Scoramento e orgoglio, ma anche risentimento, sono i sentimenti espressi da molti blog di TocqueVille all'annuncio di Berlusconi del rinvio a dopo le elezioni del 2006 del progetto di partito unico del centrodestra. Lui condurrà ancora la CdL contro Prodi e il centrosinistra.
Non me ne rallegro, però è un dato di fatto che nella loro decennale storia Forza Italia, Berlusconi, il centrodestra abbiano compiuto una lunga ma trasparente manovra di allontanamento, in ordine di tempo, dalla riforma americana delle istituzioni e della giustizia, dal liberalismo, e in ultimo anche dal liberismo. E RegimeChange ha mille sacrosanti motivi per sfogarsi in questo modo e anche per non rimpiangere un progetto che così come teorizzato da Ferdinando Adornato pareva anche a me abominevole.
Sa bene Walking Class che le possibilità di vittoria sono pochine se «per vincere la nuova battaglia il Cavaliere dovrà rispolverare la rivoluzione permanente, quella che non si realizza mai, un nuovo mirabile programma con il quale faremo tutte le cose che in questi cinque anni non abbiamo fatto ma che certamente faremo». Riconosce che questo risultato si deve all'«aver occupato oziosamente i seggi della maggioranza» e «seminato il territorio italico di pessimo personale politico».
Allo scoramento reagisce The Right Nation, inesauribile in tutti i sensi
:-)
Mi convince il suo obiettivo dell'approccio fusionista per un futuro partito unico del centrodestra, ma bisogna anche constatare con realismo che finora, nell'arco di oltre 10 anni, la direzione verso cui, non si cammina, ma si corre, è l'opposta. E la «scansione dei tempi» decisa da Berlusconi non assicura affatto che la direzione sia quella di un GOP italiano: si può viaggiare anche lentamente, ma se la direzione resta sbagliata...
Siamo d'accordo con la «rimonta culturale», con la necessità di «investimenti miliardari per elaborare idee, trasformarle in progetto politico condiviso e diffondere questo progetto sul territorio, nelle teste e nei cuori dei cittadini italiani». Tuttavia, proprio perché siamo d'accordo su questo, che senso ha accusare di «intelligenza con il nemico» chi avanza critiche ben fondate? Forse iniziare a lavorare su una tabula rasa dopo una salutare sconfitta è quello che ci vuole, come fu per Goldwater.
Insomma, parlo da deluso della prima ora (circa dal 2000), il tuo appello a fare quadrato per vincere comunque, a tutti i costi, autocensurando oggi un dibattito che dovrebbe cominciare solo dopo, non mi convince. Il problema infatti è come si vince, per fare cosa. E vincere nel 2006 significherebbe comunque sprecare altri 5 anni.
Postilla: sia Berlusconi sia Prodi, agli occhi degli italiani, vengono da fallimenti politici, sono cotti. Il primo dei due che salta, il suo sostituto rischia di battere quello che rimane. E io credo che quando il 9 ottobre Prodi sarà incoronato democraticamente candidato premier dell'Unione, Berlusconi alle brutte saprà tirar fuori dal cilindro la sorpresa che metterà Prodi nella merda. Ecco perché, forse, ha pensato che fosse inutile parlare oggi di leadership e, di conseguenza, di partito unico e non certo perché ha in mente il modello del GOP american style.
1 comment:
Berlusconi è sempre stato un bolscevizzante, sempre.
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