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Thursday, October 09, 2003

Arnold SchwarzeneggerSu Schwarzenegger. Esperimento interessante
Per il segretario dei Radicali Capezzone, «ha potenzialità liberali e non conformiste. Starà a lui, ora, cogliere l'occasione fino in fondo, mostrandosi all'altezza della prova di governo, e lasciando da parte i toni demagogici che pure non sono mancati nella sua campagna elettorale». Nutriamo interesse per il «repubblicano» Schwarzenegger, perché «si è più volte dichiarato pro-aborto, contro le discriminazioni degli omosessuali e a favore della depenalizzazione delle droghe leggere» e per i suoi «riferimenti ad Adam Smith e a Milton Friedman. Quale leader "progressista" europeo può dire di sé altrettanto?». Il neoeletto governatore della California è «un politico che non ha paura di dire "meno Stato in economia", e, al tempo stesso "nessun passo indietro sui diritti civili"».
RadioRadicale.it
Tuttavia, mi sembra utile segnalare questa interessante e attenta analisi del voto californiano. Aspetti come sempre ambivalenti, positivi e nagativi, uno spunto di riflessione, non per giungere a delle conclusioni, ma per farsi delle domande. Qui l'articolo
Leggi anche:
La partita dei repubblicani
"La sindrome di Taricone". E' snob pensare che attori o vip tutto muscoli siano per forza stupidi?
Il Foglio

Wednesday, October 08, 2003

Che immagine avete del nostro premier Berlusconi? Robba lo vede come il neo-governatore Schwarzenegger. Lo speciale è quasi finito, ma... c'è solo un superstite, robba l'abbiamo persa.
Con Israele, paese aggredito, non più oppressore
Sembra che la risoluzione di condanna del raid israliano di domenica, sottoposta al Consiglio di Sicurezza dell'Onu dalla Siria, sia affondata, nel cestino, senza bisogno del veto Usa. Nazioni Unite e Unione europea, amiche del vecchio e compromesso leader Arafat e sensibili alla causa palestinese (anche se di fatto la danneggiano), ma indifferenti al dolore di Israele, potrebbero aver compreso il messaggio lanciato con il raid. Segnale diretto, e recepito (con le dichiarazioni di Bush per ribadire il diritto all'autodifesa), anche dagli alleati americani, che negli ultimi tempi avevano preteso troppo. La Siria nella lotta al terrorismo «sta dalla parte sbagliata. Dalla parte del terrorismo». Per tenere alzata la guardia nella lotta contro il terrorismo non c'è altro modo. Ed eliminare il terrorismo, gli Stati terroristi, è condizione non sufficiente, ma necessaria per dare ai palestinesi una pace e una patria. Dopo l'11 settembre, l'America, non Israele, ha sancito il metodo di difesa dell'Occidente dal terrorismo: colpire i terroristi dovunque si nascondano, qualunque Stato li ospiti.
Road map morta e sepolta? Probabile, il primo adempimento è stato, per l'ennesima volta, rigettato dal nuovo premier palestinese Abu Ala, che si è subito affrettato a dichiarare di non avere alcuna intenzione di disarmare e smantellare le organizzazioni terroristiche.
L'Onu? Il suo ruolo, il suo fallimento, tutto nella domanda dell'ambasciatore israeliano al segretario generale Kofi Annan: come mai riunite il Consiglio di sicurezza per condannare un raid aereo contro postazioni armate, che non ha fatto vittime, e avete dormito quando si trattava di un raid suicida che ha fatto fuori una ventina di persone in un ristorante di Haifa?
Culturalmente estranei
John Bolton, dopo gli incontri all'Aspen Insitute Italia. «L'Europa, contrariamente a quanto accaduto nella prima parte del XX secolo, vive in un mondo di pace e questa è una cosa splendida. L'America vive nel resto del mondo che non è così pacifico. Gran parte delle incomprensioni che vediamo oggi sulle due sponde dell'Atlantico deriva proprio da questa diversa percezione del mondo in cui viviamo».
«Noi crediamo fortemente nel legame con la Nato e con l'Europa, semmai siamo preoccupati che nei paesi europei questo atteggiamento non sia ricambiato».
«Questa storia di non ascoltare gli alleati e del fare tutto da soli andrebbe meglio raccontata. Perché
credete che ci siamo sottoposti a quell'interminabile esercizio diplomatico all'Onu se non per far contenti gli alleati? C'erano risoluzioni che potevano consentirci un'azione immediata che invece abbiamo rinviato per mesi». C'era di mezzo la questione della "legittimità". «L'America non riconosce alcuna autorità al di sopra della propria Costituzione. Non crediamo che l'Onu sia l'unica fonte di legittimazione. Da dove – ad esempio – può venire la legittimazione di un futuro governo iracheno se non dagli stessi iracheni? La legittimazione alla fine dei conti siamo noi stessi, è qualcosa che attiene alla nostra libertà individuale».
... E questo qualcosa è culturalmente estraneo alla politica europea.

Monday, October 06, 2003

Uscivo dal portone, giungevano insieme in quel momento Adri e R.. Eravamo tutti eleganti, per un matrimonio, o un funerale. Più lontano Marco, portava con sé dei girasoli. «Sto andando alla radio», spiego a R., che però mi dice di aspettare, per vedere se serve. Lui intanto si va a fare un altro piatto di spaghetti. «No - lo fermo per un braccio - andiamo a berci qualcosa insieme piuttosto».

Friday, October 03, 2003

:: Il borsino ::
  • Blair, e il suo spessore politico
  • Berlusconi e Tremonti, arrivano 'ste riforme!?
  • Andreotti e Cossiga, simpatici nonnetti
  • Vasco, troppo giusto sugli spinelli
  • Michele, se lo merita, mi ha sopportato
  • Noi quattro, perché siamo dei 'bravi ragazzi'
  • Il Cepu, presto un nuovo illustre iscritto
  • Aldo Biscardi
  • I Sindacati, sciopericchio pro-forma. Persa una buona occasione per non prendere per il culo i lavoratori
  • Il ministro Gasparri, appena aperto bocca gli hanno votato contro
  • Veltroni, che sfiga! Povero Uolter
  • La nuit noire, che sfiga! Noi poveracci in bici
  • Pecoraro Scanio, rompe ancora dopo il black out. Disse no al nucleare. Indecente
  • I Radicali, in silenzio dopo il black out. Dissero no al nucleare. Dignitosi
  • 'Panama gomme', per l'incendio. Doloso?
  • Chi ci guadagna
    La legge Gasparri. Non so se sia una legge sbagliata, magari è la più giusta e lungimirante possibile, ma so chi se ne avvantaggia e saprò giudicare. Come in passato. Leggi
    il Riformista
    Senti chi parla/2
    La riforma delle pensioni? A sinistra molti sanno che è necessaria, ne sono consapevoli fin dal 1994, ma temono che ad avere il coraggio di farla sia Berlusconi. Leggi. E D'Alema parlava pure meglio.
    Il Foglio
    Senti chi parla/1
    Alcuni estratti del discorso del premier britannico Tony Blair al Congresso laburista del 30 settembre. «In una mano l'America, nell'altra l'Europa». Leggi
    Il Foglio

    Wednesday, October 01, 2003

    Scatto d'orgoglio o vera svolta?
    Berlusconi e Tremonti sulle pensioni convincono, i sindacati si oppongono pro-forma, per non perdere la faccia, con uno sciopericchio di rito, ma ben sanno della necessità della riforma. Ricordiamo tra l'altro come appoggiarono la riforma Dini, non risolutiva e assai penalizzante (decurtò le pensioni). Mi chiedo: meglio portare gli anni di contributi a 40 e l'età pensionabile a 65, o vedersi tagliata la pensione dal 92 all'80 per cento dello stipendio?
    E il centrosinistra che farà, visto che a farci i conti in tasca e ad invocare la riforma è la Commissione europea guidata dal futuro candidato premier? Metterà la testa nella sabbia o parteciperà a migliorarne il testo?
    Sappiamo però che per risolvere davvero la questione previdenziale in Italia, e dunque anche quella del debito pubblico, occorre aumentare la percentuale di occupati e far accedere i giovani nel mondo del lavoro con qualche anno di anticipo rispetto a quanto accade oggi. Comunque un balzo in avanti del Governo dopo il pantano partitocratico nel quale il premier era sprofondato: scatto d'orgoglio o vera svolta riformista? Vedremo.
    Critiche neocons a Bush
    «I neoconservatori continuano a criticare George W. Bush sulla guerra in Iraq con argomenti "di sinistra", quasi a voler dimostrare ai poco attenti giornali internazionali che il movimento neocon, ammesso che esista, non ha affatto "sequestrato" la politica estera americana né può essere confuso con l'ala estrema della destra repubblicana». L'articolo. E sul Weekly Standard così David Gelernter.
    Camillo
    Liberation: Prodi il peggiore
    «Editoriale del giornale della sinistra francese contro Prodi, "il peggior presidente di sempre della commissione", e contro la stampa italiana che, eccezione fatta per il Giornale, "ignora questa triste realtà" soltanto perché, essendo "in maggioranza ostile alla coalizione di governo, crede che Prodi sia la sola speranza credibile per la sinistra di sostituire l'attuale presidente del Consiglio". Libé spiega anche "l'evidente conflitto di interessi" di Prodi che sembra voler "complicare la vita di Berlusconi" per non far firmare la nuova Costituzione europea a Roma, durante il semestre italiano di presidenza». L'articolo
    Camillo
    Blair con Clinton, Blair con Bush
    «Quella profonda "complicità politica" fra Tony Blair e Bill Clinton, che scattava ogni volta che i due principali leader del mondo anglofono si incontravano, e quell'"amicizia fraterna" che legava i dioscuri internazionali del centrosinistra riformista anni 90, sono i cardini del più potente "founding myth", mito fondatore della "Terza via", sempre citato in modo nostalgico dai democrats e dai laburisti di sinistra, quando guardano lo stato dei rapporti fra Blair e il successore di Clinton. Ma, secondo un nuovo libro di Peter Riddell, il più autorevole commentatore politico del Times londinese, si tratta di un falso storico: Blair trovava Clinton irritante e "patronizing" nella sua sicumera, e preferisce di gran lunga trattare con il più terra terra Bush». Tutto l'articolo
    Il Foglio
    Schroeder si riallinea. "Chirac, auf Wiedersehen"
    «Non dirà mai "il mio amico Bush", ma manterrà la promessa di aiutarlo in Iraq. Fa felice la Cdu: riforme bipartisan». Tutto l'articolo
    Il Foglio

