Apprezzabile la puntata di Annozero sull'integralismo islamico nel nostro paese. Per una volta possiamo spendere un "bravo" per Michele Santoro, che ha mostrato al pubblico, seppure con i suoi consueti toni faziosi e i suoi schemi banalizzanti, fenomeni ampiamente e gravemente comuni, ma invisibili, nel nostro paese, sui quali colpevolmente non vogliamo aprire gli occhi. Ancora più opportuno che sia stato proprio Santoro ad occuparsene, visto che a rimanere chiusi sono soprattutto gli occhi di certa sinistra, quella più affezionata alle sue trasmissioni.
Storie di donne picchiate e segregate dai mariti, di imam che in moschee di fortuna incitano alla guerra contro gli occidentali e alla sottomissione delle donne.
Uno spaccato che corrisponde in pieno al ritratto dell'islam in Italia che veniva fuori da un film di qualche tempo fa, "Il mercante di pietre" (2005), di Renzo Martinelli. Dobbiamo ammetterlo, seppure a nostro avviso il film fosse piuttosto scadente come prodotto cinematografico. Le telecamere nascoste di Santoro hanno ripreso inquietanti scene di predicazione praticamente identiche, nella scenografia e nei contenuti, a quelle mostrate da Martinelli.
Nonostante ciò, è come se gli immigrati islamici nelle nostre città fossero trasparenti. Non li vediamo, non ci accorgiamo della loro presenza, ma ci sono. Per lo più lavorano, hanno mogli e figli, qualcuno delinque (magari fosse questo il problema), vanno in moschea, pregano, sviluppano delle idee, una concezione di se stessi e del paese in cui vivono. Tutto questo vissuto rischia di cadere sotto il controllo idelogico di imam integralisti, di restare per anni in ebollizione, come in una pentola a pressione, in "enclave" di cui ignoreremo l'esistenza finché da esse non nascerà chi un giorno si farà saltare in un vagone della metropolitana.
E' in corso sotto i nostri occhi, e sotto quelli delle autorità, una incessante erosione di fette di legalità. Troppo spesso infatti, la convivenza con le comunità islamiche all'interno delle nostre società è divenuta connivenza con una legalità, parallela a quella statuale, che impone violenze, brutalità, sottomissione.
E' sul corpo delle donne, ripete Adriano Sofri, che si sta combattendo. Nella loro condizione è la differenza «essenziale fra società islamiche e occidente». La libertà delle donne «non riguarda solo il loro destino, ma la condizione del genere umano». I nemici dell'occidente lo sanno bene, «gli occidentali se ne accorgono meno». Lo sa Souad Sbai, la combattiva presidente dell'Associazione donne marocchine, la Hirsi Ali italiana: «In Marocco le donne conoscono la nuova legge della famiglia ma le donne marocchine in Italia non la conoscono, non conoscono i loro diritti... Il maschilismo impera. Per queste donne qualcosa bisogna fare subito».
Non solo in Europa, le cronache ci dicono che anche in Italia vigono fatwe e sharia. La legge coranica è de facto tollerata come fonte di diritto e il clero islamico come referente giuridico di ciò che i musulmani possono fare o meno, regalando loro un potere che abbraccia la sfera della rappresentatività religiosa e politica che giustamente rifiutiamo alla Chiesa cattolica, contestando con solerzia ogni suo sconfinamento.
Abbiamo il fascismo islamico in casa. E permettere ai fascisti islamici di fare propaganda, istigazione all'odio razziale e religioso, fare proseliti, non ha nulla a che fare con la libertà d'espressione. Occorre esserne consapevoli e muoversi. Senza allarmismi, ma senza voltarsi dall'altra parte. Senza misure repressive, né cedimenti multiculturali, ma garantendo agli individui, singolarmente presi, e soprattutto alle donne e alle bambine musulmane, i loro diritti, anche e soprattutto a dispetto della propria cultura di provenienza. A partire dalla proibizione del velo nei luoghi pubblici e soprattutto nelle scuole.
Anziché integrare individui abbiamo finora cercato di integrare comunità, chiudendo un occhio su legalità parallele alla nostra che venivano creandosi al loro interno e concedendo loro, di fatto, forme di extra-territorialità. Occorre recuperare la dimensione dell'individuo come soggetto di diritti, dando minore spazio a politiche pubbliche incentrate sul riconoscimento identitario di questo o quel gruppo. Altrimenti il rischio è quello di trovarci di fronte a società tribalizzate, frammentate, prive di centro politico, dove molti gruppi culturali affermano la propria identità attraverso il vittimismo, il risentimento, l'ideologia politica.
