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Tuesday, October 04, 2011

Li-cen-zia-te-li!

Abbiamo almeno salvato la faccia, e per questo bisogna ringraziare i sei giudici laici e i due togati che ieri hanno avuto l'onestà intellettuale e il coraggio di ribaltare completamente e con formula piena («per non aver commesso il fatto») la sentenza di primo grado al processo di Perugia. E non era facile resistere da un lato alla protervia dell'accusa, che fino all'ultimo con dubbia professionalità ha continuato a contraddire in aula la perizia super partes del tribunale e a cercare di condizionare la giuria persino dopo l'arringa finale, ammonendo che gli imputati non dovevano essere assolti, perché altrimenti sarebbero «fuggiti». Ma non era facile neanche non farsi condizionare dalla vera e propria character assassination cui fin dal primo giorno i pm hanno fatto ricorso nei confronti dei due imputati, trovando nei mass media italiani, giornali e trasmissioni tv, dei megafoni vergognosamente acritici del loro teorema accusatorio.

Ebbene, se questa sentenza ci restituisce almeno un briciolo dello status di Paese civile, qualcuno la faccia l'ha persa definitivamente e dovrebbe anche perdere il posto per questa vergogna in mondovisione. Già, ma chi in questo Paese ha l'autorità per licenziare un pm per aver svolto così male il suo lavoro (scegliete voi: se per aver tenuto in carcere due innocenti per 4 anni, o per non aver saputo trovare le prove per condannare due colpevoli), un pm tra l'altro condannato per abuso d'ufficio a un anno e 4 mesi con l'interdizione dai pubblici uffici (!), pena sospesa per la condizionale? No, invece di essere licenziato, o almeno sollevato dal caso, ci aspetta il "doveroso" ricorso in Cassazione di una procura che non teme di ricoprire di ridicolo se stessa e la giustizia italiana. E ci ricorda che sì, viviamo in un Paese in cui sono appellabili persino le sentenze di assoluzione in appello!

Ieri sera la cricca di Porta a Porta ancora si arrampicava sugli specchi, si attaccava al "fumo della pipa", osava ironizzare sul ritorno a casa di Amanda come fosse la fuga precipitosa di un delinquente che l'ha fatta franca, perseverava nelle solite analisi psico-sociologiche intrise di luoghi comuni sul mondo giovanile; e questa mattina chi ha contribuito per mesi a dipingerla come una "diavolessa ammaliatrice", dedita alla trasgressione tutta droga, sesso e rock 'n' roll, per poi disinteressarsi del processo d'appello, quando cominciavano ad incrinarsi le certezze dell'accusa, ha il coraggio di scrivere sul quotidiano più importante d'Italia che però «i processi indiziari si devono fare». No, i processi indiziari non si devono fare, perché questi sono i risultati: ciò che resta del processo di Perugia è la sensazione tragica di aver assistito ad un tentativo di processo alle streghe e di essere arrivati ad un passo dal rogo in piazza.

Non solo i periti super partes nominati dal tribunale hanno smontato le due prove "regine" che sulla base di una mera «compatibilità» di Dna (e non identità!) avevano portato alla condanna della Knox e di Sollecito in primo grado, le uniche che collegavano gli imputati alla scena del delitto, ma hanno anche stabilito che la polizia scientifica non ha seguito le «procedure internazionali di sopralluogo e i protocolli di raccolta e campionamento» dei reperti, i quali dunque sono risultati contaminati e comunque inattendibili. Non c'era il sangue della vittima sulla presunta arma del delitto; né era attendibile che la traccia di Dna rinvenuta sul gancetto del reggiseno della ragazza uccisa appartenesse a Sollecito, sia perché di dimensioni inferiori agli standard per determinarlo con ragionevole certezza, sia perché durante la repertazione il gancetto (repertato ben 46 giorni dopo l'omicidio) fu toccato con «un guanto sporco». Esattamente come avevano denunciato mesi prima le inchieste giornalistiche e le trasmissioni televisive americane, snobbate dai nostri media, anche i periti italiani hanno puntato l'indice sulle modalità approssimative della repertazione: gli agenti non portavano tute di protezione; indossavano guanti già utilizzati, quindi sporchi; spostavano reperti chiave, come il materasso che copriva il cadavere, da una stanza all'altra.

