Si poteva evitare l'ennesima crisetta della maggioranza sulla Libia. Ma l'errore è stato commesso a monte più che a valle. A valle, d'accordo, soprattutto mancando di consultare l'alleato sulla «svolta»: «Con Umberto ho sbagliato, ho commesso un errore, avrei dovuto avvertirlo prima...», avrebbe ammesso Berlusconi. Le spiegazioni postume al fatto compiuto risultano sempre molto meno convincenti. Ma la «svolta», appunto, non avrebbe dovuto essere tale. Perché come qui si è scritto fin dall'inizio della crisi libica, era (ed è) interesse dell'Italia esserci, partecipare alla missione senza ambiguità, nel pieno dell'operatività. E come volevasi dimostrare... Questo interesse era tanto pressante da essersi alla fine imposto su tutto, superando la ritrosia di Berlusconi e della Lega, nonché il nostro orgoglio ferito da Sarkozy.
Raramente è stato (ed è) in gioco il nostro interesse nazionale in modo così lampante, direi eclatante. Il che rendeva inevitabile, obbligatoria, la nostra piena partecipazione, in prima linea, alla missione militare, per quanto appaia la più sconclusionata e mal preparata che si ricordi, almeno in tempi recenti. L'errore è stato metterci così tanto tempo per capirlo. Decidere subito di essere in prima linea in Libia avrebbe probabilmente risparmiato al governo le tribolazioni interne di questi giorni e certamente le piccole angherie dei francesi. Probabilmente Berlusconi e Frattini non hanno avuto un grande aiuto dai nostri servizi segreti e dal mondo imprenditoriale presente in Libia, che nonostante quanto stesse accandendo a Tunisi e al Cairo hanno continuato a illudersi della solidità di Gheddafi, ma il ritardo "impolitico" con il quale ci siamo adeguati alla realtà delle cose è stato l'errore causa di tutti i successivi mali.
Al vertice con la Francia Berlusconi non si è "calato le braghe", ma certo la difficoltà della nostra posizione era più che evidente. Se ci siamo dovuti sorbire le lezioncine di Sarkozy in queste settimane è sempre per quel dannato errore di valutazione iniziale. E né la Lega, né i giornali vicini al centrodestra (tranne Il Tempo) possono lamentarsi e dare lezioni, visto che se fosse stato per loro ce ne staremmo ancora ai margini, mentre le altre potenze europee fanno e disfano nel nostro cortile di casa. Colpa anche loro, infatti, se per giorni si è discusso della crisi libica solo in chiave immigrazione e non alla luce dei nostri ingenti interessi in Libia - quelli stringenti di ordine economico ed energetico, e quello più di lungo termine per una vera "stabilità" nel vicinissimo Oriente, se possibile appena un pizzico "democratica". Eppure, dovrebbe essere persino ovvio che non è la missione Nato a provocare o ad alimentare i flussi migratori, bensì il profondo rivolgimento in atto nei regimi nordafricani. Esserci, partecipare, semmai, ci metterà nelle condizioni migliori un domani per governarli.
Va poi considerato che per la stragrande maggioranza i 25 mila immigrati giunti fino ad oggi sulle nostre coste sono tunisini e - temo - molti galeotti fuoriusciti dalle carceri nei giorni della caduta di Ben Alì. Non si tratta di profughi della guerra civile libica, né di africani dall'"Africa nera", quindi non c'entrano nulla i raid sulla Libia, è una vera e propria ca...ta che «se butti bombe e missili gli immigrati aumentano». L'aver trasformato la crisi libica in una gigantesca emergenza immigrazione, ben oltre la realtà dei fatti, è stato un altro errore. Si sapeva dell'ondata, certo eccezionale ma non un esodo biblico, ma ci si è fatti lo stesso trovare impreparati. Le immagini di Lampedusa invasa non sono state un bel manifesto di efficienza, né sono servite a "commuovere" l'Unione europea, mentre l'accordo con le Regioni per la distribuzione degli immigrati poteva essere raggiunto in anticipo per evitare l'impatto mediatico degli accampamenti.
Anche sulla vicenda clandestini, è tutto vero: l'Europa è assente e ipocrita, i francesi arroganti, ma Parigi sta applicando ciò che fino a ieri noi stessi rivendicavamo di poter fare: espellere, secondo le norme di Schengen, quanti nonostante muniti di documenti in regola (se un permesso di soggiorno "emergianziale" è da considerarsi tale) non abbiano risorse per l'autosostentamento, un lavoro o denaro a sufficienza. La non belligeranza della Germania, poi, dimostra solo la miopia di chi la chiama in causa per sostenere che potevamo comportarci diversamente e restarne fuori, essendo fin troppo evidente che al contrario di noi italiani i tedeschi non hanno interessi neanche per un granello di sabbia in Libia.
Quanto al vertice con la Francia, il sostegno di Parigi (e ora anche tedesco, pare) a Draghi per la Bce era nell'aria. Ma l'annuncio di Sarkozy è stato senz'altro un punto a favore. Il maggiore impegno in Libia è un sì all'America e alla Nato, piuttosto che a Parigi. E il via libera all'Opa di Lactalis su Parmalat un utile esercizio di pragmatismo. I nostri industriali e le nostre banche non sembrano avere la volontà, né probabilmente i soldi, ma nulla vieta loro di rilanciare se tengono tanto a che resti italiana. Se c'è una cordata si faccia avanti, ma senza usare i soldi dei contribuenti per favore, neanche si trattasse di un settore delicato come la sicurezza e la difesa. Sullo shopping francese in Italia e altrove, e sul perché i nostri non abbiano il "grano" sufficiente, si potrebbe aprire una lunga parentesi. Come mai, per esempio, nonostante la nostra tradizione e cultura alimentare, riconosciuta in tutti gli angoli del pianeta, fino all'Antartide e alla Polinesia, è una grande catena di distribuzione francese, la Carrefour, a dominare i mercati - persino il nostro - imponendo ovviamente i prodotti francesi? Qualcuno - primi fra tutti i nostri imprenditori - dovrebbe farsi un esame di coscienza. Ma è un altro discorso ed ha a che fare, a mio modestissimo parere, anche con la difficoltà enorme che c'è in Italia di formare il capitale, e quindi di far crescere le dimensioni delle nostre imprese, per cui quelli che possono permettersi certe operazioni sono sempre gli stessi - per lo più banche - e non sempre sono interessati.
Insomma, paradossalmente la padanissima Lega sa essere anche la più "nazionalista", ma di un nazionalismo miope e rancoroso, mentre proprio per uno spirito di "sano nazionalismo" dovremmo recitare un ruolo da protagonisti nel palcoscenico del Mediterraneo.
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