Un racconto puntuale e dettagliato degli ultimi mesi dell'euro-panico quello del WSJ, ma bisogna andarci cauti e separare il verosimile dall'inverosimile. Innanzitutto, che la Merkel abbia «gentilmente sollecitato l'Italia a cambiare il suo primo ministro» sembra più che altro una conclusione cui giunge il giornalista del WSJ. Infatti, come osserva Il Post nella sua traduzione commentata, quando verso la fine dell'articolo l'autore passa a descrivere nel dettaglio la telefonata, il racconto perde la sollecitazione della Merkel a cambiare il primo ministro e diventa più verosimile:
«Merkel disse a Napolitano che gli sforzi dell'Italia per tagliare il deficit erano stati "apprezzati", ma che in realtà l'Europa avrebbe voluto vedere riforme più aggressive per far ripartire la crescita. Disse che era preoccupata che Berlusconi non fosse abbastanza forte da riuscirci. Napolitano disse che il fatto che Berlusconi fosse recentemente sopravvissuto a un voto di fiducia per un solo voto "non era rassicurante". Merkel ringraziò il presidente in anticipo per il suo fare "quanto nei suoi poteri" per promuovere le riforme».In pratica, ciò che resta in piedi nella ricostruzione è ciò di cui tutti, già allora, eravamo consapevoli: la grande preoccupazione per la situazione italiana e per la debolezza parlamentare del governo Berlusconi. In effetti forti dubbi riguardo la sua capacità di realizzare le riforme strutturali richieste dai mercati e dalle istituzioni europee, Bce in testa, abbondavano in Italia così come - non era affatto un mistero, ma cosa piuttosto ovvia - nelle cancellerie europee. Anche secondo l'articolo la Merkel non fa altro che rappresentare a Napolitano queste preoccupazioni. Dunque, la caduta di Berlusconi non è il frutto di un'ingerenza tedesca, o di un complotto Merkel-Napolitano, ma è ovvio che non è nemmeno merito delle opposizioni. Il governo Berlusconi è caduto sotto le pressioni dei mercati ed europee perché troppo debole per affrontare la crisi del debito. Non ci sono stati diktat ma i colpi inesorabili della realtà. Sulle cause di questa debolezza si può disquisire a lungo, qui in estrema sintesi possiamo dire che sono in parte interne (l'immobilismo e l'incompetenza), in parte esterne (l'aggressione mediatico-giudiziaria che ha distrutto l'immagine personale del premier). Ma a conti fatti l'articolo del WSJ non aggiunge nulla di particolarmente nuovo o che non fosse già intuibile.
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