Ode al Leccaculo
di Piero Welby
Vostro onore, lo so che so' boiaccio!
Non chiedo sconti e manco l'amnistia
Tutto quello ch'ho fatto è cosa mia!
Leccare il culo no, non s'improvvisa,
È un arte che s'apprende col ciucciotto.
La lingua batte se c'è una divisa,
La padronanza è tua da giovanotto.
L'esercizio continuo della lingua
Sviluppa il mezzo come a Giovenale,
Cosa che può servire all'occorrenza
A leccare il gelato o uno stivale.
È un'ode quella ch'io dedico a tutti
I leccatori, giovani ed adulti,
i leccatori adusi alla linguata
e quelli incerti assai nella leccata.
il leccatore ormai senza opinione
varca lo stige e affonda nel sabbione.
soltanto la sua lingua esagerata
emerge dalla melma collassata.
fondiamo un sindacato di lecchisti,
potremo unirci anche i giornalisti,
Gli avvocati civili e i penalisti,
Gli economisti e i verdi ecologisti.
Alzi la mano chi non ha mai leccato!
Gira la terra, le sfere ed i pianeti,
Giri lo sguardo e solo lingue vedi,
Lingue arrossate, gonfie, consumate
A leccare in eterno condannate.
Frate', quest'ode è barbara davvero
E ha fatto della rima un cimitero.
Ma sulla tomba vorrei questo strambotto:
"Oh tu vivente che il dolor ha distrutto,
Qui giace uno che ha leccato tutto."
Questo bel sonetto è tratto dal thread "Schiudete il leccaculo chiuso in voi" che è stato aperto oggi sul forum di Radicali.it
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