Insomma, quella di ieri non è una semplice assoluzione, ma un'assoluzione che evidenzia gravissime incompetenze, negligenze e violazioni della legge da parte degli inquirenti. Ci sono tutti gli elementi per uno di quei film "claustrofobici" in cui un malcapitato cittadino americano viene accusato ingiustamente perché qualcuno ha messo a sua insaputa una partita di droga nel suo zainetto, e si ritrova stritolato in un sistema giudiziario privo di garanzie. Solo che stavolta, diversamente dalla versione hollywoodiana, non eravamo in un Paese esotico, in Thailandia, in Iran o in Cina. Eravamo in Italia. Ma l'immagine di totale inaffidabilità del nostro sistema giudiziario che questo caso ha esportato all'estero, in Europa e negli Stati Uniti, è pressoché equivalente. Qualcuno dovrebbe per lo meno essere chiamato a risponderne.

UPDATE ore 14:09
Per il pm Mignini il nostro sistema giudiziario è «troppo garantista». Per la pm Comodi «sono stati liberati due colpevoli». Sono davvero senza vergogna, almeno abbiano un po' di rispetto per la Corte. Almeno finché non avvieranno il ricorso in Cassazione. Con i nostri soldi e senza rischiare nulla.

UPDATE ore 14:24
Chiedano scusa tutti quelli che nei giorni scorsi hanno scritto e detto che Amanda sarebbe "fuggita" a bordo di un jet privato. E' partita verso casa con un normalissimo aereo di linea, imbarcandosi come chiunque a Fiumicino.

28 comments:

Marcantonio said...

Ricordate il caso Tortora? Ho davanti agli occhi l'immagine di un carrierista togato con in tasca la tessera dell'ANM ed in pieno cursus honorum politico che ai dubbi sulla gestione del processo (ed a quell'epoca si andava in carcere per atto del PM, senza il filtro del GIP) replica con l'arrogante commento che 'il fascicolo riguardante Tortora è stato esaminato da ben otto magistrati'. Ebbene, nessuno di questi consideró parte della necessaria deontologia accusatoria interrogarsi: i) sulla credibilità dei pentiti accusatori; ii) sulla plausibilità della quasi omonimia tra Tortora (il gentiluomo ed originale uomo di spettacolo) e Tortona (camorrista e trafficante). L'inconsistenza delle accuse - costata a Tortora (non a Tortona) anni di angosce ed un tumore che ne distrusse anzitempo la vita - fu dimostrata soltanto in appello. E Tortora si fece processare, rinunciando all'immunità parlamentare europea. I suoi accusatori, non solo non fecero aggetto di alcuna misura disciplinare, ma fecero carriera, grazie alla legge corporativa (ancora in vigore) che li sospinge (promozioni automatiche fino al secondo grado più elevato) ed al CSM, che nominó alcuni di loro procuratore capo ed altri a cariche di livello equivalente. Tutto ció accadde negli anni '80 del secolo scorso. La giustizia italiana non è cambiata. E grazie a Berlusconi - le cui vicende hanno offerto alla corporazione togata l'assist decisivo - non cambierà, perché qualsiasi misura riformatrice e modernizzatrice (inclusa la civilissima separazione delle carriere, che in Portogallo, esempio tra i tanti, esiste dal 1975) fa scattare la difesa a uomo dietro lo slogan 'difendiamo la Costituzione', che in realtà vuol dire 'difendiamo lo status quo'.

Stefano said...

http://lepersoneeladignita.corriere.it/2011/09/20/usa-grazia-rifiutata-troy-davis-giustiziato-domani/

(giusto per citare l'ultimo, ma quanti ce ne sono così)

ok, arrestiamo quei due pm del caso amanda. Ma poi mettiamo a morte la giuria popolare che ha condannato Davis, dopo un processo del tutto indiziale basato su dichiarazioni poi ritrattate. E pure il giudice, già che ci siamo.

siamo davvero noi 'ridicoli' o la macchina della giustizia è semplicemente imperfette? E chi può dare lezioni a chi?

