«Due anni di indagini, venti faldoni di carte, 180 testimoni, undicimila euro spesi per le sole fotocopie degli atti. E più di venti fra periti e consulenti. Che cosa resta di tutto questo oggi?»Si apre con questa domanda oggi il pezzo del Corriere sul processo Stasi. La risposta è piuttosto semplice: nulla. Cercheranno di arrampicarsi sugli specchi per rimettere in piedi i cocci della tesi accusatoria, ma è lecito chiedersi persino se sia legittima un'operazione del genere. E' giusto nei confronti di un imputato che la pubblica accusa alla fine del processo, a ridosso della sentenza, cambi del tutto strategia quando si vede totalmente sconfessata la ricostruzione in base alla quale fino a quel momento ha sostenuto l'accusa di omicidio?
Con evidente sprezzo del senso del ridicolo, il pubblico ministero Rosa Muscio andrà in aula sostenendo che l'omicidio sia avvenuto fra le 9.10 e le 9.36, l'unica finestra temporale rimasta disponibile dopo che tutte le ultime perizie ordinate dal giudice hanno smontato la sua stessa ricostruzione. Per venire incontro alla perizia dei Ris - rivelatasi poi sbagliata - sul pc di Alberto, la Muscio infatti ha sempre insistito nel collocare l'ora del decesso tra le 10.30 e le 12, con «maggior centratura» tra le 11 e le 11.30. Ma una pubblica accusa può spostare a piacimento l'orario della morte della vittima finché non riesce ad aggirare l'alibi dell'unico accusato? E' deontologicamente corretto?
Quanto alle immagini pedopornografiche sul pc di Alberto, sarebbero un movente se ci fosse una prova certa che Chiara le avesse scoperte. Ma che le abbia scoperte, e che volesse denunciarlo, sono mere supposizioni dell'accusa. Crolla finalmente anche una delle più surreali contestazioni probabilmente mai sentite in un'aula di tribunale. Credo sia un unicum, infatti, nella storia processuale italiana, e non solo, sentire contestare a un sospettato di omicidio la mancanza di tracce di sangue della vittima sulle suole delle sue scarpe. Possibile che tra giornali e popolari trasmissioni tv, a nessuno siano venute in mente le banali osservazioni dell'ultima perizia?
In un Paese in cui la pubblica accusa fosse in qualche modo chiamata a rispondere delle proprie azioni, la pm Muscio sarebbe immediatamente rimossa dal caso e quasi certamente congedata dal servizio con una pacca sulla spalla.
3 comments:
La Muscio invece lavora in Italia,quindi tra qualche tempo sarà al csm ad assolvere o promuovere pm incapaci quanto lei.
Toni
La situazione è grave, ma non seria.
La Muscio farà carriera
Del resto, i PM del caso Tortora la fecero pure loro no? e lì il disastro fu ben maggiore: 800 e passa arresti, centinaia di anni di carcerazione preventiva mandati a escort (si dice così ora) tra le assoluzioni di primo e secondo grado, addirittura un referendum sulla responsabilità civile dei magistrati... e PM e giudicanti che, impassibili, hanno proseguito la loro luminosa storia professionale. Uno è finito pure al CSM.
Quindi...
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