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Thursday, August 25, 2005

Flat Tax Dreamers

Perseverando con il vecchio modello franco-tedesco-italiano rischiamo di esportare al livello dell'Unione i problemi cronici dei vecchi membri

Sognare è lecito, provarci è democrazia. Senza nutrire troppe speranze, visto che il governo che stiamo per salutare si era presentato nel 2001 promettendo una riforma fiscale di sole tre aliquote, qui invece che arrenderci, rilanciamo: una sola aliquota, la cosiddetta Flat Tax e ci stringiamo a Krillix, un'altra sognatrice, che osserva come siano «proprio i paesi dell'ex-blocco orientale, a darci lezioni di liberismo». Estonia, Lettonia e Lituania hanno istituito da anni aliquote uniche (26, 25 e 33 per cento), e adottando altre riforme economiche, hanno dato tale impulso alla loro crescita economica tanto da essere definite «tigri baltiche». E solo per il complesso di superiorità del resto d'Europa non sono divenute modelli da seguire.

A seguire l'esempio sono stati soo paesi dell'Est con l'urgente visogno di crescere: Serbia (14%), Slovacchia (19%), Ucraina (13%), Romania (16%), Georgia (12%). Piccoli paesi, si obietterà, che partono da livelli economici molto bassi. Tuttavia, la tentazione rischia di estendersi anche a grandi paesi, nei quali il dibattito sulla flat tax si è aperto. Negli Stati Uniti Steve Forbes ha proposto un'unica aliquota al 17 per cento, ma al di là dei numeri l'ipotesi è seriamente presa in considerazione. Più autorevolmente Grover Norquist e alcuni centri studi sostengono comunque la proposta di un'unica aliquota, come la Heritage Foundation (cerca: "flat tax"). Le idee di Daniel J. Mitchell sono portate in Italia dall'Istituto Bruno Leoni:
«Questa potrebbe essere solo la punta dell'iceberg. In Croazia, Bulgaria e Ungheria, i legislatori stanno esaminando la possibilità di adottare un sistema analogo, mentre i partiti all'opposizione in Polonia e Repubblica Ceca hanno promesso che, se vinceranno le prossime elezioni, adotteranno una imposta ad aliquota unica del 15 per cento. La valanga della flat tax sta causando considerevole ansietà negli Stati assistenziali dell'Europa occidentale. Le classi politiche dell'Unione Europea si lamentano a gran voce di una concorrenza fiscale "dannosa", ma all'Est le loro proteste trovano orecchie da mercante. Dopo aver sopportato decenni di schiavitù comunista, non è verosimile che i leader dell’Europa orientale si facciano intimidire dalle proteste provenienti da Parigi e da Bruxelles. Infatti alcuni legislatori occidentali hanno capito che il cambiamento è inevitabile e hanno iniziato a discettare della possibilità di adottare anche nei loro paesi un’imposta ad aliquota unica. Sebbene non esista ancora un consenso politico, la Spagna, la Danimarca, i Paesi Bassi e la Germania sono tra i paesi che stanno esaminando la flat tax. Il fatto che vi sia anche solo un dibattito testimonia la forza liberatoria della concorrenza fiscale. E, se le voci che dicono che quest'anno anche la Cina potrebbe adottare una flat tax sono vere, la valanga della riforma fiscale potrebbe diventare inarrestabile». Leggi
Ieri su Libero il ministro della Difesa Antonio Martino (economista) si è espresso a favore della flat tax, ma senza suscitare gran dibattito (degno di nota solo un articolo di Oscar Giannino il 17 agosto).
«Non si tratta più quindi del sogno visionario di pochi liberali isolati, come quando ne parlammo per la prima volta, ma di una realtà di un numero crescente di Paesi, di una esperienza consolidata e collaudata che merita quindi di essere considerata con rispetto e non con lo scherno che la accolse quando Forza Italia ne fece uno dei suoi punti programmatici nel 1994».
I vantaggi «enormi» del sistema, a prescindere da quale sia la cifra fissata, sui dieci, sui venti o sui trenta, è soprattutto «la sua semplicità: con una sola aliquota e la chiusura di tutte le "scappatoie" fiscali, chiunque è in grado di assolvere da sé i propri doveri col fisco e di capire esattamente come il meccanismo funzioni». Grazie alla chiusura delle scappatoie tributarie, con un'unica aliquota bassa si riuscirebbe a fare incassare lo stesso o addirittura un maggiore gettito all'erario. In altri paesi aliquote basse già rendono enormemente più allo Stato delle attuali aliquote da confisca che vigono in Italia.
«Le ragioni dell'enorme successo della flat tax sono più d'una, ma la principale è che aliquote basse scoraggiano l'elusione e stimolano il lavoro, il risparmio, l'assunzione di rischio e l'investimento. Il successo dell'idea e la sua enorme diffusione hanno una sola causa: la proposta funziona egregiamente ed ovunque. Sento già un'obiezione: la flat tax violerebbe il dettato della nostra Costituzione che impone la progressività del sistema tributario. Non è così. La progressività può ottenersi o grazie ad aliquote crescenti al crescere del reddito, com'è adesso, o grazie al gioco delle detrazioni personali...».
Se poi l'idea dell'aliquota unica si farà strada, come sembra, anche in Germania, l'argomento non sarà più un tabù. La sfidante di Schroeder alle prossime elezioni tedesche del 18 settembre, Angela Merkel (Cdu), ha infatti designato ministro delle Finanze Paul Kirchhof, sostenitore della flat tax, che vorrebbe al 20 o al 25 per cento.
«I suoi fautori - scrive Il Foglio - pensano che finanziare la riforma non sia un problema. Il problema del sistema proporzionale è che, semplificando il fisco, aumenta i costi di elusione ed evasione. Appiattendo l'aliquota, allarga la base imponibile, sbarra le vie di fuga, stana il sommerso: inoltre, stimola la crescita economica».
«La crescita economica e del gettito dopo i tagli non è un colpo di fortuna – ha scritto qualche giorno fa Amity Shlaes sul Financial Times – è l'ora di ammettere che i regimi ad aliquota unica non sono una soluzione adatta soltanto ai paradisi fiscali o a nazioni piccole e disperate...»
Possono essere uno strumento formidabile nelle mani di un grande paese. Il rinnovamento fiscale tedesco scatenerebbe un effetto domino nell'UE. «Merkel e Kirchhof potrebbero fare qualcosa di simile alla signora Thatcher negli anni 80: nessuno potrebbe resistere alla pressione della riforma tedesca», spiega Günther Fehlinger (Europeans for Tax Reform). Sarebbe una sconfitta per le elite tecnocratiche di Bruxelles-Parigi-Berlino-Roma. Dopo l'allargamento, il cancelliere Schroeder provò addirittura a reprimere con nuove "regole comuni" la competizione fiscale dei paesi baltici, ma come osservava il premier estone Laar, il rischio maggiore - ma lo stiamo vivendo già sulla nostra pelle - è «di esportare al livello dell'Unione i problemi cronici dei vecchi membri».