    Tuesday, September 30, 2003

    La nuit noire
    Ore 3.20. Usciamo da palazzo Falconieri al numero 1 di via Giulia, dietro piazza Farnese. Le prime gocce di pioggia si trasformano rapidamente in acquazzone. Giunti sotto palazzo Farnese... stun e salto nel buio. Subito le prime grida divertite, da finto panico a giubilo, a fracassare e far volare bottiglie a piazza Campo de' fiori. Le sagome spettrali dei palazzi, i vicoli oscuri e umidi di pioggia, scorazziamo fradici con le nostre bici per le vie del centro fino a casa. Ciascuno cercava di sgonfiare la propria ansia con fasulle battute ironiche. Ore dagli occhi avidi e gli animi cupi. Roma così, spogliata, ma invisibile, e nostra.

    Monday, September 29, 2003

    Mi sto innervosendo. Ormai è tardi. Dobbiamo escogitare il modo per uscirne fuori, vender cara la pelle, fargliela pagare. E' ora di finirla di fare la parte dei 'bravi ragazzi'. Ormai è tardi.
    Fronte del PortoLa valle dell'Eden
    Aveva collaborato con Tennessee Williams per la messa in scena di 'Un tram chiamato desiderio', con Arthur Miller per 'Morte di un commesso viaggiatore'. Poi 'Fronte del porto', 'La valle dell'Eden', 'Splendore nell'erba'. Ieri Elia Kazan è morto nella sua casa di Manhattan, a New York, all'età di 94 anni. Negli anni '50 il regista denunciò alla commissione per le attività antiamericane del senatore Joe McCarthy alcuni suoi compagni del partito comunista, in cui aveva militato negli anni Trenta. Quando nel 1999 gli fu attribuito l'Oscar alla carriera, a Hollywood non mancarono le polemiche. Nato a Costantinopoli nel 1909, Kazan si trasferì insieme con i genitori greci negli Stati Uniti pochi anni dopo. Studiò teatro all'università di Yale. Nel 1934 si iscrisse al partito comunista e fino alla Seconda guerra mondiale fece attività politica in circoli di sinistra.

    Friday, September 26, 2003

    :: Il borsino ::
  • Sir Blair, scuse ufficiali dalla Bbc
  • Putin, oggi laureato honoris causa alla Sapienza. Per l'alto contributo alle scienze demografiche dimostrato nella crisi cecena
  • L'europeo dell'anno, colpisce al cuore le pulzelle davanti allo schermo
  • Il comitato dei Radicali, da oggi un 'membro' che farà la differenza
  • Il nostro amm. del., oggi ha fatto un affare
  • Prodi, pure su Eurostat?! si dia una calmata
  • Berlusconi a Wall Street, fa ridere, ci sta simpatico, ma non convince
  • Il min. della Salute Nirchia, come mai in tutti i governi italiani i ministri della Sanità e dell'Istruzione sono di gran lunga i peggiori??
  • Barbara Palombelli, Francesco non ti ha raccontato proprio niente sugli spinelli??
  • Il Milan, io avrei puntato sul rilancio di Rivaldo
  • I senatori, "maleducati e... sporcaccioni!"
  • Tifosi violenti, spaventati dal monito di Ciampi
  • Il nostro amm. del., ops... gli è sfuggito un dettaglio
  • Alex Del Piero

  • Scuse ufficiali...
    ... e senza mezzi termini per i servizi del suo giornalista d'inchiesta. La notizia
    Guardian
    Quando ad essere smentita è l'informazione ufficiale
    Cambia, al giorno d'oggi, il concetto stesso di controinformazione. to be continued issue. L'articolo
    1972
    "Chirac l'ègoiste": orgogliosamente IO
    «Affonda l'Onu, la road map e l'Europa. Ma dal punto di vista francese, in che cosa sbaglia?». Uno spunto interessante di Daniele Bellasio. L'articolo (colonna di sinistra).
    Il Foglio
    Per ora né finanziaria, né Governo
    Troppo vero. Qui l'articolo
    il Riformista
    Invece, in Francia ecco cosa decide il Governo.
    Il Foglio
    "Interrogativi senza risposta"
    Sabino Cassese ancora su «tv, Autorità garanti e silenzi del Parlamento». Da dietro le quinte, aggiungiamo noi, Berlusconi deve temere qualche agguato. Tutto l'articolo
    Corriere della Sera

    Wednesday, September 24, 2003

    :: Il Borsino ::
  • Il Cav. Berlusconi, bravo! all'Onu niente gaffe, è già un buon risultato

  • Il nostro caro direttore, complimenti per l'abbronzatura

  • Doc.di.Straord.Att., bel taglio di capelli

  • Adriano braind, perché lo so io
  • Kofi 'barboncino' Annan, che racconta balle al mondo, ma tanto conta come il due di picche

  • Monsieur le president Chirac, che non cita l'Italia come possibile new entry nel Consiglio di sicurezza

  • Quelli di report su Raitre, per l'ignobile trasmissione goebbelsiana di ieri sera

  • Adriano braind, perché lo so io
  • Ormai si rischia la farsa
    Ieri quel barboncino di Kofi Annan, buono per i salotti buoni delle buone coscienze della sinistra mondiale, è stato capace di rifilare l'enorme balla dell'Onu garante della pace e della stabilità mondiale negli ultimi 58 anni. Ma quando mai? Dove è vissuto quest'uomo, cameriere di Willy il principe di Bel-Air? Non mi dilungo con l'ampia lista di insuccessi e inadempienze catastrofiche dell'organizzazione da lui presieduta, ma ormai le Nazioni Unite hanno perso la faccia, sono in-credibili, i principi enunciati dalla gloriosa carta di S. Francisco sono violati dalla maggior parte dei suoi Stati membri e Annan non si fa molti scrupoli mi pare: riformi l'Onu e poi ne riparliamo. A garantire, non la pace, che non c'è stata affatto, ma una minima stabilità globale, è stata la guerra fredda. E a portare avanti i principi universali sanciti dalla carta dell'Onu, la democrazia e la libertà, sono stati gli Stati Uniti e i loro alleati. "Con Bush in un altro mondo", insiste come insiste Chirac, mentre il Berlusca si è fatto imbavagliare per non spararle grosse anche in mondovisione e il suo discorso così correct faceva tenerezza. Un messaggio per tutti: siete lì per affrontarle le sfide.
    I ceceni capiranno - La Facoltà di Economia dell'Università La Sapienza di Roma è pronta a consegnare al presidente russo Vladimir Putin una bella patacca dal nome laurea in honoris causa, e con il beneplacito del Cav. Chissà cosa si nasconde dietro questa alta decisione accademica di cui non si sentiva affatto il bisogno. In Facoltà sono però sicuri che i ceceni capiranno.
    Dopo gli ultimi rilanci del faccendiere di Anguillara Igor Marinielli, trovatisi di fronte a nuove acrobazie legali, i capi dei movimenti di guerriglia per la LDRIES hanno deciso di sospendere la tregua recentemente raggiunta e di riprendere la lotta armata fino alla rimozione dell'entità stupida. La nuova trattativa aperta con il Duetto riguarda la possibilità di un suo esilio nella nuova serie dello sceneggiato italiano Vivere, nella parte di un manager incasinato, ingenuo e vittima di terribili intrighi femminili. Nei prossimi giorni verranno diffusi i dettagli dell'operazione, tuttora allo studio dell'avv. Cesarotti Previtielli, che pare debba coinvolgere anche nuovi personaggi femminili provenienti dagli ambienti più sofisticati dell'archivismo e del giornalismo radiofonico nazionale.

