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Friday, November 10, 2006

Finanziaria un po' medioevale e un po' fascista

L'ultima novità di questa Finanziaria è che si torna all'epoca dei Comuni, al tardo Medio Evo. E' stata introdotta la tassa di soggiorno: 5 euro al giorno per i grandi centri metropolitani, 2 euro per i piccoli comuni. Ricorda un po' i vecchi pedaggi: "Alt! chi siete?... cosa portate? Un fiorino!". A chi l'aggravio burocratico per riscuoterla? Agli albergatori? E se invito un amico di Napoli a casa mia? Lo mando alle Poste a fare il bollettino? O la polizia setaccerà anche le abitazioni a caccia di ospiti evasori fiscali?

Ma è un'altra la tassa, ben più infame, che dà la misura della cifra etica, anti-capitalista, anti-individualista, di questa Finanziaria. Con tutte le detrazioni, gli assegni, i sussidi, gli sgravi di varia entità, natura e giustificazione, inseriti per chi ha mogli o figli a carico è stata di fatto introdotta subdolamente, come neanche il fascismo fece, una tassa sul celibato. Anzi, l'intera modulazione delle aliquote Irpef di Visco si fonda su questa tassa occulta.

Tra l'altro, prelevare risorse da tutti i contribuenti per redistribuirle verso chi ha già dei figli non incentiva, anzi danneggia chi magari una famiglia e dei figli vorrebbe averli ma non ci riesce.

Secondo luoghi comuni purtroppo ben radicati "le famiglie vanno aiutate" e l'Italia è in crisi perché "non facciamo più figli". Eh, signora mia...

Mi - e vi - chiedo: l'Italia è in declino perché non facciamo più figli, o forse perché le sue strutture socio-economiche burocratico-corporative, il debito pubblico e l'elevata tassazione frenano lo sviluppo, frustrano le prospettive di guadagno, ritardano l'ingresso dei giovani nel mondo del lavoro, ritardando con ciò anche le loro personali scelte di vita?

Ammesso che occorra fare del natalismo una politica, come se fosse il numero a fare la potenza e il benessere di un paese, il miglior modo è a colpi di sussidi e assegni che tanto non bastano mai, o è riformare il sistema educativo, l'accesso alle professioni, il mercato del lavoro, il credito, le pensioni?

Le campagne nataliste, come quelle de-nataliste, rientrano nella categoria ingegneria sociale. Si fondano sulla presunzione che lo Stato, con un obolo assistenzialista, possa incoraggiare o scoraggiare una delle scelte più personali e profonde dei suoi cittadini, che sono mossi da una tale complessità di motivazioni, tutte intime e magari anche inconscie, che di sicuro è incalcolabile e al cui confronto qualche centinaia di euro è meno che una pacca sulla spalla. Roba che spendere un cent è già un enorme spreco.

Queste campagne infatti mi ricordano certe utopie ambientaliste basate su anti-scientifiche previsioni catastrofiste. La speranza di vita, il benessere, le dimensioni del territorio su cui una popolazione vive, e delle sue risorse, sono tra i fattori di quelle leggi biologiche da noi non controllabili che regolano la prolificità dell'uomo come di ogni altra specie vivente.

1 comment:

Anonymous said...

E tu come ti senti a restare radicale ultimo giapponese di Prodi in nome di Marco Giacinto?