Chissà se tra qualche anno il caso di Amanda Knox ce lo ritroveremo sul grande schermo in uno di quei film angoscianti in cui cittadini americani innocenti vengono perseguitati da sistemi giudiziari kafkiani, nella migliore delle ipotesi, in Paesi come la Malaysia o l'Iran. Ebbene, non mi stupirei se un giorno Amanda Knox fosse la protagonista di un film del genere ambientato in Italia. Neanche uno sceneggiatore dei più geniali infatti avrebbe potuto concentrare in un unico processo, come quello di Perugia, e in una così vivida rappresentazione, tutti - ma proprio tutti - i vizi e i difetti del sistema giudiziario italiano: approssimazione e dilettantismo nella raccolta delle prove; fughe di notizie alla stampa; character assassination dell'imputato; sessuofobia; giudici succubi della pubblica accusa a causa di carriere non separate. Un processo che mi ha fatto vergognare di essere italiano. Qui non c'entra essere convinti o meno dell'innocenza degli imputati, ma ribellarsi di fronte a una condanna di chicchessia senza prove.
Le pesanti critiche che la stampa e le tv Usa hanno rivolto al sistema giudiziario italiano per il modo in cui è stato condotto il processo di Perugia sono state frettolosamente - e in modo stranamente bipartisan - liquidate come «nazionalismo giudiziario». Siccome Amanda è americana, la difendono a prescindere. No, troppo facile. Non riconoscere in quegli articoli o trasmissioni critiche più che fondate e puntuali significa o non averli letti e viste, o essere disonesti intellettualmente. Dagli Usa infatti non hanno fatto altro che contestarci tutti i difetti, già tristemente noti e di cui dibattiamo da anni noi stessi, della nostra giustizia.
Si può forse negare che siano stati commessi errori irrimediabili nelle indagini e nella raccolta delle prove? Si può forse negare che non c'è alcuna prova fisica che colleghi Amanda alla scena del delitto? Si può forse negare che il Dna che incastrerebbe Sollecito è stato individuato solo dopo 46 giorni di sopralluoghi ed esami che hanno presumibilmente alterato la scena del crimine? Si può forse negare che non è stata individuata l'arma e che il movente è debole, visto che la conoscenza fra i tre ragazzi non è stata provata? Si può forse negare che alla studentessa americana sia stata negata la facoltà di non rispondere quando, in assenza di un avvocato e di un interprete, è stata interrogata in Questura? E i video mostrati dalle tv americane con i poliziotti che sfondano una porta a vetri per entrare nella villetta e maneggiano i reperti senza mascherina e scuotendoli? Si può forse negare che i pregiudizi sul sesso e sul satanismo si siano fin da subito impadroniti delle menti dei pm, tra cui quel Mignini che non è nuovo a queste fantasiose ricostruzioni?
E nella rappresentazione che è stata data di Amanda non è forse riscontrabile un pregiudizio antiamericano, certo non del tipo più banale, ma più sofisticato e subdolo, della ragazza viziata e arrogante, com'è nello stereotipo l'odiato yankee? Senza alcuna prova fisica che collegasse Amanda alla scena del delitto, tutto il processo è stato condotto dall'accusa sulla personalità di Amanda, fornendo della ragazza caratterizzazioni misogine e sessuofobiche, solo perché sì, è una ragazza disinibita e sessualmente attiva, cose per cui in Italia una ragazza può essere ancora bollata come puttana. La sola colpa di Amanda è di non aver saputo scrollarsi di dosso quest'immagine.
Non è neanche vero che solo la stampa e la tv a stelle e strisce si siano schierate dalla parte di Amanda perché connazionale. Anche il britannico The Times ha duramente criticato la sentenza di Perugia, denunciando puntualmente le storture, tristemente note, del sistema giudiziario italiano. Il caso di Amanda, «se portato in Gran Bretagna, non avrebbe mai raggiunto un'aula di tribunale», scrive Alex Wade. «E se per qualche crudele miracolo un giudice britannico si fosse trovato a presiedere i 12 onorevoli giurati, il cui compito fosse stato quello di decidere se la Knox fosse o meno innocente dell'assassinio della Kerchner, è impensabile che non avrebbe preso con forza e convinzione la strada dell'assoluzione». Qualsiasi sia la verità sui tragici eventi della notte del 2 novembre 2007, osserva l'editorialista del Times, «le prove contro la Knox sono nel migliore dei casi deboli, nel peggiore confuse».
Molti di noi sono ormai assuefatti, ma all'estero suscita ancora indignazione il fatto che in Italia i procuratori «divulgano abitualmente a media fin troppo ansiosi quelle che dovrebbero essere informazioni riservate prima del processo». Nel Regno Unito «le leggi sull'oltraggio alla Corte impediscono la pubblicazione di informazioni, dal momento dell'arresto o della messa in stato d'accusa, che possano rischiare di recare un serio pregiudizio al processo».
«Il trapelare un poco alla volta di piccanti informazioni sulla Knox è stato una vergogna che non sarebbe mai stata permessa dall'ordinamento britannico». Amanda Knox, conclude Wade, «è stata sottoposta a un'incessante e corrosiva character assassination», da cui non si è mai potuta difendere. «Ma la vergogna più grande di tutte, la ragione per cui non ci piace il verdetto Knox», è il fatto che «in un processo in cui le prove hanno faticato persino a raggiungere il livello dell'indiziario, la Knox sia stata demonizzata per il solo fatto di essere una donna sessualmente attiva. Niente nei fatti - niente, visto che neanche la testimonianza di Guede ha fatto luce su cosa sia davvero successo a Meredith Kercher - sostiene la tesi dell'accusa secondo cui un malvagio gioco sessuale sia andato storto. E' una congettura, pura e semplice».
1 comment:
Il problema è che noi Italiani siamo così provincialmente convinti che "semo li mejo" che proprio non ci va giù dover accettare non dico lezioni, quanto meno critiche ad alcuni nostri modi di fare. A meno che non si tratti di mister B che dà dei comunisti ai giornalisti dell'Economist, situazione in cui tutti a fare quadrato intorno alla stampa estera. Mi permetto di segnalare un articolo di qualcuno che ci è cascato in pieno:
http://metilparaben.blogspot.com/2009/12/amanda-knox-italiani-mafiosi-come-vi.html
G
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