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Wednesday, May 11, 2011

Il solito schema

Come prevedibile il meccanismo si è innescato di nuovo. Si scandalizzano e tuonano ad ogni dichiarazione, anche la più banale, trita e ritrita di Berlusconi, e poi si lagnano che il premier invade le aperture dei tg e le prime pagine dei giornali, oscurando candidati e avversari a quattro giorni dal voto. Berlusconi che "politicizza" le amministrative per rafforzare il governo, riproponendo una sorta di referendum sulla sua leadership, e il Pd che accetta la sfida nell'illusione della "spallata". Ed ecco, dunque, che nelle ultime parole del premier sui poteri del Colle e quelli della presidenza del Consiglio si denuncia un attacco a Napolitano, alle istituzioni di garanzia di cui Berlusconi si vorrebbe disfare per instaurare una dittatura. Il che, però, non torna molto con un'altra lettura che va per la maggiore tra i nemici del Cavaliere: se fosse interessato alla presidenza della Repubblica, perché indebolirla?

A ben vedere, non si tratta che dei soliti ragionamenti, che il centrodestra ha già tentato di trasformare in riforma costituzionale nel 2005 (premierato forte, riduzione del numero dei parlamentari, Senato federale). Una riforma lasciata affondare nel referendum confermativo. E d'altronde, non va dimenticato che il rafforzamento dei poteri del premier e del governo, con il conseguente restringimento di quelli del presidente della Repubblica, era preso in considerazione anche nella Bozza di riforma Violante, la quale prevedeva che il presidente del Consiglio fosse investito direttamente dai risultati elettorali e non incaricato dal capo dello Stato, che potesse revocare e nominare ministri e sottosegretari senza passare per il Colle, e che il governo potesse usufruire di una corsia preferenziale in Parlamento per i disegni di legge di suo interesse.

Nessuno scandalo, dunque. Se non che nel reagire a queste prese di posizione la sinistra e la stampa mainstream calzano sempre i panni che fanno comodo al Cavaliere. Al di là del merito delle questioni e delle promesse effettivamente mantenute, infatti, ne escono rafforzati i tratti di decisionismo di Berlusconi e rimessa a lucido la sua immagine di riformatore, mentre i suoi avversari, rintanati sulla difensiva, appaiono come il ritratto stesso della conservazione. Un richiamo irresistibile per gli elettori del Pdl, anche se sfiduciati.

La teoria berlusconiana delle "mani legate" (da istituzioni antiquate e inefficienti e alleati infedeli) è molto spesso un alibi per giustificare le riforme non realizzate, ma che ci sia in Italia un problema di ingovernabilità (troppi galli a cantare e procedure parlamentari lente e farraginose) è innegabile. E c'è del vero anche nel fatto che quando Berlusconi si trova a Palazzo Chigi, chiunque si trovi al Quirinale - sia Scalfaro, Ciampi, o Napolitano - si sente in diritto di esercitare un ruolo di supplenza delle opposizioni, che oltre a sconfinare dalle prerogative costituzionali della presidenza della Repubblica danneggia in primis proprio le opposizioni, che vengono automaticamente bollate come deboli e incapaci finendo quasi per scomparire dal dibattito politico. Quando invece al governo c'è il centrosinistra, il Colle sembra uno studio notarile.

In questa legislatura il presidente della Repubblica e il presidente della Camera sono apparsi troppo spesso come gli unici, impropri argini, al governo Berlusconi. Soprattutto con Napolitano siamo ormai di fatto in un semipresidenzialismo dove il presidente però non viene eletto direttamente dai cittadini. Interviene su tutto, dalla politica estera alle spiagge in concessione, dando l'impressione di reclamare un ruolo di indirizzo politico che la Costituzione espressamente gli nega. Non c'è decreto ormai che non venga sottoposto ai suoi uffici prima di arrivare in Consiglio dei ministri, e spesso persino i testi di legge prima di uscire dalle commissioni parlamentari. Esternazioni una al dì, convocazioni di singoli ministri e capigruppo, lettere e spifferatine ai giornali. Di tutto di più, oscillando tra arbitro ineccepibile e giocatore molesto, tanto da far pensare che la sua età lo esponga a qualche condizionamento di troppo da parte dei suoi consiglieri, l'opaca "Presidenza della Repubblica".

