Tuesday, August 26, 2003
Plakyas, Creta. Inutile dire che non ho la ben che minima idea di cosa sta succedendo nel mondo. Eliminati giornali e quant'altro mi sono concentrato sulle caotiche e colorate stradine di Atene, con la magnifica acropoli. Ora pero' ci sono le trasparenti acque delle spiagge di Creta. Spero di vedere i posti migliori della costa sud, per ora non ci e' andata male: sole sempre, cieli azzurri, acque turchesi, boschetti di palme in riva a fiumi che sboccano sulla spiaggia. E poi, inutile dirlo, ci siamo ingozzati, di giros, souvlaki, feta, tsatsiki, moussaka e abbiamo riassaporato le egregie birre mythos e amstel. Scordavo, qui ci sono anche i drink in bottiglia del gin gordon e altri gusti di bacardi breezer. Domani partiamo per Hania, intreccio di storia turca e veneziana. A presto, saluti a tutti.
Wednesday, August 20, 2003
"I neoconservatori spiegati da chi li ha inventati, Irving Kristol"
«Irving Kristol, giornalista e rispettato saggista nato nel 1920, è considerato "the godfather", il padrino del movimento neoconservatore. Intellettuale newyorchese di sinistra, ha iniziato ad allontanarsi dai suoi compagni fin dai tempi dell’università». "Un neoconservatore è un liberal assalito dalla realtà", scrisse. Ma esiste davvero un 'movimento'?
Il Foglio
«Irving Kristol, giornalista e rispettato saggista nato nel 1920, è considerato "the godfather", il padrino del movimento neoconservatore. Intellettuale newyorchese di sinistra, ha iniziato ad allontanarsi dai suoi compagni fin dai tempi dell’università». "Un neoconservatore è un liberal assalito dalla realtà", scrisse. Ma esiste davvero un 'movimento'?
Il Foglio
Monday, August 18, 2003
Global/1. "La sinistra non si scalda per l'Africa perché lì non c'è imperialismo yankee"
«Nel dopo guerra fredda il continente soffre di poco interventismo Usa, non di troppo. Si protesta per tutto, mai per il Congo e la Liberia. La risposta è, io credo, che la sinistra non è galvanizzata dalle vittime; è galvanizzata dai persecutori».
«Se si è un attivista di sinistra in perlustrazione planetaria alla ricerca di luoghi che soffocano sotto il potere repressivo dell'America, non ci si sofferma nemmeno sull'Africa sub-sahariana. E, anche se si trovasse dell'imperialismo Usa in Africa, lo si troverebbe in paesi sufficientemente stabili e prosperi da attirare investimenti e da collaborare nella guerra al terrorismo, non nelle zone disastrate di Congo, Liberia, Sudan e Zimbabwe».
Ma anche la destra: «La maggior parte dei conservatori (con alcune onorevoli eccezioni) si sono opposti a un intervento in Liberia, secondo loro sarebbe "politica estera intesa come assistenza sociale". La destra, che sull'Iraq e su Cuba si esprime in alti toni morali, adotta un freddo realismo quando si tratta dell'Africa, in cui sconsideratamente (e a volte con ignoranza - vedi Ryan Nizza, Ace of Diamonds, pag. 14) ritiene che gli Stati Uniti non abbiano interessi.» Leggi tutto
il Riformista.
Global/2. "Lo scandalo dei sussidi. Accordo tra Usa e Europa", il Riformista. Sarà battaglia a Cancun. India e Brasile respingono l’intesa.
Fra Stati Uniti ed Europa l'accordo "è una buccia vuota", Il Foglio. Ruolo della Commissione Ue. Quello che i no global non vogliono proprio capire: per lo sviluppo dei paesi poveri serve il libero commercio - anche più che in Usa e anche contro l'Ue - e qualche nostro sacrificio reale, non solo retorico. Ce la sentiamo??
Global/3. "La gara demagogica contro gli Ogm", il Riformista
«Nel dopo guerra fredda il continente soffre di poco interventismo Usa, non di troppo. Si protesta per tutto, mai per il Congo e la Liberia. La risposta è, io credo, che la sinistra non è galvanizzata dalle vittime; è galvanizzata dai persecutori».
«Se si è un attivista di sinistra in perlustrazione planetaria alla ricerca di luoghi che soffocano sotto il potere repressivo dell'America, non ci si sofferma nemmeno sull'Africa sub-sahariana. E, anche se si trovasse dell'imperialismo Usa in Africa, lo si troverebbe in paesi sufficientemente stabili e prosperi da attirare investimenti e da collaborare nella guerra al terrorismo, non nelle zone disastrate di Congo, Liberia, Sudan e Zimbabwe».
Ma anche la destra: «La maggior parte dei conservatori (con alcune onorevoli eccezioni) si sono opposti a un intervento in Liberia, secondo loro sarebbe "politica estera intesa come assistenza sociale". La destra, che sull'Iraq e su Cuba si esprime in alti toni morali, adotta un freddo realismo quando si tratta dell'Africa, in cui sconsideratamente (e a volte con ignoranza - vedi Ryan Nizza, Ace of Diamonds, pag. 14) ritiene che gli Stati Uniti non abbiano interessi.» Leggi tutto
il Riformista.
Global/2. "Lo scandalo dei sussidi. Accordo tra Usa e Europa", il Riformista. Sarà battaglia a Cancun. India e Brasile respingono l’intesa.
