«Berlusconi vuole prendersi Rutelli. E noi che ne parliamo male», scriveva ieri Francesco Nardi al direttore del Riformista. Se Berlusconi vuole con sé Rutelli, i Ds lo darebbero via più che volentieri. Quasi non vedono l'ora. La Margherita si sta per spaccare. Prodiani contro rutelliani. Da una parte Rutelli non ha tutti i torti, perché sa che Prodi non vuole la Margherita fra i piedi, il Prof. vuole renderla innocua annacquandola nella lista unica. E il povero Francesco, che ci ha speso tanto per farne un progetto con una identità di centro? E' disposto a far fuori Prodi.
E i Ds? Arbitri, mediatori, o giocatori? Aspettano di veder passare i "cadaveri" sul fiume? Aleggia su questi sparigliamenti, che hanno subìto un'accelerazione per via dei referendum, il fantasma di un Grande Centro. Berlusconi ha invitato Rutelli a far parte della casa dei moderati. Hanno risposto picche. Non credo che si farà, almeno finché la Margherita non si spacca. Se i prodiani se ne vanno tutto può accadere, anche che rutelliani e popolari emigrino nell'altro polo.
C'è da augurarselo, ma per spiegare perché occorre una piccola digressione.
L'elezione a Papa di Ratzinger è stata la conferma di una scelta maturata già da alcuni anni. L'Europa dello spopolamento delle chiese e delle vocazioni, della religione fatta fuori dallo spazio pubblico, che nega la sua identità cristiana, è tornata a essere «una terra di missione», di rievangelizzazione. L'Italia è il primo fronte. Lo stesso Card. Ruini spiega che la Chiesa «non fa più leva su un soggetto politico di riferimento, ma sui contenuti», cioè vuole uscire allo scoperto, senza mediazione, e fare politica. Oggi la Chiesa vuole competere sul mercato libero delle idee cercando di affermare i propri valori e intervenendo nel processo legislativo soprattutto in cinque settori: vita, famiglia, giovani, scuola, solidarietà.
Il problema è che la politica latita, è debole, le identità incerte, i partiti fragili, di personalità autorevoli se ne vedono poche. Dunque l'effetto, che in parte non può essere messo in conto alla Chiesa, è di essere vista come l'ultima e l'unica agenzia di valori perenni e universali dopo la morte delle ideologie terrene del '900. Dando ascolto ai suoi "suggerimenti" i partiti cercano di trarre le forze residue. Se per sua natura la Dc si dibatteva fra autonomia e obbedienza, dovendo concedere spazi anche agli alleati di governo laici, oggi i cattolici (e non solo) da una parte e dall'altra possono permettersi di essere ossequiosi quanto gli fa comodo. Cioè senza limiti. Con settori decisivi di entrambe le coalizioni che fanno a gara per conquistarsi il favore delle gerarchie ecclesiastiche, la Cei ha vinto un terno al lotto.
Ad ammetterlo implicitamente è stato tempo fa lo stesso Ruini. Quale che sia la coalizione al governo, la presenza nel centrosinistra di una Margherita sempre più connotata dalle scelte di Rutelli in senso cattolico (l'astensione ai referendum è stata solo l'ultima mossa, perché quasi tutto il partito aveva già votato la legge 40) permette di costituire in Parlamento maggioranze sufficienti a votare qualsiasi legge ispirata alla morale cattolica.
Ai Ds questa cosa proprio non va giù. Va bene avere nella coalizione un partito che occupi lo spazio di un centro cattolico, ma poi vedere che sulle questioni etiche Rutelli vota insieme a Volonté, Cè, La Loggia e Pedrizzi... Se ne sono accorti in occasione della legge 40, hanno avuto la conferma da questi referendum. Tanto che, nonostante la confitta, Fassino ha ribadito di volersi battere per modificare la legge, D'Alema ha ironizzato su Ruini, e Turci ha avvertito quelli della Margherita che stavolta sul programma ci si accorda pure sull'etica.
Se poi la Margherita si dovesse spaccare, e rutelliani e popolari dovessero emigrare nell'altro polo (con dispiacere di Ruini), tanto meglio, un problema in meno. C'è da augurarselo, si tratterebbe di un riallineamento che una volta tanto fa chiarezza nella politica italiana: gli amici di Ruini tutti da una parte. Ma la sinistra potrebbe fare a meno di un'ala cattolica al centro. A mio avviso sì. Nell'Italia post-ideologica Ds e prodiani sarebbero pronti a occupare lo spazio lasciato vuoto dalla Margherita, costituendo una forza laica, progressista e moderata, alleata con la sinistra radicale. Se poi in tutto questo vi fosse spazio anche per una spruzzata di blairismo e radicali saremmo a cavallo.
A prescindere da come vada a finire, concordiamo con il Riformista: Fassino, D'Alema e Veltroni accettino il fatto che l'alleanza e il progetto politico che perseguivano non c'è più e che spetta a loro prendere in mano le redini del centrosinistra.
Sull'altra sponda, la CdL in questi giorni ha avviato il suo processo unitario, ma è più facile che nel breve-medio periodo sfoci in una corrente (Bondi-Adornato) più che in un partito unico. Da come si stanno mettendo le cose sarebbe qualcosa di diverso da un Partito Popolare di stampo europeo, piuttosto un partito repubblicano privo dell'approccio fusionista, dominato dai theocon nostrani, che di liberale avrebbe - sulle orme di questi 5 anni di governo - solo le promesse. Meglio soprassedere.
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