Buon Anno Nuovo a Tutti!!!
Arrivederci nel 2004!
Tuesday, December 30, 2003
La rivincita. Milosevic eletto deputato
Quel processo all'Aja che non si voleva come una nuova Norimberga è diventato per il boia del Balcani una vetrina preziosa che gli ha garantito la rielezione come deputato a Belgrado. Né quel processo ha evitato il risentimento nazionalista dei serbi. Insomma, ora il dibattito su come processare Saddam si arricchisce di una riflessione in più. Questa potrebbe essere una, ma non è detto che sia quella definitiva.
Sui risultati delle elezioni serbe
Quel processo all'Aja che non si voleva come una nuova Norimberga è diventato per il boia del Balcani una vetrina preziosa che gli ha garantito la rielezione come deputato a Belgrado. Né quel processo ha evitato il risentimento nazionalista dei serbi. Insomma, ora il dibattito su come processare Saddam si arricchisce di una riflessione in più. Questa potrebbe essere una, ma non è detto che sia quella definitiva.
Sui risultati delle elezioni serbe
Della seria buone letture, a voi, dibattito sulla storia
Con Paolo Mieli e Giovanni De Luna.
Il Foglio
Con Paolo Mieli e Giovanni De Luna.
Il Foglio
Monday, December 29, 2003
Terromoto in Iran. Arrivano i nostri
Per la prima volta da decenni militari americani in Iran. Ma per portare aiuti umanitari alle popolazioni colpite dal terremoto. Teheran ha accettato ufficialmente le offerte di aiuto del 'falco' Armitage. Calorosa l'accoglienza per il volto buono dell'America. Verso un regime change nonviolento?
Per la prima volta da decenni militari americani in Iran. Ma per portare aiuti umanitari alle popolazioni colpite dal terremoto. Teheran ha accettato ufficialmente le offerte di aiuto del 'falco' Armitage. Calorosa l'accoglienza per il volto buono dell'America. Verso un regime change nonviolento?
Caso Parmalat visto da fuori
«Lo scandalo Enron è "peanuts", noccioline, in confronto allo scandalo Parmalat. Non so se ci avevate pensato, ma il buco dei conti di Tanzi equivale allo 0,8% del Pil nazionale».
Poco da brindare e Capodanno
Cresciamo poco e senza fiducia. E fanno solo sorridere Governo e opposizione.
il Riformista
«Lo scandalo Enron è "peanuts", noccioline, in confronto allo scandalo Parmalat. Non so se ci avevate pensato, ma il buco dei conti di Tanzi equivale allo 0,8% del Pil nazionale».
Poco da brindare e Capodanno
Cresciamo poco e senza fiducia. E fanno solo sorridere Governo e opposizione.
il Riformista
Riecco il Silvio Berlusconi Show
Il gioco che Berlusconi conosce meglio è quello delle campagne elettorali. Ce lo dovremo sorbire. E' iniziata la corsa verso le europee 2004 e le politiche 2006.
Il gioco che Berlusconi conosce meglio è quello delle campagne elettorali. Ce lo dovremo sorbire. E' iniziata la corsa verso le europee 2004 e le politiche 2006.
Wednesday, December 24, 2003
«Chi tollerò Piazzale Loreto accetti la visita dentistica a Saddam»
Parla il filosofo francese André Glucksmann: «Una volta dissipata la gioia per la cattura di Saddam Hussein, ho paura che una parte dell'Europa soccomberà di nuovo al suo demone favorito: cogliere in fallo gli Stati Uniti, in nome del sacrosanto principio di sovranità. Ma il diritto d'ingerenza in nome dei diritti umani, se è un peccato capitale agli occhi dei cultori della sovranità alla Carl Schmitt, è un dovere ineludibile secondo la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo». Leggi tutto.
Mubarak apre a Sharon, la Libia non è una sorpresa, il lavoro paga
«In una settimana, scettici e pessimisti della strategia americana ne hanno di spunti su cui riflettere. La cattura di Saddam. Il sì dell'Iran alle ispezioni nucleari. Gheddafi che a sorpresa rinuncia alle armi chimiche e nucleari dopo nove mesi di trattativa con Londra e Washington. Il ministro degli Esteri egiziano che incontra Sharon e lo invita al Cairo dopo anni malgrado il no delle fazioni armate palestinesi. Il prossimo a doversi muovere è Bashar Assad, la Siria non può restare isolata, e da quanto so i britannici ci stanno lavorando alacremente».
Qui si fa finta di niente, non dico di crederci, ma almeno che se ne parli. L'Europa è tremendamente distante: dicesi isolazionismo pacifista.
Prima si rideva di Bush: "Dov'è Saddam?". Ora esce fuori che: "Tanto Saddam non contava più niente". Contava eccome.
Parla il filosofo francese André Glucksmann: «Una volta dissipata la gioia per la cattura di Saddam Hussein, ho paura che una parte dell'Europa soccomberà di nuovo al suo demone favorito: cogliere in fallo gli Stati Uniti, in nome del sacrosanto principio di sovranità. Ma il diritto d'ingerenza in nome dei diritti umani, se è un peccato capitale agli occhi dei cultori della sovranità alla Carl Schmitt, è un dovere ineludibile secondo la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo». Leggi tutto.
Mubarak apre a Sharon, la Libia non è una sorpresa, il lavoro paga
«In una settimana, scettici e pessimisti della strategia americana ne hanno di spunti su cui riflettere. La cattura di Saddam. Il sì dell'Iran alle ispezioni nucleari. Gheddafi che a sorpresa rinuncia alle armi chimiche e nucleari dopo nove mesi di trattativa con Londra e Washington. Il ministro degli Esteri egiziano che incontra Sharon e lo invita al Cairo dopo anni malgrado il no delle fazioni armate palestinesi. Il prossimo a doversi muovere è Bashar Assad, la Siria non può restare isolata, e da quanto so i britannici ci stanno lavorando alacremente».
Qui si fa finta di niente, non dico di crederci, ma almeno che se ne parli. L'Europa è tremendamente distante: dicesi isolazionismo pacifista.
Prima si rideva di Bush: "Dov'è Saddam?". Ora esce fuori che: "Tanto Saddam non contava più niente". Contava eccome.
Parlavo degli scioperi selvaggi naturalmente. I prefetti precettano, i giudici assolveranno le eventuali violazioni con una pacca sulle spalle, considerando «l'alto valore sociale e civile» delle proteste. E' il richiamo della famiglia.