Fra Stati Uniti ed Europa l'accordo "è una buccia vuota", Il Foglio. Ruolo della Commissione Ue. Quello che i no global non vogliono proprio capire: per lo sviluppo dei paesi poveri serve il libero commercio - anche più che in Usa e anche contro l'Ue - e qualche nostro sacrificio reale, non solo retorico. Ce la sentiamo??
Global/3. "La gara demagogica contro gli Ogm", il Riformista
Sex up. "Le bugie che non si trovano"
Chi ha sexed up? Il governo Blair contro l'Iraq o la Bbc contro Blair?
«Una giornalista della Bbc, Susan Watt, fin qui presentata dal network come una teste a proprio favore, ha negato davanti agli onorevoli investigatori di Westminster che il professor Kelly le abbia mai parlato di aggiunte e manipolazioni compiute da Alastair Campbell sul dossier anti Saddam. La giornalista, consegnando la registrazione del suo colloquio con Kelly che scagiona il consigliere di Blair, ha accusato i suoi capi della Bbc di averla tirata in ballo e di aver fatto pressioni nel tentativo "incauto e falso" di plasmare la sua intervista con Kelly per avvalorare la tesi contenuta nei reportage di Andrew Gilligan, il primo accusatore del governo Blair.»
Il Foglio
Chi ha sexed up? Il governo Blair contro l'Iraq o la Bbc contro Blair?
«Una giornalista della Bbc, Susan Watt, fin qui presentata dal network come una teste a proprio favore, ha negato davanti agli onorevoli investigatori di Westminster che il professor Kelly le abbia mai parlato di aggiunte e manipolazioni compiute da Alastair Campbell sul dossier anti Saddam. La giornalista, consegnando la registrazione del suo colloquio con Kelly che scagiona il consigliere di Blair, ha accusato i suoi capi della Bbc di averla tirata in ballo e di aver fatto pressioni nel tentativo "incauto e falso" di plasmare la sua intervista con Kelly per avvalorare la tesi contenuta nei reportage di Andrew Gilligan, il primo accusatore del governo Blair.»
Il Foglio
«Stavorta è stata piuma». "Sharon tiene la road map e mette il freno ai militari", il Riformista. «Nessuna vera rappresaglia, ma una strigliata ad Abu Mazen»
I soliti rompono. "Gheddafi paga le vittime di Lockerbie e cerca la ricompensa", il Riformista. Ma la Francia vuole bloccare tutto perché è invidiosa: i suoi morti valsero meno.
Monday, August 11, 2003
Multilateralismo. Sì o no? Dipende.
A Casini e Gorbacev
Sul fatto che il mondo non debba essere governato da un solo Paese, da un'unica superpotenza, siamo tutti d'accordo, anche gli amerikani. Se avessimo la pazienza di leggerci qualche documento strategico ufficiale, o le analisi di qualche think tank Usa, avremmo il quadro esatto di una classe dirigente, sia repubblicana, sia democratica, che ha ben chiaro il pericolo dell'overstretching. Però non possiamo nasconderci il fatto che un governo del mondo multilaterale è molto lontano da venire e gli ostacoli da rimuovere non sono pochi. E non è preferibile in qualsiasi circostanza. L'inerzia e l'inadeguatezza dell'Onu di fronte ai suoi compiti costitutivi, bloccata dagli interessi dei grandi, manovrata dalle dittature, inefficiente e corrotta, è un fatto. L'Europa egoista, chiusa, avara e privilegiata, che non ha altra visione della politica estera se non quella di spiccioli tornaconti dei singoli Stati: è un fatto pure questo. Stati che vivono ancora, per interesse, per illusione di grandeur, per ideologia, in aperto contrasto con gli Stati Uniti: un altro fatto inquietante. L'Onu va riformata, è chiaro a tutti, ma non possiamo prenderci il rischio che cada in mano a regimi anti-democratici, che però neanche si possono escludere totalmente. L'Europa deve avere una politica estera comune, investire nella difesa, ma ciò implica scelte dolorose sulla spesa pubblica, sugli assetti statuali. Il multilateralismo non deve essere multipolarismo, perché l'ordine mondiale desiderabile deve portarci verso la collaborazione e non di nuovo verso la competizione tra potenti. Gli Stati Uniti hanno provato più volte a bussare alla porta dell'Europa, la 'mini-potenza' più adatta, per affinità storiche, culturali, politiche, ad affiancarsi nella difficile costituzione di un nuovo ordine mondiale, ma in cambio ha ricevuto inerzia (crisi dell'ex Jugoslavia), se non ripicche di piccolo cabotaggio. Il guaio è che in America la politica estera è visione, sicurezza, interessi (e non interesse), mentre per noi europei è ancora un barcamenarsi egoista e poco lungimirante, (analizzarne i motivi ci porterebbe lontano nella storia).
Però un principio ci deve guidare. Se l'ordine mondiale precedente si è sgretolato è perché il sistema di una delle due superpotenze, uno dei due poli di quell'ordine, non ha retto alla sfida umana. Non possiamo far finta di niente, il percorso di tutti i popoli verso la democrazia e la libertà deve essere intrapreso con decisione, senza fermarsi di fronte al primo dittatore con il quale si fanno buoni affari.