    Tuesday, September 23, 2003

    Il nuovo Iraq
    1972 segnala quello che definisce "uno dei più straordinari racconti sulla realtà irachena del dopo-Saddam". «Johann Hari è un giornalista dell'Independent, il quotidiano britannico che con più veemenza si è schierato contro la guerra in Iraq. Ma Johann Hari è soprattutto un professionista che all'ideologia preferisce l'analisi della realtà. Tre amici di Hari – Sama, Yasser e Abtehale, giovani iracheni in esilio a Londra da oltre vent'anni e membri dell'IPO (Iraqi Prospect Organisation per la democrazia in Iraq) - la scorsa estate hanno rimesso piede nella loro patria liberata. Al loro ritorno in Gran Bretagna hanno descritto quel che hanno visto e sentito.» La storia per intero. Alcuni estratti.
    1972
    "La tv che voleva suonarle a Blair è stata suonata"
    Editoriale di Giuliano Ferrara. In un Paese dove le cose funzionano seriamente, luce è stata fatta e c'è chi ne paga le conseguenze. La commissione d'inchiesta ha concluso, come finalmente ammesso anche dalla Bbc, che ad essere una bufala era il servizio di Andrew Gilligan in cui si accusava il governo Blair e non il dossier anti-Saddam. Gilligan perderà la sua funzione alla Bbc e... niente girotondi!
    Il Foglio
    Medio Oriente. Frammenti di storia
    Un professore palestinese, personaggio nient'affatto marginale, Tawfik Abu Bakr scrive sul giornale dell'Anp Al Ayyam invitando ad imparare da Israele come si costruisce uno Stato. Basta portare in trionfo gli "amanti della morte", basta con la "cultura dell'autoinganno" e la politica autolesionista del 'tutto e subito' che porta al disastro la causa palestinese. Per realizzare uno Stato palestinese e la pace occorre "sacrificare l'impossibile al possibile". Il 2° articolo
    Il Foglio
    "Il lupo nella tana liberal del New Yorker"
    Paul Wolfowitz alla New School University intervistato da Jeffery Goldberg, giornalista del New Yorker esperto in Medio Oriente, Africa ed Europa. Non è stata una passeggiata per il sottosegretario neocon. L'articolo
    Il Foglio
    "I nodi costituzionali della Legge Gasparri"
    Editoriale di Sabino Cassese. «Il disegno di legge Gasparri opera su un caso interessante di contraddizione tra una tecnologia (futura) che consente di moltiplicare i canali e le offerte, producendo le condizioni per l'apertura del mercato e ponendo le premesse per risolvere il problema del pluralismo, e una situazione (presente) di forte concentrazione. Un innesto chiaro tra presente e futuro, con date certe sulla fase di passaggio e conseguenze sicure ed automatiche in caso di inadempimento, potrebbero evitare un ulteriore intervento della Corte costituzionale.»
    Corriere della Sera

    Monday, September 22, 2003

    S & L
    E' stato il mio primo matrimonio ebraico. Intenso, suggestivo, romano, caciarone. Intimi, semplici, ricchi di simboli sia il rito in Sinagoga, sia la preghiera collettiva prima della cena. Ho indossato, e poi ovviamente trafugato, la semplice kippot data in dotazione all'ingresso del Tempio. Immancabile la zia giunta per l'occasione da Israele. La cena, squisita e abbondante, si è aperta e conclusa con danze sfrenate. Particolarmente allegre quelle ebraiche. Gli invitati formavano un grande circolo danzante dentro il quale venivano stretti gli sposi. Seduti sulle loro sedie, S & L venivano sollevati più volte da decine di braccia festose. Non sono mancati revival e anni '60, come anche Macché ce frega, macché ce 'mporta.... Alla fine della festa, l'ultimo canto, l'emozionante Tikva. Lunga e felice vita insieme ai due bellissimi e simpaticissimi sposi, Simone e Letizia.
    Wesley Clark, l'unica alternativa
    Ottima cosa che Bush junior abbia un valido concorrente alle prossime elezioni presidenziali. E' un ex generale, comandante della Nato e protagonista della guerra contro Milosevic nel 1999. Un democratico, ma non aspettatevi un pappamolla. L'articolo
    1972
    Fermare il terrore allora si può, se volesse Arafat
    Quell'Onu che ignora e calpesta la sua stessa carta costitutiva e l'Europa sempre più decadente e cinica difendono il terrorista Arafat, che candidamente ammette in Tv di essere in grado, se lo volesse, di fermare il terrorismo. L'intervista
    1972

    Sunday, September 21, 2003

    Il '68 dei ragazzi 'normali'
    Ci si chiedeva l'altra sera alla trasmissione Infedele di Gad Lerner se la generazione del '68 in Italia avesse avuto successo o se invece avesse fallito, mancando di permeare la società dei propri ideali e di occupare posizioni di potere in politica. Quel movimento sarebbe stato catalizzato dalle ideologie e i suoi ideali sarebbero caduti, inghiottiti, nel buco del terrorismo.
    I prodotti culturali e politici della generazione del '68, a mio avviso molti positivi, ma anche molti estremamente negativi, si sono imposti e costituiscono parte della linfa della società in cui viviamo oggi. Quel movimento portava con sé anche il terribile esito del terrorismo. Tuttavia, mentre le ideologie totalitarie e gli assassini che ne sono stati affascinati sono stati sconfitti dalla storia, sono stati i centinaia di migliaia di "bravi" ragazzi, subito scomparsi di scena allora, ad aver portato con sé, nel corso degli anni, nell'anonimato, e con le loro vite "normali", i valori, i progressi, i frutti di quell'epoca. Questi ultimi, le loro storie, meritano la nostra attenzione oggi, mentre per troppo tempo siamo stati ad ascoltare i ricordi deliranti delle ex br. Noi abbiamo spiegato loro, e non viceversa, la storia ci ha fatto capire i perché, non le loro azioni criminali.
    Il governo zombie e nessun governo ombra
    Il governo Berlusconi è pressoché fallito. Si avvia, come ogni altro governo dell'Italia repubblicana e della II Repubblica, dopo le promesse e le ambizioni iniziali, a galleggiare fino a fine legislatura barcamenandosi con riformicchie e aggiustamenti, nel tentativo, come sempre vano, di rivincere le elezioni. Le ultime speranze sono legate alle riforme istituzionali. La spinta riformistica si è esaurita avendo prodotto qualche bel topolino. Nessun danno è stato arrecato ai diritti dei cittadini e ai principi della Costituzione. I danni di oggi, per i quali si sono tanto scalmanati i girotondisti e gli ulivisti, sono di vecchia data, e né centrodestra né centrosinistra hanno mai dimostrato di preoccuparsene se non per propaganda. Nessuna riforma della giustizia nell'interesse del cittadino, ma solo piccole misure, legittime, in qualche caso condivisibili nel merito, ma attuate per salvare il solo Berlusconi dalla magistratura politicizzata. Debole la riforma del mercato del lavoro, "strutturale" col c.... quella delle pensioni, una beffa. Buone le leggi antidirigiste per le grandi opere. Attenuanti: il sistema Europa in crisi (ha ragione Ferrara: «un’Europa fiacca, irrilevante, stagnante»), l'euro, l'11 settembre, il debito pubblico italiano alto, preso in eredità dalla storia, che non permette di per far crescere l'economia facendo leva sul deficit. La politica estera è un'altra questione. Partita sotto i buoni auspici dello sganciamento dall'asse franco-tedesco per schierarsi con Usa, Gran Bretagna, Spagna e Paesi dell'est europeo, vive ora, proprio sotto il semestre italiano dell'Ue, nuove profonde incertezze e irrilivanze, a parte la cerimoniale firma a Roma del nuovo 'predicozzo' costituzionale Ue. Ma non può essere tutto facile, a chi governa viene chiesto di risolverli i problemi, non di declamarli. Ci teniamo la concertazione, i condizionamenti e i giochi di coalizione, il premier cabarettista senza più autorità né leadership in Cdm, la svolta e il nuovo slancio che non arrivano mai. Gli stessi elettori della CdL giudicheranno dalle cose che c'erano da fare e non sono state fatte; non dalle promesse, né dalla propaganda avversaria. Sono passati quasi 3 anni, ne passeranno 5, l'Italia è sempre più in ritardo, le cose ancora tutte da fare, e quando arriverà la mazzata la responsabilità sarà di tutti. Speriamo per lo meno che dal centrosinistra ci regalino un'alternativa accettabile e non troppo puzzolente.

    Saturday, September 20, 2003

    Note(S)
    Se ci ripenso mi sento sicuro. Ve lo potrei raccontare. Mi sento all'oscuro nelle mie perlustrazioni mentali. Esco dalla porta sul retro, mi scordo del resto, 26 cent, le bionde sul tavolo non ci sono più. La mia T-shirt anche le sere di ottobre me la ricordo bene, a sentir fresco. I fari delle auto si rincorrono sull'asfalto bagnato. Sfffffsssssccchhhh

    Karma police, arrest this man
    He talks in maths
    He buzzes like a fridge
    He's like a detuned radio

    Karma police, arrest this girl
    Her Hitler hairdo is
    Making me feel ill
    And we have crashed her party


    Tutto racchiuso in dei particolari. Troppo comodo, troppi particolari, vissuti tutti minuto dopo minuto. L'arresto di una marcia funebre di rose. Puntare, ridere. Uscito di scena poco fa, con il dito ancora fumante, dal ridere. Ho messo da parte qualcosa. Pezzi di carta, scarabocchi, ma non qualche minuto per perdermi.

