Su il Velino
Nei recenti colloqui a Teheran tra il presidente venezuelano Hugo Chavez e quello iraniano Mahmoud Ahmadinejad si sarebbe discussa - come riportato lunedì scorso da il Velino - anche l'ipotesi di un "backup" del programma nucleare iraniano, cioè di trasferire o replicare in Venezuela gli impianti e le strutture chiave del programma, per salvaguardarlo da eventuali attacchi americani o israeliani. Una sorta di copia di "backup", appunto. La prospettiva di missili iraniani installati in Sud America non dovrebbe essere esclusa a cuor leggero. Lo scrive oggi il Wall Street Journal, ospitando nelle sue pagine ampi stralci di un intervento sull'"asse" Iran-Venezuela pronunciato dal procuratore distrettuale della contea di New York (Manhattan), Robert M. Morgenthau, alla Brookings Institution, think tank progressista vicino ai Democratici. Il procuratore Morgenthau è un profondo conoscitore delle attività iraniane all'estero.
Sotto le lenti attente del suo ufficio passano infatti i movimenti finanziari sospettati di riciclaggio di denaro iraniano e di violazione delle sanzioni finanziarie americane e internazionali nei confronti di Teheran. Nel maggio scorso è stato ascoltato sulla minaccia iraniana dalla Commissione Affari esteri del Senato Usa, alla quale ha riferito che il suo ufficio ha scoperto un «diffuso sistema di pratiche illegali e fraudolente impiegate da enti iraniani per muovere denaro in tutto il mondo senza essere scoperti, anche attraverso banche che operano nella mia giurisdizione - Manhattan». Quella tra Iran e Venezuela, ha spiegato Morgenthau alla Brookings, è una «cordiale partnership finanziaria, politica e militare», che si basa su di un «comune sentimento antiamericano». «E' giunto il momento di elaborare politiche per assicurare che questa partnership non produca frutti avvelenati». Le prove raccolte dal suo ufficio sui movimenti iraniani in America Latina lo inducono a lanciare l'allarme.
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A preoccupare Morgenthau sono le notizie giunte al suo ufficio secondo cui «negli ultimi tre anni un certo numero di fabbriche di proprietà e controllo iraniani sono spuntate in zone remote e non sviluppate del Venezuela, ideali per ubicarvi una produzione illecita di armi». Ancora non si hanno prove precise dell'attività effettivamente condotta in queste fabbriche, ma c'è di che esserne allarmati se nel dicembre del 2008, ha aggiunto ancora Morgenthau, «autorità turche hanno trattenuto una nave iraniana diretta in Venezuela dopo aver scoperto attrezzatura da laboratorio per la produzione di esplosivi in 22 container contrassegnati come parti di trattori».
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Sulla base delle informazioni in possesso del suo ufficio, il procuratore Morgenthau ritiene che gli iraniani, con l'aiuto del governo di Chavez e attraverso il sistema finanziario venezuelano, possano riuscire ad aggirare le sanzioni economiche... Secondo Morgenthau, Stati Uniti e comunità internazionale "devono considerare molto attentamente i modi per monitorare e sanzionare il sistema bancario del Venezuela", attraverso il quale l'Iran riuscirebbe a effettuare i pagamenti necessari per il suo "shopping" nucleare.
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