I dati diffusi oggi dall'Inps sull'età effettiva di pensionamento in Italia chiudono il dibattito sulle pensioni per chiunque dotato di onestà intellettuale e minimo senso di realtà. L'età media dei pensionati Inps per anzianità nei primi 10 mesi del 2011 è di 58,7 anni. L'età media di uscita nel complesso (vecchiaia e anzianità) è stata di 60,2 anni, addirittura in calo rispetto ai 60,4 anni del 2010. Se poi si guarda solo ai lavoratori dipendenti, l'età media di uscita nel 2011 è stata, tra vecchiaia e anzianità, di 59,7 anni e dunque la più bassa degli ultimi 3 anni; era stata infatti di 60,9 anni nel 2009 e di 60 anni nel 2010. Per i lavoratori autonomi l'età media complessiva di uscita è stata di 61,1 anni, in calo rispetto ai 61,4 del 2009.
L'età effettiva dunque si sta addirittura abbassando: a stento tocca i 60, per anzianità siamo a 58 ed è scandaloso nei confronti di chi in pensione ci andrà, se ci andrà, forse a 70 anni e con nemmeno i 2/3 dello stipendio. Che cosa stiamo aspettando ad abolire le pensioni d'anzianità e a portare subito tutti a 65 anni con il contributivo? Il nervosismo di queste ore dei sindacati e del Pd lascia ben sperare, speriamo che Monti e la Fornero non si facciano irretire o la sua manovra non sarà affatto «equa».
Tra l'altro, da più parti (anche dal precedente governo) si sente il ritornello che il sistema pensionistico italiano sarebbe «in equilibrio», tra i migliori d'Europa. Ecco, ciò è falso. Facile infatti parlare di «equilibrio» quando la fiscalità generale ci mette ben 84 miliardi di euro, mentre i contributi rappresentano appena il 62% delle entrate dell'Inps (dati Corte dei Conti). Quindi sottoscriviamo questa frase di Rondolino su FrontPage: «La democrazia dei liberi mercati ha sferrato un attacco mortale all'oligarchia partitocratica della spesa pubblica».
3 comments:
Rondolino ha ragione e JimMomo sfonda una porta apertissima. Rimane la questione di rendere eque le misure proposte (contributivo e 65 anni per tutti). Come? Semplice, ma non facile: i) abolire tutti i regimi speciali il cui finanziamento sia, anche solo in parte, pubblico (vedi, tra l'altro, la cassa baby-pensioni dei giornalisti e quella super-baby dei parlamentari); ii) tra questi, ricordarsi che vi sono le pensioni integrative dei dipendenti INPS, INPDAP ed altre casse speciali, i quali godono (a carico degli istituti, quindi dei contribuenti) di pensioni assai più alte delle categorie normali e dell'aggiornamento automatico sugli stipendi di quanti in servizio attivo (e lo stesso vale per i dipendenti del parlamento e di varie regioni, come la Sicilia); iii) non fare eccezioni per i militari e le forze di polizia, categorie che godono di stipendi più alti della media del pubblico impiego ed anche di orari di lavoro confortevolissimi (ferie e recuperi a iosa); iv) abolire anche le elevate età pensionabili dei bacucchi dell'università e della magistratura, che è fuori dal mondo e serve solo a finanziare la loro ricca vecchiaia ed a perpetuare la gerontocrazia italica.
Oseranno davvero la Prof. Ministra Fornero - che a scrivere articoli accademici è certamente brava - e il Sen. Prof. PdC Mario Monti - che ci tiene tantissimo ad apparire superpartes - essere equi fino in fondo?
Hai ragionissima, la tua è l'appendice ideale a questo post. Grazie.
Dimentica di scrivere che quelli che vanno via prima dei 65 anni sono coloro che hanno versato 40 anni di contributi, ovvero hanno iniziato a lavorare prima dei 25 anni.
Una cosa normale per qualunque diplomato sulla faccia di questo pianeta, che si sia dato da fare, magari emigrando od accettando lavori sgradevoli.
Una norma che è antimeritocratica, che affossa i lavoratori precoci, che legittima uno status quo da 20 anni inaccettabile.
Quella che lei ed altri state sostenendo, probabilmente senza rendervene conto, è un'idea "bolscevica" e "totalitaria", mica liberale, liberal, radical, liberista, eccetera.
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