Su il Velino
Delusione e sconcerto nelle migliaia di persone riunite al Daley Center, in Chicago, occhi puntati sui megaschermi che trasmettevano in diretta l'annuncio da parte del Comitato olimpico internazionale dell'esito del primo round di votazioni. Delusione e sconcerto anche nella voce dell'anchorman della CNN, Tony Harris, in diretta televisiva: «Chicago is out!?». Ripetuto tre, quattro volte, nella totale incredulità. E subito il sito della tv concorrente, di orientamento conservatore, FoxNews, affondava il colpo: «'O'-lympic Failure», con la "O" a sottolineare il «soprendente fallimento» del presidente Obama, e della first lady Michelle, «che hanno investito il loro capitale politico in una gigantesca campagna».
L'eliminazione, addirittura al primo round, di Chicago era del tutto inattesa. Era vista come una delle sedi favorite per i giochi olimpici del 2016, se non in pole-position, e ha goduto di un appoggio al più alto livello - addirittura presidenziale. Eppure, gli appelli appassionati di Obama e di sua moglie Michelle non hanno trovato ascolto in un Comitato olimpico dominato dagli europei. Forse, avevano ragione quanti in questi giorni lo avvertivano di quanto fosse inopportuno un così esplicito intervento da parte del presidente. Avrebbe potuto imbarazzare i delegati, inducendoli a dover dimostrare la loro "indipendenza" dalle pressioni di Obama, che nonostante la stima di cui gode in Europa rimane pur sempre il presidente della superpotenza americana.
E' ciò che hanno sottolineato nei giorni scorsi, e stanno sottolineando in questi minuti, la tv Fox e i commentatori conservatori. I quali non si auguravano certo la sconfitta di Chicago, ma criticano il presidente per la scelta, a loro avviso controproducente, di aver voluto appoggiare personalmente, volando fino a Copenaghen, la sua città d'adozione. E' la prima volta che un presidente degli Stati Uniti si espone con un appello così personale perché venga scelta una città americana come olimpica. Già ieri esponenti di spicco dell'opposizione repubblicana avevano criticato la visita lampo, accusando Obama di «comportarsi più da sindaco di Chicago che da presidente degli Stati Uniti», trascurando le tante questioni che proprio in questi giorni meriterebbero maggiore attenzione da parte del presidente, dall'Afghanistan all'Iran, fino alla riforma sanitaria, vicina a un passaggio cruciale in Congresso.
La lezione che i liberal e i media dovrebbero trarne, secondo i repubblicani, è smetterla di considerare oro tutto ciò che Obama tocca. Il suo carisma non sempre è destinato a portare dei vantaggi agli Stati Uniti. Questa sconfitta, in definitiva, «non è una gran cosa, potrebbe anche non muovere il suo indice di consenso nei sondaggi, ma nel retropensiero delle persone creerà l'idea che forse Obama non è il "persuasore-in-capo" dalla "lingua d'argento" che tutti credono che sia». Riassume così un esponente repubblicano. «I limiti dell'egomania», ha commentato Jennifer Rubin su Commentary: «Obama ha incassato un brutto rifiuto, e un severo promemoria che al resto del mondo non necessariamente importa ciò che lui pensa».
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