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Thursday, November 30, 2006

Una «svolta liberale», non «pasticci conservatori»

E' ciò che chiedono Capezzone e l'Istituto Bruno Leoni, nient'affatto convinti che la proposta di riforma degli ordini professionali che domani il ministro della Giustizia Mastella porterà in Consiglio dei Ministri vada nella direzione giusta.

«La riforma delle libere professioni costituisce un'urgenza indifferibile per il nostro paese», scrivono, ma la «strada intrapresa» da Mastella non corrisponde all'«intento riformatore» e «disattende» sia le indicazioni dell'Autorità Antitrust, sia della Commissione europea. Resterebbe infatti «intatto l'attuale sistema ordinistico, nel quale gli Ordini professionali sono enti pubblici, monopolisti dell'accesso alla professione assegnata, del tutto incapaci di consentire ai consumatori di conoscere le reali e attuali capacità di quei professionisti, come avviene invece nei sistemi anglosassoni basati sulla concorrenza (e, quindi, sulla trasparenza) tra libere e private associazioni di professionisti».

Il presidente della Commissione attività produttive, insieme a Michele De Lucia, e ad Alberto Mingardi, Carlo Stagnaro e Silvio Boccalatte, hanno annunciato, nel caso in cui il disegno di legge non venga corretto «in senso liberale», una loro proposta, per un'«effettiva riforma, di tipo anglosassone, che renda le professioni davvero libere ed accessibili», di cui hanno anticipato gli 8 punti chiave.

1) conversione degli attuali ordini professionali da enti pubblici in associazioni di natura privatistica, senza obbligo di iscrizione né vincoli di esclusiva;
2) esclusione di ogni predeterminazione numerica degli accessi;
3) fissazione di standard minimi per il riconoscimento delle libere associazioni, ferma restando la non obbligatorietà dell'iscrizione;
4) compatibilità dell'esercizio della professione con il rapporto di lavoro subordinato;
5) compatibilità con le regole di libera concorrenza e libertà del mercato del lavoro previsti dalla normativa dell'Unione europea (tariffe, pubblicità);
6) possibilità piena di svolgere la professione in forma societaria;
7) previsione di un'assicurazione obbligatoria per la responsabilità civile del singolo professionista o della società;
8) adozione di misure tali da facilitare e semplificare il più possibile l'accesso dei giovani alle professioni.

1 comment:

Anonymous said...

Sono d'accordo su tutti i punti tranne che su quello della compatibilità tra libera professione e lavoro subordinato. Scusa ma per me è assai più liberale il principio SE LAVORI PER LO STATO STAI FUORI DAL MERCATO. Cioè, o lavori per lo Stato con tutti i privilegi che ciò comporta in termini di sicurezza presente e futura, ferie, indennità, ecc... o stai solo sul libero mercato a farti il culo, da solo o in società tra pari, e vivi la giusta concorrenza solo ed esclusivamente coi tuoi pari. Non è possibile che un lib.prof. puro debba trovarsi concorrenti iperprotetti e dotati di possibilità di ogni genere perchè lavorano nel pubblico.
Almeno l'uguaglianza dei punti partenza! ecchecc....!