva": migliaia di arrresti e sequestri mirati, volti a decapitare i leader e i più alti livelli dei movimenti studenteschi, ben prima e durante questa data.

Quando una 'n' e una 'q' fanno la differenza. A Roma, dalle ore 19, in piazza Campo de' Fiori, si svolgeva la manifestazione a sostegno degli studenti per la libertà e la democrazia in Iran organizzata dal quotidiano il Riformista. E' stata un discreto successo, anche se, come era facile da prevedere, le grandi masse mobilitatesi per protestare contro la forza militare utilizzata per liberare l'Iraq non si sono viste. Molte però erano le bandiere multicolori della pace che sventolavano riciclate per l'occasione, ma con l'emblematica aggiunta della scritta "Iran libero". Mi ha colpito, mi son detto, e ho sussurrato a robba che mi era accanto, fosse una 'n' in più e una 'q' in meno a fare la differenza. Perché qualche mese fa non si scendeva in piazza chiedendo sì la pace, ma anche la libertà per l'Iraq e gli iracheni? Oggi si grida a ragione 'Iran libero', ieri dalle piazze non giungeva altrettanto forte il grido 'Iraq libero'. E attenzione, perché questa riflessione pone una questione che va oltre l'essere a favore o contrari alla guerra che è stata fatta. Gridare 'Iraq libero' lo si poteva fare comunque, pur essendo contrari all'uso della forza. Il pacifismo, delle varie estrazioni ideologiche, semplicemente non lo ha fatto. Ieri sera invece eravamo in piazza con Antonio Polito al grido 'Iran libero'. E' una contraddizione questa che non sfiora il popolo delle piazze, perché ieri infatti, a Campo de' Fiori, non c'era. E questa assenza non è casuale, è politica: per l'Iran non c'erano bandiere da bruciare. Ieri c'erano D'Alema, Veltroni, Macaluso. Poi, una sola bandiera Ds in tutta la piazza (la sezione è a pochi passi), di rappresentanza, ma 'la base' non c'era, non ha seguito gli inviti e la linea del segretario Fassino sull'Iran. Quanto lavoro ancora vi aspetta cari D'Alema, Fassino, Veltroni! C'era La Malfa, ed era pieno di bandiere del Nuovo Psi, c'era Cicchitto di Forza Italia, troppo poco da chi si chiama Casa delle libertà. C'era l'associazione 'Amici di Israele', c'erano militanti radicali, anche se i vertici e Pannella, per vanità poco ghandiana, hanno snobbato l'iniziativa. C'era dunque chi qualche mese fa gridava 'Iraq libero', come oggi sente la necessità di gridare 'Iran libero'.

Ora la politica. Stendiamo un velo pietoso sulle solite parole retoriche e vuote pronunciate da Rutelli. E' riuscito a farsi contestare da un iraniano inferocito. Per la verità gli argomenti della contestazione erano stati anticipati anche al termine dell'intervento di D'Alema: ''Più politica preventiva e meno guerre preventive'', aveva detto in maniera condivisibile il presidente dei Ds. ''Noi - aveva ammesso - facemmo un'apertura di credito nei confronti delle speranze che suscitava allora il riformismo iraniano, speranze che sono andate purtroppo un po' deluse. L'affermarsi di una democrazia, non necessariamente di tipo occidentale costituisce per tutti un'enorme sfida", concludeva D'Alema, ricordando che, se "nessun relativismo etico può giustificare" le dittature, la sinistra non deve più commettere l'errore di tollerarle in chiave antiimperialista, come troppo spesso in passato ha fatto. Già qui si era levata dal pubblico dei dissidenti iraniani una prima protesta, ' bipartisan', per i rapporti intrattenuti dai governi italiani con l'Iran degli ayatollah, per un quarto di secolo, e con il "falso" riformista Khatami, negli ultimi anni: ''Voi italiani, come i francesi e i tedeschi state facendo affari col governo di Teheran sulla pelle del nostro popolo''. E risiede proprio in queste battute spontanee, giunte dalla piazza, tutto il grande nodo di quale deve essere la politica dell'Occidente nei confronti della democrazia, dei diritti, della libertà, nei paesi dove questi beni di prima necessità mancano. Da una parte si chiede più politica, più diplomazia, dall'altra c'è l'esigenza che, in varie forme, e a dir la verità sempre più spesso, giunge dai popoli oppressi, di una maggiore intransigenza, anche scontro, delle democrazie occidentali nei confronti dei regimi. Alla politica e al dialogo suggeriti da D'Alema e Rutelli, il dissidente iraniano di Campo de' Fiori ha reagito chiedendo disperatamente il bastone di Bush. Al di là dell'opportunità o meno dell'uso della forza (da giudicare caso per caso, e mi sembra sia un dibattito a parte), se si vuole procedere nella globalizzazione dei diritti e nell'esportazione della democrazia va posta con forza la questione di quale deve essere l'atteggiamento politico dell'Occidente nei confronti delle dittature o delle non-democrazie: quante aperture, quanta fermezza, come dosarle, quando, quali attori politici, quali regole per le istituzioni internazionali. E' giunta l'ora di porre il parametro democrazia e diritti al centro delle relazioni internazionali, discriminante in negativo, ma anche in positivo. Con gradualismo, elasticità, realismo, ma determinazione. L'America, con Bush, dopo l'11 settembre, ripeto - perché questi tre termini sono importanti - l'America, con Bush, dopo l'11 settembre, ha cominciato a farlo.

