Il Brasile minaccia di infrangere il brevetto del farmaco anti-Aids Kaletra, considerato il più efficace e avanzato al mondo, prodotto dalla statunitense Abbott, se la casa farmaceutica non accetterà di ridurne il prezzo o di cedere la licenza di fabbricazione al governo brasiliano. Non è la prima minaccia simile, ma è la prima volta che il Ministero della Sanità dichiara un farmaco di "interesse pubblico". La Abbott ha dieci giorni per rispondere alla richiesta di un abbassamento di prezzo, altrimenti il Brasile comincerà a produrre il farmaco in proprio, in un laboratorio statale. Il Kaletra potrà essere prodotto entro un anno al costo di 68 centesimi a unità contro 1,17 dlr. preteso dalla Abbott per consegne all'ingrosso.
«Non è un'infrazione né del contratto di fornitura né degli accordi internazionali sui brevetti. E' solo l'applicazione delle norme internazionali e degli accordi del Wto che permettono di adottare misure del genere in circostanze d'emergenza», ha dichiarato il ministro della Sanità, Humberto Costa. Il presidente Luiz Inacio Lula ha firmato il provvedimento.
Si tratta di un precedente pericoloso, che colpisce uno dgli istituti su cui si fondano il sistema economico di libero mercato e la ricerca scientifica. Un precedente demagogico, che aprendo la strada a decisioni simili, rischia di rallentare, in un futuro anche prossimo, la ricerca delle aziende farmaceutiche nel settore dell'Aids. La realizzazione di farmaci come quelli contro l'Aids richiede alle aziende investimenti eccezionali. Pretendere che le aziende rinuncino ai loro guadagni una volta rientrate dei costi di produzione, significa diminuire le risorse disponibili per nuovi investimenti e ricerche.
Ovviamente a festeggiare sono i no global. Vittorio Agnoletto è raggiante: «La decisione di Lula di disobbedire all'Organizzazione Mondiale del Commercio (Wto) è una scelta che non ha precedenti e afferma la priorità della difesa della salute rispetto agli interessi economici delle grandi multinazionali farmaceutiche».
10 comments:
Non a caso il tuo post è oggi a fianco del mio in Tocque-ville. Un fatto è conseguenza dell'altro.
Paolo di lautreamont
Strano: da una parte Costa dice che le regole del WTO non sono state infrante. Dall'altra Agnoletto é felice del fatto che il Brasile abbia disobbedito al WTO. Non possono avere ragione entrambi, quindi chi ha torto?
Dicono - gli estremisti liberali - che se c'è concorrenza e qualcuno può produrre lo stesso oggetto ad un prezzo più basso, il mercato ed i consumatori ci guadagnano.
Non conosco a fondo la questione, ma da come sembra posta, "potrebbe" (virgolette d'obbligo) essere una questione di monopoli. Vero, la ricerca medica costa. Ma non dimentichiamoci che le case farmaceutiche hanno tonnellate di soldi con cui "pagano" i medici (lo scandalo c'è stato anche in italia) perchè usino i loro prodotti e di questi soldi si rifanno in qualche modo.
Senza contare che in cina, in altri campi, i brevetti li infrangono quotidianamente.
rischia di rallentare, in un futuro anche prossimo, la ricerca delle aziende farmaceutiche nel settore dell'Aids
sicuramente sono rozzo ma non credo che succederà, l’Aids è un affare che le case farmaceutiche non si faranno sfuggire facilmente e, comunque, guadagnano già abbastanza per continuare la ricerca. Perché per i tanti malati dell’Africa e dei paesi poveri l’alternativa e tra medicinali a basso prezzo o niente medicinali, a quelli costosi comunque non avrebbero accesso.
p.s. prendila come una battuta: nonostante le copie pirata la Microsoft continua a insistere a sviluppare il suo brutto sistema operativo :)
Mi permetto di rispondere alle questioni sollevate da Luciano e Mihai. Punto primo, e' vero che la ricerca sull'AIDS si ridurra' se le case farmaceutiche pensano che verranno espropriate dei loro diritti di brevetto per i farmaci. Perche' si dovrebbe ridurre? la questione e' semplice. Le aziende farmaceutiche hanno sviluppato i farmaci anti-AIDS per il mercato occidentale, che puo' pagare (privato o pubblico che sia il sistema sanitario). E'evidente che oggi il mercato dei farmaci anti-AIDS e' l'Africa, con altri paesi sottosviluppati, CHE NON POSSONO PAGARE. Ergo, questi paesi chiedono di poter produrre in proprio a costo praticamente nullo i farmaci. Per le aziende farmaceutiche, questo significa che la produzione di un farmaco che cura malattie concentrate nei Paesi poveri e' in perdita: loro sostengono i costi (trentennali, circa) di ricerca per sviluppare il farmaco e poi chiunque puo' produrlo senza che all'impresa ne venga nulla (se non una misera roialty). Ergo, per l'impresa farmaceutica E' MEGLIO FARE RICERCA PER FARMACI CHE CURANO MALATTIE DEI PAESI SVILUPPATI (negli ultimi anni,la gran parte dei fondi per la ricerca sul vaccino contro l'AIDS e' stata dirottatta su prodotti antirughe e antiobesita'e su quelli contro l'impotenza). Si noti che non e' possibile sostituire la ricerca privata con quella pubblica, perche' i fondi che le aziende farmaceutiche sono in grado di convogliare sono immensamente maggiori di quelli che anche un'azione concertata dei governi dei paesi ricchi potrebbe ottenere (questo proprio perche' il futuro brevetto garantisce un monopolio).