Marcantonio said...

Amanda e Troy: non comparare le mele con le arance.
Negli Stati Uniti, la pena di morte dipende quasi sempre dagli Stati federati, dei quali meno di un terzo la prevedono e soltanto otto la applicano. Lo stato federale, negli ultimi 60 anni, ha applicato la pena capitale in un solo caso, contro il terrorista T. McVeigh, autore dell'attentato del '95 a Oklahoma City (decine di morti, tra i quali circa venti bambini). Più della metà delle esecuzioni avviene in Texas, stato forcaiolo, con scarsa cultura garantista, che ha perfino diviso in due la propria corte suprema statale per accelerare la conclusione dei processi penali. E il diniego della revisione del processo Troy ha rafforzato la tesi che occorre abolire del tutto la pena capitale, che fu a lungo bandita dappertutto, fino agli anni '80, quando la Corte Suprema ne ammise il principio, sottoponendolo a condizioni severe (che il Texas ed altri Stati del sud aggirano). Il New York Times milita da tempo dontro la pena capitale.
Ma il caso Knox-Sollecito, negli USA non sarebbe nemmeno arrivato in giudizio, perché nessun district attorney avrebbe considerato possibile ottenere una condanna, e perché la raccolta delle prove è circondata da normative severissime, ancor più rigide da quando, negli anni '90, l'ex star del football americano OJ Simpson fu assolto - nonostante numerosi indizi e testimonianze - dall'accusa di omicidio dell'ex moglie, a causa della superficialità con cui le prove materiali ed i test ematici (DNA) furono manipolati dalla polizia di Los Angeles. I poliziotti coinvolti furono spinti al pensionamento anticipato e gli avvocati dell'accusa (ché di questo si tratta: il PM è avvocato accusatore, non 'parte imparziale') sparirono dalla scena, impossibilitati a perseguire una carriera prestigiosa nella pubblica accusa.
Invece, da noi, sembra normale sprecare milioni di euro nell'imbastire processi fragilissimi, ed accumulare vari giudizi e gradi di giudizio, senza costrutto alcuno: dove sono gli imputati condannati nell'ennesimo processo di Piazza Fontana? Dove sono i responsabili di Piazza della Loggia? E perché la Cassazione ha mandato liberi i responsabili della strage di Ustica? E perché tutte queste attività giudiziarie sono fini a se stesse, nonostante molti dei magistrati che ne sono protagonisti siano retribuiti più di € 500.000 annui, cioé più del doppio dello stipendio dei giudici della Corte Suprema degli USA?

Stefano said...

@marcantonio

la raccolta delle prove segue criteri 'severissimi' se hai un ottimo avvocato. Altrimenti segue il criterio 'ad minchiam', con la polizia che forza i testimoni (vedi appunto il caso Troy, che manco stava in Texas), riconoscimenti fatti a caso ed altre corbellerie del genere.

insomma, garantisti con chi ha i soldi, forcaioli coi poveracci. E' inutile dare a tutti gli stessi diritti se tanto non puoi esercitarli.

il caso O J Simpson che tu citi è emblematico: quel tizio era probabilmente colpevole come il diavolo, ma i suoi avvocati riuscirono a farlo uscire sano e salvo dal processo penale (quello civile, no), esattamente nel modo che descrivi.

se avesse avuto un avvocato d'ufficio, ora dove sarebbe il buon OJ???

con questo non voglio difendere gli errori dei magistrati. Sto solo dicendo che ogni sistema ha i suoi pro e i suoi contro. Negli USA un giudice con le balle girate può darti 10 anni senza manco una sentenza, solo con un verdetto. Hanno una percentuale incredibile di popolazione sottoposta a regime di restrizione di libertà.
Se qui da noi si applicasse la giustizia USA, lasciando perdere le facili battute sul presidente del consiglio, credo che la gente scenderebbe in piazza e darebbe l'assalto alle caserme dei carabinieri, tutto qua.

Roberto said...