A Casini e Gorbacev
Sul fatto che il mondo non debba essere governato da un solo Paese, da un'unica superpotenza, siamo tutti d'accordo, anche gli amerikani. Se avessimo la pazienza di leggerci qualche documento strategico ufficiale, o le analisi di qualche think tank Usa, avremmo il quadro esatto di una classe dirigente, sia repubblicana, sia democratica, che ha ben chiaro il pericolo dell'overstretching. Però non possiamo nasconderci il fatto che un governo del mondo multilaterale è molto lontano da venire e gli ostacoli da rimuovere non sono pochi. E non è preferibile in qualsiasi circostanza. L'inerzia e l'inadeguatezza dell'Onu di fronte ai suoi compiti costitutivi, bloccata dagli interessi dei grandi, manovrata dalle dittature, inefficiente e corrotta, è un fatto. L'Europa egoista, chiusa, avara e privilegiata, che non ha altra visione della politica estera se non quella di spiccioli tornaconti dei singoli Stati: è un fatto pure questo. Stati che vivono ancora, per interesse, per illusione di grandeur, per ideologia, in aperto contrasto con gli Stati Uniti: un altro fatto inquietante. L'Onu va riformata, è chiaro a tutti, ma non possiamo prenderci il rischio che cada in mano a regimi anti-democratici, che però neanche si possono escludere totalmente. L'Europa deve avere una politica estera comune, investire nella difesa, ma ciò implica scelte dolorose sulla spesa pubblica, sugli assetti statuali. Il multilateralismo non deve essere multipolarismo, perché l'ordine mondiale desiderabile deve portarci verso la collaborazione e non di nuovo verso la competizione tra potenti. Gli Stati Uniti hanno provato più volte a bussare alla porta dell'Europa, la 'mini-potenza' più adatta, per affinità storiche, culturali, politiche, ad affiancarsi nella difficile costituzione di un nuovo ordine mondiale, ma in cambio ha ricevuto inerzia (crisi dell'ex Jugoslavia), se non ripicche di piccolo cabotaggio. Il guaio è che in America la politica estera è visione, sicurezza, interessi (e non interesse), mentre per noi europei è ancora un barcamenarsi egoista e poco lungimirante, (analizzarne i motivi ci porterebbe lontano nella storia).
Però un principio ci deve guidare. Se l'ordine mondiale precedente si è sgretolato è perché il sistema di una delle due superpotenze, uno dei due poli di quell'ordine, non ha retto alla sfida umana. Non possiamo far finta di niente, il percorso di tutti i popoli verso la democrazia e la libertà deve essere intrapreso con decisione, senza fermarsi di fronte al primo dittatore con il quale si fanno buoni affari.
Saturday, August 09, 2003
La P2. Servì ad assicurare gli Usa sul compromesso storico
Intervista di Massimo Bordin a Roberto Ciuni, ex direttore del quotidiano 'Il Mattino' iscritto nelle liste P2. La P2 serviva a garantire agli Stati Uniti l'affidabilità del Pci e quindi la fattibilità del compromesso storico. Questa la tesi esposta da Ciuni, che ribalta la 'vulgata' tradizionale sulla P2. Parte della struttura dello Stato italiano da Yalta alla caduta del muro di Berlino, ha spiegato l'ex giornalista a Radio Radicale, assisteva e garantiva i partiti e la politica italiani davanti agli Stati Uniti e all'alleanza atlantica. Personalità e poteri fuori dall'ufficialità più determinanti e influenti agli occhi degli Usa di quanto potessero segretari della Dc o di altri partiti. Quei poteri, tra cui la P2, si sono fatti garanti del compromesso storico, altrimenti impensabile nell'Europa dei due blocchi. Il ritrovamento delle liste fu quindi un'operazione contro il Pci, e non a favore, fu contro l'intesa pubblica Dc-Pci. Lo Stato italiano, conclude Ciuni, aveva un suo "sotterraneo". Ascolta l'intervista
RadioRadicale.it
E' curioso e preoccupante come in Italia di molti fatti che costituiscono pagine essenziali della storia del Paese, ma anche della storia contemporanea, si sia data un'interpretazione precostituita e ideologica, divenuta dogma, in alcuni casi mito, fino a rendere tabù la ripresa e la revisione di certi importanti passaggi storici. Semplicemente non se ne parla più, e se riprendi l'argomento con diversa impostazione, sei un fascista, golpista, stragista.
Intervista di Massimo Bordin a Roberto Ciuni, ex direttore del quotidiano 'Il Mattino' iscritto nelle liste P2. La P2 serviva a garantire agli Stati Uniti l'affidabilità del Pci e quindi la fattibilità del compromesso storico. Questa la tesi esposta da Ciuni, che ribalta la 'vulgata' tradizionale sulla P2. Parte della struttura dello Stato italiano da Yalta alla caduta del muro di Berlino, ha spiegato l'ex giornalista a Radio Radicale, assisteva e garantiva i partiti e la politica italiani davanti agli Stati Uniti e all'alleanza atlantica. Personalità e poteri fuori dall'ufficialità più determinanti e influenti agli occhi degli Usa di quanto potessero segretari della Dc o di altri partiti. Quei poteri, tra cui la P2, si sono fatti garanti del compromesso storico, altrimenti impensabile nell'Europa dei due blocchi. Il ritrovamento delle liste fu quindi un'operazione contro il Pci, e non a favore, fu contro l'intesa pubblica Dc-Pci. Lo Stato italiano, conclude Ciuni, aveva un suo "sotterraneo". Ascolta l'intervista
RadioRadicale.it
E' curioso e preoccupante come in Italia di molti fatti che costituiscono pagine essenziali della storia del Paese, ma anche della storia contemporanea, si sia data un'interpretazione precostituita e ideologica, divenuta dogma, in alcuni casi mito, fino a rendere tabù la ripresa e la revisione di certi importanti passaggi storici. Semplicemente non se ne parla più, e se riprendi l'argomento con diversa impostazione, sei un fascista, golpista, stragista.