Allora ricominciamo con una proposta concreta. Illegale lo sciopero selvaggio: già oggi il diritto di sciopero nel settore dei trasporti pubblici è regolato per legge, ma basta con le precettazioni che non servono a niente. Chi non rispetta le regole viola il proprio contratto e l'azienda ha facoltà di licenziare.
Parlavo anche di Parmalat naturalmente. Mi sembra evidente che i problemi sono il sistema bancario e creditizio, la gestione familiare - come la robba di Verga - delle aziende italiane, i controlli. Ma le banche in Italia sono private o statali? Perché sembra quasi che gestiscano denari non propri, che distribuiscano e ricevano favori, piuttosto che cercare profitti e investimenti. Meglio: se un pinco pallino qualsiasi come me va sotto di 100 euro lo chiama il direttore, per aprire un mutuo devo ipotecare la dentiera, se un piccolo o medio imprenditore chiede un credito deve dimostrare di non avere contravvenzioni non pagate, se però chiede soldi un grande gruppo megaindebitato, allora i cordoni della borsa si aprono. Varrà anche qui il magico richiamo della famiglia? Il potere economico in Italia, una questione di famiglie e di partiti, di assistenzialismo e di tutti che ci guadagnano la loro fetta, liberismo neanche a parlarne, risparmiatori cornuti e mazziati.
Comunque, qualcuno dica a Rutelli che le modiche al falso in bilancio non c'entrano una sega!.
Ancora sul pluralismo consociativo
Cosa c'è dietro il crac dei Tanzi, l'analisi di Renato Brunetta
Sono solo due botte di qualunquismo
Allora ricominciamo con una proposta concreta. Illegale lo sciopero selvaggio: già oggi il diritto di sciopero nel settore dei trasporti pubblici è regolato per legge, ma basta con le precettazioni che non servono a niente. Chi non rispetta le regole viola il proprio contratto e l'azienda ha facoltà di licenziare.
Parlavo anche di Parmalat naturalmente. Mi sembra evidente che i problemi sono il sistema bancario e creditizio, la gestione familiare - come la robba di Verga - delle aziende italiane, i controlli. Ma le banche in Italia sono private o statali? Perché sembra quasi che gestiscano denari non propri, che distribuiscano e ricevano favori, piuttosto che cercare profitti e investimenti. Meglio: se un pinco pallino qualsiasi come me va sotto di 100 euro lo chiama il direttore, per aprire un mutuo devo ipotecare la dentiera, se un piccolo o medio imprenditore chiede un credito deve dimostrare di non avere contravvenzioni non pagate, se però chiede soldi un grande gruppo megaindebitato, allora i cordoni della borsa si aprono. Varrà anche qui il magico richiamo della famiglia? Il potere economico in Italia, una questione di famiglie e di partiti, di assistenzialismo e di tutti che ci guadagnano la loro fetta, liberismo neanche a parlarne, risparmiatori cornuti e mazziati.
Comunque, qualcuno dica a Rutelli che le modiche al falso in bilancio non c'entrano una sega!.
Ancora sul pluralismo consociativo
Cosa c'è dietro il crac dei Tanzi, l'analisi di Renato Brunetta
Sono solo due botte di qualunquismo
Monday, December 22, 2003
In un Paese in cui l'ha vinta chi non rispetta le regole, in cui se non appartieni a una casta non conti niente, ma proprio niente, in cui la democrazia è corporativa, al modo dei fasci e delle corporazioni, al modo anche un po' mafioso, chi ha il doppio voto e chi niente, chi mente e chi riesce. Oggi i compagni piangono Tanzi, «poveretto», e se ne fottono dei risparmiatori, degli investitori, dell'inflazione e tutto il resto. Però se Berlusconi c'aveva il buco alle Cayman... Ma lui non è di famiglia. to be continued
Altro che Gasparri. Diciamola tutta
«Promemoria su come in Italia s'è governato con decreti salva aziende».
«Promemoria su come in Italia s'è governato con decreti salva aziende».
Friday, December 19, 2003
Prontuario per rispondere ad altre irritanti buone notizie provenienti dall'Iraq
Christian Rocca è comunque un ragazzo sensibile e dall'animo gentile. Si preoccupa che chi la pensa diversamente da lui possa comunque trovare argomenti per sostenere le sue posizioni. Un vero democratico. Questo giochino dimostra come spesso intraprendere discorsi sull'Iraq o sulla poltica estera con certi individui sia del tutto tempo perso, un loop mentale che porta all'intorpidimento. Se vi è capitato di sentirvi pronunciare quele frasi, è il momento di preoccuparvi: leggete qualche buon libro, navigate su internet.
Christian Rocca è comunque un ragazzo sensibile e dall'animo gentile. Si preoccupa che chi la pensa diversamente da lui possa comunque trovare argomenti per sostenere le sue posizioni. Un vero democratico. Questo giochino dimostra come spesso intraprendere discorsi sull'Iraq o sulla poltica estera con certi individui sia del tutto tempo perso, un loop mentale che porta all'intorpidimento. Se vi è capitato di sentirvi pronunciare quele frasi, è il momento di preoccuparvi: leggete qualche buon libro, navigate su internet.
"Beyond Therapy: Biotechnology and the Pursuit of Happiness"
Il presidente del Consiglio di Bioetica americano Leon R. Kass all'American Enterprise Institute.
Camillo
Il presidente del Consiglio di Bioetica americano Leon R. Kass all'American Enterprise Institute.
Camillo
Thursday, December 18, 2003
La chiave: «Chi invoca il pluralismo come se fosse sinonimo di libertà e concorrenza non sa di che cosa parla»
«Nella tradizione europea è assimilabile al corporativismo. In Italia è partitocrazia». E' questo il punto, lo mette a fuoco Angelo Panebianco.
Da noi, «pluralismo non ha mai significato vera competizione e non ha mai avuto come fine la libertà degli individui, ma quello di garantire sfere d'influenza. Il pluralismo è una condizione della libertà, ma può anche entrare in conflitto con essa. Il pluralismo, inteso come presenza di una diversità di attori istituzionali e sociali, è condizione necessaria ma non sufficiente per avere un regime di libertà. Nell'accezione anglosassone la preoccupazione per gli eventuali esiti negativi del pluralismo per la libertà è molto sentita, «perché è sempre viva la percezione che quella pluralità di gruppi può diventare oppressiva degli individui. Lo diventa quando i gruppi, anziché competere, colludono. Ciascuno si ritaglia la propria area d’influenza e poi ci si mette d'accordo. A questo punto le libertà non sono più tutelate, e i gruppi diventano oppressivi dei singoli. Finisce quella libera concorrenza tra gruppi che è tutela indiretta delle libertà individuali».
