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Thursday, December 15, 2016

20 gennaio, faster please!

Non ci mancherai Barack, sore loser in chief

Donald Trump non è ancora alla Casa Bianca e si sprecano su tv, radio e giornali preoccupate analisi sui favori che farà all'"amico" Putin... Nessun bilancio, invece, sugli otto anni di regali fatti da Obama e Hillary Clinton. Sul primo ci sono (per ora) solo parole, intenzioni al massimo. Dei secondi a parlare sono i fatti. Nessuna amministrazione americana ha fatto più di Obama per Russia e Iran. Durante i suoi mandati abbiamo visto i maggiori successi geopolitici (e militari) russi che si ricordino da decenni, dalla Crimea al Medio Oriente. E pensare che all'inizio proprio Obama e Hillary avevano perseguito con convinzione la politica del "reset" con Mosca, insultando McCain e Romney in campagna elettorale per il loro approccio più aggressivo verso i russi (da "relitti" della Guerra Fredda). Dunque, Obama dovrebbe essere il primo a tacere.

E forse, invece di prevedere il futuro, sarebbe più serio per il nostro giornalista collettivo cominciare dall'analisi del presente e del passato, perché non è detto che i danni di Obama e Clinton siano reversibili, ora, con un atteggiamento ostile verso Mosca.

La Russia è una nazione "più piccola e più debole di noi", "non produce nulla che la gente desideri", "non ha il potere di cambiarci, né di indebolirci". E' il sassolino che si è voluto togliere dalla scarpa il presidente uscente nella sua ultima conferenza stampa. Tutto vero, e dovrebbero ricordarselo i putiniani alle vongole. Peccato che le parole di Obama siano dettate da frustrazione e rosicamento, perché proprio da quelli lì - piccoli e deboli - si è fatto fregare su tutti i fronti per 8 (otto!) lunghi anni.

Eh già, quello di Obama è un brutto finale di partita. Dopo le iniziali frasi di circostanza, lui e i Dems stanno dando prova di essere i veri sore losers e "un-American".

Solo poche settimane fa Hillary Clinton e la sua campagna denunciavano Trump come "un-American" per aver detto che le elezioni potevano essere truccate. Ma ora che la Clinton ha perso, sono i suoi - in primis il capo della sua campagna John Podesta, con la sponda di alcune fonti della Cia di Obama, citate dal WashPo - a sostenere che le elezioni sono state davvero truccate, a vantaggio di Trump, niente meno che per opera del Cremlino... e cercano addirittura il colpo di mano (grandi elettori sotto assedio, alcuni minacciati di morte). Questo sì, è davvero "un-American".

E sarebbe un autogol, perché significherebbe ammettere che il presidente Obama e la Cia e tutte le altre agenzie governative non hanno saputo proteggere la democrazia americana dalle ingerenze di una potenza straniera sulle elezioni... Sarebbe la prima volta nella storia... Non so chi ne esca peggio, ma somiglierebbe più a un fallimento epocale di Obama e dei democratici (SE fosse vero).

Ci sarebbe da cominciare a capire il fenomeno Trump, a "studiare" le sue prime mosse, ma i media s'attaccano alla ridicola storia che la Russia ha "hackerato" le elezioni... E qui da noi ovviamente si banchetta con le bufale confezionate dai media liberal d'oltreoceano...
Want to recognize Russia as an enemy? Want Congress to do a thoroughgoing investigation of all its espionage and meddling in our country, including efforts to influence election outcomes? Want to hold Trump’s feet to the fire because you’re worried that he and some of his subordinates seem oddly well-disposed toward Putin, a murderous, anti-American dictator? By all means, let’s do it. It’s way past time.

But let’s not pretend the "Russia hacked the election" farce is anything other than what it is: a scheme by the Democrat-media complex to rationalize a do-over - to persuade the Electoral College that it is not bound by the election results. The spectacle we’re watching has nothing to do with Russia.

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