Pagine

Friday, December 05, 2008

Lo spreco della blogosfera liberale

Andrea Mancia scrive su Liberal questo articolo sulla distanza tra politici di centrodestra e il mondo di internet. Un articolo pieno di considerazioni più che fondate. Enzo Reale (1972) gli fa giustamente notare che esiste tra giornalismo e blog una «separazione - voluta, difesa e accentuata dalla casta - ancora più grande». Si sta parlando di «bloggers di centrodestra», ma basterebbe parlare più semplicemente di «gente che ha qualcosa da dire e lo dice abbastanza bene». Siccome quando si è totalmente d'accordo c'è poco da aggiungere, riporto integralmente l'intervento di Enzo:
Ciao Andrea.
Questo post calza a pennello per una discussione che non si vuole aprire, per mancanza di tempo, di voglia, perché va bene così.
Giano ha perfettamente descritto qual è la situazione attuale della blogosfera non di sinistra e più in generale del giornalismo italiano non di sinistra.
Quando i pionieri aprirono i loro blog negli anni 2002-2003 (immodestamente mi includo), la blogosfera liberale era ridotta numericamente ma influente (o più influente) concettualmente. Oggi, con tanto di aggregatore ufficiale, la blogosfera liberale ha perso importanza, consistenza e sicuramente non è riuscita a diventare un punto di riferimento. Nel frattempo l'altra metà del cielo, quasi irrilevante fino a qualche anno fa nel nostro paese (parlo sempre di blog), ha acquisito consistenza e ha finito per creare e trainare opinione, per accaparrare la maggior parte del seguito mediatico, in una frase per fare tendenza.
Perché? Per sinergie, evidenti a sinistra, inesistenti nel centrodestra.
Mi spiace dirlo Andrea ma la colpa è anche del giornalismo ufficiale. Quanti bloggers sono stati arruolati a tempo pieno dalle testate di riferimento? Quanti ne ha presi Liberal? Il Foglio? Il Giornale? Che attenzione si dà alla loro attività, alle loro analisi, alla novità del mezzo e dei contenuti? Chi, oltre ad accorgersi di noi, ha davvero il coraggio di usarci a dovere?
Nessuno, Andrea.
Da TocqueVille non è nato nulla alla fine, i discorsi di Sestri si sono persi nella confusione, il "più grande aggregatore d'Italia" è diventato un calderone senza né capo né coda dove un'analisi originale da prima pagina viene trattata alla stregua di un articolo copiato chissà dove o di un'invettiva razzista qualunque e potrei continuare.
Come facciamo a lamentarci se Berlusconi non si accorge di noi se nemmeno voi professionisti dell'informazione lo fate?
Andrea, abbi pazienza, ma stavolta l'ipocrisia non è dei politici.
Sarebbe bello poterne parlare davvero, sui rispettivi blog, se almeno noi ci leggessimo, chiaro.
Saluti.

2 comments:

Nico Valerio said...

Ma certo, i giornalisti "di destra" sono proprio i più chiusi e corporativi. Li conosco bene: io non ho cominciato coi blog ma con la carta stampata. E ho scritto su giornali di destra e di sinistra, perché vengo dal giornalismo. Ebbene, a parte che il mio liberalismo non era compreso né a destra (dove ero considerato radicale) né a sinistra (dove ero considerato di destra), ho notato subito che la mediocrità, la mancanza di idee, la povertà di mezzi espressivi e di interessi culturali, stava più a destra che a sinistra. Del resto basta guardare lo stile di scrittura... Naturale perciò che nelle redazioni i raccomandati di destra temino di più la concorrenza degli "esterni" rispetto ai raccomandati di sinistra. Elementare, Watson!

il Forum said...

Se può farvi piacere abbiamo da poco iniziato un blog di cultura liberale, o meglio microliberista.
l'url è http://microliberismo.blogspot.com
Non siamo giornalisti o blogger professionisti, ma vogliamo diffondere la cultura microliberista. Per questo vogliamo confrontarci con opinionisti di destra e di sinistra. Ci farebbe piacere se qualcuno lasciasse un commento ai nostri post o volesse collaborare con noi come autore in modo da dare un valore aggiunto al nostro blog.