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Tuesday, April 05, 2005

Il «male necessario» sta per passare. E quel che resta?

La sconfitta di tutti nel centrodestra. E' di Berlusconi, per aver sacrificato una forza che si voleva qualificare come liberale alla linea clerico-moderata e corporativista di Fini-Follini, per aver voluto conquistare quei territori immaginari di Padania, perdendo l'Italia, quella reale fatta di Nord, Centro e Sud. Quindi è stata anche la sconfitta di Fini, Follini e Bossi. Le analisi possono essere molteplici: il premier senza partito, di Paolo Franchi sul Corriere della Sera, la «fantasia e l'improvvisazione» che «non bastano a governare un paese come questo», di Giuliano Ferrara su Il Foglio, il berlusconismo e la devolution secondo il Riformista, la mancanza di una progettualità legata al territorio, alle idee (ideazione.com).

Anche il contesto internazionale e la stagnazione economica dell'Europa intera, con l'inflazione dovuta all'euro, c'entrano, eccome, ma non possono essere altro che futili scuse per un governo che non ha saputo utilizzare una maggioranza schiacciante in Parlamento. Berlusconi, i fatti sono lì a mostrarlo, ha curato il suo negozium invece di riformare il Paese a beneficio dei cittadini, e questo gli elettori lo hanno visto. E' semplice: se la rivoluzione promessa Berlusconi non la fa, per interesse o debolezza, per gestire lo status quo la sinistra è più brava, sa come comporre gli interessi corporativi del Paese, ha una lunga esperienza in materia. Ha cercato di farlo anche la CdL, quando ha visto le brutte, ma per quanto rinunci alle vere riforme e si accontenti di riformicchie per accattivarsi le simpatie di questo o quel potere, di questa o quella corporazione, quelli incassano e gridano lo stesso al regime... tanto valeva sistemarli, no?

Pannella lo aveva avvertito per tempo Berlusconi (La Stampa; Il Corriere),
«che con una riedizione della linea clerico-fascista Fanfani-Almirante, già sperimentata negli anni '70, si sarebbe andati a sbattere. E cosi è stato... se crede che il suo principale problema di politica estera sia conquistare la Padania, prende la Padania e perde l'Italia... sbagliando, ha finito per cedere alla componente clerico-fascista della sua alleanza... se avessero mutato atteggiamento per tempo nei nostri confronti non starebbero lì a leccarsi le ferite».
Però Pannella ci mette in guardia da quel che esce vincente:
«Berlusconi e Francesco Storace sono molto meno pericolosi di quanto si dice perché portano con se stessi evidenti anticorpi. Non sono sicuro che la subordinazione del centro-sinistra verso le gerarchie vaticane sia minore con Prodi, Marrazzo, Veltroni, Rutelli».
Fin qui analisi corrette, ma in qualche modo fin troppo note ed evidenti. Invece, Le Guerre Civili ci offre una lettura originale ed efficace sul controllo dell'economia e del territorio da parte delle sinistre. Un controllo che costituisce una risorsa, una capacità di ricomporre e rappresentare interessi reali; un controllo che, lungi dall'essere illegittimo, rimane criticabile per l'approccio corporativista e l'istinto alla conservazione dei privilegi, una cultura politica che dovrebbe rimanere estranea a una sinistra moderna e liberale. Un controllo, tra l'altro, molto poco "inchiestato"...
Solo la destra di Fini e Follini sembra in grado di competere su questo piano.

Ecco, dopo Berlusconi, che Indro Montanelli definì un «male necessario», quel che ci resta.

1 comment:

Anonymous said...

Grazie per il commento, Fede.
Mi si sono inumiditi gli occhi, ma forse è solo per la tristezza, o la felicità... quella dell'albero potato: così si può crescere meglio. Speriamo.
Paolo di Lautreamont