«Largamente identificabile col corporativismo, il termine pluralismo viene usato per addolcire una parola screditata dai fascismi». Un esempio? «Da noi l'importanza della corporazione è tale che persone in assoluta buona fede pensano che, in una società liberale, quello che conta sia l'indipendenza della magistratura. In una società liberale autentica, quello che conta è invece l'indipendenza del singolo giudice. Qui invece, dove la visione è di tipo corporativo, bisogna assicurare prima di tutto l'indipendenza dei gruppi corporati».
«Storicamente, quindi, e proprio nel campo dell'informazione radiotelevisiva, il termine "pluralismo" si connota come antitesi della competizione, all'insegna della spartizione collusiva di zone d'influenza». Ecco perché nessuno toccherà mai né Rai né Mediaset. Mettiamoci l'anima in pace.
«Nella tradizione europea è assimilabile al corporativismo. In Italia è partitocrazia». E' questo il punto, lo mette a fuoco Angelo Panebianco.
Da noi, «pluralismo non ha mai significato vera competizione e non ha mai avuto come fine la libertà degli individui, ma quello di garantire sfere d'influenza. Il pluralismo è una condizione della libertà, ma può anche entrare in conflitto con essa. Il pluralismo, inteso come presenza di una diversità di attori istituzionali e sociali, è condizione necessaria ma non sufficiente per avere un regime di libertà. Nell'accezione anglosassone la preoccupazione per gli eventuali esiti negativi del pluralismo per la libertà è molto sentita, «perché è sempre viva la percezione che quella pluralità di gruppi può diventare oppressiva degli individui. Lo diventa quando i gruppi, anziché competere, colludono. Ciascuno si ritaglia la propria area d’influenza e poi ci si mette d'accordo. A questo punto le libertà non sono più tutelate, e i gruppi diventano oppressivi dei singoli. Finisce quella libera concorrenza tra gruppi che è tutela indiretta delle libertà individuali».
«Largamente identificabile col corporativismo, il termine pluralismo viene usato per addolcire una parola screditata dai fascismi». Un esempio? «Da noi l'importanza della corporazione è tale che persone in assoluta buona fede pensano che, in una società liberale, quello che conta sia l'indipendenza della magistratura. In una società liberale autentica, quello che conta è invece l'indipendenza del singolo giudice. Qui invece, dove la visione è di tipo corporativo, bisogna assicurare prima di tutto l'indipendenza dei gruppi corporati».
«Storicamente, quindi, e proprio nel campo dell'informazione radiotelevisiva, il termine "pluralismo" si connota come antitesi della competizione, all'insegna della spartizione collusiva di zone d'influenza». Ecco perché nessuno toccherà mai né Rai né Mediaset. Mettiamoci l'anima in pace.
Wednesday, December 17, 2003
"Il benedetto editoriale"
Mi ero promesso di postare un buon numero di editoriali usciti sulla stampa italiana riguardo la cattura di Saddam. Forse li ripescherò, ma per ora preferisco segnalare il bollettino del Memri, lasciando spazio ai commenti della stampa irachena e araba. Il prestigioso quotidiano indipendente iracheno Al-Zalman per esempio, titola il suo editoriale «La caduta di Saddam è completa e il sole ritorna a splendere in Iraq». Ovviamente, non sono tutti dello stesso tenore.
Qui estratti degli articoli
Memri
Mi ero promesso di postare un buon numero di editoriali usciti sulla stampa italiana riguardo la cattura di Saddam. Forse li ripescherò, ma per ora preferisco segnalare il bollettino del Memri, lasciando spazio ai commenti della stampa irachena e araba. Il prestigioso quotidiano indipendente iracheno Al-Zalman per esempio, titola il suo editoriale «La caduta di Saddam è completa e il sole ritorna a splendere in Iraq». Ovviamente, non sono tutti dello stesso tenore.
Qui estratti degli articoli
Memri
Speciale «Iraq libero»
La mia ultima fatica on-line.
«Con la cattura dell'ex dittatore Saddam Hussein, annunciata domenica 14 dicembre dall'Autorità provvisoria della coalizione in Iraq, si apre una nuova fase del dopoguerra iracheno. Fin dal 20 gennaio, mentre la comunità internazionale e le piazze si dividevano sulla pace e sulla guerra, il leader radicale Marco Pannella lanciava una sua proposta per la soluzione della crisi. L'esilio del dittatore e un'amministrazione fiduciaria dell'Onu in Iraq per garantire libertà, democrazia e diritti agli iracheni. Nonostante l'adesione della maggioranza assoluta dei parlamentari italiani, il Governo si è rifiutato di farla propria. "Iraq libero" si poneva come unica vera alternativa alla guerra. Opposta alla logica dei pacifisti, perché aveva come obiettivo la vera pace, ovvero la democrazia, la libertà, i diritti umani per gli iracheni. Opposta anche all'approccio dell'amministrazione Bush, che sottovalutava la forza dell'arma di attrazione di massa nonviolenta che era quella di un'edificazione chiara di un processo di conversione del regime iracheno in una democrazia. Un salto di qualità nella politica dell'Onu: la democrazia e i diritti come paramentro e obiettivo della sua azione e della politica estera degli Stati occidentali, un primo passo verso l'Organizzazione mondiale delle democrazie.
Questo speciale, realizzato da RadioRadicale.it, ricostruisce le fasi della campagna "Iraq libero", dal 20 gennaio ad oggi, mettendo a disposizione degli utenti tutti i documenti audiovideo del nostro archivio, approfondendo gli aspetti e i passaggi che a causa della censura mediatica sull'iniziativa non sono stati conosciuti, e spiegando l'attualità della proposta e il suo significato di fondo. Molti dei documenti di testo sono invece il frutto del lavoro dell'intera redazione internet nel corso della primavera scorsa, quando gli eventi della crisi furono coperti mentre alla guida del sito c'era Rino Spampanato.»
RadioRadicale.it
The "free Iraq" campaign. Full story of Marco Pannella and Radical Party plan: exile for dictator Saddam Hussein and Onu provisional administration in Iraq for freedom, democracy, human rights of iraqi people.