Questo processo dimostra l'inefficienza, l'icompetenza e la superficialità con cui si lavora in Italia in qualsiasi campo. Purtroppo è un problema proprio culturale. In qualsiasi ambiente lavorativo, impegnarsi, seguire le procedure, evidenziare problemi e criticità e cercare di risolverli viene visto come una cosa da "sfigati". Non c'è proprio la cultura del merito e dell'eccellenza, perchè fin da bambini nelle scuole ci viene detto che siamo tutti uguali. La didattica è deficitaria sia come metodo che come contenuti e vengono penalizzati i migliori perchè tutti devono avere la possibilità di eccellere (sopratutto quelli che contano).Detto questo. Grazie all'incompetenza di magistrati e tecnici della polizia sono stati quasi sicuramente liberati 2 colpevoli.E' sicuramente vero che non si può affermare senza ogni ragionevole dubbio che siano colpevoli, ma le probabilità che non lo siano sono veramente molto basse alla luce di tutte le prove indiziarie. Solo una serie altamente improbabile di coincidenze giustificherebbe la loro innocenza nonostante gli innumerevoli indizi/testimonianze. Pagheranno comunque il dazio con la loro coscienza.

Frank77 said...

Condivido il commento di Stefano.
Gli USa hanno ragione a criticarci per la durata abnorme dei processi ma sul resto farebbero meglio a starsi zitti.

Oltretutto leggendo i vari commenti nella rete vedo che a tutti è sfuggito il punto principale:la nostra polizia non sa più fare le indagini, in ogni caso eclatante ne ha combinata una.
Quando si riempiono le forze dell'ordine di raccomandati questo è il risultato che si ottiene.

Frank77 said...

@Roberto:Che i due siano colpevoli non sta ne in cielo ne in terra.

salvio said...

Condivido quasi tutto. Ma sei sicuro che negli States stiano parlando male del nostro sistema giudiziario?

Qui no, ad esempio:

http://life.salon.com/2011/10/03/amanda_knox_italy/

Stefano said...

intendiamoci, la giustizia 'perfetta' non esiste, una 'buona' giustizia dovrebbe essere

1-garantista
2-veloce
3-a bassa percentuale di errore
4-uguale per tutti

ora, 1 e 2 fanno abbastanza a pugni. In realtà in alcuni paesi, specie del nord europa, succede. Perchè pur con l'ipergarantismo, i crimini sono percentualmente così bassi che non ci sono tribunali intasati.
Poi dipende quali crimini, i tribunali italiani sono intasati di stronzate, oltre all'immigrazione clandestina e reati di possesso di droga, tutta una serie di sgarbi da condominio che finiscono in cassazione.

per il punto 3, c'è poco da fare, dipende dalle procedure ma soprattutto dagli uomini. La soluzione italica è moltiplicare giudici, pm, appelli, ricorsi e controricorsi, alla fine non ti sbatte in galera un giudice, ma almeno una decina. Certo, il punto 2 con questo approccio va a farsi friggere.

e il 4 è un cruccio quasi ovunque. In alcuni paesi, però, vedi appunto gli USA, un bravo e costoso avvocato fa la differenza. Ma pure in Italia, dove delinquenti abituali sono difesi da ottimi professionisti, mentre spesso il povero cristo finisce in mano a imbecilli che, compiendo errori madornali, causano la sua condanna.

insomma, è un bel casino trovare la quadratura del cerchio.

S.R. Piccoli said...

Molto ben detto, Federico. Sottoscrivo parola per parola.

Anonymous said...

Non mi interessa come fanno negli altri paesi.
Ricordo però i casi di:
Cogne, Garlasco, Avetrana, Marta Russo, ecc. ecc.
Per non parlare di Yara.
In Italia, tanti casi di omicidio anche clamorosi rimangono non chiariti o comunque poco chiari.
Occorre sicuramente rivedere e potenziare l'aspetto investigativo che fa acqua da tutte le parti.

Luca said...