4 comments:

Anonymous said...

...Il tutto cercando di rifuggire da semplificazioni ed entusiasmi eccessivi. Sarà per deformazione professionale, ma ogni volta che leggo di "ricette miracolose" come questa, divento ancor più scettico...Inoltre, resta da capire cosa resterebbe del sistema tributario progressivo, di cui parla la Costituzione italiana. Riguardo la Germania, il partito della Merkel è quello che vuole finanziare la riduzione del costo del lavoro aumentando l'iva di 2 punti percentuali, non scordarlo. Non troppo "rivoluzionario" come approccio, direi...

JimMomo said...

Non sono un economista, quindi mi rimetto al giudizio degli esperti, pronto ad abbandonare i facili entusiasmi. Purché un dibattito si apra, perché la cosa mi sembra comunque degna d'attenzione. Tutto qui.

Aspetto tuoi commenti, casomai
:-))
ciao

Anonymous said...

Non era una critica nei tuoi confronti, ribadivo solo quello che ho scirtto anche in altri blog che hanno trattato il tema, stranamente senza trovare nessun commento di ritorno: e cioè che occorre capire se e in che modo mantenere la progressività del sistema fiscale, che è imposta dalla Costituzione. Poi, se la maggioranza del parlamento approva una legge di revisione costituzionale per eliminare la progressività (la vedo dura!), si può procedere. O forse per salvare la lettera della costituzione basta un'aliquota unica più una no-tax area per i redditi più bassi, che sarebbero esentati dal pagare tasse. Io credo che per i paesi dell'Est europa la flat tax sia conseguenza quasi necessaria e funzionale all'obiettivo di convergere molto rapidamente sul reddito medio pro-capite del resto d'Europa. Poi, ottenuto questo obiettivo, se vi saranno problemi di sperequazione marcata nella distribuzione del reddito, l'elettorato abbandonerà la flat-tax. Poi volevo segnalare che quando si dice "eliminiamo le deduzioni e le scorciatoie fiscali per finanziare la flat-tax", si fa della faciloneria. Ad esempio, si dovrebbe eliminare la deduzione fiscale degli interessi passivi per i mutui sulla prima casa? Questioni molto delicate, come si vede.
Su Merkel, amici tedeschi mi dicono che non sta muovendosi in modo molto innovativo, come dimostra l'old fashion della manovra Iva.
Alla prossima!

JimMomo said...

Come al solito trovo le tue considerazioni molto informate ed esaurienti. Credo che ci farebbe bene una flat tax per far ripartire il paese. Ma può andar bene anche una riforma fiscale a tre aliquote, insomma, basta che si faccia qualcosa di liberistaaaaa!
ciao