La mia ultima fatica on-line.
«Con la cattura dell'ex dittatore Saddam Hussein, annunciata domenica 14 dicembre dall'Autorità provvisoria della coalizione in Iraq, si apre una nuova fase del dopoguerra iracheno. Fin dal 20 gennaio, mentre la comunità internazionale e le piazze si dividevano sulla pace e sulla guerra, il leader radicale Marco Pannella lanciava una sua proposta per la soluzione della crisi. L'esilio del dittatore e un'amministrazione fiduciaria dell'Onu in Iraq per garantire libertà, democrazia e diritti agli iracheni. Nonostante l'adesione della maggioranza assoluta dei parlamentari italiani, il Governo si è rifiutato di farla propria. "Iraq libero" si poneva come unica vera alternativa alla guerra. Opposta alla logica dei pacifisti, perché aveva come obiettivo la vera pace, ovvero la democrazia, la libertà, i diritti umani per gli iracheni. Opposta anche all'approccio dell'amministrazione Bush, che sottovalutava la forza dell'arma di attrazione di massa nonviolenta che era quella di un'edificazione chiara di un processo di conversione del regime iracheno in una democrazia. Un salto di qualità nella politica dell'Onu: la democrazia e i diritti come paramentro e obiettivo della sua azione e della politica estera degli Stati occidentali, un primo passo verso l'Organizzazione mondiale delle democrazie.
Questo speciale, realizzato da RadioRadicale.it, ricostruisce le fasi della campagna "Iraq libero", dal 20 gennaio ad oggi, mettendo a disposizione degli utenti tutti i documenti audiovideo del nostro archivio, approfondendo gli aspetti e i passaggi che a causa della censura mediatica sull'iniziativa non sono stati conosciuti, e spiegando l'attualità della proposta e il suo significato di fondo. Molti dei documenti di testo sono invece il frutto del lavoro dell'intera redazione internet nel corso della primavera scorsa, quando gli eventi della crisi furono coperti mentre alla guida del sito c'era Rino Spampanato.»
RadioRadicale.it
The "free Iraq" campaign. Full story of Marco Pannella and Radical Party plan: exile for dictator Saddam Hussein and Onu provisional administration in Iraq for freedom, democracy, human rights of iraqi people.
Milena Gabanelli, la giornalista di Report, avete presente? Trenitalia l'ha citata in giudizio. Sarebbe stata lesa l'immagine dell'azienda a causa di un'inchiesta svolta dal suo programma dopo l'incidente di Casalecchio, in cui ci furono 1 morto e 150 feriti e tre inchieste ufficiali aperte. Nell'ambito degli incontri svolti a Cattolica sul giornalismo intitolati "Dietro la notizia", la Gabanelli è tornata sulla vicenda. L'audiovideo.
Tuesday, December 16, 2003
Ingiustizia è fatta
Senza movente, senza arma del delitto, incerta la provenienza dello sparo (decine di finestre compatibili), testimonianze sotto minaccia, due condanne per insufficienza di prove. Solo sputi merita la sentenza definitiva sul caso Marta Russo. Ingiusta per gli imputati, indecorosa per la vittima. Disonore su tutta la magistratura italiana. La giustizia va completamente riformata e quando le forze politiche si decideranno a farlo sarà sampre troppo tardi. Separazione delle carriere innanzitutto: i giudici non hanno il coraggio di contraddire i colleghi accusatori. Riforma dell'avanzamento di carriera. Nuova riforma del processo. Decurtazione dello stipendio al terzo grave errore giudiziario. Messa al bando e divieto di ricostituzione per le attuali associazioni dei magistrati. Riforma del Csm. Svelato l'imbroglio: "Scattone e la diplomazia della Cassazione".
Senza movente, senza arma del delitto, incerta la provenienza dello sparo (decine di finestre compatibili), testimonianze sotto minaccia, due condanne per insufficienza di prove. Solo sputi merita la sentenza definitiva sul caso Marta Russo. Ingiusta per gli imputati, indecorosa per la vittima. Disonore su tutta la magistratura italiana. La giustizia va completamente riformata e quando le forze politiche si decideranno a farlo sarà sampre troppo tardi. Separazione delle carriere innanzitutto: i giudici non hanno il coraggio di contraddire i colleghi accusatori. Riforma dell'avanzamento di carriera. Nuova riforma del processo. Decurtazione dello stipendio al terzo grave errore giudiziario. Messa al bando e divieto di ricostituzione per le attuali associazioni dei magistrati. Riforma del Csm. Svelato l'imbroglio: "Scattone e la diplomazia della Cassazione".
Sunday, December 14, 2003
Preso!
Ora lo si obblighi a firmare la resa. Riconoscergli lo status di belligerante e ottenere la sua resa incondizionata consentirebbe di ritenere giuridicamente fuori-legge coloro che continuassero a minacciare le forze delle coalizione e la popolazione. E' giusto che sia processato dagli iracheni. "Il tiranno è in ceppi. Ne valeva la pena"
Un bel risveglio questa domenica.
«Ora, bisogna ubriacarsi. Ora, bisogna che ognuno
a forza beva»: Saddam è in ceppi.
Ora lo si obblighi a firmare la resa. Riconoscergli lo status di belligerante e ottenere la sua resa incondizionata consentirebbe di ritenere giuridicamente fuori-legge coloro che continuassero a minacciare le forze delle coalizione e la popolazione. E' giusto che sia processato dagli iracheni. "Il tiranno è in ceppi. Ne valeva la pena"
Un bel risveglio questa domenica.
«Ora, bisogna ubriacarsi. Ora, bisogna che ognuno
a forza beva»: Saddam è in ceppi.
Saturday, December 13, 2003
Europa, ancora vergogna
La Cig sembra avviarsi ad un fallimento, per fortuna. Ma quale Unione può nascere senza ideali, senza visione, semplicemente cercando di far collimare interessi partigiani accontentandosi di un artificio costituzionale in grado solo di non far venire alle mani? Lo stop del processo d'integrazione è oggi evidente a tutti e governare un'Europa a 25 con gli strumenti odierni significa perdere posizioni sullo scenario globale. La nostra spocchia inoltre, ci impedisce i necessari mea culpa. Un disastro annunciato.