Friday, August 08, 2003
Indultino. Mettiamola così
E' passata la legge sulla sospensione condizionata dell'esecuzione della pena detentiva nel limite di due anni, sapete, l'"indultino". I Radicali si sono fieramente battuti per ottenere questo risultato, al quale, forse, non si sarebbe arrivati senza di loro. Stavolta però l'obiettivo della loro battaglia ha tutto il sapore di una classica 'soluzione all'italiana': in Parlamento non si avevano i numeri (i due terzi) per approvare la misura di clemenza che la legge prevede, l'indulto, così si è "pragmaticamente" ripiegato su un provvedimento di sospensione condizionata della pena. Si dirà, "meglio di niente". Certo, ma il punto è che nei giorni scorsi i Radicali si sono scagliati contro la Chiesa per quell'orrendo documento che intimava ai politici cattolici di opporsi a qualsiasi legge di riconoscimento delle coppie omosessuali: "Ingerenza del Vaticano!", si è gridato giustamente. In effetti, la Chiesa ha il diritto di predicare la sua morale, la politica ha il dovere di organizzare la convivenza civile. Ma di questo principio ci si doveva ricordare anche quando il Papa venne in Parlamento a chiedere clemenza per i detenuti. Invece, come rischia di accadere per le coppie gay, anche per l'indultino la razionalità della politica e di uno Stato laico ha ceduto alla morale religiosa o ai buoni sentimenti personali. Il risultato è l'approvazione di una legge demagogica, inefficace, improduttiva, potenzialmente dannosa, sia in termini di sfiducia dei cittadini nel sistema, sia in termini di nuovi prevedibili anni di inadempienza e indifferenza della politica nei confronti del sistema carcerario. In Italia non si aveva proprio bisogno di un nuovo istituto di 'in-certezza' della pena per dare un contentino alle richieste del Pontefice, senza né avere il coraggio politico di soddisfarle completamente, né cogliere l'occasione per mettere mano, con riforme strutturali, al problema, che rimane scandaloso, delle carceri italiane. La battaglia vera, quella non ipocrita e buonista (strano, i radicali di solito non ci cascano), è sulla carenza di strutture, sulla depenalizzazione dei reati, sulle pene alternative, sui programmi di reinserimento, di lavoro e di istruzione in carcere. Anche se il problema carceri è presente nei dossier radicali sul 'caso Italia', stavolta si è lottato tanto per un risultato come minimo sterile.
E' passata la legge sulla sospensione condizionata dell'esecuzione della pena detentiva nel limite di due anni, sapete, l'"indultino". I Radicali si sono fieramente battuti per ottenere questo risultato, al quale, forse, non si sarebbe arrivati senza di loro. Stavolta però l'obiettivo della loro battaglia ha tutto il sapore di una classica 'soluzione all'italiana': in Parlamento non si avevano i numeri (i due terzi) per approvare la misura di clemenza che la legge prevede, l'indulto, così si è "pragmaticamente" ripiegato su un provvedimento di sospensione condizionata della pena. Si dirà, "meglio di niente". Certo, ma il punto è che nei giorni scorsi i Radicali si sono scagliati contro la Chiesa per quell'orrendo documento che intimava ai politici cattolici di opporsi a qualsiasi legge di riconoscimento delle coppie omosessuali: "Ingerenza del Vaticano!", si è gridato giustamente. In effetti, la Chiesa ha il diritto di predicare la sua morale, la politica ha il dovere di organizzare la convivenza civile. Ma di questo principio ci si doveva ricordare anche quando il Papa venne in Parlamento a chiedere clemenza per i detenuti. Invece, come rischia di accadere per le coppie gay, anche per l'indultino la razionalità della politica e di uno Stato laico ha ceduto alla morale religiosa o ai buoni sentimenti personali. Il risultato è l'approvazione di una legge demagogica, inefficace, improduttiva, potenzialmente dannosa, sia in termini di sfiducia dei cittadini nel sistema, sia in termini di nuovi prevedibili anni di inadempienza e indifferenza della politica nei confronti del sistema carcerario. In Italia non si aveva proprio bisogno di un nuovo istituto di 'in-certezza' della pena per dare un contentino alle richieste del Pontefice, senza né avere il coraggio politico di soddisfarle completamente, né cogliere l'occasione per mettere mano, con riforme strutturali, al problema, che rimane scandaloso, delle carceri italiane. La battaglia vera, quella non ipocrita e buonista (strano, i radicali di solito non ci cascano), è sulla carenza di strutture, sulla depenalizzazione dei reati, sulle pene alternative, sui programmi di reinserimento, di lavoro e di istruzione in carcere. Anche se il problema carceri è presente nei dossier radicali sul 'caso Italia', stavolta si è lottato tanto per un risultato come minimo sterile.
Conti e Contessine. "Non è semplicemente fantastico?"