    All my life, I worshipped her
    Her golden voice, her beauty's beat
    How she made us feel
    How she made me real
    And the ground beneath her feet
    And the ground beneath her feet

    And now I can't be sure of anything
    Black is white and cold is heat
    For what I worshipped stole my love away
    It was the ground beneath her feet
    It was the ground beneath her feet


    Se ci ripenso vacillo. La voce, lo schermo, la rabbia. Un segreto ancora troppo nascosto. Non si può cancellare. La madre lo sa. Racconti di vecchi in fin di vita, sul palmo di una mano. Occhi che gettano la sfida oltre la siepe. Laggiù si può morire

    Sono io la morte e porto corona,
    io Son di tutti voi signora e padrona
    e così sono crudele, così forte sono e dura
    che non mi fermeranno le tue mura.
    Sono io la morte e porto corona,
    io non di tutti voi signora e padrona
    e davanti alla mia falce il capo tu dovrai chinare
    e dell 'oscura morte al passo andare.
    Sei l'ospite d'onore del ballo che per te suoniamo,
    posa la falce e danza tondo a tondo:
    il giro di una danza e poi un altro ancora
    e tu del tempo non sei più signora.

    Thursday, September 18, 2003

    La Bbc chiede scusa. Sexed up le accuse contro Blair
    «Camillo segnala la conclusione di una vicenda che, non conclusasi come i più speravano, è scomparsa dai media italiani. La Bbc chiede scusa, ammette di aver sexed up le sue accuse a Blair e Campbell, e di aver commesso errori e imprecisioni. Era ieri e anche oggi su tutti i giornali inglesi, di sinistra, di sinistrissima e di destra. Zero (con un'eccezione) sui giornali italiani, i cui editorialisti continuano a scrivere che Blair ha falsificato i dossier.»
    Camillo

    Wednesday, September 17, 2003

    Tuesday, September 16, 2003

    Telekom-Serbia. Speciale di RadioRadicale.it
    Alla ricerca delle responsabilità politiche. La ricostruzione dell'operazione, la questione politica, con tutte le audizioni in Commissione d'inchiesta dall'archivio di RadioRadicale.it. «Il governo di allora deve rispondere all'opinione pubblica di un'operazione finanziaria che si è rivelata oltre che fallimentare, soprattutto una generosa elargizione e un consistente aiuto al regime criminale di Milosevic». Vai allo speciale
    RadioRadicale.it
    Capezzone "sbarca" in America
    «Il segretario di Radicali italiani Daniele Capezzone è negli Stati Uniti per presentare il suo libro Uno shock radicale per il 21mo secolo. Fitta agenda di conferenze (alla Casa italiana della New York University e all'American Enterprise Institute a Washington) e incontri (con think-tank, direttori di giornali, al Dipartimento di Stato). Oltre alla presentazione del libro, obiettivo della visita è stabilire degli importanti contatti per compiere un passo deciso verso l'Organizzazione mondiale delle democrazie e per far conoscere il complesso delle iniziative radicali». Il programma delle conferenze e degli incontri
    RadioRadicale.it

    Monday, September 15, 2003

    Fico o irritante. Il film di Bertolucci The Dreamers è ben poca cosa. E' però spassoso e divertente a tratti. Certe scene sensuali. Ti prende, ti stuzzica la fantasia, ma in fine dei conti hai sempre l'impressione che ha giocato con i soliti luoghi comuni. E' fico e mi è piaciuto. Mi piaciono questi filmetti. La colonna sonora era splendida (tutti capolavori rock e blues dell'epoca), ma banale (non compratevi il cd, i brani li avrete quasi tutti). E poi ha ragione robba: "La parte sana, viva e veramente rivoluzionaria è l'america". La 'vecchia' Europa non fa che rivivere cliché borghesi e giacobini. Irritante per zeccacce e fighetti pariol-morettiani.
    Prima di A. Avete notato le nuove divise degli arbitri?? Hanno vinto lo scudetto... Già proprio come la Juve, se lo sono meritato.

    Saturday, September 13, 2003

    Il mondo difende Arafat, ma non aiuta la pace
    E Israele sbaglia. Basta con questi annunci che provocano solo solidarietà intorno all'anziano leader. Si passi direttamente all'azione. Sui rischi

    Le conseguenze della mediocrazia
    Il Foglio

    Thursday, September 11, 2003

    Magdi AllamPenne mercato. Le 'bombe' di JimMomo
    Era il 24 aprile scorso quando diedi per vicino il trasferimento di Magdi Allam dalla Repubblica al Corriere. Direi che la strategia del 'giocatore' si è rivelata vincente. Qui la 'bomba' del 24 aprile
    Della serie, non avevamo dubbi
    Queste le verità di Ferlaino (e le nostre già da molto tempo). Così vanno le cose nel tragicomico mondo del pallone. E indovinate oggi il potere chi ce l'ha? E ci lamentiamo che non riusciamo a vincere i mondiali? Qui l'intervista
    A me il film è piaciuto, ma Merlo ha ragione
    Secondo me Francesco Merlo, l'autore del commento che segue sul film di Bellocchio 'Buongiorno, notte', ha dato una lettura del film in chiave politica, mentre a mio avviso il linguaggio cinematografico usato da Bellocchio è tale da non accostare il film a tesi politiche o a pretese ricostruzioni complottarde. A me il film è piaciuto, proprio perché l'ho seguito con questa predisposizione. Tuttavia trovo che Merlo abbia ragione, sia sulla figura della Braghetti, sia sul clima intellettuale che circonda oggi i terroristi.
    «Dunque di nuovo saremmo scemi, noi che già allora eravamo scemi perché antidemocristiani ma democratici. Dunque ora saremmo scemi perché non capiamo, anzi non sappiamo e neppure immaginiamo quanti bei sogni di libertà facevano, tra un omicidio e l'altro, i criminali delle Brigate rosse. E, scemi come siamo, benché pazientemente ce lo spieghino un film celebratissimo, la Braghetti, la Faranda, Il Foglio, e persino l'Unità, ancora oggi non vediamo com'era bello e simbolico e candido il sogno di riscatto e di purezza che la brigatista, carceriera e assassina di Moro, fece poco prima di partecipare alla sua uccisione.
    E chissà dopo la morte di Moro cosa ancora sognò, prima di commettere gli altri delitti, questa stessa signora Braghetti, che ora fa la scrittrice ed è l'ispiratrice del film di Marco Bellocchio, "Buongiorno, notte", che noi a Venezia non avremmo premiato neppure se ci fosse piaciuto, perché non se ne può più dei pazzi che devono anche avere ragione, di queste anime aride che non sognano ma delirano, visto che i sogni veri sono privati e solo i mostri non hanno privato ma ambientano le loro visioni sulla panchina di Lenin o sulla locomotiva proletaria, e nel sonno vedono la faccia di Stalin e sentono il coro dell'Aida, Schubert e i Pink Floyd. Questi sono sogni? Chissà come ci resterebbero male Fellini e Buñuel... Insomma non ne possiamo più di questa psicologia degli assassini, che avrebbe bisogno più di un infermiere che di un regista cinematografico. D'altra parte siamo scemi anche perché non ci convince che sarebbe bastata una scoppoletta a fermarli, e che gli assassini di Moro non erano mostri ma mostriciattoli sognatori, e che anzi c'era una delicatezza nascosta in loro, come un fiore nel corpo di una iena, e che il vero mostro stava invece altrove, nel sottofondo dello Stato, nel doppio Stato che con una mano combatteva e con l'altra proteggeva le brigate rosse, come ha raccontato Adriana Faranda al Giornale e all'Unità : «Ancora mi chiedo perché non ci hanno mai preso. Eravamo l'anello debole, abbiamo consegnato decine di lettere, eravamo così vulnerabili e non capisco perché non ci prendevano». Insomma, erano, in fondo in fondo, tutti buoni i protagonisti di quei terribili giorni di morte. Tutti buoni, ci suggerisce questa ricostruzione psicanalitica, tranne il Papa, Andreotti e il Pci. E' come se ci fosse una stessa tensione che corre tra la Faranda di allora e alcuni giornali di oggi, tra i quali incredibilmente l'Unità, ovviamente di ora e non certo di allora, che fu il giornale della fermezza dello Stato (tutto intero), quello del compromesso storico, quello che fece giganteggiare sul piedistallo della democrazia e della civiltà un leader politico discutibile come Aldo Moro. E va bene che siamo in tempi di moralismo politico semplificatorio che, a testa bassa, non sopporta le mediazioni e le articolazioni complesse, ma davvero non si capisce perché i brigatisti debbano parlare così tanto, visto che l'unica cosa che sanno fare in più di noi è ammazzare qualcuno, e dunque forse dovrebbero ascoltare noi piuttosto che parlare a noi. Si afferma invece una specie di sottocultura che li rende protagonisti, e che accoglie le loro foto segnaletiche non nelle stanze del Museo Pitrè, quello dei briganti siciliani, ma nei dibattiti della vita civile. Chissà dunque cosa sognò Maria Laura Braghetti prima di uccidere ancora, due anni dopo l'assassinio di Moro. Chissà come fu onirica la sua notte il 12 febbraio 1980, poche ora prima che ammazzasse come un cane il professore Vittorio Bachelet in un altro di quei vigliacchi agguati che ovviamente non sono agguati e criminalità, ma rivoluzione, lotta di classe, ideologia, religione. E chissà com'erano dolci le kapò naziste quando sognavano nel loro letto, tra una tortura e l'altra. Spiace doverlo dire con crudezza ma se fossero dignitosi, Maria Laura Braghetti, Adriana Faranda, Valerio Morucci e tutti - ma proprio tutti - gli altri brigatisti, tutti assassini in libertà, dovrebbero farsi dimenticare, piuttosto che partecipare al dibattito sull'ingegneria istituzionale, sul regime che fu e su quello che avrebbe potuto essere. E se fossimo dignitosi noi, che bene abbiamo fatto a liberarli per civiltà giuridica e per generosità sociale, ora li relegheremmo in un obitorio culturale. Non è dignitoso, non è educativo, non è giusto e non è nemmeno interessante che proprio loro ci vengano a raccontare come e perché la morte di Moro ha cambiato l'Italia. In piena sintonia con i sogni della Braghetti e con le tesi della Faranda, un fondo dell'autorevole, e solitamente ragionevole, compagno Bruno Ugolini sull'Unità («Moro, e se lo avessero liberato?»), ci ha spiegato che «con Moro vivo, Berlusconi Previti e Bossi non sarebbero comparsi all'improvviso a fare il bello e il cattivo tempo in questo paese». L'astuzia del doppio Stato insomma ha usato la Faranda per rifilarci Berlusconi e Previti. Quale Letta e quale Ferrara!, ora finalmente sappiamo con chi prendercela: con la Faranda, con l'ingenuità della Faranda, povera donna. Anche l'Unità di oggi avrebbe dunque voluto salvare Moro, trattare con le Br di allora, fermare il secondo Stato, lo Stato della fermezza, vale a dire il Pci? L'Unità di oggi contro l'Unità di ieri? Lilliput contro Berlinguer? Inutile chiedere in quale ideologia sognatrice si siano dissolti i drammi umani e familiari, reali e duraturi dei cinque proletari della scorta di Moro. In cambio di quale chiacchiera politologica e per quale aberrante ragione si potrebbe dimenticare il sangue di quella mattina? Un poco meno visionari di Ugolini, i brigatisti si sono limitati a farfugliare che se avessero restituito Moro ai suoi familiari invece di ucciderlo, non ci sarebbe stato bisogno di attendere la caduta del muro di Berlino, le inchieste di tangentopoli, il referendum di Mario Segni e tutto il resto per liberare l'Italia. Ma liberarla da che cosa? Non è vero che in quel covo Moro e i suoi assassini erano prigionieri di una stessa miseria nazionale. Moro era un uomo che faceva politica, che non trattava la classe operaia con i cannoni di Bava Beccaris o con le milizie padronali, era un interlocutore anche dei ceti poveri, un interlocutore politico e non un sequestratore o un bombardiere. La figura di Moro, morte compresa, appartiene alla storia della politica italiana. Quella dei suoi assassini alla criminologia che, grazie a Dio, non è più razzismo lombrosiano. E infatti il presunto regime non ha fucilato i brigatisti, li ha sottratti anche all'ergastolo, e non riserva ai loro cervelli la conservazione in formalina. Ma tutti questi microfoni e cineprese, questo compiacerli, e tutto questo sdolcinarli e somministrarceli in un dibattito psicopolitico che, va detto chiaro, non interessa a nessuno, salvo a qualche allievo di Freud e di Lombroso, sono altrettanto aberranti, forse persino peggio della formalina.»