@Stefano
Secondo me i punti 1 e 2 non fanno a pugni, purché si accetti che un errore che favorisce l'imputato sia "più accettabile" di un errore che lo sfavorisce (è il vecchio principio per cui è meglio un colpevole in libertà che un innocente in galera).
Il principio dell'inappellabilità delle sentenze di assoluzione segue questa logica.
Negli Usa è in vigore, in Italia era stato introdotto dalla legge Pecorella e poi ovviamente cancellato dalla Corte Costituzionale, fatto che la dice lunga sulla cultura giuridica imperante da noi.
Per quanto riguarda le percentuali di errore, è proprio l'alto numero di sentenze di primo grado ribaltate in appello (per non parlare della cassazione) che depone a sfavore della giustizia italiana.
Parliamoci chiaro: a Perugia o in primo grado o in appello è stato commesso un clamoroso errore giudiziario, "tertium non datur".

Marcantonio said...

Agli ingenui moralisti che insistono sull'indispensabilità del 'bravo e costoso avvocato' nel processo americano, vorrei ricordare che gli imputati assolti ieri in appello a Perugia si sono avvalsi di alcuni tra i migliori (e più costosi) penalisti italiani. Perché credete che le carceri siano piene di immigrati condannati o in attesa di giudizio per reati minori, mentre gli altri indagati divenuti imputati ed, a volte, condannati (a pene modeste, anche per gravi reati, nella gran parte dei casi) sono a piede libero o, al massimo, ai domiciliari? Proprio perché avevano le risorse necessarie a pagare parcelle da 5000 a 50.000 euro ... In Italia, come negli USA, esiste il gratuito patrocinio, che malfunziona (come tutto ció che è gestito dallo Stato), perché i giudici tagliano sistematicamente le parcelle, a motivo che l'accesso alla gratuità dipende dalla dichiarazione dei redditi, la quale, per definizione è infedele ... Conseguenza: moltissimi avvocati (quelli più affermati e conosciuti) non fanno gratuito patrocinio. Quando la smetteremo di credere alla favola che noi siamo umani e giusti (davvero?), mentre gli USA sono un Paese di cowboys materialisti, rozzi e senza cuore?

Stefano said...

@marcantonio
veramente nel mio post ho scritto esattamente la stessa cosa, cito

"In alcuni paesi, però, vedi appunto gli USA, un bravo e costoso avvocato fa la differenza. Ma pure in Italia, dove delinquenti abituali sono difesi da ottimi professionisti, mentre spesso il povero cristo finisce in mano a imbecilli che, compiendo errori madornali, causano la sua condanna."

@luca
io preferisco di gran lunga 10 colpevoli in libertà a 1 innocente in galera. Ma quando i 10 colpevoli in libertà ci stanno per prescrizione o per cavilli da azzeccagarbugli, mi girano le palle. E di solito le persone che si avvalgono di tutto ciò sono appunto i delinquenti peggiori, il motto italiano è 'meglio 10 ladri di polli in carcere che un delinquente vero al gabbio'.

Cachorro Quente said...

Negli USA non solo i neri assassini vengono condannati a morte dai bianchi, ma rischiano di più se uccidono bianchi che quando uccidono i neri (analisi statistica pubblicata dall'Economist).
Oltre ad avere il più alto tasso di incarcerazione del mondo.

Che le indagini nel processo Kercher siano state fatte in maniera arrogante e imperita è innegabile, ma non siamo ancora messi tanto male da ricevere lezioni dagli americani.

Marcantonio said...

Estimado Cachorro Quente, quanto a durata dei processi, professionalità del giudicante, proporzionalità ed effettività delle pene e costi (sociali ed altri della giustizia), è evidente che abbiamo parecchio da imparare dall'esperienza degli USA (chiedere alle famiglie delle vittime di Ustica o di Piazza Fontana).
La questione della pena di morte è abnorme e non dovrebbe oscurare tutto il resto. Peraltro, anche nella buonista Italia, una percentuale elevata dei condannati ed ancor più dei detenuti viene dall'immigrazione. Gli immigrati extracomunitari sono i nostri neri. Smettiamola, per piacere, con il tenacissimo mito dell'Italia tollerante ed aperta, non razzista. Da tempo, gli Italiani, moltissimi tra di loro, non sono più 'brava gente'.

JimMomo said...

Mettiamo un po' di cose in ordine.