La Cig sembra avviarsi ad un fallimento, per fortuna. Ma quale Unione può nascere senza ideali, senza visione, semplicemente cercando di far collimare interessi partigiani accontentandosi di un artificio costituzionale in grado solo di non far venire alle mani? Lo stop del processo d'integrazione è oggi evidente a tutti e governare un'Europa a 25 con gli strumenti odierni significa perdere posizioni sullo scenario globale. La nostra spocchia inoltre, ci impedisce i necessari mea culpa. Un disastro annunciato.
Rutelli falso e demagogico
Editoriale su il Riformista. Il giornale di Polito ha già lanciato una campagna per il referendum abrogativo di parti della legge appena approvata sulla fecondazione assistita: «per cambiare la legge e non per guerre di religione». Questi punto per punto i cambiamenti da votare. Intanto Socci ha superato il limite, meriterebbe una sberla e comunque ci ha fatto due palle la sua trasmissione "di clausura" e lui si è definitivamente «santorizzato», è davvero ora di cacciarlo via a pedate.
Il problema però è che durante le elezioni politiche di questi temi non se ne è voluto parlare, come se gli elettori non avessero avuto diritto a conoscere come avrebbe votato la "coscienza" del deputato che si accingevano ad eleggere. . Anche oggi il rischio è che venga messo tutto più o meno a tacere per non intaccare il fragile equilibrio che tiene incollato il centrosinistra in vista della lista unica per le europee.
Editoriale su il Riformista. Il giornale di Polito ha già lanciato una campagna per il referendum abrogativo di parti della legge appena approvata sulla fecondazione assistita: «per cambiare la legge e non per guerre di religione». Questi punto per punto i cambiamenti da votare. Intanto Socci ha superato il limite, meriterebbe una sberla e comunque ci ha fatto due palle la sua trasmissione "di clausura" e lui si è definitivamente «santorizzato», è davvero ora di cacciarlo via a pedate.
Il problema però è che durante le elezioni politiche di questi temi non se ne è voluto parlare, come se gli elettori non avessero avuto diritto a conoscere come avrebbe votato la "coscienza" del deputato che si accingevano ad eleggere. . Anche oggi il rischio è che venga messo tutto più o meno a tacere per non intaccare il fragile equilibrio che tiene incollato il centrosinistra in vista della lista unica per le europee.
Friday, December 12, 2003
Sofri: «Poveri radicali, niente di cui pentirsi»
Dalla sua rubrica su Panorama, un'interessante riflessione sui radicali. ***Da leggere
Dalla sua rubrica su Panorama, un'interessante riflessione sui radicali. ***Da leggere
Privi di ogni moralità. Gli appalti per la ricostruzione dell'Iraq. L'amministrazione Usa, tramite il suo probabile nuovo segretario di Stato Paul Wolfowitz, ha detto 'no' alla partecipazione di aziende degli Stati che si sono opposti all'intervento armato. Due neocons, Kagan e Kristol, criticano la scelta, sono fiduciosi che Bush ci ripenserà. Comprensibili le ragioni delle scomposte e irritate reazioni. Non facciamo gli ipocriti. E' ovvio che molti ci guadagneranno, con il denaro dei contribuenti americani e sui bisogni del popolo iracheno, ma pretendere che ciò non avvenga sarebbe solo un dispetto nei confronti di milioni di iracheni usciti da un terribile regime. Né la decisione di escludere dagli appalti Francia, Germania, Russia, Cina e Canada danneggerà in alcun modo la ricostruzione. Migliaia di forti e ottime aziende di decine di nazioni parteciperanno, miliardi di dollari, quasi la somma del piano Marshal che contribuì a ricostruire l'Europa intera dopo la seconda guerra mondiale, saranno investiti. Piuttosto si deve osservare l'estremo cinismo di chi ora vorrebbe persino guadagnarci su. Schroeder, Annan, Chirac e gli altri sono privi di ogni moralità. Non solo si sono opposti fermamente alla liberazione del popolo iracheno da un'orrenda tirannide, perché di questo si è trattato, non avendo fino ad oggi nessuna considerazione dei diritti di quella gente, neanche si sono degnati di spedire un soldato per stabilizzare e pacificare il Paese nel timore di legittimare ex post l'intervento. Ma ora che è il momento degli affari si scordano di tutto e piombano a corpo morto come avvoltoi. E' il momento più basso della diplomazia di bassa realpolitik di questi signori e dell'Onu: 'lotta al terrorismo, democrazia, diritti non ci frega niente, noi partecipiamo ai banchetti', ma il gioco è così scoperto che può solo scandalizzare. E poi scusate, perché tanta improvvisa voglia di andare in Iraq? Gli americani non stanno perdendo il dopoguerra in un nuovo Vietnam?
Thursday, December 11, 2003
Manifestazioni contro il terrorismo a Baghdad
Ieri si è tenuta, ed è stata un grande successo (secondo Al Jazeera più di diecimila persone) una manifestazione di iracheni contro il terrorismo. Qui un breve resoconto in italiano tratto dal blog di Zeyad, eccezionale reporter che meriterebbe dodicimila premi. Qui cosa ne ha scritto Omar sul suo blog. Qui le foto della manifestazione contro il terrorismo, contro le tv arabe e contro chi definisce "resistenti" gli assassini fascisti. Il giorno dopo. Solo il Corriere in Italia ne ha dato notizia.
Fonte: Camillo
Ieri si è tenuta, ed è stata un grande successo (secondo Al Jazeera più di diecimila persone) una manifestazione di iracheni contro il terrorismo. Qui un breve resoconto in italiano tratto dal blog di Zeyad, eccezionale reporter che meriterebbe dodicimila premi. Qui cosa ne ha scritto Omar sul suo blog. Qui le foto della manifestazione contro il terrorismo, contro le tv arabe e contro chi definisce "resistenti" gli assassini fascisti. Il giorno dopo. Solo il Corriere in Italia ne ha dato notizia.
Fonte: Camillo
Wednesday, December 10, 2003
Fecondazione assistita: Ha ragione Rocca
e Ferrara è tornato sulle trincee ideologiche.
Caro Christian. Indubbiamente, come spesso accade, i partiti legiferano passando, in questo caso letteralmente, sul corpo dei cittadini, ma più della convinzione conta l'uso che viene fatto di questa legge: riposizionamento politico-elettorale-ideologico, questione di immagine. Davvero avvilente, vadano tutti a farsi fottere.
"La sinistra dei diritti s'è fermata a Rutelli. Una maggioranza assistita divide l'Ulivo", su il Riformista.
e Ferrara è tornato sulle trincee ideologiche.