    Corriere della Sera
    Non demonizzare i neocons
    Di falsi miti sui neocons a qualcuno fa comodo nutrirsi, per altri è più faciel che riflettere. Qualcosa di buono però ci deve essere. Leggi l'articolo
    Il Foglio
    11 settembre, "se l'America abbia scherzato o no"
  • Le opinioni di Ranieri, Panella, Rocca, Ottolenghi, Giannino, Sofri

  • "Dove l'America non ha scherzato"

  • Il Foglio
  • Gianni Riotta: «Due anni dopo non siamo più tutti americani» (ascolta l'audio all'interno dello speciale)

  • Corriere.it

    Wednesday, September 10, 2003

    bandiera Usa11 settembre 2001, due anni dopo
    On-line lo speciale di RadioRadicale.it, arricchito di nuovi documenti audiovideo. Vai allo speciale
    «11 settembre 2003 - New York. Due anni fa, le 9 del mattino. Un aereo colpisce una delle due torri gemelle del World Trade Center. L'impatto è devastante. Alcuni minuti dopo, un secondo aereo colpisce l'altra torre e un terzo il Pentagono. Seguirà il crollo di entrambe le torri, migliaia le vittime. Da allora, gli Stati Uniti sono in guerra, una guerra contro il terrorismo internazionale che il presidente Bush ha preannunciato essere molto lunga. In Afghanistan, con l'appoggio e la partecipazione della comunità internazionale, ha inizio la caccia a Bin Laden, ospitato dal regime dei Talebani. Poi è la volta dell'Iraq di Saddam Hussein, accusato di essere in possesso di armi di distruzione di massa, nella convinzione che la sua caduta avrebbe aiutato la ripresa del processo di pace tra israeliani e palestinesi e contribuito a ridisegnare in senso democratico la geografia politica del Medio Oriente. Rispetto alla iniziale solidarietà internazionale la guerra di Usa e Gran Bretagna in Iraq ha provocato laceranti divisioni in seno all'Onu e all'Europa, mentre la pacificazione e la ricostruzione del paese vivono oggi le fasi più difficili.
    Al centro di riflessioni e dibattiti in questi due anni l'influenza delle teorie e degli esponenti new conservative nell'amministrazione Bush, il ruolo degli Stati Uniti nel nuovo ordine internazionale, tra multilateralismo e unilateralismo, le inadeguatezze dell'Onu e le spaccature in seno al suo Consiglio, le divisioni tra gli Stati europei e tra alcuni di essi e gli Usa, il tentativo della road map per il Medio Oriente e i nuovi rapporti degli Stati Uniti con i Paesi della regione, le tesi, popolari presso ampi settori delle opinioni pubbliche europee, che l'11 settembre sia una mostruosa creazione dei servizi segreti o che sia stato il fio pagato per le politiche imperialiste Usa.»
    RadioRadicale.it

    Tuesday, September 09, 2003

    Berlusconizzando. "Berlusconi goes to China"
    1972 ci segnala un articolo di Moisés Naìm su Foreign Policy. «Come il primo ministro italiano può ricostruire la sua immagine e rivoluzionare le industrie italiane.» Leggi tutto
    Foreign Policy
    Cinismo contro moralismo, l'America 2 anni dopo l'11 settembre
    "Consigli britannici all'America per fare un impero liberale"
    Saggio di Paul Johnson
    "Proposta di girotondo contro il west di un Bush che somiglia a un altro B."
    Saggio di Lewis H. Lapham
    "Ovest contro Ovest"
    Estratto dal nuovo libro di André Glucksmann
    Il Foglio, 6 settembre, segnalato da Camillo
    87 miliardi di dollari per l'Iraq
    L'editoriale di oggi di Giuliano Ferrara ci spiega che Bush non si ritira sull'Iraq, nonostante la sfida sia ambiziosa, ma rilancia: «Non faremo come in Libano e in Somalia, spenderemo quanto è necessario al nostro impegno in Iraq, fronte avanzato della lotta al terrorismo, per la sicurezza nostra e del mondo libero, per la democrazia in Medio Oriente.» Ha definito quella del presidente americano «una risposta sobria e chiara: guardate, ha detto, che andiamo di nuovo all'Onu per esigere responsabilità dall'Occidente e dalle nazioni libere, come abbiamo fatto invano prima della guerra, ma ci andiamo perché vogliamo rafforzare il nostro progetto, non per abbandonarlo.»
    «La cifra di 87 miliardi di dollari fa capire tangibilmente che la gita all'Onu non è una mezza ritirata, ma una sfida (con ulteriori pericoli di impantanamento segnalati giustamente dai neoconservatori, che però dovrebbero mangiare qualche bistecca di realismo anche loro).»
    L'Europa egoista e irresponsabile è il vero ostacolo al multilateralismo. «Una nuova dimensione multilaterale nascerà solo quando l'Europa capirà che non è essenzialmente l'America a dover condividere le responsabilità (e i contratti per la ricostruzione), cosa a cui è più che pronta da sempre, è l'Europa a dover condividere il progetto americano di cambiare in modo plausibile ma solido e sicuro la geografia politica del mondo da cui sono usciti i bin Laden e i Saddam e altre gigantesche figure di canaglie sulla scena internazionale.» Leggi tutto
    Il Foglio
    Perla. "La vera storia della tragedia cilena scritta da chi c'era e ha capito"
    «La leggenda del golpe imperialista (e un paragone odioso di Ken Loach) stroncati da un articolo coraggioso.» Leggi tutto
    Il Foglio

    Monday, September 08, 2003

    Adriano SofriSpeciale Adriano Sofri
    Ci hanno lavorato per tutto Agosto quei pazzi di RadioRadicale.it (oltre a JimMomo, mik, braind, robba, Diego, Marco per la veste grafica). Ottimo lavoro, tanti documenti storici inediti, introvabili, preziosissimi. Utili approfondimenti. Link allo speciale
    RadioRadicale.it
    Buongiorno, notte. braind giudica il film di Bellocchio "mediocre". "... non basta a dirci qualcosa di nuovo. Né a farci alzare dalle poltroncine con un rinnovato senso di giustizia".
    E' invece un ottimo film. Chi ha sempre voglia di indignarsi, ma a senso unico, chi ha bisogno di "rinnovare" il proprio senso di giustizia (?), chi ha bisogno di tesi sempre nuove e avvincenti, resterà deluso da un film più intimista e fantasioso, dove è assente la solita presunzione di dover sostenere le ritrite ricostruzioni complottarde fingendo un documentarismo che degenera nella farsa. Il film di Bellocchio invece, pur utilizzando preziosissimi documenti Rai dell'epoca, non pretende di dirci 'ecco, io so come sono andate veramente le cose', ma racconta, con fantasia, una storia dove i complotti lasciano la scena ad una più semplice, più credibile e più tragica umanità.
    Certo, poi è sempre molto antipatico vedere il favorito che non vince adirarsi con l'arbitro. Commento che mi convince di più su robba.

