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Wednesday, May 10, 2006

Un'elezione è l'emblema dell'arretratezza italiana

Napolitano in aula insieme a D'Alema e FassinoDisgusto. E' ciò che ho provato per una classe politica, e per un mondo dell'informazione, da un mese interamente assorbiti nel gossip istituzionale e nei retroscena sulla spartizione degli scranni più alti della Repubblica. Da oltre un mese non si parla più delle riforme di cui il paese ha urgente bisogno. Di come garantirle, su quali basi di consenso, come attuarle. Nel mondo dinamico e veloce di oggi, in cui la politica è chiamata ad accelerare e rendere più agile la propria capacità decisionale, quale paese può concedersi un mese (se non saranno due) di stallo per mercanteggiare su questa o quella poltrona? E' un lusso che possiamo permetterci o l'ennesimo segno inequivocabile del declino?

Il problema non è quale sia la personalità più adatta a ricoprire la carica di presidente della Repubblica, ma lo stesso sistema d'elezione, che racconta di un paese sclerotizzato, che perpetua e alimenta le metastasi oligarchiche. E' unico al mondo e somiglia in modo preoccupante, da far rabbrividire - ma emblematicamente - all'elezione del Papa. Montecitorio come la Cappella Sistina. Deputati e senatori riuniti in Conclave come i cardinali. Incontri riservati di pochi "notabili" per sbloccare l'impasse. Rituali lunghi intere giornate: prima e seconda "chiama"; fumata nera e fumata bianca; "pizzini" e urne intagliate.

Qual è il senso di questi scrutini ripetuti con il medesimo quorum, se non quello di indurre meccanismi di contrattazione di tipo oligarchico?

Da sempre sostenitore del presidenzialismo e del bipartitismo all'americana, se anche dovessi convertirmi all'elezione indiretta del Capo dello Stato, direi no, non in questo modo. Direi candidature ufficiali, trasparenti, con tanto di schede prestampate; direi presentazione dei candidati e dibattiti in aula; direi un primo turno e un secondo di ballottaggio; direi voto elettronico e non sfilata di parrucconi. Direi no a tutta questa "roba" cui siamo costretti ad assistere, di altri tempi, di un altro mondo, emblema di un'arretratezza borbonica.

Come presidente della Repubblica ci vorrebbe un «garante delle leggi e della legalità», ha detto Pannella nell'ultima conversazione a Radio Radicale. Ci vorrebbe un nome «esterno al palazzo, esterno all'oligarchia». Una persona che possegga la cultura delle regole: «Al di sopra delle parti c'è solo chi ha dimostrato di credere e di vivere dando corpo e convinzione alle regole». Di Giorgio Napolitano invece non ricordiamo che il silenzio quando nel '92 c'erano da proteggere le prerogative del Parlamento dall'offensiva forcaiola di Tangentopoli. Fa bene a ricordarlo, in una lettera su il Riformista di oggi, Tommaso Ciuffoletti, la cui unica leggerezza è quella di non specificare qualcosa che in pochi tra i non addetti ai lavori ricordano: che Napolitano all'epoca era presidente della Camera.

E i 18 deputati della Rosa nel Pugno? I radicali appena tornati in Parlamento? Fa una certa tristezza sentirli entusiasmarsi per Napolitano e, dopo il simbolico gesto di votare Adriano Sofri al primo scrutinio, uniformarsi ai dettami dei vertici dell'Unione, che non hanno avuto nemmeno l'educazione di consultare, o almeno informare, la segreteria della Rosa sulle decisioni prese.

Credo invece che, come sosteneva Luigi Castaldi in un articolo di qualche giorno fa su Notizie Radicali, fosse opportuno dimostrare la propria «indisponibilità alla logica dell'oligarchia partitocratica». Logica che non s'incarna in questo o quel nominativo, in Napolitano, in D'Alema, o in Amato, ma nel procedimento stesso di formazione di qualsiasi candidatura, in quei pochi oligarchi che si riuniscono per decidere e nei criteri che usano, nel farraginoso sistema d'elezione. Logica da respingere a priori perché da essa nulla di salutare può scaturire per lo stato di diritto. Logica da respingere votando 18 volte Emma Bonino, oppure - perché no? - 18 volte Marco Pannella, una vita spesa per la vita del diritto e garante in modo persino perverso di chi ha idee opposte alle sue.

Perché «la democrazia per un liberale non è sostantiva ma è soprattutto procedura».

8 comments:

Anonymous said...

Caro Fede,
hai ragione, non l'ho specificato, ma credo converrai che chi deve sapere sa.
Napolitano faceva il Don Bosco e il Don Abbondio allora. Diceva "fate i bravi se potete" ai magistrati, ma quando questi i "bravi" li facevano in senso manzoniano e lui le autorizzazioni a procedere le firmava tutte.

Anonymous said...

ps.

Ovviamente quello qua sopra sono io! Tommaso

http://inoz.ilcannocchiale.it

JimMomo said...

Il mio era un riprenderti ironico per sottolineare in realtà che Napolitano non ha lasciato alcuna traccia nella storia delle isittuzioni, almeno nel ricordo delle persone comuni, e oggi lo spacciano per chissà quale autorevole risorsa.

Lo eleggeranno, ma sarà carne da macello per gli squali che stanno alla "presidenza" della Repubblica.

Anonymous said...

Perché Ciampi chi lo conosceva?

JimMomo said...

Scherzi? Ciampi era appena stato ministro del Tesoro del Governo Prodi e Governatore della Banca d'Italia.

Anonymous said...

Federico, sia detto senza alcuna volontà di polemica: i Radicali in Parlamento stanno deludendo. E non poco. Si sono esaltati, votandolo, per un Bertinotti alla Camera. Ora fanno lo stesso per il "crestarolo" Napolitano, uno capace di farsi riprendere da mezza Europa, soltanto due anni fa, per aver fatto la cresta su un rimborso del Parlamento Europeo: prenotò un biglietto aereo low cost Roma-Bruxelles, pagandolo 80 euro, e fece domanda all'Ue per ottenere il rimborso senza specificare l'importo pagato e quindi ottenendo ben 800 (ottocento) euro. Ricavo netto: 720 euro + critiche pesantissime dai suoi colleghi socialdemocratici tedeschi, dai laburisti inglesi, dai socialisti spagnoli. Ed ebbe anche l'arrogante coraggio di rispondere: "Non mi importa. Rispondo solo agli elettori italiani".

Che alto profilo!

Ma che ci stanno a fare i 18 giapponesi dell'utopia prodiana? Suvvia, guardiamo ai fatti: sotterrate l'ascia retorica della "diversità" radicale, una volta per tutte. I Radicali sono come tutti gli altri, né meglio, né peggio. Unico problema: non contano nulla. Anche quando potrebbero.

JimMomo said...

Calma per favore, non mi imbeccare ;-))

Anonymous said...

Per eleggere i tre Presidenti ed il governo bastavano 3 giorni, è passato un mese ed il governo non c'è ancora...
Nel frattempo la società guarda di sfuggita questo spettacolo osceno e va avanti tra mille difficoltà.
Come al solito ce la caveremo. Da soli.

Ciao Paolo