Caro Christian. Indubbiamente, come spesso accade, i partiti legiferano passando, in questo caso letteralmente, sul corpo dei cittadini, ma più della convinzione conta l'uso che viene fatto di questa legge: riposizionamento politico-elettorale-ideologico, questione di immagine. Davvero avvilente, vadano tutti a farsi fottere.
"La sinistra dei diritti s'è fermata a Rutelli. Una maggioranza assistita divide l'Ulivo", su il Riformista.
«Che palle la nostra meglio Gioventù
... molto meglio il vecchio Jack», Guia Soncini. Lo sceneggiato è una cagata, come al solito, come molte produzioni televisivie e cinematografiche italiane. Però mi piace l'idea di raccontare i pezzi della storia contemporanea del nostro paese attraverso le vicende personali di gente comune. Che poi, come dice Guia, tanto comuni non sono, ma ci hanno almeno provato. Un altro passo avanti c'è, non c'è più la militanza ideologica che ha sempre tormentato il film del genere. Per ora ci accontentiamo, anche se rimane la fastidiosa militanza generazionale.
... molto meglio il vecchio Jack», Guia Soncini. Lo sceneggiato è una cagata, come al solito, come molte produzioni televisivie e cinematografiche italiane. Però mi piace l'idea di raccontare i pezzi della storia contemporanea del nostro paese attraverso le vicende personali di gente comune. Che poi, come dice Guia, tanto comuni non sono, ma ci hanno almeno provato. Un altro passo avanti c'è, non c'è più la militanza ideologica che ha sempre tormentato il film del genere. Per ora ci accontentiamo, anche se rimane la fastidiosa militanza generazionale.
Tuesday, December 09, 2003
Rischi su cui riflettere dietro l'accordo di Ginevra
di Yossy Klein Halevi e Michael B. Oren, su The New Republic, traduzione Il Foglio.
di Yossy Klein Halevi e Michael B. Oren, su The New Republic, traduzione Il Foglio.
Sunday, December 07, 2003
Cosa hanno in comune Tunisia, Marocco, Ecuador, Senegal, Cuba, Argentina, India, Ungheria, Stati Uniti e Italia? Da questi Paesi provengono i musicisti dell'orchestra Piazza Vittorio, un'orchestra messa su da Mario Tronco degli Avion Travel. Ieri sera si sono esibiti all'ex mattatoio di Testaccio. Pubblico in visibilio. La manifestazione era "Etnica", un susseguirsi di artisti provenienti da più parti del mondo, culminata con l'entrata in scena dell'ensemble dell'esquilino. Brani dal ritmo trascinante, sfrenato, dominati di volta in volta da sonorità indiane, sudamericane, arabe, tutte perfettamente fuse e armonizzate, e comunque ben distinguibili in ciascun pezzo. La sala cominciava ad essere fumosa e i faretti colorati fendevano l'impercettibile coltre per andare a cadere sui musicisti. Dovunque voltassi lo sguardo, pareva di essere a un tavolo nella penombra di un club dell'Avana, in uno splendido palazzo del Rajastan, in uno dei cafè che danno sui caotici vicoli di Tangeri, o circondato da suonatori indios sull'altipiano andino. Contagiosa l'allegria di quei ragazzi, il complice intrecciarsi dei loro sguardi e dei tratti somatici, l'energia e la loro voglia di raccontarsi. Ciascuno un fenomeno nel tormentare gli strumenti tipici della propria terra, ma anche nei canti a squarciagola, mentre le mani si vedevano letteralmente sparire sulle percussioni. Tre bis, applausi e inchini a ripetizione. Superlativi, immigrants.
Friday, December 05, 2003
«Trasformismo: Sistema Politico o Vizio Nazionale?»
Giovanni Sabbatucci ne parla nel suo ultimo libro. «Il trasformismo come sistema», questo il titolo dell'ultimo libro dello storico Giovanni Sabbatucci, che cerca di fare il punto su quella che Ernesto Galli della Loggia, intervenuto alla conferenza stampa di presentazione, ha chiamato la «anomalia centrista» della politica italiana.
Alice, per RadioRadicale.it
Giovanni Sabbatucci ne parla nel suo ultimo libro. «Il trasformismo come sistema», questo il titolo dell'ultimo libro dello storico Giovanni Sabbatucci, che cerca di fare il punto su quella che Ernesto Galli della Loggia, intervenuto alla conferenza stampa di presentazione, ha chiamato la «anomalia centrista» della politica italiana.
Alice, per RadioRadicale.it
Thursday, December 04, 2003
Guerra al terrorismo, «esportare» la democrazia. Divisione dei compiti
Una razionale (paradossale ma fino ad un certo punto) divisione dei compiti interna all'Occidente. La mia è ovviamente solo un'ipotesi suggestiva. Ma lasciamo le cose come stanno, lasciamo al contribuente americano l'onere di difendere militarmente gli Stati Uniti e i paesi democratici contro le minacce globali che vengono dalle dittature. E l'Europa? L'Europa si tenga stretta la Nato, collabori con gli Usa per adeguarla alle nuove sfide, senza creare contraltari, mantenga gli attuali bilanci per le difese nazionali. Punti invece tutte le sue risorse, più o meno quanto, in percentuale di Pil, gli Stati Uniti spendono per la difesa, nell'I-Bombing. Investa sulll'arma innovativa dell'attrazione di massa: bombardare d'informazione e comunicazione laddove le dittature hanno bisogno della mancanza di conoscenza tra i propri cittadini.
Una razionale (paradossale ma fino ad un certo punto) divisione dei compiti interna all'Occidente. La mia è ovviamente solo un'ipotesi suggestiva. Ma lasciamo le cose come stanno, lasciamo al contribuente americano l'onere di difendere militarmente gli Stati Uniti e i paesi democratici contro le minacce globali che vengono dalle dittature. E l'Europa? L'Europa si tenga stretta la Nato, collabori con gli Usa per adeguarla alle nuove sfide, senza creare contraltari, mantenga gli attuali bilanci per le difese nazionali. Punti invece tutte le sue risorse, più o meno quanto, in percentuale di Pil, gli Stati Uniti spendono per la difesa, nell'I-Bombing. Investa sulll'arma innovativa dell'attrazione di massa: bombardare d'informazione e comunicazione laddove le dittature hanno bisogno della mancanza di conoscenza tra i propri cittadini.
