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Thursday, January 22, 2004

Mieli, Rutelli e la sinistra sedicente riformista
«Se l'Ulivo avrà una qualche chance di vittoria elettorale, ciò lo si dovrà quasi esclusivamente al fatto che qualcuno dei leader di questo campo avrà saputo sottrarsi al pur divertente dibattito sul triciclo e sarà andato a contendere al centrodestra i voti moderati. Dovessi dire che tutte queste idee di Rutelli mi convincono, mentirei. Ma nondimeno queste iniziative rutelliane sono a mio avviso la cosa più interessante prodotta dal centrosinistra negli ultimi tre anni. Più interessante e più utile.»

«Con la proposta di un secondo livello contrattuale, cioè di un contratto aziendale e locale che, a differenza di quello nazionale, tenga conto del fatto che il costo della vita cambia da regione a regione, Francesco Rutelli si è tirato addosso nuove polemiche da parte di qualche settore della Cgil. D'altronde non è una novità, da qualche tempo almeno; e non investe solo i rapporti tra il leader della Margherita e Guglielmo Epifani. Nel 2002 Rutelli ha difeso il leader Cisl Savino Pezzotta dagli attacchi della Cgil cofferatiana ai tempi delle polemiche sull'articolo 18.

Di recente si era già scontrato con la Cgil quando aveva proposto di innalzare di due anni l'età pensionabile: «Lo strappo di Rutelli», ha titolato in prima pagina il Manifesto per poi insistere a pagina tre con «Pensioni, Rutelli spiazza tutti». Cosimo Rossi, sempre sul «quotidiano comunista», ha osservato che l'ex sindaco di Roma «agisce sulla contraddizione irrisolta della sinistra sedicente riformista, sul fatto che D'Alema e i suoi boys sbavano per poter dire (e fare) le stesse cose della Margherita sulla politica sociale, ma non possono, prigionieri come sono del protagonismo e del consenso della Cgil e dei movimenti».

«In materia di politica internazionale Rutelli si è distinto come il più atlantico dell'intero centrosinistra e si è fatto paladino della permanenza dei nostri pacifici militari in Iraq».

«Un anno fa quando Berlusconi chiamò un applauso unitario per gli alpini in Afghanistan, Rutelli fu tra i pochi nel suo schieramento a dar prova di fairplay e a battere le mani».

«Pur essendo poi di provenienza radicale (per un anno fu segretario del partito fondato da Marco Pannella) ha da tempo sperimentato una politica di attenzione nei confronti dei cattolici che spesso ha preso di contropiede persino i suoi colleghi ex democristiani e si è inimicato i Ds e la parte laica della Margherita (Enzo Bianco) sostenendo le ragioni del no alla fecondazione assistita».

«L'ex sindaco di Roma non ha mai avuto buoni rapporti con il ministro dell'Economia e una volta si è così confidato con Alessandra Longo (la Repubblica ): «Il famoso "reciproco riconoscimento" con l'opposizione esclude persino la stretta di mano; l'ho sperimentato io stesso con Giulio Tremonti; dopo averlo attaccato in Parlamento, l'ho incontrato a un ricevimento e al mio saluto si è voltato dall'altra parte». Ma, nei primi giorni dello scandalo Parmalat, ciò non ha impedito a Rutelli di essere tra i primi nel centrosinistra a chiedere che si facesse piena luce sulla faccenda e a non mostrare eccessiva indulgenza nei confronti del governatore della Banca d'Italia».

«Il Foglio di Giuliano Ferrara - che pure non lo ha mai avuto in simpatia - recentemente lo ha descritto come il leader ulivista «più alieno di altri sia dalle riconoscenze "debitorie" e dagli interessi bancari del Centro Italia che influenzano le posizioni dei Ds, sia dalla "solidarietà operante" che i prodiani doc riservano a banchieri "amici"».

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