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Monday, September 07, 2009

Ahmadinejad non apre, chiude. La cantonata dei media italiani

Teheran "apre" a un dialogo che la legittimi come grande potenza (nucleare)

Altro che apertura, la solita mossa ambigua, la solita provocazione. Contrariamente da quanto sbandierato dai maggiori siti di informazione italiani, dal presidente iraniano Ahmadinejad non è giunta alcuna "apertura", né alcunché di nuovo. Quelle espresse oggi sono posizioni già più volte ribadite in passato, compreso quell'invito a un dibattito televisivo rivolto al presidente americano Obama, così come all'allora presidente Bush: «Once again, I announce that I'm ready for debate and dialogue in front of global media on global issues».

Non una richiesta di incontro, come suggerito da molti titoli, ma una patente provocazione. Chiedere un incontro non è la stessa cosa che sfidare in un dibattito televisivo, ma le nostre agenzie e i nostri giornali online sembrano non comprendere la differenza. Titoli praticamente identici su Corriere.it (Ahmadinejad apre: «Sono pronto a incontrare Obama») e Repubblica.it (Ahmadinejad apre al dialogo: «Pronto a incontrare Obama»). Non molto diversamente le nostre agenzie di stampa. Ma la stessa notizia veniva lanciata in modo molto diverso da Reuters (Iran rules out [esclude] talks on its nuclear "rights"), AP (Ahmadinejad: Iran won't halt nuclear work) e AFP (Ahmadinejad bars talks on Iran's nuclear rights).

Piuttosto che mettere in evidenza la proposta-provocazione di Ahmadinejad, che i nostri media interpretano erroneamente come un'apertura, le più autorevoli agenzie di stampa internazionali sottolineano la chiusura: «From our view point our nuclear issue is finished». Più chiaro di così: «Dal nostro punto di vista, la questione del nucleare iraniano è chiusa. Continuiamo il nostro lavoro nella cornice dei regolamenti internazionali e in stretta cooperazione con l'Aiea», ma «non negozieremo mai sugli ovvii diritti della nazione iraniana».

La sostanza di quanto ha detto Ahmadinejad stamattina è che l'Iran non fermerà l'arricchimento dell'uranio né negozierà sui suoi "diritti" nucleari, ma è pronto - è qui l'ambiguità del messaggio - a sedere con le potenze mondiali e a discutere con esse delle «sfide globali che sono di fronte all'umanità», anzi addirittura con l'obiettivo di «riformare le relazioni globali». Un po' come dire che l'Iran si sente grande potenza e ambisce a sedere nel consesso delle grandi potenze, per modificare l'ordine internazionale. Insomma, il dialogo cui il presidente Ahmadinejad ha "aperto" è quello sui grandi «temi globali», per vedere il suo Iran legittimato come grande potenza, non il dialogo sul programma nucleare iraniano, questione che invece l'Iran ritiene «chiusa».

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