Come non riconoscere che il parallelo che traccia Giuliano Ferrara è per lo meno stuzzicante? Leggi qui
Il Foglio
Come non riconoscere che il parallelo che traccia Giuliano Ferrara è per lo meno stuzzicante? Leggi qui
Il Foglio
La priorità è la democrazia, bando a relativismi e razzismi
Condoleeza Rice ha presente il problema, e spiega, parlando alla Conferenza dei giornalisti afro-americani a Dallas. Gli Stati Uniti si devono battere per portare la democrazia in Medio Oriente. «Un problema di sicurezza - ammette - ma soprattutto un dovere morale per il nostro secolo». A chi nel mondo dice che il Medio Oriente non è "pronto alla democrazia", Condoleezza risponde fiera, riferendosi alla sua infanzia a Birmingham (Alabama), una infanzia segnata dalla discriminazione razziale: «Ho già sentito delle parole simili. A noi, più ancora che ad altri, il dovere di combattere questo razzismo!». Leggi tutto
Non perché gli americani sono buoni e altruisti, ma perché questo rientra nei loro (e nostri) interessi. E in politica estera ciascuno Stato fa i suoi.
Iran.watch
Condoleeza Rice ha presente il problema, e spiega, parlando alla Conferenza dei giornalisti afro-americani a Dallas. Gli Stati Uniti si devono battere per portare la democrazia in Medio Oriente. «Un problema di sicurezza - ammette - ma soprattutto un dovere morale per il nostro secolo». A chi nel mondo dice che il Medio Oriente non è "pronto alla democrazia", Condoleezza risponde fiera, riferendosi alla sua infanzia a Birmingham (Alabama), una infanzia segnata dalla discriminazione razziale: «Ho già sentito delle parole simili. A noi, più ancora che ad altri, il dovere di combattere questo razzismo!». Leggi tutto
Non perché gli americani sono buoni e altruisti, ma perché questo rientra nei loro (e nostri) interessi. E in politica estera ciascuno Stato fa i suoi.
Iran.watch
Servizio interessante in prova su Google
La versione beta di un nuovo servizio di Google. Voi gli segnalate gli argomenti di cui volete essere tenuti aggiornati, e quando appariranno nuove notizie corrispondenti ai criteri dati troverete nella casella di posta una o più comunicazioni, a seconda che scegliate di ricevere una sola mail al giorno o una per ogni nuova notizia. (Sarebbe ottimo per i siti radicali)
buroggu
La versione beta di un nuovo servizio di Google. Voi gli segnalate gli argomenti di cui volete essere tenuti aggiornati, e quando appariranno nuove notizie corrispondenti ai criteri dati troverete nella casella di posta una o più comunicazioni, a seconda che scegliate di ricevere una sola mail al giorno o una per ogni nuova notizia. (Sarebbe ottimo per i siti radicali)
buroggu
"Quel berlusconiano di Samuelson"
"Allarme democratico per il 'big media'? Raccontatene un'altra", commenta Giuliano Ferrara. «L'ideologia è cento volte più forte dell'informazione, il mito sconfigge qualunque testimonianza cinematica. Robert J. Samuelson, che non è precisamente un galoppino di Silvio Berlusconi e probabilmente ancora ignora che il Senato italiano ha approvato una controversa legge di riassetto del sistema mediatico, scrive su Newsweek a proposito del 'mito del big media'.»
«L'idea che il gigantismo dei media abbia pericolosamente aumentato il controllo sulla nostra libertà di scelta è assurda. Eppure gran parte del pubblico, inclusi i giornalisti e i politici, crede religiosamente in questo mito. Confondono la crescita delle industrie mediatiche con il loro potere. E' vero che alcune compagnie di dimensioni gigantesche diventano ancora più grandi a spese di altre compagnie. Ma non è vero che il loro potere aumenti a spese del pubblico.» Leggi l'articolo di Samuelson
Newsweek
"Allarme democratico per il 'big media'? Raccontatene un'altra", commenta Giuliano Ferrara. «L'ideologia è cento volte più forte dell'informazione, il mito sconfigge qualunque testimonianza cinematica. Robert J. Samuelson, che non è precisamente un galoppino di Silvio Berlusconi e probabilmente ancora ignora che il Senato italiano ha approvato una controversa legge di riassetto del sistema mediatico, scrive su Newsweek a proposito del 'mito del big media'.»
«L'idea che il gigantismo dei media abbia pericolosamente aumentato il controllo sulla nostra libertà di scelta è assurda. Eppure gran parte del pubblico, inclusi i giornalisti e i politici, crede religiosamente in questo mito. Confondono la crescita delle industrie mediatiche con il loro potere. E' vero che alcune compagnie di dimensioni gigantesche diventano ancora più grandi a spese di altre compagnie. Ma non è vero che il loro potere aumenti a spese del pubblico.» Leggi l'articolo di Samuelson
Newsweek
Wednesday, August 06, 2003
Nessuno ricorda??
Sabato scorso, 2 agosto, Yasser Arafat ha ordinato l'arresto di diciassette ricercati, che si erano rifugiati nel suo quartier generale a Ramallah, in Cisgiordania, e il loro trasferimento a Gerico. Il gruppo di uomini, quasi tutti appartenenti alle Brigate di al Aqsa, il braccio armato dello stesso movimento di Arafat, e più volte richiesti dal governo israeliano perché responsabili di attentati, si era rifugiato nella Muqata, il quartier generale, lo scorso anno, durante le incursioni israeliane a caccia di terroristi.