Fecondazione assistita: e c'è chi invoca la "libertà di coscienza"...
«Ancora scontro tra i cattolici e i laici del centro sinistra. Imbarazzo fra i laici della Cdl. Si torna ad invocare la "libertà di coscienza" per nascondere di fronte ai cittadini le responsabilità dei partiti e delle coalizioni, denunciano i radicali».
RadioRadicale.it
«Ancora scontro tra i cattolici e i laici del centro sinistra. Imbarazzo fra i laici della Cdl. Si torna ad invocare la "libertà di coscienza" per nascondere di fronte ai cittadini le responsabilità dei partiti e delle coalizioni, denunciano i radicali».
RadioRadicale.it
"Scrap the U.N., create League of Democracies"
Di Jonah Goldberg, editore National Review.
E' una buona cosa un nuovo sostegno per un'Organizzazione mondiale delle democrazie. Ma è proprio da scartare l'Onu, o è riformabile?
Di Jonah Goldberg, editore National Review.
E' una buona cosa un nuovo sostegno per un'Organizzazione mondiale delle democrazie. Ma è proprio da scartare l'Onu, o è riformabile?
Rumsfeld a Bruxelles, nella «vecchia Europa»
«Nel mondo non c'è più memoria, purtroppo. Sono stato nella Corea del Sud. Una giovane giornalista di una quarantina d’anni, una brava e informata signora che fa il suo mestiere in un paese libero, mi ha chiesto: ma perché i giovani sudcoreani dovrebbero rischiare la pelle con voi in Iraq? Avevo appena sostato, nel corso di una cerimonia, davanti a una stele in ricordo dei caduti della guerra di Corea, dove c'era il nome di un mio compagno di scuola. Le ho risposto. Questa domanda me l'avrebbe dovuta porre un giornalista americano quando il mio compagno di scuola venne in Corea a rischiare la sua pelle. Guardi dalla finestra, signora, guardi a Seul quanta elettricità, quanta energia, quanta luce di un paese prospero e libero. Sa che cosa si vede al Nord, nel paese di Kim, dal satellite? Le mostrerò la foto: è tutto buio, tutto nero». Donald Rumsfeld
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«Nel mondo non c'è più memoria, purtroppo. Sono stato nella Corea del Sud. Una giovane giornalista di una quarantina d’anni, una brava e informata signora che fa il suo mestiere in un paese libero, mi ha chiesto: ma perché i giovani sudcoreani dovrebbero rischiare la pelle con voi in Iraq? Avevo appena sostato, nel corso di una cerimonia, davanti a una stele in ricordo dei caduti della guerra di Corea, dove c'era il nome di un mio compagno di scuola. Le ho risposto. Questa domanda me l'avrebbe dovuta porre un giornalista americano quando il mio compagno di scuola venne in Corea a rischiare la sua pelle. Guardi dalla finestra, signora, guardi a Seul quanta elettricità, quanta energia, quanta luce di un paese prospero e libero. Sa che cosa si vede al Nord, nel paese di Kim, dal satellite? Le mostrerò la foto: è tutto buio, tutto nero». Donald Rumsfeld
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Ripresa Usa a +9,4%. L'"odiato consumatore americano"
«C'è molta più intelligenza a indebitarsi approfittando di tassi mai così bassi, per comprare case, auto e gadget elettronici oggi, e per trainare oltretutto la crescita del mondo intero, che a tenere il 24 per cento delle attività finanziarie ferme in banche inefficienti e senza che il governo tagli le tasse, come facciamo noi». Leggi tutto
«C'è molta più intelligenza a indebitarsi approfittando di tassi mai così bassi, per comprare case, auto e gadget elettronici oggi, e per trainare oltretutto la crescita del mondo intero, che a tenere il 24 per cento delle attività finanziarie ferme in banche inefficienti e senza che il governo tagli le tasse, come facciamo noi». Leggi tutto
Wednesday, December 03, 2003
D'Alema ha abdicato. Se ci sei batti un colpo
Bisogna riconoscere a Fini di saper esercitare all'interno del suo partito una leadership reale che interviene come guida nell'evolversi della cultura politica di An. E' dovere dei leader di partito nei confronti della «base», come dei grandi statisti per i propri cittadini, porsi come figure rappresentative, ma anche saper tracciare delle linee guida, evolutive, sviluppare politiche in contatto con il resto della società e che sappiano interpretare al meglio le sfide del presente. Fini ci prova, è criticato, risponde, va avanti. Con coraggio, con la fiducia che i suoi sanno fargli. A sinistra purtroppo, non accade altrettanto. D'Alema, con lui la dirigenza che si dice riformista dei Ds, non ha saputo «creare» cultura politica di governo e di responsabilità. L'ultimo esempio: l'Iraq. Il D'Alema dell'ingerenza umanitaria in Kosovo senza l'Onu che autorizzava le azioni dei bombardieri italiani contro il regime di Milosevic, per propaganda e opportunismo è invece rimasto succube della sinistra pacifista del suo partito sulla crisi irachena. Una «base» sempre più «conservatrice» e massimalista appare fuori controllo. Ancora oggi, di fronte all'Iraq libero, all'unanimità del cordoglio degli italiani per i carabinieri caduti e alle posizioni della Chiesa, che continua a definire «missione di pace» l'azione delle truppe occidentali in Iraq, il presidente dei Ds ha scelto di rinviare la decisione sulla richiesta di ritiro delle truppe che giunge dalla sinistra pacifista e insiste a dire che «combattere il terrorismo con la guerra è come spegnere il fuoco con la benzina», e a chiedere una «svolta» che chiami in causa l'Onu (già c'è stata una risoluzione unanime, e comunque non è la coalizione che si oppone ad un maggiore coinvolgimento). D'Alema e la dirigenza riformista hanno abdicato dal loro naturale ruolo di leadership: a volte bisogna dimostrare coraggio, mettersi in gioco, convincere, a costo di provocare fratture. Attenuante: le logiche interne al vecchio Pci e all'area culturale post-comunista. Qui i conti col passato non si sono ancora fatti. L'avversario interno, ancor più di quello esterno, è colpito dallo strumento della demonizzazione.
