Ciò che da qualche giorno - da quando è circolata la voce di possibili dimissioni di Napolitano di fronte allo stallo politico e all'incomunicabilità tra i partiti - appare a tutti evidente, e che oggi, nella sua intervista al Corriere, viene definitivamente svelato da Matteo Renzi («Si punta a prendere tempo e a eleggere un capo dello Stato che ci dia più facilmente l'incarico di fare il nuovo governo»), qui l'avete letto in quasi tutti gli articoli a partire da circa un mese fa.
Che fosse questa l'unica linea di Bersani l'avevamo intuito, e scritto fin dall'inizio: la rincorsa a Grillo era disperata, non gli avrebbe mai garantito di avere numeri certi in aula, ma l'importante era perdere tempo, trascinarsi più avanti possibile verso la scadenza del mandato di Napolitano, in modo da ridurre i margini d'iniziativa del presidente, indurlo ad accelerare la sua successione, così da poter eleggere un nuovo capo dello Stato, meno incline a cercare imbarazzanti "larghe intese" con il giaguaro e disponibile, invece, ad incaricare Bersani nonostante non avesse numeri certi al Senato, e a sciogliere subito le Camere in caso di sfiducia. Pur non potendosi dimettere prima, per non esporre il paese a un vuoto di potere che avrebbe spaventato i mercati, Napolitano alla fine si è arreso, non se l'è sentita di mettere in ulteriore difficoltà il suo partito. Di fatto, nominando i dieci saggi si è tirato fuori dalla questione del nuovo governo e l'ha passata al suo successore. Il piano di Bersani stava riuscendo.
Ma non è forse un disegno velatamente "golpista" non rinunciare all'incarico nonostante l'esito negativo dell'esplorazione, indurre il presidente uscente a passare la mano prima del tempo perché si rifiuta di dare l'incarico, eleggersi (con il 29% dei voti sul 72% di quelli espressi) un nuovo capo dello Stato compiacente, disposto a fare ciò che Napolitano non ha voluto fare, ossia mandare Bersani a Palazzo Chigi anche senza una maggioranza certa al Senato? Se avesse concepito e perseguito Berlusconi un simile disegno?
La forza di Renzi, con l'intervista di oggi, è aver detto semplicemente e limpidamente ciò che anche gli italiani di buon senso hanno capito e stanno dicendo in questi giorni: 1) La politica (Napolitano compreso) sta perdendo tempo, quando è chiaro a tutti che o il Pd fa con Berlusconi un «patto costituente da cui nasce la Terza Repubblica», oppure si torna subito alle urne; 2) Bersani si è fatto umiliare dagli arroganti del M5S.
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