Per catturarli gli israeliani minacciarono di dare l'assalto al compound non appena si fosse allontanato Arafat. Per questo Arafat, che allora negava nel modo più assoluto che i ricercati fossero con lui (e oggi li tira fuori e li fa arrestare), decise di rimanere assediato insieme a suoi uomini, salvo poi sbandierare al mondo la menzogna di essere di fatto agli arresti domiciliari. In realtà, se non per un brevissimo arco di tempo, è stato sempre liberissimo di muoversi, proprio come dicevano gli israeliani, e sempre come dicevano gli israeliani la sua scelta di non muoversi era motivata dalla volontà di proteggere quegli uomini di cui oggi ammette l'esistenza e fa arrestare nel tentativo di uscire dal suo isolamento politico personale.
Questa storia, l'ennesima, la dice lunga sul valore della parola di Arafat: carta straccia. Dovrebbe aprire gli occhi chi piagnucolava per l'assedio al suo QG di Ramallah.
Fonte Ansa
Sabato scorso, 2 agosto, Yasser Arafat ha ordinato l'arresto di diciassette ricercati, che si erano rifugiati nel suo quartier generale a Ramallah, in Cisgiordania, e il loro trasferimento a Gerico. Il gruppo di uomini, quasi tutti appartenenti alle Brigate di al Aqsa, il braccio armato dello stesso movimento di Arafat, e più volte richiesti dal governo israeliano perché responsabili di attentati, si era rifugiato nella Muqata, il quartier generale, lo scorso anno, durante le incursioni israeliane a caccia di terroristi.
Per catturarli gli israeliani minacciarono di dare l'assalto al compound non appena si fosse allontanato Arafat. Per questo Arafat, che allora negava nel modo più assoluto che i ricercati fossero con lui (e oggi li tira fuori e li fa arrestare), decise di rimanere assediato insieme a suoi uomini, salvo poi sbandierare al mondo la menzogna di essere di fatto agli arresti domiciliari. In realtà, se non per un brevissimo arco di tempo, è stato sempre liberissimo di muoversi, proprio come dicevano gli israeliani, e sempre come dicevano gli israeliani la sua scelta di non muoversi era motivata dalla volontà di proteggere quegli uomini di cui oggi ammette l'esistenza e fa arrestare nel tentativo di uscire dal suo isolamento politico personale.
Questa storia, l'ennesima, la dice lunga sul valore della parola di Arafat: carta straccia. Dovrebbe aprire gli occhi chi piagnucolava per l'assedio al suo QG di Ramallah.
Fonte Ansa
"Vincere perdendo"
Giusta riflessione di Orestina. Agenzie, stampa e Tv riportano con dovizia di dati, conteggi, e particolari ogni ferimento e uccisione di soldati americani in Iraq, allo scopo di continuare ad illudere l'opinione pubblica che si possa trasformare in un nuovo Vietnam. Ma sulle decine di soldati russi che muoiono ogni mese da anni mentre occupano la Cecenia?? Così la Russia sembra aver domato i ceceni.. .. ma non temete, - ci dicono - gli "yankee" non ce la faranno in Iraq. Che pena.
Orestina
Giusta riflessione di Orestina. Agenzie, stampa e Tv riportano con dovizia di dati, conteggi, e particolari ogni ferimento e uccisione di soldati americani in Iraq, allo scopo di continuare ad illudere l'opinione pubblica che si possa trasformare in un nuovo Vietnam. Ma sulle decine di soldati russi che muoiono ogni mese da anni mentre occupano la Cecenia?? Così la Russia sembra aver domato i ceceni.. .. ma non temete, - ci dicono - gli "yankee" non ce la faranno in Iraq. Che pena.
Orestina
Riotta controcorrente
«Riotta è uno dei pochi, le eccezioni stanno negli uffici newyorchesi della Stampa e di Panorama, a non aver raccontato l'America di Bush attraverso la lente dell'antiamericanismo.» Leggi tutto
Camillo
«Riotta è uno dei pochi, le eccezioni stanno negli uffici newyorchesi della Stampa e di Panorama, a non aver raccontato l'America di Bush attraverso la lente dell'antiamericanismo.» Leggi tutto
Camillo
Sunday, August 03, 2003
On-line il processo di Norimberga
«Gli studenti della Facoltà di Legge dell'Università americana di Harvard sono impegnati nell'ambizioso progetto di mettere on-line l'intero processo di Norimberga intentato, dal dicembre 1945 fino al 1949, nei confronti dei criminali del nazismo, trasformando quindi in file digitali le prove documentali delle atrocità nei campi di concentramento.»
RadioRadicale.it
«Gli studenti della Facoltà di Legge dell'Università americana di Harvard sono impegnati nell'ambizioso progetto di mettere on-line l'intero processo di Norimberga intentato, dal dicembre 1945 fino al 1949, nei confronti dei criminali del nazismo, trasformando quindi in file digitali le prove documentali delle atrocità nei campi di concentramento.»
