A forza di chiedere svolte... - Costituzione - elezioni - solo dopo il trasferimento di autorità. Queste le tappe del processo politico per rimettere in piedi la sovranità del popolo iracheno fino ad ora. Ma sembra che, a forza di chiedere «svolte» a Washington si stia per correggere il tiro: disimpegno in fretta, accelerare il trasferimento trovando subito un Karzai iracheno (che non c'è). D'accordo tutti (Powell, Rumsfeld, Cheney), dubbioso il presidente. "Victory strategy o Exit strategy?", si chiedono i neocons, molto critici dell'amministrazione: il presidente non ritiri truppe o sarà peggio del Vietnam. Con loro stavolta il senatore-eroe John McCain, che vuole più truppe. Vedremo, ma intanto Bush chiede a Bremer un governo locale, prima di una costituzione. Si osserva l'«incapacità dei 25 rappresentanti del Consiglio nazionale di Baghdad di assumere un punto di vista unitario, una strategia di governo nazionale», nonostante la «buona tenuta nel controllo del territorio, soprattutto da parte di curdi, turcomanni e sciiti del Sud, sia sul piano della sicurezza, sia su quello del funzionamento delle autorità locali, e nei rapporti interetnici. Dunque, «è difficile che Bremer possa trasferire poteri agli iracheni senza decidere a quali iracheni assegnare la primogenitura, l'esercizio non paritetico del potere. Bremer deve infatti impiantare una struttura decisionale, decidere chi sarà il leader di mediazione, tra etnie, religioni e tensioni, che assumerà la guida dell'esecutivo» e come nascerà la nuova bozza costituzionale. Leggi tutto.
Ancora 18 mesi. Bremer ubbidisce, ma le sue obiezioni sono strasensate e vengono i brividi: se prima del trasferimento di poteri non ci sarà ordine, una costituzione, un censimento, un leader autentico emerso da sé dal Consiglio iracheno, e non resteremo ancora 18 mesi, la democrazia non nascerà. In Europa i ministri degli Esteri si vedranno lunedì e martedì, poi verrà Powell. La Francia rema contro, Blair tenta la mediazione.
L'"agenda" del necon Kristol. L'Europa arriverà, Rumsfeld non va matto per l'esportazione della democrazia, ma Bush sa che sull'Iraq si gioca tutto: bisogna impegnarsi di più e lasciare solo dopo aver ristabilito l'ordine.
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