Wednesday, July 09, 2003

BregaVisto che ci siamo, diciamola tutta, e onore a Mario Brega
Qui un suo ritratto, i suoi film, gli mp3 di alcune celebri battute che lo hanno reso mitico. "Ah cornuto, arzete!", "So communista cosììììì!", "Assaggia Sè, e assaggiaaa!! E' 'n zucchero"
clarence.com
RemottiMamma Roma Addio
Imperdibile e mitica lirica di Remo Remotti, musicata dai Recycle. Un grazie di cuore a GiallodiVino che ha avuto la voglia di trascriverne il testo, che tanto ho cercato in rete.

Negli anni cinquanta io me ne andai, come oggi i ragazzi vanno in India, vanno via, anch’io me ne andai nauseato, stanco da questa Roma del dopoguerra, io allora a vent’anni, mi trovavo di fronte a questa situazione, andai via da questa Roma anni 50.

E me andavo da quella Roma addormentata, da quella Roma puttanona, borghese, fascistoide, quella Roma del volemose bene, annamo avanti, quella Roma delle pizzerie, delle latterie, dei sali e tabacchi, degli erbaggi e frutta, quella Roma dei mostaccioli e caramelle, dei supplì, dei lupini, dei maritozzi colla panna, senza panna, delle mosciarelle

me andavo da quella Roma dei pizzicaroli, dei portieri, dei casini, dei casini, delle approssimazioni, degli imbrogli, degli appuntamenti ai quali non si arriva mai puntuali, dei pagamenti che non vengono effettuati, quella Roma dei funzionari dei ministeri, degli impiegati, dei bancari, quella Roma dove le domande erano sempre già chiuse, dove ce voleva ‘na raccomandazione

me andavo da quella Roma dei pisciatoi, dei vespasiani, delle fontanelle, degli ex-voto, quella Roma della circolare destra e della circolare sinistra, delle mille chiese, delle cattedrali fuori le mura, dentro le mura, quella Roma delle suore, dei frati, dei preti, dei gatti

me andavo da quella Roma degli attici colla vista, la Roma di piazza Bologna, di Via Veneto, di via Gregoriana, quella dannunziana, quella eterna, quella di giorno, quella di notte, quella turistica, la Roma dell’orchestrina a piazza Esedra, la Roma di Propaganda Fide, la Roma fascista di Piacentini

me andavo da quella Roma che ci invidiano tutti, la Roma caput mundi, del Colosseo, dei Fori imperiali, di piazza Venezia, dell’Altare della patria, dell’Università di Roma, quella Roma sempre col sole estate e inverno, quella Roma ch’è meglio di Milano

me andavo da quella Roma dove la gente orinava per le strade, quella Roma fetente e impiegatizia, dei mille bottegai, de Iannetti, di Gucci, di Ventrella, di Bulgari, di Schostal, di Carmignani, di Avegna, quella Roma dove non c’è lavoro, dove non c’è ‘na lira, quella Roma der còre de Roma

me andavo da quella Roma della Banca Commerciale Italiana, del Monte di Pietà, di ...chi cazzo, di campo de’ Fiori, di Piazza Navona, quella Roma che c’hai ‘na sigaretta, e prestame cento lire, quella Roma del Coni, del Concorso ippico, quella Roma del Foro che portava e porta ancora il nome di Mussolini, me n’andavo da quella Roma di merda!

