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Friday, June 17, 2005

Appello all'astensione

Ancora prima dell'apertura delle urne, il presidente Bush non si fa sfuggire l'occasione per dichiarare un fallimento le elezioni presidenziali iraniane di oggi: non c'è rispetto degli standard minimi della democrazia e il "record" repressivo del regime rende comunque una farsa l'esito del voto.
"Today Iran is ruled by men who suppress liberty at home and spread terror across the world... Power is in the hands of an unelected few who have retained power through an electoral process that ignores the basic requirements of democracy... Friday's election sadly consistent with this oppressive record. Iran's rulers denied more than a thousand people who put themselves forward as candidates... including popular reformers and women who have done so much for the cause of freedom and democracy in Iran".
Parole che di certo non hanno mancato di raggiungere quella parte consistente della società iraniana delusa dall'esperienza riformista di Khatami e furiosa con il regime degli ayatollah. Eppure qualche corripondente di importanti agenzie di stampa italiane, forse ancora fresco di italiche analisi post-referendarie, ha il coraggio di definire apatia quello che è aperto boicottaggio, resitenza democratica, voglia di libertà e democrazia del popolo iraniano. Le parole di Bush, che stanno girando in queste ore tra i pc degli studenti iraniani, sono di incoraggiamento a quella che è un'astensione per i valori.

Quelle che si tengono in Iran "non sono elezioni, ma una messa in scena", scrive Michael Ledeen su National Review e centra perfettamente l'obiettivo del regime: "scoraggiarci dal sostenere le forze della rivoluzione democratica in Iran", facendoci credere che il popolo sostiene il regime.

Ledeen ci mette in guardia da quelle che saranno le sirene post-elettorali di autorevoli analisti americani. I soliti ritriti auspici per "nuove relazioni" e "rare occasioni" di apertura che avranno il solo effetto di far evaporare la nostra determinazione e rimandare il nostro impegno. L'unico commento di queste elezioni sta in due parole: regime change

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