«Siamo noi stessi africani a dover migliorare il benessere delle nostre società e incoraggiare la crescita economica, adottando radicali trasformazioni delle nostre istituzioni politiche e istituzionali. La soluzione a tutto ciò che ci opprime non ha a che fare con gli aiuti internazionali, la cancellazione del debito pubblico o "il commercio equo". La soluzione può venire solamente dall'adozione di istituzioni che liberino lo spirito imprenditoriale presente in ogni paese africano, permettendo agli africani di commerciare tra loro e con ogni altra persona nel mondo. Il primo passo fondamentale sarebbe stabilire chiari diritti di proprietà. Un altro obiettivo importantissimo consisterebbe nel delineare un ordine giuridico efficace, trasparente e responsabile. Combinate con il rispetto della proprietà privata e della rule of law, queste ampie riforme incoraggerebbero l'imprenditorialità, il commercio, l'innovazione e anche la protezione ambientale, poiché darebbero più forza alla gente e ne toglierebbero alle élite politiche e burocratiche».Gli africani sono già padroni del loro futuro, a noi non resta che rimuovere gli ostacoli e le barriere. L'Europa, per esempio, potrebbe cominciare portando a quota zero i sussidi per la propria agricoltura.
Wednesday, June 22, 2005
Più democrazia e liberismo per l'Africa
Basta con le politiche paternalistiche nei confronti della miseria africana. Non servono le campagne delle rock star o le lodevoli cancellazioni del debito utili più al nostro senso di colpa. Alleviano sul momento, ma il sottosviluppo rimane. L'Istituto Bruno Leoni pubblica un interessante paper di Franklyn Cudjoe, economista del Ghana, del think thank Imani.
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1 comment:
Domanda molto naif: siamo sicuri che strutture sociali tribali siano compatibili con meccanismi di mercato, ed in generale di iniziativa individuale?
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