RadioRadicale.it
"Corea e Liberia, vince l’american way e l’Onu questa volta si adegua"
«Pyongyang accetta i sei paesi al tavolo del negoziato. Gli africani non mollano, Taylor deve andarsene»
«In tutti e due i casi è finita, o sta cominciando a finire, per il meglio perché ha vinto l’american way e, duole riconoscerlo, ha perso ancora una volta la Un way, ma almeno questa volta si è arresa e non incaponita come per l’Iraq» Leggi tutto
Il Foglio
«Pyongyang accetta i sei paesi al tavolo del negoziato. Gli africani non mollano, Taylor deve andarsene»
«In tutti e due i casi è finita, o sta cominciando a finire, per il meglio perché ha vinto l’american way e, duole riconoscerlo, ha perso ancora una volta la Un way, ma almeno questa volta si è arresa e non incaponita come per l’Iraq» Leggi tutto
Il Foglio
Povera Italia
«Italia seconda a livello internazionale, tra i Paesi sviluppati, per indice della miseria, dietro alla Spagna e davanti alla Francia. Il Paese meno povero, invece, è il Giappone.» Leggi tutto
Classifica
1) Spagna 14,6
2) Italia 11,7
3) Francia 11,1
4) Canada 10,7
5) Germania 9,8
6) Belgio 8,9
7) Usa 8,5
8) Regno Unito 8,2
9) Danimarca 7,7
10) Olanda 5,8
Ansa.it
«Italia seconda a livello internazionale, tra i Paesi sviluppati, per indice della miseria, dietro alla Spagna e davanti alla Francia. Il Paese meno povero, invece, è il Giappone.» Leggi tutto
Classifica
1) Spagna 14,6
2) Italia 11,7
3) Francia 11,1
4) Canada 10,7
5) Germania 9,8
6) Belgio 8,9
7) Usa 8,5
8) Regno Unito 8,2
9) Danimarca 7,7
10) Olanda 5,8
Ansa.it
Dear Mr. Berlusconi. L'Economist si lancia all'attacco di Berlusconi
Le domande dell'Economist
Il Foglio risponde : «Diciamo che sposano la tesi di Carlo, e non se ne parli più»; «Se la prendono sempre con i più piccoli. Provino con Chirac»
Il Foglio
Il Foglio
Saturday, August 02, 2003
Discussione sull'America: impero o egemonia?
Un dibattito tra Niall Ferguson e Robert Kagan svoltosi all'American Enterprise Institute il 17 luglio 2003, nell'ambito di un incontro organizzato dalla New Atlantic Initiative.
Ferguson: Impero. «Gli Stati Uniti possiedono con evidenza i tre pilastri di potenza: economico, militare e culturale. Ma fanno finta di niente»
Niall Ferguson è Herzog Professor di Financial History presso la Stern School of Business della New York University, e Senior Research Fellow nel Jesus College della Oxford University. Tra i più brillanti studiosi inglesi della nuova generazione. Due volumi recenti "Empire: How Britain Made the Modern World" e "Empire: The Rise and Demise of the British World Order and the Lessons for Global Power" (Basic Books, 2003).
Kagan: Egemonia. «La volontà di espandere (senza avidità) il libero mercato non rappresenta una forma di imperialismo. Washington non ha trasformato in deserti i luoghi in cui è intervenuta, ma al contrario li ha aiutati arricchendoli.»
Robert Kagan è Senior Associate presso il Carnegie Endowment for International Peace. Studioso e giornalista di fama internazionale, è fondatore, con William Kristol del Project for a New American Century, e collabora con il Washington Post, Weekly Standard e The New Republic.
American Enterprise Institute, trad. Il Foglio
Un dibattito tra Niall Ferguson e Robert Kagan svoltosi all'American Enterprise Institute il 17 luglio 2003, nell'ambito di un incontro organizzato dalla New Atlantic Initiative.
Niall Ferguson è Herzog Professor di Financial History presso la Stern School of Business della New York University, e Senior Research Fellow nel Jesus College della Oxford University. Tra i più brillanti studiosi inglesi della nuova generazione. Due volumi recenti "Empire: How Britain Made the Modern World" e "Empire: The Rise and Demise of the British World Order and the Lessons for Global Power" (Basic Books, 2003).
Robert Kagan è Senior Associate presso il Carnegie Endowment for International Peace. Studioso e giornalista di fama internazionale, è fondatore, con William Kristol del Project for a New American Century, e collabora con il Washington Post, Weekly Standard e The New Republic.
American Enterprise Institute, trad. Il Foglio
Nuova stampa libera irachena
Questa rassegna stampa della squadra del Memri a Baghdad mostra la vivacità e la varietà di idee e posizioni della nuova stampa irachena sui maggiori temi della ricostruzione del Paese dopo la caduta del vecchio regime: l'uccisione dei figli di Saddam, il nuovo consiglio del governo iracheno, l'amministrazioone provvisoria della coalizione, il ruolo delle Nazioni Unite. Leggi
Memri
Questa rassegna stampa della squadra del Memri a Baghdad mostra la vivacità e la varietà di idee e posizioni della nuova stampa irachena sui maggiori temi della ricostruzione del Paese dopo la caduta del vecchio regime: l'uccisione dei figli di Saddam, il nuovo consiglio del governo iracheno, l'amministrazioone provvisoria della coalizione, il ruolo delle Nazioni Unite. Leggi
Memri
"Ratzinger e le coppie omosessuali"
«Nella posizione della Chiesa sull'argomento non c'è nulla di nuovo, del che forse ci si può rammaricare ma non certo stupire. La concezione cattolica della legge morale naturale considera leciti solo i rapporti sessuali nel matrimonio, eterosessuale e indissolubile, e solo se sono finalizzati alla procreazione. Una concezione che è stata travolta, nei fatti, dalla secolarizzazione della vita civile, tant'è vero che in pressoché tutti i paesi cattolici ormai vigono leggi che ammettono il divorzio e regolamentano l'aborto. La chiesa ha il diritto di predicare la sua morale, la politica ha il dovere di organizzare la convivenza civile com'è, non come si vorrebbe che fosse. Sul tema dell'estensione ai cittadini omosessuali dei diritti civili
vale il principio dell'eguaglianza di fronte alla legge, indipendentemente dalle concezioni religiose.
