La buona fede non basta
L'accordo di Ginevra rappresenta un contributo encomiabile nel dibattito politico e intellettuale sul conflitto tra israeliani e palestinesi. E' fuor di dubbio la buona fede e l'anelito di pace dei suoi estensori. Ha però il valore di mera testimonianza. Bisogna riconoscere che il cuore è più leggero quando si offrono concessioni da «irresponsabili», sapendo cioè che non si sta sottoscrivendo un accordo vincolante per i destini del proprio popolo. Di certo l'accordo verrà strumentalizzato contro il governo israeliano. Né si possono incolpare di questo i promotori dell'iniziativa. Il pregiudizio anti-israeliano pre-esiste e se ne assumono la piena responsabilità gli strumentalizzatori. Per il resto, nulla cambierà: la pace dipenderà sempre dalla sincera volontà della leadership palestinese di rinunciare al terrorismo, prima che dalle questioni di merito.
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