@Stefano: ti hanno risposto benissimo Marcantonio e Luca. Aggiungo solo che non ho proposto di arrestare i pm, ma di licenziarli sì. Che abbiano tenuto in carcere due innocenti per 4 anni o non siano riusciti a trovare nemmeno una prova per condannare due colpevoli, il loro errore è grave e l'incompetenza manifesta.

Che tutti i sistemi giudiziari siano imperfetti non vuol dire che siano tutti uguali e nessuno sia preferibile. Qui non si tratta di un semplice errore giudiziario. Qui abbiamo problemi macroscopici di stato di diritto. Non c'è separazione delle carriere e questo soprattutto in primo grado pesa incredibilmente a favore dell'accusa portando a condanne su base puramente indiziaria; vengono interrogate come informate dei fatti persone che in realtà per l'accusa sono già sospettate, che senza la presenza di avvocati finiscono per mettersi nei guai; è assurdo che le sentenze di assoluzione siano appellabili dai pm persino fino in Cassazione; ma soprattutto, i pm non rischiano nulla in termini di carriera, quindi senza alcun riguardo per i costi e le possibilità di condanna vanno avanti a oltranza (non si fermano nemmeno di fronte a prescrizione certa). Sono letteralmente irresponsabili, incontrollati e incontrollabili. Possono inseguire le loro realtà immaginarie fino in Cassazione senza rispondere a nessuno del loro eventuale insuccesso e dei soldi dei contribuenti spesi.

In quale altro Paese un pm condannato per abuso d'ufficio a 1 anno e 4 mesi e all'interdizione dai pubblici uffici potrebbe occuparsi di un caso così delicato? In quale altro Paese si viene condannati per una testimonianza estorta con le minacce documentate in un video? Ma di che cosa stiamo parlando? Per favore, lasciamo perdere i paragoni con il sistema Usa, per decenza.

@Roberto: "Sicuramente liberati due colpevoli"? "Prove indiziarie"? Ma che ti sei fumato? Elencami gli "innumerevoli indizi/testimonianze". TUTTI gli indizi sono caduti risibilmente in dibattimento. Ci sarà da ridere/piangere a leggere le motivazioni.

@Salvio: come ho scritto nel post, con la sentenza di ieri abbiamo salvato la faccia, ma ci siamo salvati per il rotto della cuffia. Ovvio che la sentenza di ieri sia stata ben accolta negli Usa. Ma ciò non toglie che in tutti questi 4 anni quello che ha vissuto Amanda è stato ampiamente rappresentato al pubblico americano e ai massimi rappresentanti politici Usa. E la rappresentazione è stata quella di un processo alle streghe con prove falsificate. In America l'avevano denunciato dall'inizio, qui ci sono voluti 4 anni per venirne a capo e qualcuno s'è pure risentito.

Stefano said...

e chiedere alle famiglie delle vittime del cermis no?

cmq 'neri' è un termine sbagliatissimo. 'poveri' è più azzeccato. OJ Simpson era nero. Ma era pieno di dollari. E anche parecchi bianchi stanno nel braccio della morte. Controllate la loro dichiarazione dei redditi, avrete belle sorprese...

Cachorro Quente said...

Non ho problemi ad ammettere che con ogni probabilità le autorità inquirenti e giudicanti sono più efficienti e professionali negli USA che non in Italia.

Ma se mi si viene a dire che il sistema USA è più garantista, mi viene da ridere. Il sistema italiano è garantista, e la sua lentezza è un riflesso di questo fatto (oltre che dell'inefficienza globale), tanto che la Knox e Sollecito, come Stasi, sono stati assolti nonostante una rilevante quantità di prove indiziarie. Il sistema USA lo è di meno, ha un tasso di incarcerazione enorme (e questo è un problema più grande, e più pervasivo, che non quello della pena di morte), e soprattutto a causa dell'elettività di molte cariche giuridiche (che JimMomo invoca anche per l'Italia) è un sistema estremamente politicizzato dove gli umori della folla contano tantissimo (e parlo di umori sia razzisti che antirazzisti: vedi O.J. Simpson).

E comunque se veramente Sollecito e la Knox erano innocenti, questi "quattro anni di inferno" se li sono un po' chiamati calunniando un innocente (tanto che per quanto riguarda la Knox per tre su quattro ha scontato una regolare condanna per questa colpa).

