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Finalmente - con tempi da Prima Repubblica - la squadra di Monti è al completo. Di indubbia competenza, ma i criteri di scelta dei sottosegretari ricalcano quelli usati per i ministri, tutt'altro che tecnici. Se infatti la politica si è rifiutata di metterci la faccia, non è riuscita tuttavia a cancellare le impronte. Si continua nel segno del tecno-ulivismo (e prodismo) e della "larga Intesa". Quel che è peggio non è tanto che risultino così visibili le matrici politiche e i potenziali conflitti di interesse (anzi, meglio alla luce del sole), ma è che ciò oltre a rassicurare i partiti non garantisca alcuna coesione programmatica, il che non promette nulla di buono in termini di coraggio riformatore. Su due snodi fondamentali per la crescita - il lavoro e l'istruzione - il misurino ideologico usato (o subìto) da Monti è sfociato in contraddizioni potenzialmente esplosive: al Welfare dovranno convivere un liberale blariano come Michel Martone e un'accanita oppositrice della flessibilità, editorialista dell'Unità, come Maria Cecilia Guerra; alla scuola Elena Ugolini, cattolica vicina a Cl e regista delle riforme Moratti e Gelmini, e Marco Rossi Doria, tutto scuola pubblica ed egualitarismo.
Dovrà essere Monti in persona, dunque, ad imporre la sua linea. Come certamente dovrà fare anche all'Economia, dove sopravvive il tremontismo con Grilli viceministro (nominato direttore generale del Tesoro da Siniscalco e in carica sia con Padoa Schioppa che con Tremonti) e con Vieri Ceriani sottosegretario, già a capo dei servizi fiscali di Bankitalia e della commissione sulla riforma fiscale istituita dall'ex ministro, ma nel 1996 regista delle riforme di Vincenzo "vampiro" Visco. Tremontismo appena attenuato dall'altro sottosegretario, Gianfranco Polillo, di storia socialista riformista, capo del servizio di bilancio della Camera e responsabile economico della Presidenza del Consiglio tra il 2002 e il 2004. Per i Rapporti con il Parlamento Monti ha lasciato spazio ai partiti e se il Pd ha indicato il prodiano D'Andrea, il Pdl ha preferito il tecnico Malaschini, segretario generale del Senato. Scelte ben bilanciate e "rassicuranti" per tutti anche alla Giustizia, con Mazzamuto, ex consigliere di Alfano, e Zoppini, consigliere di E. Letta sotto il governo Prodi. Dall'ultimo governo Prodi viene anche il sottosegretario allo Sviluppo De Vincenti, membro dei "pensatoi" di Bersani e Bassanini.
Veniamo ai potenziali conflitti di interesse: all'Ambiente Fanelli, consigliere di amministrazione di GRTN; alle Infrastrutture Ciaccia, che proprio di infrastrutture si occupava per banca Intesa; e all'Editoria Malinconico, il presidente degli editori di giornali, tanto per cominciare col piede giusto nei rapporti con la stampa. Chiudono la squadra la dalemiana Marta Dassù, direttore generale dell'Aspen Institute, e l'onusiano Staffan de Mistura, agli Esteri; il ciampiano Peluffo all'Informazione; Magri dell'Udc alla Difesa; e Patroni Griffi, una scelta bipartisan (un po' Bassanini un po' Brunetta), alla Funzione pubblica. Auguri.
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