Sacrosante in una democrazia liberale le istituzioni di controllo e di garanzia e il potere neutro del Quirinale, ma quando non sono più tali e invece di arbitrare giocano? Berlusconi vuole (dice di voler) cambiare una Costituzione che a suo avviso - e non ha tutti i torti - gli impedisce di governare in modo efficace. Napolitano (così come i suoi predecessori) le regole le ha già cambiate forzandole. Tra le due, meglio la via costituzionale del centrodestra, se mai deciderà di intraprenderla.

7 comments:

Jean Lafitte said...

"la quale prevedeva che il presidente del Consiglio fosse investito direttamente dai risultati elettorali e non incaricato dal capo dello Stato, che potesse revocare e nominare ministri e sottosegretari senza passare per il Colle, e che il governo potesse usufruire di una corsia preferenziale in Parlamento per i disegni di legge di suo interesse."

noooo, solo roba da repubblica delle banane.

Jean Lafitte said...

"Quando invece al governo c'è il centrosinistra, il Colle sembra uno studio notarile."

con presidenti di tutte le estrazioni politiche (Ciampi e Scalfaro di certo non possono essere considerati di sinistra). sarà forse che i governi berlusconi tendono a sfornare una serie di leggi incostituzionali? sarà che questi presidenti non fanno altro che svolgere, anche fin troppo sobriamente e a volte troppo timidamente, il ruolo di garanti della costituzione? è un caso che questi contrasti istituzionali, di questa portata, sono iniziati solo da quando è entrato in scena il cavalier merda?

Anonymous said...

se Silvio non riesce a governare, forse è perchè non ne è capace. Non può dare la colpa pure agli UFO per questo

Fort said...

Veramente, volendo raffrontare costi e benefici e considerando le banalità quirinalizie, non c'è partita: converrebbe abolire del tutto le costosissime dette banalità e questo, in termini di costi.
In termini politici, credo che il conflitto istituzionale si sia creato quando lo schiaffeggiatore moralista Oscar fu a sua volta schiaffeggito dai poliziotti ai funerali della scorta di via D'Amelio. Su questo, volutamente, oscuro episodio ed alla luce di quanto si sente a proposito di patteggiamenti mafiosi e di personaggi politici che lasciavano vergognosamente calunniare Berlusconi tacendo le loro responsabilità, occorrerebbe far luce.
Altro che non saper governare!! Chi denigra a prescindere dimostra solo di non conoscere la politica ed i politicanti precedenti.
Aggiungo e chiudo che, chi difende i pm politicizzati (Berlusconi accusa questi ultimi e non tutti i pm e meno che mai i giudici che sono tutt'altra cosa come invece, tartufescamente si continua a ripetere)ricorda tanto da vicino i cojones che protestavano per pagare più tasse senza che venissero ridotti gli sprechi.

Jean Lafitte said...

volendo confrontare costi e benefici aboliamo elezioni, partiti e parlamento e instauriamo una monarchia assoluta, molto più economica. che discorsi demenziali...
ed evito di commentare il resto dai "cojones" in su...

Anonymous said...

fort, che non sappia governare è evidente dai risultati ottenuti, cioè zero carbonella.
a dispetto dei governi intermedi il debito è aumentato insieme alla spesa pubblica e tutti noi siamo meno ricchi.
questo anche prima della crisi.

di liberalizzazioni manco a parlarne, della riforma fiscale si ciancia da 17anni, si parla unicamente della riforma della giustizia ma si attuano solo decreti urgenti solo per una tipologia di processi che, casualmente, coincide con quelli in cui è imputato berlusconi.

sveglia! governa da quasi 10anni (tranne la parentesi prodi con 3 senatori di scarto) e non ha fatto nulla incolpando sempre tutti gli altri.
e con maggioranze che nessuno ha mai avuto nella storia repubblicana.

essù...!

Anonymous said...

Non direi che Napolitano sia uguale agli altri inquilini del colle nell'attaccare il Governo.E' molto peggio.