Il problema rimane, e qui JimMomo ha ragione, l'accountability dei magistrati inquirenti rispetto agli errori evidentemente commessi.

Marcantonio said...

Guarda, Cachorro Quente, che il garantismo non consiste nel mantenere un processo aperto per vent'anni e più senza arrivare ad alcuna conclusione operativa (leggi: condanna eventuale o assoluzione definitiva), ma nel consentire l'equidistanza del giudicante dalle parti (accusa e difesa), nel celebrare il processo a poca distanza dai fatti (quello di Perugia è durato 4 anni, meno della media italiana, e non è ancora finito, mentre negli USA un processo penale ha luogo, quasi sempre, entro un anno dai fatti, e non vi sono quasi mai né appello né Cassazione), e nel considerare il giudizio pronunciato dall'imperfetta giustizia umana definitivo (ne bis in idem). In Italia, una persona indagata diventa imputato e quindi, spesso, condannato, 'perché tanto poi c'è l'appello' e, se del caso, la Cassazione. Ció è inumano, non garantista, perché distrugge la vita delle persone e trasforma una vicenda giudiziaria in un'epopea interminabile, dai costi sociali e finanziari altissimi, che in caso di errore lo Stato risarcisce modestamente. Ed in tutto ció, nessun funzionario pubblico paga: chi ha acquisito, a costi elevati, le perizie perugine che hanno fatto crollare le accuse di Perugia? Chi ha deciso il rinvio a giudizio? Chi ha sostenuto l'accusa, in primo grado ed in appello? Che male ci sarebbe ad applicare delle sanzioni a quanto hanno provocato il fallimento della pubblica accusa? L'accusa pubblica dovrebbe avere professionalità (cioé basi solide e rigore logico) ed essere conforme all'etica collettiva, che vuole che nessuno venga processato sulla base di prove traballanti (eufemismo). Nei vituperati USA, di recente, dopo aver messo sotto accusa, con implacabile rigore, il n°1 (all'epoca) del FMI, il district attorney di NY ha convocato i difensori informandoli dell'abbandono dell'azione penale per la constatata scarsa credibilità delle accuse (nonostante i molti indizi accusatori). Ed il proscioglimento ha fatto serguito alcune settimane dopo. Perché a Perugia, una volta acquisita la perizia dilettantesca pagata a caro prezzo dai contribuenti ed inficiata dalla perizia d'appello, nessuno ha richiesto una verifica incrociata? E perché, invece di annunciare il ricorso in Cassazione, la procura non si scusa coi cittadini coinvolti nel processo e passa a dedicarsi ai numerosi reati non perseguiti (furti, truffe, violenza, sfruttamento della prostituzione, spaccio, ecc.) che affliggono la città?

Stefano said...

"Il problema rimane, e qui JimMomo ha ragione, l'accountability dei magistrati inquirenti rispetto agli errori evidentemente commessi."

su questo sono pienamente d'accordo anche io.

Stefano said...

#marcantonio
ma sbaglio o i processi sono lunghi proprio perchè ci sono 120485 leggi fatte apposta?

mi spiace dare ragione a Travaglio, che non apprezzo per varie ragioni, ma quando dice che da 20 anni a questa parte chiunque mette mano alla giustizia la peggiora, beh, è difficile dargli torto.

Marcantonio said...

@ Stefano: tra i molti, troppi cuochi che hanno rovinato la casseruola della giustizia (in primis i magistrati eletti in Parlamento, membri del CSM o distaccati al Ministero della Giustizia, di cui occupano tutti i posti chiave), vi è anche Travaglio, che ha promosso una cultura di sacralità del potere giudiziario e che, di ogni iniziativa inquirente che sembrasse andare contro il berlusconismo, si è fatto propagandista ed esegeta.

Stefano said...

@marcantonio
e perchè, già che ci siamo, non incolpare i 'poteri forti'???

da 20 anni abbiamo una classe _politica_ che governa, a volte con maggioranze risicate, a volte bulgare, e dobbiamo dare la colpa dello sfacelo _legislativo_ a tre magistrati e un giornalista?

Frank77 said...

