Pagine

Wednesday, May 24, 2006

Contro più tasse. Oggi è la lotta di chi ha meno

Magistrale Oscar Giannino, oggi su Libero, lancia una vera e propria mobilitazione popolare contro l'aumento della tasse minacciato ieri da Visco.
«Abbassare energicamente le imposte in un paese in cui il prelievo fiscale è al 42 per cento del Pil e la spesa pubblica oltre il 48, serve a quattro cose distinte. A riprendere con maggior forza il sentiero della crescita. A sanare il gap che ci divide dalle economie trainanti del mondo, e insieme da quelle emergenti in Europa. A dare maggior libertà agli individui. A realizzare un maggior dinamismo sociale, cioè a far salire più rapidamente in alto nella piramide sociale chi oggi sta in basso.
(...)
Per raccogliere più imposte non c'è alternativa: bisogna abbassare le aliquote, non alzarle. [Ampliando così] la platea fiscale e facendo emergere imponibile nascosto. Altro che lotta agli evasori con le manette. (...) Abbassando decisamente le aliquote sono i ricchi che accrescono la propria quota parte di sostegno alla spesa pubblica, dimezzandola ai poveri».

9 comments:

Anonymous said...

Parole sante.

Unknown said...

Rivolta fiscale, come nella California e nel West di fine anni'70. Trent'anni di ritardo nei confronti degli USA sono anche pochi rispetto alla media italiota.

Anonymous said...

Il commento di Domiziano Galia è la sintesi perfetta dell'ideologia di sinistra e della mentalità che la sottende.
1) i ricchi accrescono la loro quota di sostegno perchè con aliquote basse diventa "meno conveniente" evadere e spendere per evadere (come avviene oggi). Quindi la base imponibile si allarga, come è dimostrato dalla storia dell'economia.
2) "tassare le rendite. Non è che io faccio il negro e Ricucci si fa la Falchi". Questa frase è il succo del pensiero leftist. Non vedo cosa c'entrino le eventuali speculazioni con la tassazione delle rendite, che colpiscono anche e soprattutto i normali risparmiatori. E poi, l'invidia: è questo sentimento il vero motore del popolo della sinistra.
3) E se gli evasori dovessero pagare multe salate, con regole certe? C'è bisogno di mandare in galera chi non commette reati violenti? Il carcere serve soprattutto per allontanare dal resto degli individui chi potrebbe essere pericoloso per la loro incolumità. Le punizioni per le azioni illegali possono essere differenti.

Anonymous said...

ottimo.Contro le tasse fino alla morte!

Anonymous said...

Giannino quando scrive su Libero è trascinante. Montezemolo ha ricevuto il messaggio, oggi ha chiesto al governo di non alzare le tasse e di tagliare la spesa pubblica.

Ciao Paolo

Anonymous said...

1) scrive nicola r: "I ricchi accrescono la loro quota di sostegno perchè con aliquote basse diventa "meno conveniente" evadere..."

ora, prendete pure la mia posizione per ideologica e di sinistra, non sono d'accordo con questa affermazione. In un sistema in cui l'evasione si basa sulla mancanza di controlli e sui condoni ciclici, abbassare le aliquote non basta perché chi evade smetta di farlo, visto che il motivo principale per cui lo fa non sono le aliquote troppo alte (questa argomentazione magari viene usata come inconscia -o conscia- autoassoluzione per avere evaso) ma la quasi certezza dell'impunità.

2) tassare le rendite può voler dire tante cose, ovvio che non può colpire chi ha messo via i risparmi di una vita in titoli di stato, ma non vedo lo scandalo nel mettere sullo stesso piano speculazioni di borsa o immobiliari con denaro fresco investito in attività produttive.

3) in USA se non sbaglio ci sono istituti di pena che sono molto più permissivi di un carcere in cui va chi ha commesso reati più pericolosi dal punto di vista sociale, ma si usa questo sistema e non le multe per far percepire la punizione a chi ha commesso quel reato. Fare una multa di -esempio- 10 milioni di euro a chi ne ha rubati 50, magari dopo un patteggiamento, non è per niente punitivo, né disincentiva ad evadere nuovamente (ovvio che la multa comunque andrebbe assommata alla pena)...

Anonymous said...

http://espresso.repubblica.it/dettaglio/Londa%20blu%20del%20privilegio/1296848

Anonymous said...

Roma, 24 Maggio 2006. Ci risiamo. Il viceministro all'Economia, Vincenzo Visco, vuole tassare le "rendite", come gia' previsto, con rocamboleschi giri, dall'allora candidato alla Presidenza del Consiglio, Romano Prodi.

Attualmente esistono due aliquote, una al 12,5% per le "rendite" da capitale, (interessi, dividendi, e plusvalenze da titoli obbligazionari e azionari) e una al 27% per i depositi bancari, conti corrente e certificati.

La differente tassazione ripropone lo strabismo dei vari governi sulla tassazione. Per costoro le "rendite" da depositi bancari sono diverse da quelle provenienti da investimenti azionari, che infatti vengono tassati in modo differente. Dove e' la differenza? I depositi vengono utilizzati dalle banche per i loro affari, cosi' come le azioni in borsa supportano le imprese nelle loro attivita', entrambe generano iniziative di vario tipo, industriali, artigianali, ecc. Non si capisce, inoltre, perche' il viceministro Visco continui a parlare di "rendite" con una riflesso negativo, quasi si trattasse di parassitismo. Ognuno del proprio denaro fa cio' che vuole e se ne ricava dei redditi perche' dovrebbe essere considerato uno sterile parassita? Livellare su una unica percentuale i guadagni da capitale e da depositi significa incrementare le entrate di circa 2 miliardi di euro, che coprirebbe del 20% il maggior onere derivante dalla diminuzione del famigerato cuneo fiscale. Insomma e' una operazione di "copertura" che viene giustificata con la tassazione sulle "rendite" finanziarie. Sarebbe opportuno evitare i buonismi di turno.



Primo Mastrantoni, segretario Aduc.

Anonymous said...

Con il 42% di pressione fiscale sul PIL le tasse vanno livellate al basso, non all'alto.
Che Giannino organizzi, io ci sto.

Ciao Paolo