    Friday, September 05, 2003

    Già, sono tornato. Ahimé
    Hong Kong: ritirata la legge anti-sovversione
    «Le autorità di Hong Kong hanno ritirato a tempo indeterminato il progetto di legge in materia di sicurezza e sovversione. Il testo proposto, denominato 'Articolo 23', aveva suscitato proteste di massa da parte della popolazione, preoccupata di veder ulteriormente ristrette le libertà individuali nell'ex colonia inglese, tornata dal 1997 sotto la giurisdizione di Pechino.» La notizia
    Cnn.it

    Monday, September 01, 2003

    Loutro', Creta. Siamo giunti in questo sperduto villaggio di pescatori in battello, l'unico modo in cui e' raggiungibile. Ma ne e' valsa la pena: mare verde e turchese in mezzo agli scogli, tabepne in fila sul piccolo porticciolo su cui si affacciano bianchissme casette con le finestre azzurre. Montagne brulle sovrastano la semplice umanita' raccolta in quest'angolo di mondo. Venivamo dalle sabbie rosa della caraibica Elafonissi. Saluti a tutti quanti, ma da internet non mi stacco, visto che anche qui a Loutro' c'era una postazione ad attendermi.

    Tuesday, August 26, 2003

    Plakyas, Creta. Inutile dire che non ho la ben che minima idea di cosa sta succedendo nel mondo. Eliminati giornali e quant'altro mi sono concentrato sulle caotiche e colorate stradine di Atene, con la magnifica acropoli. Ora pero' ci sono le trasparenti acque delle spiagge di Creta. Spero di vedere i posti migliori della costa sud, per ora non ci e' andata male: sole sempre, cieli azzurri, acque turchesi, boschetti di palme in riva a fiumi che sboccano sulla spiaggia. E poi, inutile dirlo, ci siamo ingozzati, di giros, souvlaki, feta, tsatsiki, moussaka e abbiamo riassaporato le egregie birre mythos e amstel. Scordavo, qui ci sono anche i drink in bottiglia del gin gordon e altri gusti di bacardi breezer. Domani partiamo per Hania, intreccio di storia turca e veneziana. A presto, saluti a tutti.

    Wednesday, August 20, 2003

    *** Ebbene, ci siamo. Domani parto, destinazione Creta, via Atene. Di nuovo on-line il 5 settembre, ma aspettatevi miei post corsari da qualche sperduto villaggio di pescatori. Un saluto, cartoline digitali al mio ritorno. ***
    "I neoconservatori spiegati da chi li ha inventati, Irving Kristol"
    «Irving Kristol, giornalista e rispettato saggista nato nel 1920, è considerato "the godfather", il padrino del movimento neoconservatore. Intellettuale newyorchese di sinistra, ha iniziato ad allontanarsi dai suoi compagni fin dai tempi dell’università». "Un neoconservatore è un liberal assalito dalla realtà", scrisse. Ma esiste davvero un 'movimento'?
    Il Foglio

    Monday, August 18, 2003

    Global/1. "La sinistra non si scalda per l'Africa perché lì non c'è imperialismo yankee"
    «Nel dopo guerra fredda il continente soffre di poco interventismo Usa, non di troppo. Si protesta per tutto, mai per il Congo e la Liberia. La risposta è, io credo, che la sinistra non è galvanizzata dalle vittime; è galvanizzata dai persecutori».
    «Se si è un attivista di sinistra in perlustrazione planetaria alla ricerca di luoghi che soffocano sotto il potere repressivo dell'America, non ci si sofferma nemmeno sull'Africa sub-sahariana. E, anche se si trovasse dell'imperialismo Usa in Africa, lo si troverebbe in paesi sufficientemente stabili e prosperi da attirare investimenti e da collaborare nella guerra al terrorismo, non nelle zone disastrate di Congo, Liberia, Sudan e Zimbabwe».
    Ma anche la destra: «La maggior parte dei conservatori (con alcune onorevoli eccezioni) si sono opposti a un intervento in Liberia, secondo loro sarebbe "politica estera intesa come assistenza sociale". La destra, che sull'Iraq e su Cuba si esprime in alti toni morali, adotta un freddo realismo quando si tratta dell'Africa, in cui sconsideratamente (e a volte con ignoranza - vedi Ryan Nizza, Ace of Diamonds, pag. 14) ritiene che gli Stati Uniti non abbiano interessi.» Leggi tutto
    il Riformista.

    Global/2. "Lo scandalo dei sussidi. Accordo tra Usa e Europa", il Riformista. Sarà battaglia a Cancun. India e Brasile respingono l’intesa.
    Fra Stati Uniti ed Europa l'accordo "è una buccia vuota", Il Foglio. Ruolo della Commissione Ue. Quello che i no global non vogliono proprio capire: per lo sviluppo dei paesi poveri serve il libero commercio - anche più che in Usa e anche contro l'Ue - e qualche nostro sacrificio reale, non solo retorico. Ce la sentiamo??

    Global/3. "La gara demagogica contro gli Ogm", il Riformista
    Sex up. "Le bugie che non si trovano"
    Chi ha sexed up? Il governo Blair contro l'Iraq o la Bbc contro Blair?
    «Una giornalista della Bbc, Susan Watt, fin qui presentata dal network come una teste a proprio favore, ha negato davanti agli onorevoli investigatori di Westminster che il professor Kelly le abbia mai parlato di aggiunte e manipolazioni compiute da Alastair Campbell sul dossier anti Saddam. La giornalista, consegnando la registrazione del suo colloquio con Kelly che scagiona il consigliere di Blair, ha accusato i suoi capi della Bbc di averla tirata in ballo e di aver fatto pressioni nel tentativo "incauto e falso" di plasmare la sua intervista con Kelly per avvalorare la tesi contenuta nei reportage di Andrew Gilligan, il primo accusatore del governo Blair.»
    Il Foglio
    Multilateralismo. "Addio all’Onu. Il nuovo multilateralismo abroga le Nazioni Unite: la colpa è di Chirac", Il Foglio
    "Bush apre agli alleati, non all'Onu", il Riformista
    «Stavorta è stata piuma». "Sharon tiene la road map e mette il freno ai militari", il Riformista. «Nessuna vera rappresaglia, ma una strigliata ad Abu Mazen»
    I soliti rompono. "Gheddafi paga le vittime di Lockerbie e cerca la ricompensa", il Riformista. Ma la Francia vuole bloccare tutto perché è invidiosa: i suoi morti valsero meno.
    Della serie: liberatelo, liberateci. "Sofri, quando si muove Pannella", Il Foglio
    Qualcosa si muove. "Liberia, Coree, Libia: ora Bush può raccogliere i frutti di Powell", Il Foglio
    Finalmente. I marine in Liberia, Il Foglio
    Di ritorno. Tra breve quello che ci siamo persi nel week end

