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Wednesday, July 26, 2006

Per il Libano passa il futuro del Medio Oriente

«E' tempo per un nuovo Medio Oriente», aveva detto ieri Condoleezza Rice a Gerusalemme. Nell'attuale crisi il segretario di Stato americano vede un'opportunità per l'insieme del Medio Oriente. Sulla sovranità del Libano si gioca «una battaglia "esistenziale" tra le forze pro e contro la democrazia nella regione», scrive il Washington Post, citando i diplomatici americani che accompagnano la Rice nella sua missione in Medio Oriente. «Se il Libano emergerà più forte da questa crisi, allora i nemici della pace e della stabilità nell'area subiranno una grave sconfitta», ha spiegato David Welch, assistente del segretario di Stato per il Medio Oriente.
«Il nuovo Medio Oriente non si costruisce in un giorno solo con una grande vittoria in un posto o in un altro. Serve uno sforzo deciso. Ora vi è un'opportunità in questa crisi di veder rafforzata la libertà in Libano... Vi sono anche altre misure che potrebbero essere prese per trattare con quei paesi che non hanno lo stesso senso di responsabilità sul futuro del Libano».
Segnalo, infine, il solito imperdibile Max Boot, sul Los Angeles Times, con il taglio sarcastico del suo incipit: «Remember how idyllic the Middle East was before that crazy cowboy moved into the White House?».
Critics are right that Bush hasn't transformed the Middle East into a bastion of peace, love and harmony. But he never promised to work miracles; he has consistently spoken of our current struggle as a generational challenge — the Long War. Sure, he could have done more to help win the war. But there is no reason to think that the critics' preferred approach — more diplomatic blather, more international confabs, more concessions to the terror-mongers — would have produced any better results.

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