D'altronde: nella Cuba di Fidel Castro l'omosessualità è un reato, in Spagna e in Francia si sono recentemente approvate norme liberali e in America c'è dissenso persino fra il presidente George W. Bush, contrario a ogni apertura, e il suo vice Dick Cheney, che ha sostenuto, in un incontro con i gay, che "ogni persona dovrebbe essere libera di impegnarsi in ogni tipo di relazione che voglia".
Sarebbe strano che, mentre si chiama il mondo intero a battersi contro il fondamentalismo, si scelga di legiferare solo in base a principi religiosi. Ed è altrettanto assurdo che i sostenitori della libertà di opinione negassero alla Chiesa il diritto di propagandare la sua».
Il Foglio
«Nella posizione della Chiesa sull'argomento non c'è nulla di nuovo, del che forse ci si può rammaricare ma non certo stupire. La concezione cattolica della legge morale naturale considera leciti solo i rapporti sessuali nel matrimonio, eterosessuale e indissolubile, e solo se sono finalizzati alla procreazione. Una concezione che è stata travolta, nei fatti, dalla secolarizzazione della vita civile, tant'è vero che in pressoché tutti i paesi cattolici ormai vigono leggi che ammettono il divorzio e regolamentano l'aborto. La chiesa ha il diritto di predicare la sua morale, la politica ha il dovere di organizzare la convivenza civile com'è, non come si vorrebbe che fosse. Sul tema dell'estensione ai cittadini omosessuali dei diritti civili
vale il principio dell'eguaglianza di fronte alla legge, indipendentemente dalle concezioni religiose.
D'altronde: nella Cuba di Fidel Castro l'omosessualità è un reato, in Spagna e in Francia si sono recentemente approvate norme liberali e in America c'è dissenso persino fra il presidente George W. Bush, contrario a ogni apertura, e il suo vice Dick Cheney, che ha sostenuto, in un incontro con i gay, che "ogni persona dovrebbe essere libera di impegnarsi in ogni tipo di relazione che voglia".
Sarebbe strano che, mentre si chiama il mondo intero a battersi contro il fondamentalismo, si scelga di legiferare solo in base a principi religiosi. Ed è altrettanto assurdo che i sostenitori della libertà di opinione negassero alla Chiesa il diritto di propagandare la sua».
Il Foglio
I due Bush
Il Foglio parla di George W. con due diversi ritratti: il popolare e il liberal. Utili per uscire dagli stereotipi.
Il Foglio
Il Foglio parla di George W. con due diversi ritratti: il popolare e il liberal. Utili per uscire dagli stereotipi.
Il Foglio
Friday, August 01, 2003
"Sui gay Bush non è Wojtyla"
«Nella cauta e apparentemente salomonica risposta alla domanda di un giornalista che gli chiedeva la sua opinione sull'omosessualità, il presidente Bush ha implicitamente segnalato un'importante evoluzione nella filosofia ufficiale dei repubblicani americani sull'argomento» Leggi tutto
il Riformista
«Nella cauta e apparentemente salomonica risposta alla domanda di un giornalista che gli chiedeva la sua opinione sull'omosessualità, il presidente Bush ha implicitamente segnalato un'importante evoluzione nella filosofia ufficiale dei repubblicani americani sull'argomento» Leggi tutto
il Riformista
"Murdoch non è Berlusca. La sinistra apre allo Squalo"
«Perché i Ds guardano con favore alla nuova Tv» di Rupert Murdoch, detto lo Squalo, patron di Sky, magnate australiano delle telecomunicazioni, editore dell'ultradestra repubblicana negli States (Fox News), amico e socio di Berlusconi.
il Riformista
«Perché i Ds guardano con favore alla nuova Tv» di Rupert Murdoch, detto lo Squalo, patron di Sky, magnate australiano delle telecomunicazioni, editore dell'ultradestra repubblicana negli States (Fox News), amico e socio di Berlusconi.
il Riformista
photographs courtesy P. Greenspun |
Dovete sapere che robba segue regole molto ferree per le sue uscite serali. Odia rientrare tardi, non più di mezzanotte, e non esce mai dopo cena. Se Lei è fuori per un aperitivo, si può trattenere a cena ed eventualemente anche trasferirsi in un locale per il dopocena. Ma se Lei gradisce rincasare anche subito dopo un aperitivo, o una cena, mai si troverà a voler uscire dopo aver cenato a casa. Insomma, se Lei non esce prima di cena, scordatevi di vederLa entrare dalla porta del vostro pub preferito.
Ci potrebbe essere, in effetti, una sorpresa. E' stato sì respinto l'emendamento soppressivo dell'artiolo, ma non è stato messo in votazione il mantenimento dell'articolo... Frà insiste: «E' stato sì respinto l'emendamento soppressivo dell'artiolo, ma non è stato messo in votazione il mantenimento dell'articolo...»
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