@Marcantonio:I maggiori responsabili dello sfascio della giustizia sono gli avvocati,basti vedere il numero abnorme non riscontrabile in nessun altro paese del mondo che c'è in parlamento,e poi non sono capaci di scrivere una legge in Italiano.

Anonymous said...

Purtroppo molti magistrati se non si basano su intercettazioni varie non sono in grado di fare inchieste,i "risultati"si vedono.
Toni

Marcantonio said...

Commento, da parte mia, finale: le riforme della giustizia non si possono fare perché: i) la corporazione delle toghe è blindata, grazie al CSM (che va molto al di là del suo ruolo istituzionale: vedi pratiche 'a tutela'; vedi pareri preventivi du materie di competenza del Parlamento o dell'esecutivo), grazie all'ANM (che è un vero partito con forte potere di veto: vedi la censura pronunciata ieri contro chi osi criticare l'inchiesta di Perugia), grazie ai molti parlamentari delle toghe (potente partito trasversale), grazie al dominio del Ministero della Giustizia (i cui direttori generali sono magistrati distaccati, non funzionari civili di carriera) ed, infine, grazie all'opportunismo dei media e di varie forze politiche, cui fa comodo vivere di rendita sulle inchieste e relative fughe di notizie. Alcuni politici e giornalisti sono talmente acritici (o ignoranti del reale stato della giustizia) da essersi ormai trasformati in membri onorari dell'ANM, la quale fa un eccellente lavoro nel rappresentare la corporazione blindata e la meglio pagata dell'UE (unica eccezione, la Gran Bretagna, dove peró i magistrati sono un quarto appena, a popolazione superiore, di quelli italiani, e dove la giustizia funziona assai meglio).
RICORDIAMOCI DI ENZO TORTORA, (su Wikipedia, per i più giovani).

Anonymous said...

"Cogne, Garlasco, Avetrana, Marta Russo, ecc. ecc.
Per non parlare di Yara.
In Italia, tanti casi di omicidio anche clamorosi rimangono non chiariti o comunque poco chiari."
Quoto in pieno. E aggiungo 2 considerazioni su sto processo:
1) i miei complimenti all'avvoccato difensore.
2) i PM sono stati patetici, le loro teorie clericali e la caccia alle streghe facevano pena, ma non è una scusa per mettersi a mettere in libertà i peggiori criminali della terra.
3) X Amanda forse non è stato possibile trovare la prova schiacciante, quella fatta con la videocamera, ma ha sicuramente mentito, quando ha detto che era in casa, per poi ritrattare e dire che era con il suo fidanzato; ha accusato 2 volte altre 2 persone, una volta il suo ex datore di lavoro che si è fatto 15 giorni di galera, quello un innocente vero, (e il caso era già stato chiuso e risolto se non avesse avuto molti testimoni...), l'altra volta ha accusato il suo ragazzo di averla uccisa. Ha accusato persino la polizia e continua a farlo tuttora. Secondo me tutte queste menzogne sono sufficienti a buttare via la chiave, non mi interessa capire come esattamente hanno fatto lei il suo ragazzo e quell'altro africano, ma si tratta pur sempre di 40 coltellate: negli stati uniti avrebbero fatto 3 belle iniezioni letali, il resto sono solo storie.
4) al giorno d'oggi sembra che ci voglia la scienza per risolvere i casi di crimini efferati: come si faceva una volta quando non esisteva il test del DNA? Non si arrestava nessuno? Andiamo.
5) Rispettare i codici internazionali e i protocolli per fare le analisi è impossibile, ci sarà sempre un qualche piccolo errore tecnico, quindi tanto vale non portarli neanche come prova. Basta avere un bravo avvocato che ti trova l'errorino e ti smonta la prova.
6) Il giudice ha detto che così ha la coscienza apposto, in Italia si dice: meglio fuori 2 colpevoli che 2 innocenti dentro. Però in america non si dice così e questo concetto è molto relativo. E' la nostra mentalità garantista. Un giudicie americano si sarebbe sentito la coscienza sporca ad aver potuto liberale 2 colpevoli anche sapendo che forse avrebbero potuto essere innocenti.
Reaper