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Wednesday, March 25, 2009

Gli ayatollah hanno il fattore tempo dalla loro

David Blair sul Telegraph spiega che un "Grande Satana" dialogante e non così "satanico" è molto più complicato da gestire per gli ayatollah, perché non corrisponde all'immagine della propaganda di regime e rischia di accentuare la frattura tra il popolo iraniano (giovane e occidentalizzato) e i suoi leader, nonché le divisioni tra fanatici e pragmatici all'interno del regime stesso.
If Iran's leaders had the power to choose between a belligerent America threatening "regime change" and a conciliatory US President hailing their "great and celebrated culture", they would probably prefer to bask in firebreathing threats. When the "Great Satan" looks suitably wicked – and throws around epithets like "axis of evil" – Iran's leaders can sit back and relax. They can afford to stage "Death to America" rallies and be as intransigent as possible. Their difficulties only arise when the "Great Satan" stubbornly refuses to be remotely satanic.
Gli ayatollah, quindi, si trovano di fronte a un dilemma, e non Obama, che qualsiasi risposta riceva potrà o celebrare la sua vittoria diplomatica, oppure incassare un ampio consenso politico per l'uso della forza:
Meanwhile, Mr Obama faces no such dilemma. If his approach succeeds, he will achieve one of history's greatest diplomatic coups. If he fails, America has carefully ruled nothing out. Mr Obama may yet have to decide whether to destroy Iran's nuclear facilities by military means. If he ever reaches that juncture, he will be able to argue that America tried every alternative.
Questa doppio sbocco l'avevamo ipotizzato anche qui, ma bisogna fare attenzione ai tempi. I mullah iraniani potrebbero anche decidere di non affrontare il «dilemma» e di sedersi ad aspettare di avere la bomba per trattare da tutt'altra posizione.

Intanto, Mehdi Khalaji, del Washington Institute for Near East Policy, invita a non farsi illusioni sulle presidenziali di giugno, le speculazioni sull'esito delle elezioni sono un «interessante gioco da salotto»:
«... che non ci dovrebbe distrarre dai fondamentali della politica iraniana. Il prossimo presidente potrebbe avere margini di manovra per aggiustare la politica economica e sociale. Ma sui grandi temi di politica estera, le relazioni con l'occidente, e il programma nucleare, l'identità del presidente non è importante. Su questi temi a decidere sarà un uomo che non sarà in corsa per la presidenza, ma il cui potere è certo: la guida suprema Ali Khamenei».

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