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Friday, April 08, 2011

Il Csm grida al lupo ma abbassa le stime

Come al solito, il Csm si comporta da organo politico emettendo un giudizio, o meglio una sentenza preventiva su una legge ancora in discussione in Parlamento. Non è la prima volta, né sarà l'ultima se la riforma della giustizia non diventerà legge in questa legislatura. Già nel dicembre del 2009 il Csm interveniva bollando come «incostituzionale», «un'amnistia» il ddl sul cosiddetto "processo breve" (ormai ribattezzato con malizia da tutti i mainstream media "prescrizione breve", come se 6 anni di processo fossero "brevi"). Stessi toni, persino gli stessi termini apocalittici, ma non le stesse cifre. Il Csm ha infatti abbassato di molto le stime dei processi che verrebbero meno per effetto delle nuove norme. Di «oltre 100 mila» parlava l'Anm; tra il 10 e il 40 per cento dei processi penali, erano le stime dello stesso Csm un anno e mezzo fa. Ora a finire al macero sarebbero "solo" 15 mila processi, ammette il Csm (circa 3.900 - tra tutti quelli pendenti, anche quelli che comunque cadranno in prescrizione - era la stima del ministro Alfano).

Basta prendere le statistiche ufficiali del Ministero della Giustizia e si scopre che ogni anno le prescrizioni si aggirano tra le 150 e le 170 mila e di queste quasi 120 mila (circa il 75 per cento) maturano nella fase delle indagini preliminari, e alla fine vengono adottate con decreto di archiviazione o con una sentenza di non luogo a procedere da parte del gip, dunque senza alcun esercizio dell'azione penale da parte dei pubblici ministeri. Ciò significa che si tratta di prescrizioni per i tre quarti nate e cresciute negli uffici dei pm, senza che cominciasse alcun processo, quindi non causate da un presunto eccesso di garantismo delle norme processuali, né dalla furbizia di imputati e avvocati. Insomma, l'"amnistia" di massa è già praticata, non dal Parlamento ma negli uffici dei pm.

Nel frattempo, un colpettino il capo dello Stato deve averlo battuto, se finalmente abbiamo notizia non dico della prima inchiesta, ma almeno dei primi «accertamenti» da parte del Csm sull'uso delle intercettazioni da parte di una procura. Il procuratore generale della Corte di Cassazione, infatti, titolare dell'azione disciplinare nei confronti dei magistrati, ha disposto «accertamenti conoscitivi» sulla vicenda delle quattro intercettazioni di Berlusconi trascritte e depositate (e finite immancabilmente sui giornali), invece di essere distrutte perché senza autorizzazione della Camera. Non potevano essere in alcun modo utilizzate, nemmeno trascritte, e nel caso subito distrutte, secondo la legge vigente e non quella che la maggioranza avrebbe voluto approvare l'estate scorsa se Fini non fosse riuscito a impedirlo.

E' vero, la Procura non le ha inserite tra gli elementi di prova a carico del premier, ma le ha solo depositate agli atti della difesa (guarda caso di Berlusconi e non della titolare dell'utenza intercettata, anche lei imputata, Nicole Minetti). Per stessa ammissione di Edmondo Bruti Liberati, tuttavia, sono state utilizzate eccome: per chiedere al gip una proroga delle intercettazioni del telefono della Minetti, alcune delle quali, queste sì, saranno utilizzate contro Berlusconi. Siccome la forma è sostanza, non dovrebbero essere utilizzate nemmeno queste ultime - rese possibili dalla proroga ottenuta anche grazie alle intercettazioni che invece di essere distrutte sono state trascritte e inserite negli atti trasmessi al gip. Vedremo come andrà a finire, ma è altamente improbabile che il procuratore generale della Cassazione deciderà di sanzionare la procura di Milano, è più probabile che si sia mosso solo per gentilezza nei confronti di Napolitano.

1 comment:

Anonymous said...

Basterebbe aggiungere un comma per cambiare il nome di tutti gli imputati in "Silvio Berlusconi"così i processi si svolgerebbero tutti ben prima della scadenza del sesto anno,strano che l'opposizione politica e giudiziaria non ci abbia pensato.
Tornando ai magistrati del pool anti Berlusconi questa volta invece di piegare le leggi a loro uso e consumo le hanno semplicemente ignorate,dimostrando nei fatti che la loro ossessione non è per il rispetto della legalità.Penso che gli accertamenti non porteranno a nulla ma anzi certificheranno la correttezza professionale dei magistrati coinvolti,dimostrando per l'ennesima volta quanto sia necessaria una riforma.
Toni