Mamma Roma! Addio.

Remo Remotti. Trascrizione GiallodiVino

Link
  • Le opere

  • La filmografia di Remo

  • Il suo libro "Diventiamo angeli. Memorie di un artista matto"
  • Tuesday, July 08, 2003

    studenti iraniani8 e 9 luglio. Siamo tutti iraniani
    Qui le immagini e le interviste dalla manifestazione di oggi dei Radicali davanti all'ambasciata iraniana. Domani si replica con le iniziative del quotidiano il Riformista, dalle 10,30 alle 18,00 in via Nomentana 361, davanti all'ambasciata iraniana, e dalle 19,00 a piazza Campo de' Fiori.
    BushBush aiuta l'Africa?? Ma che castroneria è questa?
    «Il New York Times la chiama l'altra faccia della politica estera di George W. Bush, il ramoscello d'ulivo da contrapporre al bastone dell'Iraq e dei rapporti bruschi con Nazioni Unite e Unione europea. Si stupisce, ma non contesta la realtà dei fatti. Forse lo fa perché sull'Africa la pioggia di complimenti alla presidenza attuale è bipartisan e perfino di fonte inaspettata, viene dalla Hollywood iperliberal». Richard Gere, Bob Geldof plaudono. Leggi tutto
    Il Foglio
    Anche sul Washington Times
    Spunto interessante di 1972. Il relativismo etico e culturale è la malattia del mondo occidentale? Siamo sprovvisti di una risposta ideologica al fondamentalismo islamico? Qui il post
    1972
    studenti iraniani8 e 9 luglio. Siamo tutti iraniani
    JimMomo aderisce ed invita a partecipare alle manifestazioni di sostegno al movimento degli studenti iraniani per la democrazia. L'8 luglio i radicali hanno dato appuntamento di fronte all'ambasciata iraniana in via Nomentana 361, una sorta di veglia dalle 18 alle 24, per chiedere che agli studenti iraniani sia garantito il rispetto del diritto a manifestare e a commemorare il 9 Luglio del '99. Qui l'appello.
    Domani, 9 luglio, la manifestazione indetta dal quotidiano il Riformista, di Antonio Polito, dalle 10,30 alle 18,00 in via Nomentana 361, davanti all'ambasciata iraniana, e dalle 19,00 a piazza Campo de' Fiori.
    Per approfondimenti in rete

    Monday, July 07, 2003

    Meno male che non ci ho scommesso dei soldi. Su questo sono stato bravo, l'ho sempre saputo che non era cosa per me entrarci dentro fino al punto di non ritorno.
    Un grazie a Mhttk' che mi ha fatto scoprire questa bella trovata del GuestMap e dei servizi di bravenet.com.

    Sunday, July 06, 2003

    Camera d'albergo. Aprii gli occhi nell'oscurità di quella notte morente. Una fredda camera d'albergo. Le pareti spoglie, dai colori privi di libertà. Uno squallido e minuto balconcino di finto rococò dava sul viale centrale. Ex cuore d'Europa. Vi filtrava un chiarore azzurrino tenue e diffuso su ciò che rimaneva di una vecchia e stanca carta da parati. Biancori improvvisi, artificiali, ombre contorte sugli arredi poveri di gusto.
    Ma io mi soffermavo a guardare accanto a me. Il profilo delle tue spalle nude riluceva nella penombra. Tu dormivi ancora, nonostante tutto, beata. Anche quando i carri armati cominciarono ad attraversare la città. I cingoli pesanti e spietati rullavano sulle strade lastricate dei quartieri ormai vuoti. Verso il castello, verso la piazza principale, verso il palazzo del governo. Cupi in lontananza colpi d'artiglieria dalle campagne già occupate. Squarciavano la terra stuprata della miseria. Mi alzai adagio e andai verso la finestra, senza tirar via le lenzuola per coprirmi. La colonna avanzava già da parecchi minuti nella notte, la vedevo sfilare implacabile sbirciando dalla tendina. Avrei voluto davvero averti vicina, se fosse stato per me. Sarei rimasto, ma le prime luci dell'alba sul tuo viso, ancora addormentato dopo l'amore dei miei sguardi e delle mie mani. Dovevo lasciare in fretta quella nostra stanza d'albergo. Ignara, serena, angelo al fresco delle lenzuola. Non potevo portarti con me, così è stato meglio non svegliarti. Dovevo lasciare in tutta fretta quella città. Il nuovo giorno mi impediva di amarti, giungeva rapido insieme a quei carri armati a cancellare la mia notte insonne di tormenti e rimorsi. Vicino, i tuoi occhi chiusi. L'alba di quel nuovo giorno ti ho sfiorata l'ultima volta, per un timido ricordo, e corsi via con i pugni stretti in tasca. L'amore si era posato su di te, ma fuori c'era una guerra che schiacciò la nostra buia camera d'albergo. Chissà poi cosa ti sarà successo.
    28.12.1995
    Barry White
    Ciao Barry. Just my way to say I loved you. Non scorderemo la melodia e il ritmo delle tue canzoni. 'I ve got so much to give', 'Can't get enough', 'You're the first, the last, my everything' e, su tutte, 'Just the way you are'.