    Wednesday, August 13, 2003

    Monday, August 11, 2003

    Multilateralismo. Sì o no? Dipende.
    A Casini e Gorbacev
    Sul fatto che il mondo non debba essere governato da un solo Paese, da un'unica superpotenza, siamo tutti d'accordo, anche gli amerikani. Se avessimo la pazienza di leggerci qualche documento strategico ufficiale, o le analisi di qualche think tank Usa, avremmo il quadro esatto di una classe dirigente, sia repubblicana, sia democratica, che ha ben chiaro il pericolo dell'overstretching. Però non possiamo nasconderci il fatto che un governo del mondo multilaterale è molto lontano da venire e gli ostacoli da rimuovere non sono pochi. E non è preferibile in qualsiasi circostanza. L'inerzia e l'inadeguatezza dell'Onu di fronte ai suoi compiti costitutivi, bloccata dagli interessi dei grandi, manovrata dalle dittature, inefficiente e corrotta, è un fatto. L'Europa egoista, chiusa, avara e privilegiata, che non ha altra visione della politica estera se non quella di spiccioli tornaconti dei singoli Stati: è un fatto pure questo. Stati che vivono ancora, per interesse, per illusione di grandeur, per ideologia, in aperto contrasto con gli Stati Uniti: un altro fatto inquietante. L'Onu va riformata, è chiaro a tutti, ma non possiamo prenderci il rischio che cada in mano a regimi anti-democratici, che però neanche si possono escludere totalmente. L'Europa deve avere una politica estera comune, investire nella difesa, ma ciò implica scelte dolorose sulla spesa pubblica, sugli assetti statuali. Il multilateralismo non deve essere multipolarismo, perché l'ordine mondiale desiderabile deve portarci verso la collaborazione e non di nuovo verso la competizione tra potenti. Gli Stati Uniti hanno provato più volte a bussare alla porta dell'Europa, la 'mini-potenza' più adatta, per affinità storiche, culturali, politiche, ad affiancarsi nella difficile costituzione di un nuovo ordine mondiale, ma in cambio ha ricevuto inerzia (crisi dell'ex Jugoslavia), se non ripicche di piccolo cabotaggio. Il guaio è che in America la politica estera è visione, sicurezza, interessi (e non interesse), mentre per noi europei è ancora un barcamenarsi egoista e poco lungimirante, (analizzarne i motivi ci porterebbe lontano nella storia).
    Però un principio ci deve guidare. Se l'ordine mondiale precedente si è sgretolato è perché il sistema di una delle due superpotenze, uno dei due poli di quell'ordine, non ha retto alla sfida umana. Non possiamo far finta di niente, il percorso di tutti i popoli verso la democrazia e la libertà deve essere intrapreso con decisione, senza fermarsi di fronte al primo dittatore con il quale si fanno buoni affari.
    Ma che gli avete fatto??
    A Mic, che è tornato dalla Costa del Sol un'altra persona. E' al primo giorno di lavoro dopo due settimane di mare (?) e canticchia le canzoni di Battisti, fischietta Sting, è tutto fra le nuvole. Chi l'ha fatto 'nnamurà? Che gli avete dato? Che gli hai fatto G?

    Saturday, August 09, 2003

    La P2. Servì ad assicurare gli Usa sul compromesso storico
    Intervista di Massimo Bordin a Roberto Ciuni, ex direttore del quotidiano 'Il Mattino' iscritto nelle liste P2. La P2 serviva a garantire agli Stati Uniti l'affidabilità del Pci e quindi la fattibilità del compromesso storico. Questa la tesi esposta da Ciuni, che ribalta la 'vulgata' tradizionale sulla P2. Parte della struttura dello Stato italiano da Yalta alla caduta del muro di Berlino, ha spiegato l'ex giornalista a Radio Radicale, assisteva e garantiva i partiti e la politica italiani davanti agli Stati Uniti e all'alleanza atlantica. Personalità e poteri fuori dall'ufficialità più determinanti e influenti agli occhi degli Usa di quanto potessero segretari della Dc o di altri partiti. Quei poteri, tra cui la P2, si sono fatti garanti del compromesso storico, altrimenti impensabile nell'Europa dei due blocchi. Il ritrovamento delle liste fu quindi un'operazione contro il Pci, e non a favore, fu contro l'intesa pubblica Dc-Pci. Lo Stato italiano, conclude Ciuni, aveva un suo "sotterraneo". Ascolta l'intervista
    RadioRadicale.it
    E' curioso e preoccupante come in Italia di molti fatti che costituiscono pagine essenziali della storia del Paese, ma anche della storia contemporanea, si sia data un'interpretazione precostituita e ideologica, divenuta dogma, in alcuni casi mito, fino a rendere tabù la ripresa e la revisione di certi importanti passaggi storici. Semplicemente non se ne parla più, e se riprendi l'argomento con diversa impostazione, sei un fascista, golpista, stragista.

    Friday, August 08, 2003

    Indultino. Mettiamola così
    E' passata la legge sulla sospensione condizionata dell'esecuzione della pena detentiva nel limite di due anni, sapete, l'"indultino". I Radicali si sono fieramente battuti per ottenere questo risultato, al quale, forse, non si sarebbe arrivati senza di loro. Stavolta però l'obiettivo della loro battaglia ha tutto il sapore di una classica 'soluzione all'italiana': in Parlamento non si avevano i numeri (i due terzi) per approvare la misura di clemenza che la legge prevede, l'indulto, così si è "pragmaticamente" ripiegato su un provvedimento di sospensione condizionata della pena. Si dirà, "meglio di niente". Certo, ma il punto è che nei giorni scorsi i Radicali si sono scagliati contro la Chiesa per quell'orrendo documento che intimava ai politici cattolici di opporsi a qualsiasi legge di riconoscimento delle coppie omosessuali: "Ingerenza del Vaticano!", si è gridato giustamente. In effetti, la Chiesa ha il diritto di predicare la sua morale, la politica ha il dovere di organizzare la convivenza civile. Ma di questo principio ci si doveva ricordare anche quando il Papa venne in Parlamento a chiedere clemenza per i detenuti. Invece, come rischia di accadere per le coppie gay, anche per l'indultino la razionalità della politica e di uno Stato laico ha ceduto alla morale religiosa o ai buoni sentimenti personali. Il risultato è l'approvazione di una legge demagogica, inefficace, improduttiva, potenzialmente dannosa, sia in termini di sfiducia dei cittadini nel sistema, sia in termini di nuovi prevedibili anni di inadempienza e indifferenza della politica nei confronti del sistema carcerario. In Italia non si aveva proprio bisogno di un nuovo istituto di 'in-certezza' della pena per dare un contentino alle richieste del Pontefice, senza né avere il coraggio politico di soddisfarle completamente, né cogliere l'occasione per mettere mano, con riforme strutturali, al problema, che rimane scandaloso, delle carceri italiane. La battaglia vera, quella non ipocrita e buonista (strano, i radicali di solito non ci cascano), è sulla carenza di strutture, sulla depenalizzazione dei reati, sulle pene alternative, sui programmi di reinserimento, di lavoro e di istruzione in carcere. Anche se il problema carceri è presente nei dossier radicali sul 'caso Italia', stavolta si è lottato tanto per un risultato come minimo sterile.
    Conti e Contessine. "Non è semplicemente fantastico?"
    Come non riconoscere che il parallelo che traccia Giuliano Ferrara è per lo meno stuzzicante? Leggi qui
    Il Foglio
    La priorità è la democrazia, bando a relativismi e razzismi
    Condoleeza Rice ha presente il problema, e spiega, parlando alla Conferenza dei giornalisti afro-americani a Dallas. Gli Stati Uniti si devono battere per portare la democrazia in Medio Oriente. «Un problema di sicurezza - ammette - ma soprattutto un dovere morale per il nostro secolo». A chi nel mondo dice che il Medio Oriente non è "pronto alla democrazia", Condoleezza risponde fiera, riferendosi alla sua infanzia a Birmingham (Alabama), una infanzia segnata dalla discriminazione razziale: «Ho già sentito delle parole simili. A noi, più ancora che ad altri, il dovere di combattere questo razzismo!». Leggi tutto
    Non perché gli americani sono buoni e altruisti, ma perché questo rientra nei loro (e nostri) interessi. E in politica estera ciascuno Stato fa i suoi.
    Iran.watch
    Servizio interessante in prova su Google
    La versione beta di un nuovo servizio di Google. Voi gli segnalate gli argomenti di cui volete essere tenuti aggiornati, e quando appariranno nuove notizie corrispondenti ai criteri dati troverete nella casella di posta una o più comunicazioni, a seconda che scegliate di ricevere una sola mail al giorno o una per ogni nuova notizia. (Sarebbe ottimo per i siti radicali)
    buroggu
    "Quel berlusconiano di Samuelson"
    "Allarme democratico per il 'big media'? Raccontatene un'altra", commenta Giuliano Ferrara. «L'ideologia è cento volte più forte dell'informazione, il mito sconfigge qualunque testimonianza cinematica. Robert J. Samuelson, che non è precisamente un galoppino di Silvio Berlusconi e probabilmente ancora ignora che il Senato italiano ha approvato una controversa legge di riassetto del sistema mediatico, scrive su Newsweek a proposito del 'mito del big media'.»
    «L'idea che il gigantismo dei media abbia pericolosamente aumentato il controllo sulla nostra libertà di scelta è assurda. Eppure gran parte del pubblico, inclusi i giornalisti e i politici, crede religiosamente in questo mito. Confondono la crescita delle industrie mediatiche con il loro potere. E' vero che alcune compagnie di dimensioni gigantesche diventano ancora più grandi a spese di altre compagnie. Ma non è vero che il loro potere aumenti a spese del pubblico.» Leggi l'articolo di Samuelson
    Newsweek