Bisogna riconoscere a Fini di saper esercitare all'interno del suo partito una leadership reale che interviene come guida nell'evolversi della cultura politica di An. E' dovere dei leader di partito nei confronti della «base», come dei grandi statisti per i propri cittadini, porsi come figure rappresentative, ma anche saper tracciare delle linee guida, evolutive, sviluppare politiche in contatto con il resto della società e che sappiano interpretare al meglio le sfide del presente. Fini ci prova, è criticato, risponde, va avanti. Con coraggio, con la fiducia che i suoi sanno fargli. A sinistra purtroppo, non accade altrettanto. D'Alema, con lui la dirigenza che si dice riformista dei Ds, non ha saputo «creare» cultura politica di governo e di responsabilità. L'ultimo esempio: l'Iraq. Il D'Alema dell'ingerenza umanitaria in Kosovo senza l'Onu che autorizzava le azioni dei bombardieri italiani contro il regime di Milosevic, per propaganda e opportunismo è invece rimasto succube della sinistra pacifista del suo partito sulla crisi irachena. Una «base» sempre più «conservatrice» e massimalista appare fuori controllo. Ancora oggi, di fronte all'Iraq libero, all'unanimità del cordoglio degli italiani per i carabinieri caduti e alle posizioni della Chiesa, che continua a definire «missione di pace» l'azione delle truppe occidentali in Iraq, il presidente dei Ds ha scelto di rinviare la decisione sulla richiesta di ritiro delle truppe che giunge dalla sinistra pacifista e insiste a dire che «combattere il terrorismo con la guerra è come spegnere il fuoco con la benzina», e a chiedere una «svolta» che chiami in causa l'Onu (già c'è stata una risoluzione unanime, e comunque non è la coalizione che si oppone ad un maggiore coinvolgimento). D'Alema e la dirigenza riformista hanno abdicato dal loro naturale ruolo di leadership: a volte bisogna dimostrare coraggio, mettersi in gioco, convincere, a costo di provocare fratture. Attenuante: le logiche interne al vecchio Pci e all'area culturale post-comunista. Qui i conti col passato non si sono ancora fatti. L'avversario interno, ancor più di quello esterno, è colpito dallo strumento della demonizzazione.
Tuesday, December 02, 2003
Accade anche
«Il 13 dicembre manifestazione per la "resistenza" irachena con preti, nazi e no global».
«Il 13 dicembre manifestazione per la "resistenza" irachena con preti, nazi e no global».
Perché fate bene a restare con Fini e a non dar retta a Storace
Il viaggio di Fini in Israele. Era una visita preparata da molto tempo. Un'occasione per un nuovo passo del suo partito verso la modernità e il pieno riconoscimento democratico. Un'occasione da non sciupare. Dal punto di vista storico è naturale che le sue dichiarazioni siano state più che discutibili, ma la politica purtroppo, o per fortuna, ha le sue scorciatoie, i suoi vicoli stretti. In quella situazione la semplificazione usata da Fini era obbligata e sacrosanta: un solo gesto di esitazione nella risposta, un accento solo un poco più problematico avrebbe vanificato l'obiettivo del viaggio, che anzi si sarebbe ritorto contro il vicepremier, penalizzando l'immagine di An molto più del lecito. Una risposta che avesse voluto cogliere la complessità della storia sarebbe apparsa in quel contesto come un'apologia. E' miope non riconoscerlo. Berlusconi poi, non è eterno, il percorso di costruzione del Fini leader di un centrodestra moderato deve proseguire, è interesse di tutti.
Il viaggio di Fini in Israele. Era una visita preparata da molto tempo. Un'occasione per un nuovo passo del suo partito verso la modernità e il pieno riconoscimento democratico. Un'occasione da non sciupare. Dal punto di vista storico è naturale che le sue dichiarazioni siano state più che discutibili, ma la politica purtroppo, o per fortuna, ha le sue scorciatoie, i suoi vicoli stretti. In quella situazione la semplificazione usata da Fini era obbligata e sacrosanta: un solo gesto di esitazione nella risposta, un accento solo un poco più problematico avrebbe vanificato l'obiettivo del viaggio, che anzi si sarebbe ritorto contro il vicepremier, penalizzando l'immagine di An molto più del lecito. Una risposta che avesse voluto cogliere la complessità della storia sarebbe apparsa in quel contesto come un'apologia. E' miope non riconoscerlo. Berlusconi poi, non è eterno, il percorso di costruzione del Fini leader di un centrodestra moderato deve proseguire, è interesse di tutti.
La buona fede non basta
L'accordo di Ginevra rappresenta un contributo encomiabile nel dibattito politico e intellettuale sul conflitto tra israeliani e palestinesi. E' fuor di dubbio la buona fede e l'anelito di pace dei suoi estensori. Ha però il valore di mera testimonianza. Bisogna riconoscere che il cuore è più leggero quando si offrono concessioni da «irresponsabili», sapendo cioè che non si sta sottoscrivendo un accordo vincolante per i destini del proprio popolo. Di certo l'accordo verrà strumentalizzato contro il governo israeliano. Né si possono incolpare di questo i promotori dell'iniziativa. Il pregiudizio anti-israeliano pre-esiste e se ne assumono la piena responsabilità gli strumentalizzatori. Per il resto, nulla cambierà: la pace dipenderà sempre dalla sincera volontà della leadership palestinese di rinunciare al terrorismo, prima che dalle questioni di merito.
L'accordo di Ginevra rappresenta un contributo encomiabile nel dibattito politico e intellettuale sul conflitto tra israeliani e palestinesi. E' fuor di dubbio la buona fede e l'anelito di pace dei suoi estensori. Ha però il valore di mera testimonianza. Bisogna riconoscere che il cuore è più leggero quando si offrono concessioni da «irresponsabili», sapendo cioè che non si sta sottoscrivendo un accordo vincolante per i destini del proprio popolo. Di certo l'accordo verrà strumentalizzato contro il governo israeliano. Né si possono incolpare di questo i promotori dell'iniziativa. Il pregiudizio anti-israeliano pre-esiste e se ne assumono la piena responsabilità gli strumentalizzatori. Per il resto, nulla cambierà: la pace dipenderà sempre dalla sincera volontà della leadership palestinese di rinunciare al terrorismo, prima che dalle questioni di merito.
Powell ha smentito Berlusconi sulla Cecenia. «La Russia deve garantire il rispetto dei diritti umani anche quando combatte il terrorismo e mantiene la propria integrità territoriale». Sono «rapporti credibili» quelli che documentano abusi in quella regione. Vedi Cav.? Essere «amici» della Russia e di Putin non significa foderare gli occhi di prosciutto.
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