    Friday, July 04, 2003

    "Siamo tutti iraniani"
    «Noi iraniani chiediamo solidarietà ed aiuto ai cittadini liberi e consapevoli del mondo per la nostra lotta contro il regime dittatoriale di Teheran».
    Campo de' Fiori ore 19,00, manifestazione organizzata dal quotidiano il Riformista in sostegno degli studenti iraniani.
    Jasper Johns Flag4 luglio. Dieci ragioni per dirci americani
    Di Dinesh D'Souza, politologo di origine indiana emigrato negli Stati Uniti. D'accordo con Camillo, anche JimMomo critica l'America soltanto con chi condivide ogni singola parola di questo articolo. Leggi l'articolo
    National Review - Il Foglio
    Dopo l'11 settembre
    Christian Rocca


    Documenti:
  • La dichiarazione d'indipendenza degli Stati Uniti d'America (1776) - (Immagine del documento originale)

  • La Costituzione americana (1787)

  • Bill of Rights
  • Thursday, July 03, 2003

    Vasco Rossi'Voglio andaaaare al maaaare'
    «Vasco invita a esistere (magari con la marijuana) invece che a resistere, e per Rep. è uno choc». Bel ritratto di Vasco Rossi. L'autore del pezzo l'ha descritto in modo impeccabile, ha capito tutto del Blasco. «Perché Vasco non si è mai filato nessuno, e quindi la diffidenza è, per molti, lecita. Uno che si accontenta di scrivere canzoni e fissare date di concerti che si esauriscono in un batter d'ali fa effettivamente un po' strano». Leggi tutto in 'Quinta colonna'
    Il Foglio
    Ha svaccato proprio sul più bello. Vetta della comicità
    Berlusconi. Se non ci fosse, bisognerebbe inventarlo. Da quando è sceso in campo la politica è più divertente. Anche nelle occasioni più austere sa essere burlone e sa far rimanere tutti a bocca aperta. Ieri, proprio all'avvio del semestre di presidenza italiana dell'Ue, nel dibattito seguito al suo discorso d'insediamento, ha proposto l'eurodeputato socialista tedesco Schulz, che lo aveva pesantemente criticato nel suo intervento, per il ruolo di kapò in un film sui i campi di concentramento nazisti (Oggi le reazioni). Le facce dei presenti ieri a Strasburgo erano imperdibili. Fini trasaliva, un'occhiata sconcertata a Buttiglione poco dietro, poi occhi sbarrati e viso marmoreo. Cox attonito, Schulz con gli occhi sgranati non crede alle proprie orecchie, poi soddisfatto, riuscita la provocazione. In molti però se la ridono di gusto, Pannella basito, gli hanno rubato la scena, te l'aspetti da lui l'espressione "siete turisti della democrazia". L'ho ascoltato il discorso d'insediamento di Berlusconi: il suo "rilancio dell'arte della mediazione" stava per diventare una barzelletta, ma era un discorso di programma completo, pacato, moderato, ricevibile anche dalla sinistra europea, nulla faceva presagire la tempesta. Ma il Berlusca non ha retto alle accuse personali, ha svaccato, siete solo turisti della democrazia, e poi, Signor Schulz, la proporrò per il ruolo di capò. Lei è perfetto. Performance impareggiabile, con 'io non ritiro se lui non ritira' l'Europarlamento si è trasformato in un processo di Biscardi, catapultati in mezzo a una lite tra 'Franghe Mello' ed 'Elie Corne', dove Cox era Biscardi che cercava di metter pace a fine 'buntade'. E sì, perché ieri quel mortorio del Parlamento europeo dove tutti i burocrati incerati si addormentano nelle ore di sedute a parlare di pesca, pesche e così via, ha preso finalmente vita, un sarcofago si è rianimato. Grazie a Silvio.

