
La manifestazione dell'"orgoglio cattolico" non è voluta essere da meno delle grandi manifestazioni sindacali o di opposizione. Pare che chiunque organizzi manifestazioni a San Giovanni non possa fare a meno di imbrogliare sulle cifre.
«Oltre un milione», pare che fossero al
Family Day di oggi. «Un milione e mezzo», azzarda Pezzotta, da sindacalista navigato, che di piazze e numeri gonfiati se ne intende. Passano i manifestanti (contro Berlusconi, contro Prodi, o contro i "Dico"), ma "Piazza di Porta San Giovanni" è sempre la stessa: più di 160-240 mila persone non può contenerle (erano 250 mila per la Questura).
Verificarlo è semplice eppure non si trova uno straccio di giornalista che si prenda la briga. Tutti si bevono la balla dei milioni in piazza. Valga una volta per tutte un modo artigianale ma sufficiente per avere un'idea degli ordini di grandezza di cui si sta parlando.
Google maps offre una bella visuale dall'alto indicando il rapporto di scala. Basta misurare l'area della piazza. Moltiplicando lato lungo per lato corto trovate l'area in metri quadrati. Dicesi "folla", come ben sanno gli ingegneri, quando 300 kg pesano su un solo metro quadrato. Cioè, 4 persone a mq. E vi assicuro che si soffoca. Di più è fisicamente impossibile, soprattutto con molti bambini e passeggini al seguito.
Ciascun metro quadrato della piazza può contenere quindi fino a un massimo di 4 persone (e considerate che non si tratta di un numero medio, ma massimo di persone per mq): quindi moltiplicate l'area per 4. Il risultato per "Piazza di Porta San Giovanni" a Roma varia da 160 mila a 240 mila persone, a seconda se si sia severi o generosi nel considerare la scalinata della basilica, di solito vuota, la Scala Santa, il palco, gli alberi e tratti delle vie circostanti (via Emanuele Filiberto e Viale Carlo Felice, con i giardini).
Dalle dirette televisive, dalle interviste ai partecipanti, dagli striscioni, abbiamo ricavato l'immagine di una realtà sociale rispettabile, ma minoritaria, quasi estrema, nel nostro paese, che dati
Istat alla mano non rappresenta di certo la famiglia "normale", concetto a cui sono molto legati i difensori della famiglia tradizionale.
Innanzitutto, l'elemento religioso nettamente prevalente, a confermare la mobilitazione delle diocesi molto più che una partecipazione spontanea anche del mondo non cattolico, millantata dai promotori alla vigilia. I partecipanti erano per lo più parrocchiani, spesso di quelli più "nerd". Molte le comunità "neocatecumenali" presenti. Famiglie con sei o addirittura otto figli. Tra madonne, i crocifissi e le icone religiose, gli "Allejua" e i tipici canti di chiesa accompagnati dalle chitarre dei ragazzi. Cartelli contro i "Dico "e i gay, ma anche anti-divorzisti ("Non osi separare l'uomo ciò che Dio unisce"), tanto per dare l'idea delle posizioni minoritarie affermate oggi a San Giovanni.
Per non parlare, poi, di bambini sotto i dieci anni vestiti con magliette anti-Dico e degli striscioni ancor più "cattolico-pride": "Benedetto siamo tuoi"; "Famiglia = Chiesa"; "La famiglia solo secondo natura".
Singolare la presenza alla stessa manifestazione di esponenti di partiti che si dicono "di sinistra" insieme ai neofascisti di
Foro 753 e a
Forza Nuova, presente con il suo "Dio, patria e famiglia". Un fatto inedito, direi.
Ripeto: il dedicarsi a Dio e a una famiglia con sei-otto figli sono scelte di vita rispettabili (sempre che le signore non abbiano subito pressioni morali e violenze psicologiche...). Ma qui sta la differenza.
Perché per quanto ci possano essere stati ideologismi e vetero-laicismi, nella sostanza i manifestanti di piazza Navona (in quella piazza lo striscione più divertente: "
Più Famolo dài, meno Family Day") chiedono allo Stato di riconoscere e tutelare la pluralità delle forme di famiglia esistenti nella nostra società, mentre coloro che si sono riuniti a piazza San Giovanni erano lì per sostenere che lo Stato dovrebbe riconoscere e tutelare nessun altro modello se non il loro. Che oggi abbiamo scoperto essere ben lontanto da quello "nella norma" secondo i dati
Istat: oltre i tre figli, assidua vita di parrocchia.