    Wednesday, August 06, 2003

    Nessuno ricorda??
    Sabato scorso, 2 agosto, Yasser Arafat ha ordinato l'arresto di diciassette ricercati, che si erano rifugiati nel suo quartier generale a Ramallah, in Cisgiordania, e il loro trasferimento a Gerico. Il gruppo di uomini, quasi tutti appartenenti alle Brigate di al Aqsa, il braccio armato dello stesso movimento di Arafat, e più volte richiesti dal governo israeliano perché responsabili di attentati, si era rifugiato nella Muqata, il quartier generale, lo scorso anno, durante le incursioni israeliane a caccia di terroristi.
    Per catturarli gli israeliani minacciarono di dare l'assalto al compound non appena si fosse allontanato Arafat. Per questo Arafat, che allora negava nel modo più assoluto che i ricercati fossero con lui (e oggi li tira fuori e li fa arrestare), decise di rimanere assediato insieme a suoi uomini, salvo poi sbandierare al mondo la menzogna di essere di fatto agli arresti domiciliari. In realtà, se non per un brevissimo arco di tempo, è stato sempre liberissimo di muoversi, proprio come dicevano gli israeliani, e sempre come dicevano gli israeliani la sua scelta di non muoversi era motivata dalla volontà di proteggere quegli uomini di cui oggi ammette l'esistenza e fa arrestare nel tentativo di uscire dal suo isolamento politico personale.
    Questa storia, l'ennesima, la dice lunga sul valore della parola di Arafat: carta straccia. Dovrebbe aprire gli occhi chi piagnucolava per l'assedio al suo QG di Ramallah.
    Fonte Ansa
    "Vincere perdendo"
    Giusta riflessione di Orestina. Agenzie, stampa e Tv riportano con dovizia di dati, conteggi, e particolari ogni ferimento e uccisione di soldati americani in Iraq, allo scopo di continuare ad illudere l'opinione pubblica che si possa trasformare in un nuovo Vietnam. Ma sulle decine di soldati russi che muoiono ogni mese da anni mentre occupano la Cecenia?? Così la Russia sembra aver domato i ceceni.. .. ma non temete, - ci dicono - gli "yankee" non ce la faranno in Iraq. Che pena.
    Orestina
    Riotta controcorrente
    «Riotta è uno dei pochi, le eccezioni stanno negli uffici newyorchesi della Stampa e di Panorama, a non aver raccontato l'America di Bush attraverso la lente dell'antiamericanismo.» Leggi tutto
    Camillo

    Sunday, August 03, 2003

    On-line il processo di Norimberga
    «Gli studenti della Facoltà di Legge dell'Università americana di Harvard sono impegnati nell'ambizioso progetto di mettere on-line l'intero processo di Norimberga intentato, dal dicembre 1945 fino al 1949, nei confronti dei criminali del nazismo, trasformando quindi in file digitali le prove documentali delle atrocità nei campi di concentramento.»
    RadioRadicale.it
    "Corea e Liberia, vince l’american way e l’Onu questa volta si adegua"
    «Pyongyang accetta i sei paesi al tavolo del negoziato. Gli africani non mollano, Taylor deve andarsene»
    «In tutti e due i casi è finita, o sta cominciando a finire, per il meglio perché ha vinto l’american way e, duole riconoscerlo, ha perso ancora una volta la Un way, ma almeno questa volta si è arresa e non incaponita come per l’Iraq» Leggi tutto
    Il Foglio
    Se lo incontrate, sarà meglio che sappiate riconoscerlo
    Povera Italia
    «Italia seconda a livello internazionale, tra i Paesi sviluppati, per indice della miseria, dietro alla Spagna e davanti alla Francia. Il Paese meno povero, invece, è il Giappone.» Leggi tutto
    Classifica
    1) Spagna 14,6
    2) Italia 11,7
    3) Francia 11,1
    4) Canada 10,7
    5) Germania 9,8
    6) Belgio 8,9
    7) Usa 8,5
    8) Regno Unito 8,2
    9) Danimarca 7,7
    10) Olanda 5,8
    Ansa.it
    Dear Mr. Berlusconi. L'Economist si lancia all'attacco di Berlusconi
  • Le domande dell'Economist

  • Il Foglio risponde
  • : «Diciamo che sposano la tesi di Carlo, e non se ne parli più»; «Se la prendono sempre con i più piccoli. Provino con Chirac»
    Il Foglio

    Saturday, August 02, 2003

    Discussione sull'America: impero o egemonia?
    Un dibattito tra Niall Ferguson e Robert Kagan svoltosi all'American Enterprise Institute il 17 luglio 2003, nell'ambito di un incontro organizzato dalla New Atlantic Initiative.
  • Ferguson: Impero. «Gli Stati Uniti possiedono con evidenza i tre pilastri di potenza: economico, militare e culturale. Ma fanno finta di niente»

  • Niall Ferguson è Herzog Professor di Financial History presso la Stern School of Business della New York University, e Senior Research Fellow nel Jesus College della Oxford University. Tra i più brillanti studiosi inglesi della nuova generazione. Due volumi recenti "Empire: How Britain Made the Modern World" e "Empire: The Rise and Demise of the British World Order and the Lessons for Global Power" (Basic Books, 2003).
  • Kagan: Egemonia. «La volontà di espandere (senza avidità) il libero mercato non rappresenta una forma di imperialismo. Washington non ha trasformato in deserti i luoghi in cui è intervenuta, ma al contrario li ha aiutati arricchendoli.»

  • Robert Kagan è Senior Associate presso il Carnegie Endowment for International Peace. Studioso e giornalista di fama internazionale, è fondatore, con William Kristol del Project for a New American Century, e collabora con il Washington Post, Weekly Standard e The New Republic.
    American Enterprise Institute, trad. Il Foglio
    Nuova stampa libera irachena
    Questa rassegna stampa della squadra del Memri a Baghdad mostra la vivacità e la varietà di idee e posizioni della nuova stampa irachena sui maggiori temi della ricostruzione del Paese dopo la caduta del vecchio regime: l'uccisione dei figli di Saddam, il nuovo consiglio del governo iracheno, l'amministrazioone provvisoria della coalizione, il ruolo delle Nazioni Unite. Leggi
    Memri
    "Ratzinger e le coppie omosessuali"
    «Nella posizione della Chiesa sull'argomento non c'è nulla di nuovo, del che forse ci si può rammaricare ma non certo stupire. La concezione cattolica della legge morale naturale considera leciti solo i rapporti sessuali nel matrimonio, eterosessuale e indissolubile, e solo se sono finalizzati alla procreazione. Una concezione che è stata travolta, nei fatti, dalla secolarizzazione della vita civile, tant'è vero che in pressoché tutti i paesi cattolici ormai vigono leggi che ammettono il divorzio e regolamentano l'aborto. La chiesa ha il diritto di predicare la sua morale, la politica ha il dovere di organizzare la convivenza civile com'è, non come si vorrebbe che fosse. Sul tema dell'estensione ai cittadini omosessuali dei diritti civili
    vale il principio dell'eguaglianza di fronte alla legge, indipendentemente dalle concezioni religiose.
    D'altronde: nella Cuba di Fidel Castro l'omosessualità è un reato, in Spagna e in Francia si sono recentemente approvate norme liberali e in America c'è dissenso persino fra il presidente George W. Bush, contrario a ogni apertura, e il suo vice Dick Cheney, che ha sostenuto, in un incontro con i gay, che "ogni persona dovrebbe essere libera di impegnarsi in ogni tipo di relazione che voglia".
    Sarebbe strano che, mentre si chiama il mondo intero a battersi contro il fondamentalismo, si scelga di legiferare solo in base a principi religiosi. Ed è altrettanto assurdo che i sostenitori della libertà di opinione negassero alla Chiesa il diritto di propagandare la sua».
    Il Foglio
    I due Bush
    Il Foglio parla di George W. con due diversi ritratti: il popolare e il liberal. Utili per uscire dagli stereotipi.
    Il Foglio

    Friday, August 01, 2003

    "Sui gay Bush non è Wojtyla"
    «Nella cauta e apparentemente salomonica risposta alla domanda di un giornalista che gli chiedeva la sua opinione sull'omosessualità, il presidente Bush ha implicitamente segnalato un'importante evoluzione nella filosofia ufficiale dei repubblicani americani sull'argomento» Leggi tutto
    il Riformista
    "Murdoch non è Berlusca. La sinistra apre allo Squalo"
    «Perché i Ds guardano con favore alla nuova Tv» di Rupert Murdoch, detto lo Squalo, patron di Sky, magnate australiano delle telecomunicazioni, editore dell'ultradestra repubblicana negli States (Fox News), amico e socio di Berlusconi.
    il Riformista
    "Villepin e il fiasco Betancourt"
    «Bugie, servizi segreti, chiracchismo» Leggi tutto
    il Riformista
    photographs courtesy P. Greenspun
    Regole ferree
    Dovete sapere che robba segue regole molto ferree per le sue uscite serali. Odia rientrare tardi, non più di mezzanotte, e non esce mai dopo cena. Se Lei è fuori per un aperitivo, si può trattenere a cena ed eventualemente anche trasferirsi in un locale per il dopocena. Ma se Lei gradisce rincasare anche subito dopo un aperitivo, o una cena, mai si troverà a voler uscire dopo aver cenato a casa. Insomma, se Lei non esce prima di cena, scordatevi di vederLa entrare dalla porta del vostro pub preferito.
    fràCi potrebbe essere, in effetti, una sorpresa. E' stato sì respinto l'emendamento soppressivo dell'artiolo, ma non è stato messo in votazione il mantenimento dell'articolo... Frà insiste: «E' stato sì respinto l'emendamento soppressivo dell'artiolo, ma non è stato messo in votazione il mantenimento dell'articolo...»