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Tuesday, December 22, 2009

Il "generale Inverno" ridicolizza Copenhagen

Non butterei la croce addosso a Moretti, l'ad delle Ferrovie, in queste ore, quanto piuttosto ai fanatici del surriscaldamento globale. Certo, si dirà, un'ondata eccezionale di freddo e maltempo non smentisce sofisticate analisi statistiche e climatologiche. Fatto sta che il Centro e il Nord Europa sono stati spazzati da un gelo e da tanta neve come non se ne vedevano da anni, proprio nel mese in cui a Copenhagen si sono riuniti i "grandi della Terra" per agire contro il presunto surriscaldamento globale.

Non sono mai tenero nei confronti delle Ferrovie, che anche in situazioni normali si distinguono per ritardi e disservizi di ogni genere, ma questa volta, fatta eccezione per quel po' di arroganza da boiardo di stato, nel merito non si può dar torto all'ad Moretti. Né sull'eccezionalità della situazione meteo, né sul fatto che il sistema dopo tutto ha retto. I disagi hanno davvero colpito tutte le reti ferroviarie del centroeuropa, e persino la battuta controversa del maglione e del panino in più da portare con sé in viaggio l'ho trovata un suggerimento dovuto in una situazione così limite. Certo, c'è da dire che i convogli rimangono senza corrente anche in situazioni normali - purtroppo capita! - ma questa volta è obiettivamente diverso ed è sciocco prendersela con Ferrovie. Il paragone con la Finlandia mi è parso ingeneroso. E' ovvio che lì la rete ferroviaria sia preparata a far fronte a tali condizioni climatiche, essendo la normalità e non l'eccezione.

Piuttosto, dobbiamo ancora credere ai fanatici del surriscaldamento terrestre, che rischia di rivelarsi il più grande imbroglio planetario di tutti i tempi? A giudicare dalle loro azioni, i leader mondiali non sono poi così preoccupati come dicono di essere. Il sospetto è che strumentalizzino il tema dei cambiamenti climatici, verso cui le opinioni pubbliche sembrano molto sensibili, cercando di raccogliere consensi attraverso altisonanti dichiarazioni, ma che al dunque non abbiano la volontà politica di assumersi impegni concreti e verificabili. Diventa quindi inevitabile che alle grandi aspettative della vigilia di ogni vertice segua il rimpallo delle responsabilità.

Di chi è davvero la colpa del fallimento di Copenhagen? L'impressione è che in definitiva le potenze più inquinanti, Stati Uniti e Cina, non siano disposte – anche se per motivi diversi – ad accettare vincoli al loro sviluppo e alle loro economie. Gli Stati Uniti confidano più nella tecnologia che in tetti prefissati di emissioni, mentre la Cina vede dietro accordi vincolanti il tentativo da parte dell'Occidente di rallentare il suo sviluppo e frenare la sua ascesa al ruolo di superpotenza globale in competizione con gli Usa. Il clima è uno dei temi che meglio si presta alle speculazioni sul cosiddetto G2 e i leader di entrambe le potenze sono sembrati muoversi all'unisono, facendo annunciare il loro arrivo al vertice da dichiarazioni promettenti, per poi accordarsi su un minimo sindacale, che probabilmente già sapevano essere inevitabile, e farlo accettare agli altri. Ma dietro Usa e Cina, altri Paesi sono stati ben contenti del nulla di fatto e di poterne scaricare la responsabilità sui due Grandi.

L'accusa di aver fatto fallire il vertice è stata indirizzata soprattutto alla Cina, che ha posto il veto sulla riduzione del 50% delle emissioni globali collegata alla riduzione dell'80% da parte dei Paesi sviluppati. Ma soprattutto, bisognerebbe prestare attenzione alla rappresentazione che Pechino ha propagandato dei negoziati: se da parte sua la Cina ancora una volta - come in occasione della visita di Obama - ha tentato di esercitare una sapiente regia comunicativa, cercando sul tema dei cambiamenti climatici di indossare i panni della paladina dei Paesi in via di sviluppo contro l'egoismo dei "ricchi" occidentali, qualcosa non deve aver funzionato, se gli stessi Paesi in via di sviluppo l'hanno accusata di aver sottoscritto e difeso un accordo al ribasso.

3 comments:

Cachorro Quente said...

"Fatto sta che il Centro e il Nord Europa sono stati spazzati da un gelo e da tanta neve come non se ne vedevano da anni, proprio nel mese in cui a Copenhagen si sono riuniti i "grandi della Terra" per agire contro il presunto surriscaldamento globale."

Non solo: aggiungo che era dal gennaio del 1985 che i reumatismi di mio zio non lo facevano penare tanto, direi che abbiamo abbastanza prove per buttare a mare la teoria del global warming.

JimMomo said...

Un commento così simpatico va sempre apprezzato. Naturalmente né un evento eccezionale, né i reumatismi di nonno possono smentire prove scientifiche... ammesso che ve ne siano. Il riscaldamento è relativamente semplice da provare, la vedo più ardua la causa umana. Detto questo, ridurre le emissioni (cioè, l'inquinamento) non può che far bene a tutti.

Cachorro Quente said...

Il problema è che ormai il dibattito si è così polarizzato e inasprito che, se il GW fosse veramente una sòla, ci sarebbe un'inerzia notevole negli scienziati ad ammetterlo.
D'altra parte la formulazione piena dell'attuale consenso scientifico è avvenuta quando c'erano notevoli incentivi economici e politici a negare il riscaldamento antropogenico.
Non parlerei in ogni caso di imbroglio, al massimo si potrebbe decidere che è stato un errore.

Rimane il fatto che nè gli stati, nè le istituzioni internazionali hanno l'autorevolezza e la capacità per modificare le cose in maniera efficace. Servirebbero istituzioni migliori e più trasparenti, o forse anche un sistema totalmente market-driven che guardi se non al lungo almeno al medio termine.