Cosa hanno in comune Tunisia, Marocco, Ecuador, Senegal, Cuba, Argentina, India, Ungheria, Stati Uniti e Italia? Da questi Paesi provengono i musicisti dell'orchestra Piazza Vittorio, un'orchestra messa su da Mario Tronco degli Avion Travel. Ieri sera si sono esibiti all'ex mattatoio di Testaccio. Pubblico in visibilio. La manifestazione era "Etnica", un susseguirsi di artisti provenienti da più parti del mondo, culminata con l'entrata in scena dell'ensemble dell'esquilino. Brani dal ritmo trascinante, sfrenato, dominati di volta in volta da sonorità indiane, sudamericane, arabe, tutte perfettamente fuse e armonizzate, e comunque ben distinguibili in ciascun pezzo. La sala cominciava ad essere fumosa e i faretti colorati fendevano l'impercettibile coltre per andare a cadere sui musicisti. Dovunque voltassi lo sguardo, pareva di essere a un tavolo nella penombra di un club dell'Avana, in uno splendido palazzo del Rajastan, in uno dei cafè che danno sui caotici vicoli di Tangeri, o circondato da suonatori indios sull'altipiano andino. Contagiosa l'allegria di quei ragazzi, il complice intrecciarsi dei loro sguardi e dei tratti somatici, l'energia e la loro voglia di raccontarsi. Ciascuno un fenomeno nel tormentare gli strumenti tipici della propria terra, ma anche nei canti a squarciagola, mentre le mani si vedevano letteralmente sparire sulle percussioni. Tre bis, applausi e inchini a ripetizione. Superlativi, immigrants.
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