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Friday, June 10, 2005

Un voto anche sui rapporti fra Stato e Chiesa

Ratzinger e RuiniE' arrivato a questa conclusione persino Sergio Romano, che anticlericale direi che non sia. Le sue posizioni non mi convincono quasi mai e infatti appartiene alla folta schiera di chi non ama il referendum e ritiene che sulle scelte complesse si debba esprimere il Parlamento. Tuttavia, scrive oggi, le questioni stavolta si sono enormemente semplificate per merito di Ruini, fino ad arrivare al nodo dei rapporti fra Stato e Chiesa.
«... constato che il referendum, dopo gli interventi dei cardinale Ruini e dei vescovi italiani, ha cambiato carattere. Non è più soltanto una consultazione popolare sulla fecondazione assistita. E' anche una consultazione sui rapporti fra Stato e Chiesa. Chi si astiene, anche se le sue intenzioni sono diverse, accorda implicitamente all'episcopato italiano il diritto di prescrivere le strategie elettorali dei Paese.

Attenzione. Non nego alla Chiesa il diritto di proclamare la sua posizione e dichiarare le sue preferenze. Ma l'invito all'astensione, implicito nelle parole del presidente della Cei, mi è sembrato violare una fondamentale regola di buona condotta, particolarmente delicata e importante per il Paese che ospita la Chiesa universale e ne fu per molto tempo, in parte, governato. Non credo che i promotori dell'astensione abbiano commesso un reato. L'articolo della legge elettorale che condanna l'invito all'astensione mi sembra essere decaduto quando il voto, nel 1993, ha cessato di essere un dovere ed è diventato semplicemente un diritto. Ma il problema non è giuridico: è politico e investe i rapporti fra lo Stato e la Chiesa. Spettava al governo e all'opposizione far sapere al dì la del Tevere che questa è una inammissibile invasione di campo. Ma la maggioranza della classe politica subisce il fascino del Papato e ha preferito trattare la questione con eccessiva delicatezza. La parola, ora passa agli elettori».
Infatti, l'appello all'astensione è giunto in modo vigoroso persino dalle massime cariche dello Stato, i presidenti delle Camere Casini e Pera. Andrea Manzella su la Repubblica ha esposto ben sei motivi di critica del loro comportamento istituzionale.

Su questo aspetto - l'eccezionalità e il segno politico dell'«invasione di campo» della Chiesa Cattolica guidata da Ratzinger e Ruini - nient'affatto secondario del voto di domenica, vi segnalo anche l'editoriale di Michele Lembo su Notizie Radicali.

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