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Thursday, August 09, 2012

Partiti alle grandi manovre: il Pd rinnega l'agenda Monti, il Pdl vuole integrarla

Mentre il governo si prepara per gli esami di riparazione a settembre, studiando nuovi "compiti a casa" che avrebbe dovuto per lo meno iniziare a svolgere nove mesi fa, i partiti scaldano i motori per la competizione elettorale del 2013 e le loro strade, confluite temporaneamente nel sostegno a Monti, iniziano a divergere con sempre maggiore evidenza. Con la carta d'intenti di alcuni giorni fa, e con le interviste di ieri di Bersani e Fassina, il Pd si allontana sempre di più dalla cosiddetta "agenda Monti", mentre con la proposta per l'abbattimento del debito il Pdl si mostra più intento ad integrarla, forse nel tentativo di "agganciarsi" al professore per riguadagnare la credibilità perduta negli anni di governo. Il sogno di Casini, invece, è dar vita ad una sorta di "lista Monti" e di sostituirsi definitivamente al Pdl nel ruolo di rappresentante dei "moderati".

Al Sole 24 Ore il segretario del Pd ha giurato «lealtà al governo Monti», «lealtà verso il grande obiettivo europeo» e responsabilità sui conti pubblici. Quanto all'"agenda Monti", cioè a quell'insieme di riforme strutturali in parte avviate in parte da avviare, il discorso è ben diverso. Per Bersani la continuità con Monti sta nel fine – l'Europa e l'euro – non nei mezzi, nelle politiche per raggiungerlo. I patti e gli impegni assunti vanno certamente rispettati, «finché non si cambiano e migliorano». Un modo per dire che il Pd si impegnerebbe innanzitutto per ricontrattare i patti esistenti come il fiscal compact.

Mentre il governo Monti sembra deciso ad imboccare, alla ripresa di settembre, la strada dell'abbattimento del debito e di ulteriori tagli alla spesa pubblica, per il Pd si è già tagliato abbastanza e la priorità è la crescita, da rilanciare attraverso due vie: investimenti pubblici, a livello comunitario e nazionale, cioè ulteriore spesa che ammorbidendo i vincoli europei di bilancio non andrebbe conteggiata nel rapporto deficit/Pil; e redistribuzione, una tassa patrimoniale il cui gettito verrebbe "redistribuito", in termini di minori imposte, a imprese e lavoratori. Voglia di retromarcia, invece, almeno parziale, in due dei capitoli già affrontati dal governo Monti: pensioni e lavoro. Il grande pallino di Bersani, poi, è la «politica industriale».
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