Una questione, davvero cruciale del nostro tempo, su cui il silenzio dei radicali è assordante. Perché è una questione italiana e allo stesso tempo europea ed occidentale, è una questione sociale e di diritto, di sicurezza e di integrazione, di politica interna ed estera, di legalità democratica e di laicità da far valere e rispettare anche nei confronti dell'islam, in modo altrettanto rigoroso di quanto siamo stati disposti e siamo disposti ancora a fare con la Chiesa cattolica.
P.S. Scusate, se per me le discriminazioni che subiscono alcune razze di cani in Italia vengono dopo, molto dopo tutto questo.
13 comments:
a volte faccio un giochino mentale e penso a cosa sarebbe successo se al posto di Cortés ci fossero stati legislatori e politici dei tempi nostri.
Probabilmente avremmo comunità di Aztechi intenti a sbudellarsi l'un l'altro e mangiare i rispettivi cuori nel nome di Quetzalcoatl e del multiculturalismo.
E' che a volte, l'intolleranza è l'unica via percorribile dall'uomo giusto.
le avremmo nelle nostre città, intendevo...
vedi Jim, questo post contraddice in buona parte il post sulla repressione in Egitto.
Sono d'accordo con te nel condannare ogni repressione ovunque essa si verifichi, ma l'integralismo islamico si sviluppa con grande facilità anche nelle democrazie liberali dell'occidente, vedi Londonistan, Olandistan e, last but not least, qua da noi.
La causa del suo facile sviluppo non è la repressione della libertà, che anzi è il cardine intrinseco di ogni fondamentalismo, ma l'offerta di un'utopia affascinante, di un'idea suggestiva e chiara di riscossa nazionale araba, ad un mondo che in grandissima parte si sente intimamente sconfitto, umiliato e bistrattato dal modello vincente della modernità e della libertà e cioè dell'Occidente.
Pensa alla facile presa dell'utopia nazista in Germania dopo la sconfitta del 1918 e l'umiliazione che ne seguì.
Pensa, era la Germania che aveva il dominio scientifico, tecnico e culturale in Europa, eppure...
Il mondo arabo non ha neppure quello...
"Pensa, era la Germania che aveva il dominio scientifico, tecnico e culturale in Europa, eppure..."
La Germania di Weimar? Ma stai scherzando, vero?
Il fondamentalismo dei pazzi col turbante nasce dalla stessa frustrazione e umiliazione, altro ceh dall'utopia.
Solo che i tedeschi erano buoni a combattere, questi sono buoni solo a morire...
Ottimo post. Complimenti
quello che ha mostrato Santoro è vero... ma ditemi, cosa dovremmo fare, in concreto, che non facciamo?
per hermes
non credo proprio di essermi sbagliato.
mi riferivo alla germania che nel xix secolo aveva quel dominio e che nonostante tutto lo continuava ad avere anche nel '900 e l'ha avuto fin quando i suoi migliori scienziati e pensatori non sono dovuti scappare negli USA.
Questo ottimo post ha lasciato in ombra un aspetto accennato anche nella trasmissione: il fascismo islamico in casa. Ecco, ce l'abbiamo proprio in casa, in senso letterale, tenendo conto dei numeri, delle esperienze e delle ricerche sul maltrattamento delle donne in Italia e in tutto l'occidente. Probabilmente sarebbe più corretto trovargli un altro titolo. Così, per il gusto di vedere rotondo.
Buona giornata Valeria
La proibizione del velo potrebbe non portare a una chiusura maggiore della comunità islamica (con prevedibili effetti deleteri sui soggetti più deboli della detta comunità - donne, dissidenti... - che si troverebbero ancora più tagliati fuori) solo se anche qualcosa di analogo fosse implementato per le altre religioni, cattolicesimo incluso.
In un'Italia in cui è uno scandalo far togliere i crocefissi dai tribunali, temo che andare per passi più piccoli sia l'unica chance - una "laicizzazione" più sul modello USA che su quello francese, insomma.
(E, Numi, una bella alleanza trasversale tra laici di ogni opinione religiosa.)
Prima volta sul tuo blog, passando per LeCadavrexquis!
Prima impressione, quindi errata, di scarso liberalismo (non è mica obbligatorio).
Non ho visto Santoro, come del resto tutto ciò, o quasi, che passa per l'etere.
La risposta, la mia, al problema non è una regressione antiliberale nostra, ma una progressione liberale loro.