Quindi, un economista di Harvard, Kremer, ha proposto la seguente cosa: qualcuno deve pagare sti farmaci, quindi noi paesi occidentali dovremmo fare un fondo presso le UN che blocchiamo da oggi sino a che non si scopre il vaccino contro l'AIDS; quando il vaccino verra' scoperto, NOI paghiamo con quel fondo la vaccinazione dell'Africa. Cosi' le imprese farmaceutiche non si sentono minacciate e continuano ad investire nel vaccino.
La cosa non funziona troppo bene per il seguente motivo: le pressioni della opinione pubblica mondiale hanno costretto l'UN a usare i soldi del fondo (che dovrebbero essere vincolati) per comprare i farmaci retrovirali per curare gli ATTUALI malati africani di AIDS. Ergo, le imprese farmaceutiche hanno ritenuto che le promesse del meccanismo Kremer non saranno mantenute, e la ricerca e' diminuita ulteriormente.
Spero di aver dato, almeno in termini base, una idea dei problemi in questione.
Per quanto riguarda il problema piu' generale dei brevetti: e' vero, il brevetto e' un monopolio, e quindi distorce il mercato e crea inefficienze. Solo che il problema e' piu' complesso, ci sono di mezzo asimmetrie informative, incertezza, costi fissi di ricerca; pertanto il monopolio in alcuni casi (l'innovazione e' uno di questi) da risultati piu' efficienti del mercato.
La questione e' dibattuta: attualmente, credo circa l'80% degli economisti ritiene i brevetti indispensabili. C'e' un gruppetto di dissidenti che sta cercando di sviluppare una teoria dell'innovazione in mercati competitivi (un giovanotto italiano, Michele Boldrin, che credo fosse anche vicino alla Lega Nord qualche anno fa, e' fra questi; un altro e' il recente premio Nobel per l'Economia, Ed Prescott), ma devo dire che ancora la questione e' controversa. E se posso dare un parere da economista in erba, a me personalmente non convince.
Sarebbe un precedente che potrebbe distruggere la ricerca
Il dilemma della protezione della proprietà intellettuale non riguarda solo i farmaci (pensiamo alla musica, alle opere letterarie, ai software...), ma in questo caso si avverte in maniera più pungente. E' un problema di conflitto tra due sistanze che la teoria politica liberale contempola e tutela allo stesso modo: la libertà e la proprietà. Qualcuno (come Laurent Gille) si stupisce dell'insistenza liberale sulla tutela dei brevetti e la scambia per velleità monopolistica. Mi sembra piuttosto che qui si guardi solo al primo elemento del dilemma (la libertà), senza calcolare che in una società capitalistica avanzata il suo valore è garantito anche e soprattutto dalla protezione del secondo (la proprietà): senza quest'ultima è difficile assicurare le risorse per permettersi la libertà (o, in questo caso, la stessa salute fisica). Mi sono posta il problema leggendo un libro su cui ho postato qualche giorno fa sul mio blog (e ri-postato oggi doopo averti letto), mi piacerebbe avere un tuo parere.
Ciao
CJ
Attenzione, attenzione proprio a non confondere il brevetto (cioè la difesa della proprietà intellettuale) con il monopolio. E' davvero tutt'altra cosa, direi l'opposto.
Senza proprietà non può esserci libero mercato, mentre il monopolio diminuisce gli spazi di libero mercato.
il brevetto garantisce un monopolio temporaneo a chi lo possiede (di solito 20 anni), durante il quale il bene puo' essere prodotto solo da chi detiene il brevetto, o da chi e' concessionario di licenza elargita dal detentore del brevetto.
Punto primo: L'iniziativa del Governo brasiliano è conforme ai regolamenti del WTO, ergo Agnoletto parla a vanvera.
Punto secondo: Le case farmaceutiche non fanno i profitti sulla vendita dei farmici AZT nei Paesi in via di sviluppo o tali, ma sopratutto vendendo quei farmaci nel nord del mondo, dove la malattia è cronicizzata.
Punto terzo: consiglio di sfogliare un bilancio delle multinazionali del farmaco e compare la spese in ricerca con quelle in marketing. Le seconde sono di gran lunga superiori alle prime.
Punto quarto:
TUTTE le multinazionali sono beneficiari di sussidi statali diretti al finanziamento di iniziative di ricerca.
Federico
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