    Commento politico. Una gaffe, niente più che una gaffe imperdonabile. Non ci voleva, bastava replicare alle accuse di Schulz con autoironia, pacatezza, stile. Ma questo non è Berlusconi, anche perché ieri era molto teso. E, è bene ricordarlo, c'erano già stati i cartelli esposti in aula dai verdi, lo striscione "l'Europa non ha bisogno di un 'padrino'", che, mi pare, come insulto merita il capò. Rimane la pecetta, come si dice a Roma, uno scivolone unico, ma niente drammi. Il problema vero è che rimane il combattivo asse franco-tedesco, che preparerà ben più pericolosi anche se meno vistosi agguati, come fa notare Cossiga. E rimane questa sinistra italiana che, nel vuoto di idee e di prospettive, pur di dare spallate a destra e a manca (che magari qualcuna riesce pure), non esita a vendere l'interesse nazionale e a preparare imboscate anziché impostare comportamenti bipartisan e costruire la sua nuova cultura politica. Qui il pericolo non è la diffusione del virus Berlusconi in Europa, ma la diffusione del virus 'girotondi-boccassini-larepubblica-l'unità' nelle sinistre europee.
    Giornate importanti, comunque
    Varie cose. Il 9 luglio, data simbolo per gli iraniani oppositori del regime degli ayatollah (nel '99 la manifestazione di studenti duramente repressa dalle autorità), si avvicina. Qui in Italia ci saranno due manifestazioni di sostegno agli studenti iraniani che scenderanno in piazza in quella data. Quella del quotidiano il Riformista, dalle 10,30 alle 18,00 in via Nomentana 361, davanti all'ambasciata iraniana e dalle 19,00 a piazza Campo de' Fiori, e quella dei Radicali, l'8 luglio fino a mezzanotte. Solo pochi non-pacifisti dunque, solo 'ben informati'. In Iran gli studenti sono inquieti, le autorità religiose minacciano, quelle politiche attaccano, la tensione cresce, e da noi?? Beh, forse da noi si rivedranno in piazza i pacifisti ('pacifici'), ma non per l'Iran. Per la Liberia, sempre che le circostanze richiederanno l'intervento degli arcobaleni. Né qualcuno si preoccupa di Hong Kong, che sta per sprofondare nel buio della dittatura cinese, con l'entrata in vigore, proprio dal 9 luglio, dell'articolo 23, che limita le libertà civili nell'ex colonia britannica.
    Terror and Liberalism
    «Berman è l'intellettuale di sinistra che ha spiegato ai suoi compagni che la guerra al terrorismo arabo-musulmano è l'ultima tappa delle due guerre contro i totalitarismi che l'Occidente ha combattuto nel secolo scorso, quella contro il nazifascismo e quella contro il comunismo. Lo ha scritto in un bellissimo libro, Terror and Liberalism, che il Foglio ha recensito il 12 aprile ("il più conciso e intelligente commento sul mio libro", ha detto Berman), e che presto sarà pubblicato in Italia dall'editore Einaudi.» Sinistra, se ci sei batti un colpo. Leggi l'intervista
    Christian Rocca

    Wednesday, July 02, 2003

    Claudio Baglioni Ieri sera al concerto di Baglioni allo stadio Olimpico. Non sono un fan esaltato di Baglioni, ma neanche tra gli ipocriti che non riconoscono cosa le sue canzoni abbiano rappresentato nell'adolescenza di molti di noi. Non è un mio idolo, non mi ha influenzato come Vasco, i doors e tanti altri amerikani, ma di certi momenti si sa, si hanno dei bei ricordi. Poi i suoi spettacoli sono tra i migliori che si vedono in giro. Su alcune cose patetiche vabbè, sorvoliamo, e non sarà neanche un musicista eccelso, per carità, non mi sogno di proporlo ad alcuna nominations, ma cantare in uno stadio alcune sue canzoni legate a certi ricordi, magari abbracciato alla propria ragazza, fa sempre un certo effetto. E dove lo trovi di questi tempi uno che canta, suona, balla, corre da una parte all'altra dello stadio per farsi vedere da tutti per non scontentare quelli della nord o quelli della sud, e lo fa per 3 ore e 10 minuti (braind? che dici?) circondato da uno spettacolo di centinaia di ballerini, figuranti, luci, coreografie???