E' da tempo che mi convinco sempre più che è necessario un diffuso piano di catechizzazione laica, un programma di educazione civica, che fornisca a tutti coloro che si accingono ad entrare a far parte a qualsiasi titolo della nostra società (siano giovani o immigrati) a i fondamenti del nostro vivere civile, a cominciare dai nostri ancora validissimi principi costituzionali, sino alle più comuni previsioni del codice civile, su matrimonio, filiazione, etc.
Se le donne e gli uomini marocchini presenti in Italia avessero ricevuto questa istruzione, forse avrebbero avuto una alternativa alla cieca sottomissione al peggio della cultura islamica.
Scusami di tutto.
Tutto condivisibile quello che scrivi ma alla fine mi ritrovo anch'io, sempre, quando si fanno questi discorsi, a chiedermi: e adesso? cosa si può fare in concreto?
E la risposta è sempre 'niente', purtroppo. Se anche il governo è costretto ad espellere un predicatore integralista che si è fatto troppo notare, dieci altri sono già lì a prenderne il posto. Senza poi contare tutte le prediche che non sentirà mai nessuno se non i fedeli per cui nessuno denuncerà. Senza contare poi che a livello legale non so quanto sia possibile agire, il confine tra libertà di espressione e incitamento alla violenza non è sempre così limpido.
E poi, come fa il governo a legiferare sulle prediche degli imam? Non l'ha mai fatto con i preti, anche quando la legge vorrebbe (ogni riferimento all'incitamento al non voto sul referendum sulla procreazione assistita è puramente voluto). Si parla di dare il patentino al clero islamico. Bravi, va bene che la separazione stato-chiesa da noi è un altro concetto labile ma che senso ha? Uno stato non può mettersi a legiferare sulle qualifiche necessarie per esercitare la non-professione di capo religioso. Anche fosse fattibile, e non lo è, sarebbe quasi un riconoscimento di fatto dei codici interni di quella religione. L'unica arma rimane quella delle norme attuali, non ne puoi creare di apposite per l'islam, tanto più quando ad altre religioni 'di casa' fai fare quello che vogliono.
Ma ce un'altra cosa che non mi fa intravedere soluzioni concrete, ed è la cosa che più mi ha colpito nella puntata del programma di Santoro: quante di quelle donne giustificano allegramente il loro ruolo di serve, sì ci sono quelle che si ribellano (dopo averne prese ben oltre ogni livello di tolleranza concepibile) ma anche chi arriva a quel punto deve fare i conti non solo con le solite difficoltà psicologiche e pratiche di sporgere denuncia, che tutte le donne di tutto il mondo, anche di quello più 'civilizzato', devono affrontare quando subiscono soprusi, ma anche con una cultura di passività, accettazione e omertà da parte delle altre donne, e l'ostracismo totale della famiglia, e la coscienza di poter perdere tutto, di perdere la propria appartenenza, la propria identità di gruppo, che anche nelle società più individualiste conta sempre qualcosa, figuriamoci in quelle dove la comunità è tutto. Non è facile. Si capisce che molte preferiscono subire. Anche nella storia della società italiana, non troppo tempo fa, ci sono state tante situazioni simili. Quando la famiglia e la comunità e la religione si fondono a schiacciare l'individuo, l'individuo deve attingere a forze straordinarie per evitare l'annullamento di sé. Ma anche solo per capire che rischia l'annullamento di sé. Se non lo capisce, non c'è programma governativo o centro di ascolto o che tenga.
Deve partire dall'interno il mutamento, dall'interno di queste comunità. Se si isolano, del resto, non ci sono molti modi in cui dall'esterno si possa influire.
Stronzate.. non ho mai letto così tante stronzate come in questo articolo. Mostrano in tv, dell'Islam, solo quello che vogliono far passare per Islam. Informati un pò meglio in proposito.. io sono un'islamica, italiana, convertita da 9 anni e di ciò che hai scritto non ho trovato riscontro nella mia fede, ma solo nell'ignoranza di certi popoli. Per il resto hai mai sentito parlare di Massoneria Internazionale? Informati bene è un argomento molto interessante e forse può darti una chiave di lettura della storia e della manipolazione dei media, che ci appioppano certi casi, accaduti non dico di no (ma nemmeno tutti poi), incivili, non nego neanche questo, come islam o fondamentalismo, quando con questa fede non hanno niente a che vedere. Poi.. mi viene da ridere a pensare che parliamo proprio noi.. succubi ancora della madre chiesa. Non è terrorismo questo?
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